J - Logopedia e astronautica
Un budello, un vero e proprio
budello, e, quel che era peggio, in piena zona orientale di Bavel, proprio
vicino a quella squallida casa, nel bel mezzo della Patria dei Marsupiali!
Nell'oscurità del piccolo monolocale di periferia che Gudlaj Holom, il Gondas,
aveva diviso con la compagna Haltaj, Fjjk lesse e rilesse i dati scannerizzati,
che comprendevano anche una dettagliata mappa del sito da dove sembrava essere
possibile una salita verso il Di Sopra. Scacciò sbuffando con un gesto secco
della mano il ricordo dell'umiliante scenetta che aveva dovuto recitare a
Datasentr davanti al suo capo. Beh, se le cose vanno male potrei sempre
intraprendere la carriera di stella degli olodrammi, no? Sempre che accettino
anche gli attori lobotomizzati.. Fjjk aveva galoppato a lungo nella
direzione della Gilda, poi, però aveva fatto una lunga deviazione per
raggiungere il suburbio dove viveva Gudlaj.
- Hmpfh, guarda qui! - disse all'alta sagoma del Gondas
ondeggiante sopra di lui.- Se dobbiamo credere che il mito rispecchi fedelmente
la realtà, si tratta di una galleria lunghissima. Saranno almeno diecimila
lespam, di cui l'ultima parte va quasi in verticale! Per l'amore di Hassa, non
ce la faremo mai!
- Onovato anatomista, laddove la fede non basta esiste
la tecnologia...
Adesso quell’inquietante creatura esaltava anche la
tecnologia! Fjjk si sentì all'improvviso montare di rabbia verso quel muso
inespressivo, neanche un fremito di vibrissa a dar conto di emozioni, solo
un'ombra di ...cosa? Peli, corti e duri, sotto quel naso camuso...
- O devoto scienziato, il Popolo dei Gondas custodisce
una slitta...
- Come, una slitta? Intendi un veicolo?
- Cevto, una slitta copevta e dotata di cavbuvante. E'
abbastanza gvande per spostavsi nella gallevia che povta al Di Sopva.
- Non può essere una vettura gravomagnetica, Gudlaj,
vero? Non credo ci siano transponder, là dove dobbiamo andare… E, in ogni caso,
non l’avete costruita voi Gondas, vero?
-La slitta è…un dono. Da che il nostvo Popolo ha
memovia i Gondas custodiscono una slitta. In effetti si tvatta di un mezzo
piuttosto pvimitivo, alimentato da questa sostanza.
Gudlaj gli porse una tanica di antica plastica, colma
fin quasi all'orlo di un maleodorante liquido color ocra.
- H..g..h..hg... - gemette pietosamente Fjjk per il
tanfo insopportabile. - Cosa diavolo è? Polimeri andati a male, un qualche tipo
di idrocarburo?
- Pvoprio così, o scienziato. Si tvatta di combustibile
liquido. Attvavevso un pvocesso chimico pvoduce enevgia che serve a muoveve la
slitta come qualsiasi altvo tipo di macchina. Ne abbiamo ampie scovte.
Più si fa didascalico, più la sua pronuncia peggiora,
osservò quasi in automatico Fjjk, mentre si ripeteva che non poteva fidarsi di
veicoli mossi da una tecnologia così rudimentale.
- Senti un po', Gudlaj, ma un motore del genere non
rischia di esplodere ogni dozzina di lespam? E' un meccanismo così dannatamente
instabile e... sporco! - Fjjk additò al Gondas lo schema del motore a
idrocarburi, indicando i punti in cui si sarebbero dovuti servire di
lubrificante.
- Non possiamo sfvuttave la piattafovme gvavomagnetiche
in spazi di questo tipo. - disse tranquillo Gudlaj. - E non possiamo andavci
cevto a piedi, no?
In poco tempo erano arrivati a usare tra loro un
linguaggio confidenziale, che lasciava la Lingua Alta da parte. Meglio così. La
pronuncia del Gondas era troppo scadente, e... Forse Fjjk aveva quello che
serviva… Ma certo! Quei piccoli apparecchi di keramoll modificato, che si
usavano per raddrizzare le zanne alle Proli! Avevano memoria avanzata di forma,
non si rovinavano e in poco tempo riuscivano a riportare qualsiasi bocca a
condizioni accettabili. Nella sua borsa medica, forse, ce l'aveva ancora... Sì!
Eccola lì, la piastrina che Radswe aveva portato fino a cinque cicli addietro.
Ricordava ancora la buffa smorfia sul muso del Figlio quando l'aveva applicata
sul palato...
- Gudlaj, vieni qui un momento... - Fjjk si arrampicò a
fatica su uno sgabello alto quanto lui, si rizzò sulle zampe posteriori, tra due
dita della mano destra l'apparecchio di keramoll già fremente. - Fermo così
Gudlaj. Apri la bocca... Là. Ecco. No! Non inghiottire subito, soffocherai!...
Fermo, dai tempo alla piastrina di memorizzare la forma della tua bocca!
Il Gondas ammutolì, mentre lo strano oggetto spintogli
da Fjjk in mezzo ai denti si muoveva, strisciava contro la delicata cartilagine
bivalve del suo palato da marsupiale. Infine la piastrina si fermò.
- Onorato anatomista, io...
- Finalmente! - Fjjk squittì di gioia nel sentire che
Gudlaj aveva ora una voce e una pronuncia da creatura superiore.
- Mi sento così strano, e c'è questo... oggetto che
raspa contro il mio palato...
- Adesso potrai parlare come si deve, e farti capire...
A proposito, cosa volevi dirmi di quei tuoi motori puzzolenti?
Gudlaj aprì e chiuse la bocca più volte, poi parve
rassegnarsi alla nuova presenza che premeva contro il suo palato molle.
- Sono
puzzolenti, è vero, e sono anche piuttosto rumorosi, ma per fortuna dovremo
utilizzarli a pieno regime solo sotto questa volta, vedi, illustre scienziato...
- E, mentre si stirava la mascella, indicò una curva a gomito piuttosto ampia,
dove il condotto si impennava a circa 45 gradi per... ottomila lespam? Era
possibile un angolo del genere, e così prolungato?
- So cosa stai per dire, stimato Fjjk, se lungo questa
specie di rampa di lancio non controlliamo l'accelerazione, che è poi quella che
ci dovrebbe far impennare verso l'alto, rischiamo di perdere il controllo e
schiantarci conto le pareti di roccia. Qui... e qui, vedi, sono piuttosto
strette. Ma la mia razza ha già fatto la Strada più volte e abbiamo in serbo
altre sorprese per i Figli!
L'hanno già fatta. Più volte.
Un'ombra di sorriso, possibile, su quel muso ieratico? Mentre Fjjk rimuginava
su quella notizia che aggiungeva stupore allo stupore, i marsupiali viaggiatori
abitudinari sulla Strada di Homm, gli parve di accorgersi che i Gondas, se
studiati da vicino, potessero rivelare un'espressività insospettabile. Gudlaj
sembrava infatti proprio godersela dell'imbarazzo del suo interlocutore con i
veicoli esotici lanciati ad alte velocità sugli itinerari della mitologia. Per
non parlare dei combustibili altamente inquinanti! E dire che la Schiera era
solita riciclare tutto! Ma come si faceva, frenesia di Seff, a mettere la mani
in quell'immondizia ocra e viscida? Bleurgh!
- E adesso, anatomista, andiamo a vedere la slitta!
Gudlaj, sempre ondeggiando, si voltò, facendo
vivacemente segno a Fjjk di seguirlo verso un corridoio buio sul retro della
casa.
- Fai piano, scienziato, guarda dove metti le zampe,
ecco qui... no, non procedere eretto, per te è pericoloso!
Incoraggiato dalle nuove e insospettate capacità
espressive, Gudlaj guidò logorroicamente Fjjk attraverso una botola nel
pavimento. Superficie e sportello erano fatti di una strana sostanza dura ma
elastica, dall'odore vegetale e familiare. Con un gesto antico, Fjjk si chinò
per annusarla più volte.
- E' legno, scienziato - disse Gudlaj continuando a
sorridere.
Era questo dunque quel favoloso elemento vegetale con
cui, aveva letto di nascosto nella Teca, le remote civiltà del Di Sopra avevano
costruito anche abitazioni. E il … calcio dell’arma del fossile! Ma da dove
viene? Certo non dai fusti mollicci dei patiti arbusti che crescevano sotto
i Quarzi di Bavel, rifletté Fjjk.
- Su, affrettati, qui c'è una scala, la puoi fare solo
a quattro zampe. - Gudlaj lo incitava premuroso. - Così, scendi all'indietro.
Fjjk discese cauto, sporgendo in basso il posteriore un
po' molliccio da maschio di mezza età, infilando le zampe artigliate
nell'incerto sostegno di quegli strani ripiani. La scala era fatta dello stesso
misterioso materiale ligneo della botola e del pavimento, e lo scienziato
sentiva il suo peso far gemere le fibre del materiale. Si sarebbe spezzato prima
di arrivare alla fine di quel lento, interminabile viaggio? Devo cominciare a
mangiare meno... Si trattava però solo di un'illusione: dopo una manciata di
lespam Fjjk toccò terra, una soffice superficie molto meno aliena, cosparsa di
un leggero strato di muffa da umidità.
Un tonfo, Fjjk si fece da parte mentre Gudlaj atterrava
con un salto plastico al suo fianco. Il Gondas aveva disceso la scala in senso
contrario rispetto a lui, guardando in avanti e in basso, come se fosse un
tragitto di consuetudine. E si muoveva sicuro in quella che appariva un'oscurità
totale.
- Adesso, scienziato, aspetta un momento. - disse il
sacerdote. - Devo solo accendere questa. Stai attento agli occhi!...
Improvvisa, una luce di intensità quasi intollerabile.
Fjjk, squittendo di dolore, alzò lo sguardo verso la fonte di tanto disturbo:
una lampada fissata al centro del soffitto, un dispositivo a incandescenza,
tanto dispendioso quanto antiquato. La Schiera li aveva messi al bando alcune
generazioni addietro, quando si era scoperto che, oltre a essere dei dispositivi
instabili che tendevano a esplodere, quelle fonti di luce incidevano troppo sui
bilanci delle Famiglie. Ma la luce, più calda e intensa di quella dei Quarzi,
bastava ad annullare ogni ombra nell'ampia area che illuminava, una vasta sala
sotterranea in cui campeggiava... la slitta!
A tutti gli effetti, osservò lo scienziato, si trattava
di un veicolo assai bizzarro. Anzitutto la forma, arrotondata all'estremità che
pareva essere quella posteriore, lì sotto gli occhi di Fjjk, caratterizzata da
due massicci ugelli cilindrici. Da lì, capì lo scienziato, dovevano uscire i
pestilenziali gas di scarico dei motori a combustione. E, sempre da lì, doveva
partire la spinta che faceva procedere la slitta in avanti, e non a caso la
parte anteriore aveva una forma molto più aguzza, a vertice di cono. Fjjk
abbozzò un timido passo avanti.
- Di sotto ci sono delle piastre che si attivano prima
del decollo, così...
Improvvisamente, ondeggiando come il Gondas che le
aveva azionate, la macchina accese alcune luci e si alzò in orizzontale di un
paio di lespam. Fjjk fece un balzo indietro.
- Niente paura, scienziato!
Gudlaj toccò di nuovo il pannello manuale che aveva
azionato, e il veicolo, ubbidiente, si riabbassò. Nello stesso tempo una piccola
volta di aspetto plastico si aprì rovesciandosi all'interno della macchina.
Apparve un compartimento che a Fjjk sembrò assai angusto.
- Dovremo
davvero entrare lì dentro?
Il Gondas, senza esitare, mise le mani sul bordo del
veicolo e con un balzo a piedi pari si infilò in un abitacolo che sembrava
essere fatto apposta per quelli della sua razza. Fjjk considerò per qualche
istante la considerevole abilità che Gudlaj, nonostante la pesante struttura
fisica, aveva mostrato nell'arte del balzo. Poi tornò ad esaminare il veicolo di
fronte a sé. Il sedile aveva una forma curva che si adattava perfettamente alla
scoliosi dei marsupiali. Lo schienale culminava in un supporto che immobilizzava
morbidamente il capo ondeggiante di Gudlaj. Il Gondas era costretto così a
guardare dritto in uno schermo che riportava disegni strani. Una specie di
ruota ornata da tacche. Probabilmente, pensò Fjjk, uno strumento per misurare la
velocità. Le mani a pollice opponibile impugnavano saldamente un attrezzo a due
manici che si poteva girare per decidere la direzione. Guardando ancora
affascinato, Fjjk si accorse che in basso c'era spazio per due gambe lunghe e
per estremità che potevano azionare una pedaliera simile al dispositivo
accelerazione-freno delle piastre gravomagnetiche dei Figli. Peccato però che
l'addome e il posteriore di un Figlio non sarebbero mai entrati in uno spazio
così stretto... Con orrore Fjjk si rese conto che il pilota non sarebbe potuto
essere che Gudlaj.
- Tu... non vorrai dirmi che....
- Certo, scienziato! Noi
Gondas ce la caviamo bene con questi veicoli, sai?
Di sorpresa in sorpresa. Viaggiatori della Strada di
Homm. Piloti di veicoli a combustione liquida! E per andare dove? Il panico
ricominciò ad affacciarsi.
- Onesto Fjjk... - cominciò Gudlaj. - Tu non sei
obbligato a seguirmi. Io devo scoprire perché Haltaj è morta, il mio destino è
quello di andare su e capire tutto... Ma se tu vorrai farti da parte capirò e
non insisterò...
- Hgh... - disse Fjjk tra i denti. - Le cose ormai sono
andate troppo avanti, niente sarà più come prima neanche per me... Non potrei
continuare a vivere, lavorare, onorare Homm e Hassa senza sapere. Sarei facile
preda di Seff. E, Gudlaj, ho la sensazione che tu abbia più bisogno di me di
quanto non dici, non è vero?
- Scienziato, qui sotto io sono solo uno schiavo e un
vedovo... Nel Di Sopra, forse, potrò tornare a essere … di più. E’ vero.
Io… io non ho mai guidato, davvero, una macchina del genere... Ma i diagrammi
sono chiari, conosco la materia e ho studiato la chimica e l'ingegneria
necessarie. Posso farcela. Ma senza di te, senza un Figlio che mi accompagni, la
mia presenza nel Di Sopra sarebbe inutile. Sarei... scambiato per un intruso,
peggio che se, nel sottosuolo, un marsupiale pretendesse di entrare a Datasentr!
- Vuoi dire che...c'e' qualcuno nel Di Sopra??
- O qualcosa... Non è chiaro ancora... Da generazioni
si succedono le voci, e sta diventando mitologia. La nostra memoria di razza ci
mette in guardia dai viaggi verso il duro carapace di Gē, ma parla anche di
passaggio verso la Dolce sostanza di Hassa... E' come se venissimo insieme
scoraggiati ed esortati. Così, col passare dei cicli, e sapendo dove era la
soglia, alcuni di noi sono saliti. Non ne sono tornati in molti... E tutti
avevano riportato delle serie lesioni agli occhi... Vaneggiavano di una luce
insopportabile, di un vuoto sopra la loro testa, riempito da un fuoco... E di
presenze, esseri, creature, che vivono in quel fuoco, proprio sopra di noi... Ma
li abbiamo creduti pazzi.
- Anche nella mia Schiera alcuni Figli hanno
sostenuto, nel tempo di essere andati nel Di Sopra. Ma nemmeno noi li abbiamo
creduti. Sono finiti tutti in trattamento. - E sono spariti... aggiunse
una vocina indiscreta che Fjjk prontamente confinò ai margini della coscienza.
- Haltaj… - e qui Gudlaj si fermò, sbattendo gli
occhi al ricordo improvviso della compagna uccisa, poi si voltò di nuovo verso
Fjjk. - …Haltaj era convinta che si potesse comunicare con gli esseri del Di
Sopra, che noi Gondas fossimo molto più legati a loro che al sottosuolo e ai
Figli. Così, tre frazioni di ciclo fa, è partita anche lei, ha detto che avrebbe
preso questa macchina, ed è scomparsa. Poi, ho saputo che il suo corpo era
disateso sulla piastra del tuo laboratorio a Bavel. Con una ferita da pugnale
nel ventre...
Le ultime parole erano state pronunciate con fatica.
-...Così, capisci, non mi rimane altro che seguire il
suo destino... E avere te con me, se vorrai, potrebbe rendere meno arduo il mio
cammino. Chi può credere a un Gondas, chi può ascoltarlo? Ma tu sei un Figlio
illuminato, uno scienziato, le creature del Di Sopra non ti farebbero del male!
Uno strumento, dunque... A Fjjk si gelò il sangue nel
pensare a se stesso, un fragile sacchetto peloso, esposto al fuoco del Di Sopra!
Cari Homm e Hassa, no!
Ne sarebbe morto all'istante! Come avrebbe potuto resistere alla luce, come
avrebbe potuto anche solo farsi capire da creature tanto aliene, non sarebbe
nemmeno riuscito a guardarle nel muso... E se loro avessero considerato anche
lui come un animale? Un brivido atavico, il dimenticato terrore dei predatori,
passò per un istante lungo la sua schiena. Fjjk ricadde a quattro zampe e
squittì a lungo di paura. Poi srotolò la piatta coda natatoria e, come una Prole
frenetica, in un folle girotondo, iniziò a corrervi dietro per azzannarla.
- Devoto amico, non devi cedere a Seff proprio ora...
lo redarguì piano Gudlaj.
- Hag..g.. hai ragione, - ansimò Fjjk tirandosi
lentamente su. - Che cosa dobbiamo fare, secondo te?
Era la prima volta che si rivolgeva al Gondas per
chiedere consiglio.
- Se vorrai, scienziato, prepara un piccolo bagaglio e
porta con te la valigia medica. Nel Di Sopra potremmo averne bisogno.
- S... solo una cosa, Gudlaj...
- Dimmi, o scienziato.
- Da dove faremo uscire la slitta?
- Questa cantina ha un'ampia uscita posteriore, sulle
Piane Rocciose. Passerà da lì.
Quando Fjjk si allontanò dall'appartamento di Gudlaj
salutando l'amico con un festoso gesto della mano, nessuno dei due si accorse
che, dietro le aspre rocce a un centinaio di lespam di distanza due rossi occhi
di Figlio li osservavano entrambi con estremo interesse.
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