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Racconti di tenebra


ed. Newton Compton, '87, 292 pagg., 20.000 £ (10,33 €); © by Newton Compton editori s.r.l.

HORROR


Altri contributi critici: recensione di Errico Passaro, "L'eternauta" n. 62, ed. Comic art, '88, pag. 33


Prima di due antologie curate dal La Porta sui racconti del terrore dei nostri autori, è decisamente buona; il livello qualitativo rimane costante per tutti quanti i racconti, senza eccezione alcuna.

La seconda di queste antologie è "Racconti di incubo", sempre per questa casa editrice.

È suddivisa in quattro sezioni; esaminiamo i racconti ad uno ad uno.


La prima sezione è intitolata "Storie di ordinario orrore", e comprende:

-"L'uomo del banco dei sogni", di Vittorio Sozzi (pagg. 9-20)-in cui si racconta di un antiquario che, oltre alle solite cose, vende sogni; si, proprio sogni, in bustina: "Basta che strappi un angolo della bustina e il sogno sarà libero, lì davanti ai suoi occhi." (pag. 14).

Il racconto è la narrazione di due di questi sogni, vissuti da un cliente.

Il sentimento di paura, viene, al lettore, dal sovrapporsi di una realtà interna al racconto, la possibilità di rimanere intrappolati all'interno di un sogno, e uno stratagemma, nel finale, per il quale si ha l'impressione di poterlo fare.


-"Avanti c'è posto", di Gianfranco de Turris (tradotto in finlandese come "Bussi", "Portti" n. 4, '95; pagg. 21-6)-è la narrazione di un incubo, in cui il protagonista, una volta salito su di un autobus, si accorge che la gente continua a salire, ma non a scendere, e...

Molto simile, ricordo il racconto "In viaggio con zia Sabri", di Luigi Pachì (vedi "Antologia italiana").


-"Tanti auguri a te!", di Anna Mirabile (pagg. 27-34)-un vero e proprio racconto horror, in cui, ad un crescendo iniziale della tensione, segue un'acquietarsi, un, sembra, venir meno di essa, per poi, appunto, rispuntare improvvisa proprio quando ormai gli animi si sono completamente rilassati.

Molto buono.


-"Incidente mortale", di Roberto Genovesi (pagg. 35-46)-piuttosto strano, di davvero difficile razzionalizzazione, racconta di un incidente stradale, in cui rimane uccisa una donna, e del successivo suicidio di colui che l'ha provocato; ma il terrorizzante viene poi, quando si viene a scoprire che quello che fino a quel momento si era creduto il reale, non lo era affatto, che nella realtà deve essere successo qualcos'altro, qualcosa che non si riesce a capire.

Decisamente inquietante.


-"Un magico incontro", di Alberto Bevilacqua (pagg. 47-52)-racconto solamente d'atmosfera, senza alcun reale elemento che lo possa connotare quale fantastico.


La seconda, "Demoni e dintorni", comprende:

-"Il leone rosso", di Massimo Grillandi (pagg. 55-60)-racconto che fà uso di vari topoi dell'horror, a partire dalla casa isolata, per proseguire con l'apparizione di fantasmi.

Si basa, essenzialmente, su quello dell'antica maledizione; vi è anche una sorta di collegamento fra il secondo e questo: solamente un discendente della famiglia maledetta può vedere quel fantasma.


-"Lo specchio di Sandor Vegh", di Angelo Mainardi (pagg. 61-81)-morboso, racconta di due sorelle che vivono in una: "...vecchia casa con strani mobili neri dove i (loro) genitori sono morti per ingestione di veleno." (pag.72), e che incontrano, in un cinema a luci rosse, un uomo decisamente perverso, che induce una delle due in un abisso di turpitudini senza fine.

Nel finale, si ricorre al tipico espediente per cui tutta quanta la narrazione precedente viene inquadrata, per così dire, razionalizzata.


-"Metropolitano orrore", di Marco De Franchi (pagg. 82-97)-veramente molto cupo, racconta, in accenti marcatamente, ricalcatamente lugubri, semplicemente della condizione disperata in cui versano in barboni.

Si ammanta ciò con una storia di antichi dèi alla Lovecraft: "Nelle sale buie di una biblioteca, sul retro di una chiesa ipogea, c'erano dei tomi enormi. Sproloquiavano di un Popolo sotterraneo che spunta solo quando tramonta il sole e si mescola ai mendicanti della città." (pag. 89).


-"Viscerali abissi", di Luigi De Anna (pagg. 98-111)-scialbo, riesuma il mito del dottor Moreau per svolgere una trama anodina, di un genetista odierno discendente da quello, che tenta di ricalcarne le orme.


-"Larve!", di Luciano Gianfranceschi (pagg. 112-24)-tutto incentrato su sedute spiritiche, esorcismi e simili, con di mezzo, quindi, suore e preti vari, risulta più noioso che spaventevole.


La terza, "Il pozzo e il tempo", comprende:

-"In viaggio", di Antonio Altomonte (pagg. 127-36)-una specie di horror dal finale a sorpresa, in cui, per tutto il racconto, ci si domanda dove stia l'elemento fantastico, orrorifico, che esplode, appunto, solamente nel finale, che ribalta totalmente, classicamente, tutta quanta la narrazione precedente.

Un uomo racconta una sua avventura, una normalissima avventura, solamente che...: "Introdussi nuovamente la mano sotto il soprabito, dove sapevo di avere un vuoto: due palmi in altezza e altrettanti in profondità. Un medico avrebbe parlato di sfondamento del torace..." (pagg. 135-6)


-"Blackout", di Paolo Andreocci (pagg. 137-46)-è un horror come il precedente; una narrazione assolutamente priva di alcun elemento orrorifico, che termina, appunto, con un finale che, solo, lo connota come tale.

Qui, però, contrariamente a là, non nè ribalta il significato, ma glielo conferisce.

Ha una notevole carica erotica, proprio legata al leggere, che è il suo reale elemento perturbante, e, quindi, orririfico.


-"Villa Picta", di Riccardo Reim (anche in "Oscure circostanze", "La lampada di Alhazred" n. 6, ed. Solfanelli, '90; pagg. 147-56)-tenue, fa parte di quel filone dell'horror, che risale alle sue origini, dei dipinti magici, che si animano, in cui appaiono persone, eccetera.


-"Gigli e nodi con pugnali", di Vittorio Sozzi (pagg. 157-92)-il più lungo dell'intera antologia, è una storia di fantasmi: "M'ero appena mosso, che mi fermai paralizzato dal terrore, nel sentirmi sfiorare il braccio e nell'udire bisbigliare una voce. Feci per muovermi, ma fui trattenuto per il braccio e la voce supplicante continuava a sussurrarmi all'orecchio" (pag. 176); "La luce si spense. Un turbine freddo spazzò la stanza e sentimmo rumore di vetri infranti a terra. Qualcuno mi diede un violento strattone prendendomi per le braccia, alzandomi dalla sedia e poi lasciandomi cadere di peso. Sentimmo l'uscio di casa sbattere, richiudersi, e un cane abbaiare, lugubramente in distanza." (pag. 185), imperniata su un avvenimento non so quanto storico del basso medioevo, contenente anche, come "Villa Picta", il tema dei quadri magici.


-"Ultimo spettacolo: marionette", di Gianfranco de Turris (pagg. 193-213)-molto buono, è incentrato sul Tempo, sulla discrepanza, cioè, fra il tempo convenzionale ed il Tempo reale; vi si respira una notevolissima carica erotica.


-"Le ventimila e una luna", di Gabriele La Porta (pagg. 214-18)-questo breve raccontino del curatore, il più corto dell'intera antologia, è, ancora una volta, come in "Il leone rosso", su di una maledizione, qui però narrata in tutte le sue fasi, dal prima, alla comminazione della stessa, al suo terminare.


La quarta, "L'altro evo", comprende:

-"La sciarada dei crociato", di Franco Cuomo (pagg. 221-46)-molto bello, divertente, racchiude una gran quantità di rocamboleschi avvenimenti fra i più incredibili, tutti un pò sulla falsa riga delle favole islamiche, tipo "Le mille una notte".


-"La terra del doppio", di Maurizio Persiani (pagg. 247-70)-è più un racconto di Sf, che horror, in quanto, praticamente, racconta di una specie di ricostruzione storica di un assedio medioevale in un futuro di astronavi e robot, e robot sono, appunto, gli attori del dramma che si racconta, il cui scenario, un pò dickianamente, si rivela, nel finale, avere le connotazioni ontologiche totalmente differenti che abbiamo detto.

Il mostro che distrugge l'intero scenario tranne pochi robots è un missile atomico sfuggito al controllo di quegli uomini del futuro.


-"Il ritorno di Adon", di Pierfelice Bernacchi (pagg. 271-92)-anche questo un racconto di Sf e non horror, ha un'impronta decisamente metafisica, tutta rivolta ad un simbolismo magico; vi si racconta, infatti, dell'iniziale conflitto e del suo rientrare, fra Fede, Ragione e Scienza.


Dicevamo della qualità costante dei testi; ci sono dei veri e propri picchi qualitativi: il secondo racconto del de Turris, da un punto di vista stilistico, è assolutamente impeccabile, quello della Mirabile segue i migliori dettami dell'horror alla perfezione, e quello del Cuomo è di piacevolissima lettura.

E, forse, ci sbagliavamo nel dire che sono tutti dei buoni racconti; quello del De Anna è la tipica eccezione che conferma la regola.

Strano l'aver inserito qui quello del Bevilacqua, assolutamente fuori luogo.

Il volume è splendidamente illustrato da riproduzioni di dipinti di M.C. Escher, Max Ernst, E. Munch, Drovin, Dalì, Chumy Chùmez, di un anonimo, Fiorella De Nicola, certi Antonella e Fabrizio e da due stampe del XVIII° secolo.






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