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G - Gioie e dolori della paternità: seconda parte


La notte su Bavel, la maestosa... Fjjk, che non riusciva a chiudere occhio dopo avere visto anche sua moglie piangere, si allontanò verso la riva del conurbio. In lontananza si vedeva la mole piramidale di Kà-dingirra, un profilo d'ombra aguzza che risplendeva nella luce dei Quarzi. Quella stessa luce che dava vita ai misteriosi animali che popolavano fiumi, laghi e mari, il pescato che riempiva ogni giorno, che Hassa fosse benedetta, il fondo delle basse chiatte dei Figli. Una luce che, a detta degli scienziati, conteneva anche delle strane particelle, in grado di impedire ad animaletti più piccoli e fastidiosi di allignare nelle folte pellicce dei dentepiatto. I Figli erano un popolo sano e pulito, da kilocicli ormai la loro pelle delicata non pativa più i parassiti. Si diceva che se la tecnologia fosse andata ancora avanti, lo studio di quelle misteriose particelle avrebbe consentito anche di sconfiggere le malattie degenerative che ancora affliggevano parte della Schiera.

Ma quella notte sicurezza e salute erano l'ultimo pensiero di Fjjk. Da dove si usciva per andare sulla superficie di Gē? Perché da qualche parte si doveva pure uscire, se Bavel era cavo sottosuolo. Qual è, venerati Homm e Hassa, la strada per raggiungere il duro carapace del pianeta? E cosa vi si trova sopra? Pensieri che facevano tremare. Gudlaj il Gondas con la sua ondeggiante ieraticità, Fjjk lo sentiva, era tanto più coraggioso di lui... Andremo insieme in superficie, aveva detto semplicemente lo schiavo. E lui, lo scienziato, cosa provava, se non paura, all'idea di un viaggio nell'ignoto?

Otgejn glielo aveva fatto capire. Nessuno, se non lui stesso, poteva decidere cosa fare. Il suo ruolo nella Schiera imponeva la responsabilità, i più intelligenti dovevano fare delle scelte. Ma oh, quanto era difficile, e quanto frustrante poteva rivelarsi quell'incertezza! Fjjk digrignava i denti dal nervosismo, come sarebbe stato bello e selvaggio, sì affondare zanne e denti piatti nelle pietanze di un banchetto... Assaporare la carne di marsupiale, cedere fino in fondo alla furia retrograda di Seff, dimenticare ogni problema, coperti di sangue e ringhianti...

Ma non si poteva. La stessa continua tentazione di Seff, Fjjk ormai se ne rendeva conto, era la prova di un remoto passato animale. Quello sguardo ferino che aveva incontrato negli occhi dorati della sguenda, là nel canale, dove l’animale non si sarebbe dovuto trovare. Ma c'era arrivato. Da solo. E in quello sguardo c'era anche la consapevolezza di un qualcosa in più che una vita di caccia e pesca. Doveva essere il destino di Homm... Come diceva la prima sura della salmodia del Destino? Homm è la forza che eleva al di sopra di se stessi, Hassa è la misericordia che rende consapevoli, entrambi scongiurano la caduta nel caos di Seff il Serpente. Lo stesso ciclo che si ripete. Continuamente. Nella mistica si trova infine sempre la saggezza, si disse sollevato Fjjk, che ora cominciava ad avere sonno. Interruppe le sue riflessioni e si alzò per rientrare in casa. Non appena oltrepassato il vestibolo principale, la sua attenzione fu attirata da un chiarore bluastro che veniva dai locali destinati alle Proli più anziane. Fjjk si affacciò alla soglia degli appartamenti di Radswe, e vide il Figlio chiudere precipitosamente la finestra di interfaccia della comconsolle.

- Padre... - In fretta, il giovane Figlio si tirò su dal suo lavoro, e accolse il padre chinandosi e strusciandosi in segno di affetto.

- Alzati, figlio tra i Figli. - lo esortò Fjjk, sbirciando lo schermo ormai buio del terminale. - Cos'è che ti turba?

- Stavo... stavo fissando qualche pensiero per spiegarti cosa è successo nel Tempio del Culto Trino. Ti ho sentito parlare con mamma Otgejn del Di Sopra... Non volevo disturbarvi.

Anche Radswe, ora, in quel turbine di rischio e indecisione. A Fjjk, esasperato, fremettero le vibrisse. Ma perché scrivere su comconsolle appunti che, in tutta apparenza erano solo destinati a un chiarimento tra padre e figlio? E soprattutto, da quando un Figlio con la battuta pronta come Radswe era solito prepararsi per iscritto prima di un confronto con suo padre?

- Cosa c'è da spiegare, amata Prole? - azzardò Fjjk, guardingo. - Hai fatto quello che ritenevi giusto. Il Primo Sacerdote Swesgu voleva questo da te, no? - Fjjk calò volutamente l'accento sui toni amari.

- Io... Io, Padre caro, non potevo che rispondere così, non lo capisci? - Radswe sembrava sinceramente accorato. - Si trattava della mia Disputa di Maturità. Se avessi cercato di dimostrare che la scienza può prevalere sulla religione, avrei finito la mia carriera prima ancora di cominciarla.

- Almeno è andata bene? - chiese Fjjk di rimando. - La Disputa, voglio dire...

- Certo che sì. - rispose Radswe orgoglioso. - Erano almeno due cicli, lo sai, che mi stavo preparando. Il Primo Sacerdote non ha mai avuto dubbi su di me. Voleva solo comprendere fino a che punto io fossi fedele all'ortodossia.

- E tu lo hai tranquillizzato, vero, mia Prole prediletta?

- Non avrei dovuto, forse? Avrei dovuto partire anche io all'attacco dell'aristocrazia religiosa di Bavel? Di quella stessa aristocrazia che ci consente di vivere bene? Defecare nel piatto in cui mangio?

- I giovani, Radswe, dovrebbero essere meno scurrili nel linguaggio. Nella pratica, però, dovrebbero essere anche più arditi di quanto tu abbia dimostrato al Tempio. Dov'è quell'ardente voglia di sapere tutto che avevi già subito dopo avere perso i denti piatti da latte? Quella voglia che mi ha fatto scegliere te come Prediletto per succedermi alla Gilda?

- Quello che voglio è il tuo posto, Padre. Lo hai sempre saputo.

Sintetico, preciso e... crudele. Complimenti, o Prole.

- Quanto hai detto a Kà-dingirra, Radswe, lo dimostra fuori da ogni ragionevole dubbio...Un colpo alla coda e uno al ventre, giusto, figlio mio? Bavel apparterrà ai furbi. O mi sbaglio?

- Padre, è vero come dicono che per te i miti del Di Sopra sono riflessi di verità scientifiche?

Eccoli qui i giovani di oggi. Fjjk non poté fare a meno di sbuffare d'impazienza. Ostentavano sicurezza, le Proli dal manto non ancora grigio, venivano quasi a insegnarti come vivere, come fare a compiacere i potenti, e poi? Non potevano fare a meno di rivolgerti domande. Domande e ancora domande. C'era da chiedersi come mai la Schiera facesse di sicurezza e inequivocità i suoi valori fondamentali. In nome dello strano matrimonio tra la religione che indicava la strada e la scienza che la tracciava nella pratica, la Schiera in pubblico ripudiava ambiguità e tentennamenti. In privato, però, i Figli non facevano che rispondere alle domande delle Proli. Dubbi che potevano essere paralizzanti. Ma quello che poteva fermare una Prole o una Figlia non poteva bloccare uno scienziato. L'avanguardia della Schiera doveva osare di più. Bisognava spingersi in avanti per dare delle risposte. E rischiare.

- Figlio mio, bisogna distinguere... Da credente, io confido nella forza di Homm e nella misericordia di Hassa, e diffido della furia di Seff. E credo che in questa triade stia tutta la nostra intima essenza. Ma da scienziato non posso che credere a quello che vedo e sperimento con queste mani.

Fjjk sollevò le sue estremità, studiando con nuovo interesse le quattro dita artigliate. Si chiese che aspetto avrebbero avuto con un quinto dito opponibile. Senza alcun dubbio avrebbero fatto di lui un essere nuovo, tanto diverso quanto alieno... Ma quante cose in più avrebbe potuto fare con mani tanto diverse dalle sue? All'improvviso sentì l'energia montare dentro di sé, le vibrisse fremettero e le labbra si stesero in un ringhio di determinazione.

- Beneamato Radswe, forza della mia Famiglia... - disse infine piano Fjjk. - il destino di un Figlio è percorrere fino in fondo la sua strada, con dignità e rispetto.
- Vuol dire che partirai? - C'era, innegabile, una nota di ansia nella voce sonora di suo figlio, come se una corda si fosse spezzata nella consueta armonia. Figlio, figlio mio, adesso faccio soffrire anche te!

- Radswe, il mito di Will’m dice che discendiamo tutti dalla nobile stirpe del primo dentepiatto che fu scelto per ereditare Gē dalla Progenie di Homm. Prima o poi i Figli avrebbero dovuto aprire gli occhi, no? Così dice la leggenda, almeno. E noi possiamo nasconderci per sempre nel nostro mondo tranquillo? Abbiamo il dovere di trovare una risposta!

- Partirai, dunque, o padre mio... - Stavolta Radswe non chiedeva. Si trattava di un'affermazione. .

- Andrò, sì, Radswe, ma tornerò. C'e' troppo da scoprire in questo mondo e fuori di questo mondo, la Schiera deve seguire la strada della conoscenza. E che Hassa la misericordiosa ci aiuti, è quello che farò!.

Radswe piegò in basso le vibrisse in un gesto che, ancora una volta, rammentò a Fjjk la grazia ironica di Otgejn. Così simile a sua madre, quel Figlio sarebbe stato il suo orgoglio, quando sarebbe venuto il tempo dei tatuaggi rossi da scienziato. E lui, vecchio e onorato tra compagne e Proli, avrebbe dato un senso alla sua esistenza, tramandato il suo rango e il suo sapere. Padre Okjieko che sei nell’Oltre, saprai essere fiero della tua Prole! In quel momento Fjjk decise di consegnare al più presto a Radswe i cartigli di iscrizione alla gilda, perché li studiasse e li compilasse. Così era scritto che dovesse essere. Ma Radswe, immobile, guardava verso la cima della piramide di Kà-dingirra.

- Tu sei mio padre... - iniziò a dire con voce atona. - E io devo obbedire alla tua volontà, come tu prima di me hai obbedito a quella del Padre Okjieko. Ma io ora ho paura che la tua decisione sia inopportuna.

Inopportuna? Potenza di Homm, come osa? Fjjk alzò istintivamente la manica a coprire il volto nel gesto che tra i Figli esprimeva scandalo, la voce tremula che iniziava le lamentazioni della vergogna.

- Padre mio, cerca di capirmi! - disse Radswe, accorato dalla sofferenza di Fjjk. - Nessuno mai, in generazioni, ha cercato di rompere il tabù di Homm contro il farsi strada verso il Di Sopra. E se qualcuno venisse a scoprire che tu, un alto funzionario della Gilda dei medici, un Figlio che da sempre ha esaltato la fedeltà di ogni individuo ai principi della Schiera, intendi infrangere i nostri tabù più sacri, la nostra Famiglia ne guadagnerebbe solo vergogna. E vergogna per un Figlio, lo sai, è sinonimo di minaccia!

Radswe si voltò di colpo verso suo padre e alzò la voce di un'ottava, tornando al suo consueto tono sonoro.

- Padre! - implorò. - Non mettere a repentaglio il futuro della nostra Famiglia. Tra breve avrò i tatuaggi arancio da apprendista, e in meno di un ciclo, se tu mi aiuterai, potrò aspirare ai tuoi colori rossi da medico. Se proprio ora tu farai qualcosa di riprovevole, potrei perdere metà della mia vita, o addirittura finire bandito tra i Figli indegni di seguire l'orma dei padri, e solo perché mio padre avrebbe fatto qualcosa di cui vergognarsi!

Ah, era quello il timore. E per quello Radswe si era sottoposto a quell’umiliazione nel Tempio del Culto Trino. Fjjk se ne era quasi scordato. Guardò suo figlio con tristezza, ma non poté evitare che la consapevolezza si facesse strada. E’ nella natura stessa dei Figli, no? Riprodursi così rapidamente significava mettere al mondo, nella migliore delle ipotesi, decine di concorrenti. E ogni Figlio aveva il diritto di scalare la società piramidale della schiera. Una piramide tronca, sì, che vedeva un vertice piatto nella liturgia trina di Homm, Hassa e Seff. Una religione che, sul piano civile si traduceva nelle decisioni del collegio degli Anziani, dove nessuno, formalmente, era al di sopra degli altri. Primi tra i primi, dunque, e tuttavia non bisognava sottovalutare la politica. Era tradizione, a Kà-dingirra, che i più ambiziosi tra i capicerimonieri delle Gilde guadagnassero grande influenza presso i sacerdoti che reggevano la Schiera. Soprattutto i medici, pensò Fjjk. Ricordò il motivo che lo aveva spinto, quasi venti cicli prima, a scegliere la sua occupazione. I medici avevano accesso alle stanze quiete che gli Anziani dedicavano alla meditazione. E sempre i medici somministravano agli Anziani quei distillati che ne allungavano la vita fino a novanta cicli e oltre, al prezzo di rallentarne drasticamente l'altrimenti rapido metabolismo, Così, a causa di quelle cure, gli occhi degli Anziani si velavano di una malsana cataratta. I sacerdoti dagli occhi bianchi, così venivano comunemente chiamati gli Anziani. Chi comandava veramente a Kà-dingirra, si chiese all'improvviso Fjjk, ricordando le minacce non tanto velate di Asfwd Fasd? E dentro la sua tunica Asfwd non teneva forse avviluppato anche l'Araldo Resxew? E qual era il ruolo del cupo sacerdote Swesgu?

Un lampo di luce attraversò la coscienza di Fjjk, una gigantesca combutta a due, o più teste, chi poteva sapere chi altri fosse coinvolto, per controllare, progressivamente esautorandola, la gerontocrazia della Schiera, facendo emergere una nuova generazione di Figli, più duri e aggressivi, e un sistema dove la Sicurezza potesse avere mano libera contro eventuali oppositori... Il rischio di Seff il Serpente!

- Radswe, cosa sai di quanto accade su Kà-dingirra? - chiese improvvisamente Fjjk. - E che rapporto c'è con quanto stavi inviando prima via comconsolle?

- Prima di tutto io non ho inviato nulla. - disse il giovane Figlio in tono scandalizzato. - E su quanto accade sull'Acropoli, beh io so quello che anche tu dovresti sapere! - Radswe si alzò improvvisamente in piedi. La posizione goffamente eretta, non poté fare a meno di notare Fjjk, contrastava non poco con la solennità che la sua Prole avrebbe voluto infondere al momento. - Io sono il tuo primogenito di cucciolata. - disse Radswe. - Ho diritto a ereditare il tuo lavoro! E tu non puoi mettermi da parte con assurdi sogni basati su speculazioni… fantascientifiche!

Radswe stava diventando furioso, il tono della sua voce, si preoccupò Fjjk, avrebbe svegliato presto tutti. Ma il Figlio, inquietandolo ancora di più, si chinò improvvisamente verso di lui, prendendo a sibilargli ostile sul muso.

- Padre, le cose cambieranno presto su Bavel. Devi stare dalla parte giusta! - Radswe parlava basso e in fretta, guardandosi continuamente in giro, come se qualcuno, anche sulla soglia della casa di Famiglia, potesse cogliere anche una sola parola. - Stai bene attento a quello che fai! Io non intendo pagare per i tuoi stupidi sbagli di Figlio vecchio e idealista.

Idealista, gloria di Homm! Aveva decisamente del comico che Radswe considerasse tale un anatomista capo! O meglio, lo avrebbe avuto, se la situazione non fosse stata così strana... Cosa prendeva al giovane Figlio? Perché tanta aggressività contro un Padre che fino al quel giorno non aveva fatto che il suo dovere, senza tanti voli di fantasia, proprio come imponeva di fare la Schiera? Certo, c’era la storia di quello strano fossile… Ma era soprattutto il termine "vecchio" a ferirlo. Fjjk continuava a vedersi come un Figlio in divenire, certo, preso dal Flusso di Homm come tutti, ma, Hassa misericordiosa, a trentacinque cicli lui sentiva ancora sia il richiamo delle Figlie, sia la frenesia di Seff. Otgejn lo avrebbe giudicato forse idealista, ma vecchio! Mai e poi mai.

- Vuoi dire che mi ostacolerai? - chiese dunque Fjjk a Radswe in tono di sfida. - Vuoi dire che darai retta a Swesgu e mi impedirai, magari con la forza, di andare a cercare di capire cosa sta succedendo? Perché qualcosa sta accadendo nel sottosuolo, vero Radswe?

- Adesso lo chiami sottosuolo, il nostro mondo... - Radswe smise il duro cipiglio di prima, regalando al padre un'espressione appena di qualche grado più dolce. Poi abbassò di colpo il capo, come se una molla fosse scattata nel suo corpo. Un corpo che, Fjjk lo vedeva, stava ricoprendosi di una pelliccia grigia sempre più chiara, la sua livrea da adulto.

- Padre mio, devi credermi. - riprese Radswe gettandosi a quattro zampe davanti a Fjjk. - Io ti sono fedele. Ma qualunque cosa tu faccia, ricorda che ne va anche delle noste vite, la tua, la mia, quella di mamma Otgejn e dell'intera Famiglia.

Fjjk posò una mano artigliata sulla schiena del figlio e, nel placido chioccolio delle onde sulla riva orientale di Bavel, entrambi si rizzarono a sedere, uno davanti all'altro, le ombre che danzavano sui musi allungati, gli occhi fissi negli occhi. Cominciando in tono basso, Fjjk iniziò lentamente la salmodia dell'acqua di Hassa. L'anatomista chiuse le palpebre lasciando che le sure venissero spontanee alla mente, un flusso di pace e tranquillità, a placare l'inquietudine della Schiera. Dopo un poco, al canto di Fjjk si unì Radswe. Il coro sommesso culminò in una lamentosa nota prolungata.






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Figlio della schiera

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