La montagna assassina
di Giuliano Giachino
E questa è nuovamente, come quella di Thole che vi ho mostrato prima, un'illustrazione straordinaria: la copertina di Giuseppe Festino per un romanzo breve altrettanto straordinario, I venti di Starmont (The Winds at Starmont), di Terry Carr, apparso su "Robot" nell'agosto del 1977.
In questa illustrazione Festino ha saputo cogliere, sintetizzandoli in una sola immagine, tutti gli elementi simbolici essenziali della narrazione: Starmont o Hirrkaleoràshe, l'immensa montagna assassina che domina il pianeta e le perenni tempeste che ne avvolgono la vetta; gli indigeni alati che la considerano sacra, e la odono cantare, chiamare a sé gli eletti ed adescare chi sopravvaluta sé stesso ed il proprio coraggio; l'irresistibile desiderio di elevazione, di volo, di lotta con gli elementi ostili che anima i protagonisti, due terrestri che, muniti di ali artificiali, tenteranno assieme ad una guida locale l'impresa mai realizzata da alcuno: sorvolarne la cima.
Cos'è che cercano questi uomini intraprendendo un'avventura così difficile e rischiosa?
Le risposte sono tante, e tutte diverse tra loro: la libertà, la competizione, l'ebbrezza, la rivalità, l'odio, l'amore, l'avventura, forse semplicemente la morte. L'autore non sceglie apertamente nessuna di queste risposte, lasciando l'opzione al lettore: e per me, la risposta è forse quella di riuscire a sentir "cantare" la montagna, riuscire a sentire sé stesso come un tutt'uno con la natura e l'Universo.
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