Recensione di Marcello Bonati a "Il figlio del tempo"
È questo il risultato dell'ampliamento di un celebre racconto di Asimov, "The Ugly Little Boy", prontamente pubblicato da Bompiani, così come era "Notturno" (1).
Contrariamente a "Nightfall", però questo racconto non l'ho letto, e non posso quindi dirvi se sia stato lasciato praticamente inalterato come là, e se, nel tal caso, dove esso sia collocato all'interno del romanzo.
L'idea su cui è basato è una variazione del tema classico del viaggio nel tempo.
Infatti, in un futuro non troppo remoto, il ventunesimo secolo, si trova il modo di "prelevare" dal passato oggetti, vegetali, animali e persone.
Ma questa sovrastruttura è piuttosto marginale, con alcuni accenni ai tipici problemi che esso comporta: "Bisogna mantenere l'equilibrio del potenziale temporale" (pag. 179); "Un problema di conservazione dell'energia. Ciò che viaggia nel tempo attraverso linee di forza temporali. Spostandosi crea del potenziale. Nella stasi noi lo neutralizziamo e dobbiamo necessariamente conservarlo tale." (pag. 180); "La quantità del mutamento tende a diminuire col tempo, e in fine le cose tornano così come sarebbero state senza l'interferenza." (pag. 190); la vera attenzione è invece incentrata sul rapporto che si viene a creare fra i due protagonisti, un piccolo Neanderthaliano, detto Timmie, e una donna che la Stasis Technologies ha assunto per prendersene cura.
La vera storia che viene raccontata è infatti proprio quella del loro rapporto, fatto di profondo affetto, dei progressi di lui e delle conseguenti soddisfazioni di lei.
Lei è una donna mo1to sola e molto frustrata, dopo un breve matrimonio, e c'è, inevitabilmente anche una, seppur solo accennata, sua "sbandata", come la definirebbe lei, che è decisamente repressa.
Lui impara prima a parlare, poi "Riesce a capire dei libri semplici. Quando mangia usa coltello e forchetta. Si veste e si spoglia da solo." (pag. 308), e poi, passe molto importante, a leggere, e gli viene anche affiancato un amico "odierno".
Nel frattempo scienziati di molteplici discipline lo esaminano. Ma non c'è solo questa parte, anche se è quella più quantitativamente rilevante.
Ci sono anche, e sono i brani più interessanti, brevi episodi che si svolgono nell'età della pietra, l'epoca di Fuoco Divino Sul Viso, che sarà Timmie, veramente molto suggestivi, fra cui quelli del suo "rapimento".
Molto rilevante poi, un accenno di psicologia junghiana: "E se l'uomo nero delle favole - accigliato, sporco e torvo - fosse stato un residuo della memoria nella nostra razza, di un tempo in cui gli uomini di Neanderthal vagavano per l'Europa?" (pag. 353)
Il finale, senza che vi stia a dire quale sia, s'intende, è abbastanza poco prevedibile, ed è comunque un gesto d'amore, che solleva anche delle problematiche antropologico-culturali di tipo religioso.
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