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Recensione di Marcello Bonati a "Alla fine dell'inverno"


È questo. il primo romanzo di una trilogia che Silverberg vuole dedicare al lontanissimo futuro del nostro pianeta, e a quanto ne sappiamo, finora l'unico.

Qualcosa come milioni di anni nel futuro, veniamo a sapere che a intervalli di quella medesima portata arrivano sulla Terra le Stelle Assassine, ovvero che la Terra attraversa una fascia di asteroidi, provocando la fine ciclica delle civiltà. Ma questo lo scopriamo solo gradualmente, essendo protagonista del racconto una tribù di scimmie che "imbozzolatasi" praticamente ancora animali all'inizio di una di queste catastrofi in settecentomila anni di attesa ed evoluzione, sono ormai "umani" all'inizio della Nuova Primavera.

Gli umani "veri", i nostri discendenti, sembra, sono "andati via", su altre stelle ed altri pianeti.

Ma il Grande Mondo, prima della distruzione, non comprendeva solo loro, ma era formato dai Sei Popoli: gli Occhi di zaffiro, evolutisi dai rettili, tipo coccodrilli: "bestie grandi e terrificanti, con enormi mascelle e la miriade di denti scintillanti e le ruvide scaglie verdi e gli occhi sporgenti.., " (pag. 154); gli Hjjk, evolutisi dag1i insetti, tipo formiche: "Non possedevano entità singole, individualità. Ognuno faceva parte dell'entità più vasta che era il gruppo… e ogni gruppo era parte della razza… nella sua totalità… (pag. 155); i Vegetali, piante mobili ed intelligenti: "I petali dei loro visi erano gialli o rossi o blu, e avevano al centro un solo occhio dorato. I gambi centrali erano robusti, mentre gli arti erano molto più morbidi e flessibili" (idem); i Meccanici, robot perfetti, con piena coscienza di sé come individui: "…massicce creature di metallo dalle teste a cupola… erano i servi degli Occhi di zaffiro; … possedevano… una chiara consapevolezza della propria esistenza" (pag. 156); i Signori del mare, evolutisi dai pesci, o forse dai delfini: "… snelli esseri dal pelo marrone, con una struttura fisica piacevolmente affusolata, robusti e dotati di arti simili a pinne" (idem); e loro, gli umani, antichissimi e fieri, rispettati e riveriti da tutti gli altri, superstiti dal precedente arrivo delle Stelle Assassine.

La trama è decisamente accattivante, e molto ben condotta; il protagonista indiscusso, anche se fra, comprimari di rilievo, tutti fortemente delineati psicologicamente, è Hresh, intelligente e curioso ragazzino che, da bambino combina-guai, diventa addirittura il saggio della tribù.

Certamente un demerito di simili ambientazioni è che escludono nel modo più assoluto valutazioni di qualsiasi tipo sulla nostra società, visto che non è certo un futuro estrapolato.

È, invece, un futuro molto "magico", e facilmente, vista la "scusante" che in quei milioni di anni può essere successo di tutto.

Credo, comunque, che la traduzione del buon Curtoni abbia contribuito in modo determinante a rendere questo romanzo una lettura decisamente buona.






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