Morto de Camp, precursore New Age
Atlantide, Lemuria, Mu, i «continenti perduti» che ispirano i cultori di archeologia fantastica e sono oggetto di dispute accese in programmi tv come «Stargate» o «Il filo d'Arianna»; oppure gli enigmi della Sfinge, Stonehenge, Machu Picchu, Rapa Nui, siti che il mondo «new age» chiama «luoghi d' energia». Tutto questo universo di confine, scomunicato dalla scienza ufficiale, si ritrova nella sterminata produzione saggistica e letteraria di Lyon Sprague de Camp, uno dei più eccentrici autori fantastici degli Stati Uniti, Lyon S. de Camp morto nei giorni scorsi a Plano (Texas) all'età di 93 anni: una sorta di precursore dei misteri di fine millennio, della cui opera i lettori italiani possono avere un saggio nel Mito di Atlantide e i continenti perduti (Fanucci, 1998).
Ma l'immaginazione di Sprague de Camp non poteva limitarsi a sia pur fantastiche teorie archeologiche: così, negli anni Trenta, età d'oro della science fiction, s'impose come autore di opere fantasy, quel genere di storie dove in barba allo spazio-tempo il futuro si mescola a miti ancestrali: gli alieni, per esempio, insieme alle amazzoni.
Dopo la morte di Robert Howard, creatore di Conan il barbaro, Sprague de Camp ripropose l'eroe nei fortunati romanzi dai quali furono tratti i film con Arnold Scwharzenegger. In quasi cent'anni di vita, insomma, scrisse più di cento opere (alcune uscite da Urania), colmando della materia dei sogni i vuoti di una ragione impotente a indagare sul passato remoto.
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