Recensione di Fabrizio Fiandanese a "Strani occhi"
Connie Willis, Strani occhi (Remake, 1995), Mondadori, Urania n. 1313, 1997, pp. 235, L. 5.900
Una storia può sempre essere raccontata due volte. La storia del nostro millennio può essere rinarrata dalle pellicole cinematografiche che affollano gli scaffali dei collezionisti. Dormienti tra gli intervalli analogici di nastri e vecchie bobine, piccoli e grandi attori sono sempre pronti a tornare in scena con un semplice click e a ridere, piangere e morire ancora una volta per la soddisfazione di un pubblico sempre diverso.
Ma la sacralità di questo rito può essere infangata? Le attuali incursioni digitali (improbabili colorazioni di pellicole in bianco e nero, ricostruzioni post mortem di brandelli filmici) non assomigliano sempre più alla riesumazione cadaverica?
Una società astorica in cui cinema e televisione costituiscono oramai l'unico avvenimento rilevante nella trama della vita quotidiana, è lo scenario meticolosamente dipinto da Connie Willis in questo romanzo curato da Giuseppe Lippi e tradotto da Vittorio Curtoni. L'autrice americana, dopo Fire Watch del 1982 (racconto breve vincitore dei premi Hugo e Nebula) e Lincoln's Dream del 1987 (suo primo romanzo e vincitore del premio Campbell), ci ripropone il tema del viaggio temporale. Grazie a questo espediente, Alis, aspirante ballerina, realizza il suo sogno di gloria in un'era in cui la sintesi digitale ha sostituito definitivamente gli attori emergenti con replicanti digitali.
Misteriosamente, infatti riesce ad apparire come protagonista o comparsa nelle pellicole dei musical di ogni tempo, fino a sostituire Ginger Rogers in un famoso film di Fred Astaire (a cui tra l’altro, è dedicato il romanzo). Diversamente dagli stessi cliché fantascientifici, questo spostamento nel tempo si verifica in una regione di anti materia mai ipotizzata prima di allora.
A narrare l'incredibile storia è Tom, uno dei tanti tecnici impiegati in operazioni di interventi elettronici più o meno lecite. La sua routine consiste nel sostituire digitalmente volti per realizzare film personalizzati o cancellare alcool e droga nelle vecchie pellicole per soddisfare le pretese della censura dominante. Nella sua squallida vita, smossa solo da stupefacenti a volte difettosi o da rapporti occasionali poco appaganti, accade l'imprevisto, l'incontro con una grintosa ragazza, Alis, amante delle prodezze artistiche di Fred Astaire e pronta agli sforzi più immani pur di ballare fisicamente in un musical: un inaspettato spirito libero, incapace di essere domato dalle comode ma inappaganti promesse della CG, la Computer Graphics. Questo stimolante rapporto permetterà al narratore-protagonista di ricostruire la sua vita, di 'rifare' sé stesso. Da qui l'ambivalente titolo dell'edizione originale: Remake.
La scrittrice sorprende per la profusione degli accuratissimi riferimenti cinematografici proposti in tutto il testo. Altrettanto sorprendente è l'originale idea di presentare il romanzo sotto forma di copione ricco anche di indicazioni tecniche per la postproduzione (capita ad esempio di trovare tra un capitolo e l'altro la scritta: dissolvenza in nero).
Il volume tra l'altro nasconde una sorpresa. In coda al romanzo sono infatti presenti due racconti brevi della stessa autrice. Il primo tratta del 'tema femminile', per usare le parole della Willis. Il secondo propone un ulteriore sguardo sul mondo di Hollywood.
Assolutamente da consigliare agli amanti della rielaborazione digitale e della cinematografia americana, sicuramente stimolante per tutti gli altri.
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