Recensione di Marcello Bonati a "Il volto delle acque"
"Il volto delle acque" (The Face of the Water, '91), "I romanzi Sonzogno", ed. Sonzogno, '92, 390 pagine, 29.000 £, traduzione di Linda De Angelis
Quest'ultimo romanzo di Silverberg è una storia di esili. L'esilio dell'umanità dalla Terra, distrutta dal nostro Sole: "…è stato il sole stesso che l'ha fatto in un solo pomeriggio." (pag. 201)
L'esilio di uno sparuto gruppo di essi dall'isola, su di un pianeta interamente coperto di acque, in cui vivevano ormai da molte generazioni assieme ai "legittimi proprietari", gli abitanti, i Palmut "… grosse creature bipedi erette, alte due metri e mezzo, coperte da spessi strati di setole nere gommose che pendevano in folte cascate scomposte. Le teste erano assurdamente piccole... (...) Gli umani presumevano che i loro immensi petti cavernosi contenessero il cervello, oltre al cuore e ai polmoni. Di certo in quelle teste così piccole di posto non ce n'era. (...) gli antenati di quegli esseri erano gradualmente usciti dal mare, milioni di anni prima, modellando isole dove abitare, costruite con materiali marini e protette grazie a complesse barricate dalle infinite mareggiate che imperversavano su tutto il pianeta." (pag. 31-32)
(...) "Un anno dopo l'altro ogni isola compiva una migrazione rigidamente definita da un polo all'altro e viceversa; ogni polo era circondato da un vortice di correnti che afferrava le isole in arrivo, le faceva girare su sé stesse e le spediva verso la parte opposta del pianeta. Ma anche se le isole passavano attraverso tutte le fasce latitudinali nelle loro migrazioni annuali da nord a sud, le oscillazioni est-ovest erano minime, a causa della forza delle correnti principali." (pag. 51)
Più in profondità, è la storia dell'inizio dell'integrazione degli umani giunti su Hydros, in un'altra Grande Madre; il distacco dalla Terra, e il loro definitivo appartenere ad un altro mondo: "… sapeva che per i sopravvissuti della Terra sparpagliati per l'universo non c'era speranza di riguadagnare la perduta patria ancestrale. (...) Dovevano trasformarsi." (pag. 389)
Il loro, cioè, non essere più per ogni forma vivente di Hydros... esseri estranei e invadenti, perché vivevano al di fuori dell'armonia che è il Volto.". Ma divenirne parte integrante.
Il romanzo è per la maggior parte la narrazione di un viaggio, ed è proprio il tema del viaggio che lo caratterizza; il viaggio iniziatico, il viaggio come scoperta del sé, alla cui conclusione vi è una rivelazione.
L'autore stesso cita l'Odissea, non a caso.
Inoltre è inevitabile l'accostamento con "Solaris" di Stanislaw Lem, con il suo mondo senziente: "Hydros è una grande mente composita, un organismo collettivo, una grande entità intelligente che si estende per tutto il pianeta." (pag. 369)
Il vero protagonista è un medico, "Val" Lawler, che incarna la figura del saggio, dello stregone.
Ci sono poi, Delegart, il comandante, che provoca la cacciata dall'isola da parte dei Palmut, e che poi trascinerà l'intera comunità in quel folle viaggio.
Sundira, che diverrà la donna di Lawler, dalla forte personalità.
E Quillan, un prete dalla poca fede e dai tanti dubbi, che permette l'inserimento nella trama di svariati dibattiti anche abbastanza impegnativi di carattere teologico, che creano le premesse, nel lettore, per il concetto non poco complesso espresso nel finale.
Il volto delle acque di cui al titolo è la meta del grande viaggio, sui cui conto circolano svariate leggende e dicerie e sul quale le singole fantasie dei viaggiatori elaborano le più svariate e fantasiose ipotesi; l'unica cosa certa è che, per i Palmut, "… è un posto proibito, un posto dove nessuno può andare." (pag. 257)
Decisamente avvincente, si eleva di molto sui normali standard per esserlo non soltanto per l'originalità dell'idea e per l'intriganza con cui è svolto, ma anche per la profondità di ciò che esprime.
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