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di Enrico Pedemonte


Chi è Cayce Pollard, e perché si sente soffocare quando avverte intorno a sé troppe persone targare Gucci o Prada? Cayce, protagonista dell'ultimo romanzo di William Gibson, è una "cool-hunter": cacciatrice di mode. Ha 32 anni, veste anonimamente di nero, con una maglietta troppo stretta e jeans 501 troppo larghi a cui ha fatto limare i bottoni perché non rechino tracce della marca. Non ama i "brand".

Alcuni meno di altri. Hilfiger le provoca nausea, l'omino Michelin le scatena choc anafilattici, Louis Vuitton le induce attacchi di panico. Cayce ha un intuito istintivo, selvaggio nell'individuare le nuove tendenze appena queste si manifestano nelle strade di Tokyo, nei bassifondi di New York, nei circoli underground di Londra.

Questa sua ipersensibilità la rende preziosa per il mondo del marketing. Le aziende più prestigiose la coprono di soldi per capire se le loro idee funzionano. Lei dà un'occhiata, segue le reazioni emotive del suo stomaco e fornisce il verdetto. I clienti obbediscono. Cayce è una moderna Pizia: sente le tendenze manifestarsi nel momento in cui germogliano.

Cayce Pollard è già un personaggio sul Web. Da quando, a gennaio, il "New York Times" ha dedicato la copertina della sua "Book Review" al romanzo di Gibson, "Pattern Recognition" (riconoscimento dei modelli di comportamento), il libro ha scalato le classifiche fino ai primi posti.

«Un'opera eccellente di un grande scrittore», ha decretato Dick Adler sui "Chicago Tribune". Molti critici dicono che il personaggio è autobiografico.

Gibson, 55 anni (da "Johnny Mnemonic", pubblicato nel1981, fu tratto il film omonimo che nel 1995 ebbe grande successo) è uno straordinario scopritore di tendenze.

La cultura cyberpunk non sarebbe la stessa senza di lui. Nel 1984 ha pubblicato "Neuromancer" e coniato il termine cyberspazio, molti anni prima che Internet fosse conosciuta dal grande pubblico. Ha reso popolare l'idea della realtà virtuale. Il suo fiuto lo ha portato a individuare le tendenze underground emergenti e a farle diventare cultura di massa. Ma è proprio questo il punto: oggi è il sofisticato mondo del marketing a indicare gli itinerari della cultura contemporanea, dice Gibson. Il mondo sta cambiando, la creatività segue percorsi sempre diversi e la storia di Cayce Pollard, un'eroina che già sta diventando un'icona, ci indica quali.

Cayce abita a Manhattan, nell'Upper West Side. Ma è sempre in viaggio. È irrequieta, instabile, insoddisfatta. Solo sul Web si rilassa e si sente a suo agio. La sua vita cambia quando sulla Rete vede apparire alcuni frammenti di filmati che la rapiscono e la inquietano. E una serie di 135 spezzoni enigmatici, surreali, malinconici. Alcuni durano pochi secondi. Vengono battezzati "Footage", sequenza, ma il loro senso complessivo è sfuggente. Sono collegati l'uno all'altro? Sono tracce di un film in costruzione? Certo, sono immagini che possono essere viste in qualunque ordine e stordiscono per la loro intensità. «È come se assistessi a una nuova rinascita del cinema, come ai tempi dei fratelli Lumiere, con la locomotiva che sembra uscire dallo schermo e gli spettatori che fuggono», racconta nel libro Cayce che comincia a partecipare a un forum (F:F:F, Fetish: Footage: Forum) dove discute sul significato e l'origine dei misteriosi filmati con una pattuglia di navigatori, quasi una setta esoterica, che considera le sequenze un cult.

La svolta avviene a Londra, dove Cayce è invitata da un colosso del marketing, per giudicare il nuovo logo di un produttore di scarpe sportive, le cui vendite stanno andando a picco. Il proprietario dell'agenzia, potentissimo signore dei media, le rivela di far parte del minuscolo drappello di appassionati che segue l'apparizione dei filmati sul Web. E le chiede di mettersi alia ricerca dell'autore dei frammenti. Cayce disapprova gli obiettivi del suo committente. Sa che l'uomo vuole utilizzare la tecnica innovativa di quei filmati come strumento di marketing. Vuole trasformare la forza artistica che traspare da quelle sequenze in merce. Ma accetta l'incarico e comincia il suo viaggio, che la porterà nei meandri più oscuri della Rete, e da qui alle periferie di Mosca e di Tokyo, sempre più vicina al suo obiettivo e in situazioni sempre più pericolose.

"Pattern Recognition" si svolge nel presente, sotto l'effetto della tragedia delle due torri: il padre di Cayce è un agente della Cia che scompare a New York, la mattina dell'11 settembre. Ma sembra un libro di fantascienza: Gibson parla di un presente a cui dobbiamo ancora arrivare. Le tecnologie che esplora sono già intorno a noi e l'autore spiega come stiano cambiando la nostra vita.

In questo mondo dominato dalla pubblicità e dalle élite artistiche, dai forum su Internet e dai viaggiatori globali, la geografia scompare, ma anche il tempo cambia significato. Non appena un fenomeno emerge dalla selva indistinta dell'underground, viene immediatamente commercializzato. Le idee diventate merce, vengono imitate, svuotate, vendute. Dice oggi Gibson per chiarire i contorni di "Pattern Recognition": «Negli anni Sessanta ci vollero tre o quattro anni per commercializzare quello che era avvenuto in quel grande movimento sociale e rivenderlo alla gente che lo aveva vissuto. Nel 1977 passò un anno e mezzo perché fosse assorbito, e trasformato in merce il fenomeno punk. Nei primi anni Novanta, quando esplosero i Nirvana, bastarono tre mesi perché le idee e i vestiti adottati dai ragazzi di Sentinel Hill, a Seattle, apparissero nelle strade di Parigi». Oggi bastano poche settimane. Il meccanismo di riproduzione dei fermenti culturali è cambiato per sempre, spiega. L'industria del marketing li blocca sul nascere, e impedisce loro di arrivare a maturazione.

Cayce Pollard è il simbolo, problematico, di questa rivoluzione. È lei a tenere sotto controllo ogni cambiamento nei gusti, a trasformarlo in immagini che immediatamente vengono digitalizzate, rielaborate, inviate negli stabilimenti cinesi e in pochi giorni rivendute sul mercato sotto forma di prodotti. Nel libro, il magnate del marketing spiega come «la creatività oggi finisca assai più nel marketing dei prodotti che nei prodotti stessi, siano essi scarpe o film». Il contenuto diventa meno importante del contesto, E questo sta rivoluzionando il processo della produzione culturale.

Secondo Gibson non ci sarà mai più la vecchia bohème, figlia dell'era industriale, in cui i fermenti alternativi potevano svilupparsi e maturare, rimanendo estranei al mondo del potere o diventando antagonisti. Nell'epoca post-industriale le novità vengono inglobate fin dai primi germogli dai meccanismi di controllo sociale. È il mondo del marketing a elaborarli, a impacchettarli e a metterli sul mercato.

Nel libro di Gibson tutto è controllo. Cayce Pollard controlla i cambiamenti della sensibilità sociale con le sue finissime antenne. Ma a sua volta, si scoprirà alla fine del libro, è controllata in ogni suo passo nelle strade delle città, nei suoi viaggi, nelle e-mail, nei percorsi on line alla ricerca del mitico "Garage Kubrick", il laboratorio dove si stanno mettendo a punto (grazie ai frammenti che finiscono sulla Rete) raffinate tecniche artistiche utilissime per plasmare i gusti del pubblico. Alla fine la protagonista saprà che tutto era controllato, anche l'ultimo viaggio del padre, l'11 settembre, su un taxi che lo portava dall'Hotel Mayflower verso Downtown. E capirà perché anche la mafia russa ha dovuto mobilitarsi per celare il segreto dei misteriosi filmati.

Ma una speranza c'è, suggerisce Gibson.

Forse una nuova bohème sta rinascendo su Internet dall'esplosivo fermento delle pagine Web personali, dai milioni di segnali che ogni giorno emergono nella creativa confusione della Rete. Qui germogliano fermenti culturali autonomi, non immediatamente catturati dalla cultura del marketing. «So per certo» spiega, «che su Internet si stanno aprendo palcoscenici di cui nessuno si occupa, e che si stanno sviluppando nuove, inesplorate sensibilità», Come dire: nella lotta tra cultura e potere c'è ancora un raggio di speranza.






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