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WATCHMEN E IL REVISIONISMO
di Francesco Paone
pubblicato in
Dimensione Fumetto
Nel 1986 il mondo dei comics fu scosso da un terremoto che ne scardinò le fondamenta. Come ogni evento straordinario, rivelò la sua reale portata solo molto tempo dopo. Stiamo parlando di Watchmen, l’opera che consacrò Alan Moore e che cambiò per sempre il modo di intendere il supereroe. Se i fumetti, a detta di qualcuno, sono ciò che c’è di più si avvicina ad una moderna mitologia, i supereroi sono ciò che nei fumetti più si avvicina agli eroi mitologici. Ogni personaggio è allo stesso tempo iconografico e mutevole, morale ed immorale, e vive indipendentemente dall’autore che ne narra le gesta. Simboli più che allegorie, rivelarono la loro natura nascosta, quel quid che li teneva ancorati all’immaginazione collettiva, proprio sulle pagine della miniserie di Alan Moore e Dave Gibbons. L’autore britannico scava il segreto che fu l’intuizione geniale di Stan Lee, quel segreto che rese davvero degno il mito supereroistico di ricevere l’appellativo di "moderno": i supereroi sono esseri umani. Ma alla visione entusiasta che solo un americano come Stan Lee può provare genuinamente, qui si sostituisce il cupo realismo europeo di Alan Moore. I supereroi di Moore non hanno superpoteri, solo ossessioni; e l’unico che è davvero superumano, lo diviene nel senso più puro del termine, trascendendo l’umanità e relativizzandone l’importanza. E l’unico personaggio che alla fine sembra davvero sano è il più immorale di loro, il Comico, il prototipo del Joker di "A killing joke".
Da allora, quello che la critica chiama "revisionismo supereroistico" ha subito numerose nuove incarnazioni, impiantandosi anche nel fumetto mainstream degli universi ufficiali Marvel e DC e cambiando per sempre il modo di vedere e narrare i supereroi. Grant Morrison, poi, con Animal Man e con Doom Patrol, sposterà la sua analisi più sulle forme narrative che su quelle concettuali. La realtà del fumetto non rappresenta più la nostra, neanche spazialmente, e dalla mancanza della terza dimensione egli coglie i massimi vantaggi, trasportando i suoi characters in avventure psichedeliche che sfruttano al massimo l’aspetto grafico, tralasciando volutamente la parte rappresentativa. Morrison arriverà addirittura, in una storia memorabile, ad incontrare un suo personaggio, Animal Man, rivelandogli che è "solo" un fumetto, e allo stesso tempo affermando proprio per questo la sua autonomia ed il suo valore intrinseco.
Naturalmente, a Morrison e Moore, è d’obbligo aggiungere anche Frank Miller, che si dedicò alla riscrittura di due personaggi come Devil e Batman, dandone la versione a tutt’oggi definitiva. La sua è però, a ben vedere, un’analisi più circoscritta ai suddetti personaggi e al mondo che li circonda. Il suo apporto al fumetto acquista la sua reale dimensione al di sopra sia dell’ambito revisionistico che di quello supereroistico. Moore, Morrison e Miller aprirono una strada dalle possibilità virtualmente infinite, e molti furono gli autori che si cimentarono nella sfida. Rich Veitch, in serie come "Maximortal" e "The One", si lanciò in una disanima satirico- filosofica del concetto primo che sta alla base del supereroe, richiamando nomi come quello di Nietzche, riducendone e allo stesso tempo assolutizzandone il significato. I suoi eroi sono veri e propri mostri, manifestazione delle paure collettive e della miseria umana, figli dell’era atomica, della guerra, della tendenza all’autodistruzione che è propria solo dell’uomo. Ed è la distruzione l’unico risultato delle loro azioni. Warren Ellis, Jean Marc DeMatteis, Peter David : questi sono solo alcuni dei nomi che hanno colto lo spunto di queste opere, seguendo un tracciato che li ha portati ad intendere nuovi modi di narrare di supereroi, esplorando strade non ancora battute. Ma il mercato dei comics americano è, per definizione, soggetto alle leggi della commerciabilità, ed il concetto stesso di revisionismo è stato più volte travisato in un gratuito abbattimento degli schemi. Oggi non ha più senso parlare di "revisionismo": lo stesso Alan Moore, nell’ambito supereroistico ha preferito rivolgere le sue attenzioni all’opposta sponda, il "revival". Quello che resta di un genere che a cavallo fra gli ‘80 e i ‘90 ha letteralmente risuscitato l’industria è la voglia di sperimentare nuove dimensioni del raccontare di supereroi, adeguandolo alla sensibilità del nuovo millennio e contribuendo alla riabilitazione del genere e, più in generale, dell’intero fumetto.
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