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PETRINO ANNARITA - La ragnatela dimensionale
Forse qualcuno ricorderà Frankestein di Mary Shelley, o se non altro il mito letterario che intorno gli è stato costruito: il mostro, il diverso, ha ricoperto il ruolo d’essere il primo cyborg letterario degli ultimi due secoli. E’ stato detto più volte, da più parti, che la Fantascienza non gode di buona salute: con un po’ di amaro sarcasmo si potrebbe dire che trattasi di “un genere in via d’estinzione”. Gli scrittori, anche quelli che si erano detti adepti della science fiction, oggi hanno quasi tutti rinnegato la loro fede per sperimentare altri territori espressivi, spesse volte con risultati ben più che tragici. Valga un nome per tutti: Thomas M. Dish, grande negli anni Settanta, oggi sistematicamente ridicolo, impegnato a produrre cultura dark “politicizzata” decisamente trash. Ma non è questo il punto: voglio invece evidenziare che la fantascienza dishiana è precipitata nella tromba delle scale e si è rotta l’osso del collo. E si è rialzata e si è trasformata (riciclata) in una strega poco credibile e perfino in un prete maledetto ancor meno possibile. Se Dish ha abbandonato, anche Kurt Vonnegut ha gettato la spugna e ben prima di Dish: “…dopo Le sirene di Titano, più che uno scrittore di Fantascienza, Vonnegut è un esponente della ``narrativa pop'', cioè di quel gruppo di scrittori che usano spunti e immagini della narrativa popolare per mostrare l'effetto dei mass-media sulle coscienze.” (Riccardo Valla, Kurt Vonnegut: L'illuminista misantropo) La tentazione è quella di asserire che oggi la Fantascienza o è morta o si è riciclata attraverso altri generi narrativi che spaziano dall’horror all’avant-pop. Ma la situazione italiana, com’è? Sarebbe più semplice dire come “non è”, infatti a scrivere sf pura sono rimasti in pochissimi. Inutile citare chi oggi ancora resiste nonostante tutto. Ad ogni modo giusto è evidenziare che a scrivere science fiction, oggi, sono soprattutto i giovani: e forse i giovani le daranno nuova vita, o la seppelliranno una volta per tutte.
Protagonista di “Ragnatela dimensionale”, il primo romanzo di Annarita Petrino. è una giovane per metà essere umano e per metà cyborg: Shine. Il romanzo è una “ragnatela” narrativa abilmente costruita, che conduce il lettore in quegli spazi dell’intelligenza artificiale che già da tempo sono stati disegnati da Isaac Asimov e William Gibson. L’Autrice però conferisce maggiore umanità e profondità ai suoi personaggi rispetto a quelli più famosi dei già citati padri della Fantascienza moderna: è questo un azzardo, ma che la Petrino riesce a reggere con maestria. Shine è capace di provare sentimenti, ed inizia una relazione amorosa con Alan il cui ruolo importante è quello di “umanizzare” Shine. All’inizio del romanzo, Shine è una ragazza fredda, frigida: solo la morte dei genitori innesca in lei un meccanismo di ribellione che è però gelido, “occhio per occhio, dente per dente.” La ribellione, che spinge Shine a dar battaglia a chi ha ucciso i suoi genitori, è essenzialmente dettata dalla meccanicità, è risposta automatica ad un accadimento tragico. L’eroina, di sé troppo inconsapevole perché estremamente giovane, si vede così costretta ad accettare le sue proprie responsabilità e diventare protettrice della Galassia. Quando dei cyborg cominciano a sparire dalla sua dimensione, Shine decide che è venuto il momento di far luce sul mistero perché non è più possibile tenere gli occhi chiusi, far finta che tutto vada bene. E’ così che s’inoltra in una dimensione il cui controllo è nelle prepotenti mani di un Programma, il PDSU (Programma Digitale Sanità Umana): scopo precipuo del PDSU è di rapire gli abitanti delle varie dimensioni e poi modificarli geneticamente, affinché assumano carattere ermafrodita. Il PDSU è il nemico che Shine deve affrontare per il bene della Galassia. Mentre s’imbatte nel Programma Digitale, incontra Alan che ha non poche colpe sulle spalle, in quanto il PDSU è nato anche a causa sua. Ed è incontrando Alan che Shine diventa, o si accorge, d’essere “un essere emozionale” e non semplicemente una macchina.
Stranamente “Ragnatela dimensionale”, il romanzo di Annarita Petrino, è stato inserito nella Collana I Delfini indicandolo come un'avventura adatta ad un pubblico giovane; ma io ho i miei dubbi che un romanzo così possa essere adatto ad un pubblico di soli ragazzi; è un romanzo divertente e ricco di colpi di scena abilmente orchestrati che riesce a tenere ben sveglia l’attenzione del pubblico tutto. Contrariamente a tanti romanzetti di Fantascienza usa&getta, malamente scritti (o tradotti), “Ragnatela dimensionale” è scritto con genuina verve e notevole passione: lo stile è adamantino, e seppur la trama sia “una ragnatela di accadimenti”, l’Autrice grazie alla limpidezza della sua scrittura riesce nel non poco difficile compito di emozionare il lettore incollandolo alle pagine della storia, riga dopo riga.
Annarita Petrino dà un nuovo soffio di vita “emozionale” ad un genere letterario che sembra esser stato dimenticato da molti autori che si dicevano “puristi della science fiction”. Ed è questo un contributo notevole per la Fantascienza, in quanto se c’è una possibilità di rinnovamento e continuazione di questo genere culturale, questa possibilità è tutta nelle mani e nella fantasia di chi oggi scrive science fiction, nelle mani d’una nuova generazione di scrittori come la Petrino.
Ragnatela dimensionale - Annarita Petrino - Collana: I Delfini n. 2 - Delos Books -Pagine 302 - Euro 15,50 - ISBN 88-89096-02-0
Aggiunto: March 31st 2005 Recensore: Giuseppe Iannozzi Voto: Hits: 1762 Lingua: italian
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