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Vinge Vernon - Il vero nome

(True Names, ’81; edizione originale: (Dell))di Vernon Vinge
traduzione di Gianluigi Zuddas
“Cosmo argento” n. 329, ed. Nord, 2003
140 pagine, 12 €


Questo romanzo breve viene presentato come il precursore di maggior rilievo del cyberpunk, ma, in realtà, dice, necessariamente, cose molto differenti da quelle di quel movimento.
Innanzitutto è molto legato agli stilemi del fantasy, cosa che non è assolutamente del cyberpunk, e anche tutte le problematiche principali sollevate da quello non vi sono presenti, come abbiamo detto, per ovvi motivi di date.
Qui abbiamo, invece, dei novelli hacker (non, ovviamente, detti tali) che si aggirano in un mondo virtuale, ma che vi si aggirano…proprio, vivendo delle avventure, appunto, con molte connessioni col fantasy.
Il titolo stesso indica la principale contaminazione: “Il concetto dei “veri nomi” fa parte della Fantasy, e mi parve un ottimo spunto per descrivere l’importanza dei nomi veri in un ambiente di network.” (pag. 10, “Introduzione dell’autore”).
Infatti, come ben dice Marvin Minsky nella postfazione, l’Uomo comprende molto per mezzo delle analogie: “…fingendo che ogni cosa a noi estranea che vediamo somigli a una cosa che abbiamo già conosciuto… estraiamo le parti del suo comportamento che possiamo capire e le rappresentiamo con simboli familiari…” (pag. 124); percui l’ambientazione ed i personaggi fantasy hanno dato modo all’autore di poter rappresentare questo Altro Piano, che non ha comunque nulla a che vedere col cyberspazio, in maniera comprensibile; anche se decisamente poco credibile: “…gli spiriti, le reincarnazioni, gli incantesimi e i castelli erano gli strumenti naturali qui, più naturali di concetti tipici del ventunesimo secolo come le strutture di dati, i programmi, i file, e i protocolli di comunicazione. Era più convincente… per la mente umana usare l’idea globale della magia per avere strumenti con cui manipolare quel nuovo ambiente.” (pagg. 52-3).
E, la trama, racconta del tentativo di acquisire potere assoluto sulla Terra da parte di un programma in grado di autoaccrescimento, progettato e poi scartato, che per un motivo o per l’altro, rimane attivo, fino, appunto, a tentare di difendere l’umanità nella più estrema delle maniere; dominandola totalmente.
E, in ciò, c’è molta Sf classica, dalla sindrome di Frankenstein ai robot rivoltosi e distruttori per… bontà; ma nulla di cyberpunk.
Per concludere, vi ho trovato un paio di spunti, uno un po’ conservatore, quasi moraleggiante, sull’evasività del… cyberspazio: “…le persone a cui la realtà semplicemente non piaceva, le persone che volevano un altro mondo, e che se solo ne avessero avuto mezza possibilità avrebbero vissuto là per sempre…. Persone (che) potevano accontentarsi di vivere in un grattacielo popolare, e avrebbero speso tutto il loro denaro per un equipaggiamento capace di tenere in vita il loro corpo mentre trascorrevano l’intera giornata sull’Altro Piano, senza muovere mai i loro corpi veri, senza neppure un minimo di esercizio fisico….individui (che) diventavano sempre più adattati alla realtà virtuale, sempre più esperti… mentre i loro corpi degeneravano pian piano.” (pagg. 111-2).
Ed un altro di segno opposto, quando si dice: “…laggiù, siamo molto più di quello che saremo mai qui…” (pag. 116), proprio quando si è scoperto che l’eroina del romanzo, nella Vita Vera, è niente altro che una vecchietta coi reumatismi.
Dunque, sicuramente divertente, breve quel giusto da non poter riuscire a stancare, è una cosina originale davvero; ma non tiriamo in ballo il cyberpunk!!
Per trovare un Vernon Vinge cyberpunk, invece, c’è sicuramente un altro, romanzo breve, “Tempi veloci a Fairmont High” (Fast Times at Fairmont High, 2001), in “I premi Hugo 2002”, “Cosmo argento” n. 332, ed. Nord, 2003; juveniles ambientato in un futuro prossimo nel quale, davvero, la Rete è entrata a far parte della vita quotidiana in maniera praticamente totale.

Aggiunto: December 24th 2004
Recensore: Marcello Bonati
Voto:
Hits: 1276
Lingua: italian

  

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