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WILLIAMS WALTER JON - LA GRANDE ONDA
Walter Jon Williams LA GRANDE ONDA
(The Rift, 1999)
Milano, Rizzoli, 1999
(pagine 808, L. 35.000, traduzione di Marcella Calzolari) Ora che quasi tutti
i suoi romanzi più importanti sono stati recuperati in Italia (e ancor più lo
saranno con le prossime uscite annunciate da Fanucci per la rivista
Solaria) è diventato più facile avere una percezione dell’assieme
dell’opera di Walter Jon Williams. E ci si può quindi fare un’idea più chiara
del suo talento, in positivo e in negativo.
Non c’è dubbio infatti che Williams abbia una capacità insolita: quella di
imitare splendidamente stile e tematiche di altri autori. E, come altri autori
della sua generazione, incluso il ben più bravo Swanwick, è partito dalle
imitazioni cyberpunk per passare a quelle (modernizzate) di autori classici come
Alexei Panshin, Roger Zelazny o Jack Vance. Solo che, mentre Swanwick durante
questo processo ha trovato una voce personale, Williams è rimasto un po’ al di
qua del guado, alla ricerca continua di un modello. La sua originalità si
ritrova semmai in opere come Metropolitan, che, senza essere capolavori
assoluti, rappresentano notevoli esercizi di immaginazione e di stile.
Con La grande onda ci troviamo invece parecchi gradini più in
basso, anche perché il prodotto è stato confezionato per un mercato molto
diverso: quello dei grandi best seller, non quello della fantascienza. Anche se
lo spunto è fantascientifico a pieno diritto, ed è rappresentato da un terremoto
che replica nella vallata del Mississippi gli effetti del grande terremoto del
1811… in un contesto decisamente più popolato, quello del nostro "presente
esteso".
La cosa strana è però che Williams, scrivendo per un pubblico non specializzato,
è costretto a giocare relativamente sottotono. Siamo quindi ben lontani dagli
effetti che si ritrovano, per esempio, in Una ruga sulla terra di John
Cristopher, grande classico del "catastrofismo" inglese degli anni Cinquanta. Le
manifestazioni più spettacolari dell’evento sono descritte quasi solo di
striscio, e l’attenzione dell’autore si rivolge soprattutto al nutrito cast di
personaggi.
È qui tra l’altro che si innesta l’unico concetto originale del libro, una delle
poche cose che lo rende qualcosa di più di uno sciatto copione: l’idea che il
sisma fornisca a molte comunità il pretesto per sistemare il mondo a propria
immagine e somiglianza. Anzi, in particolare, lo fornisce a un radiopredicatore
apocalittico e allo sceriffo di una piccola cittadina del Sud. E su questi punti
il tono della narrazione recupera una parte della forza che manca nel resto del
romanzo – anche perché i "cattivi" sono decisamente più sfaccettati e
multidimensionali rispetto ai "buoni". Ma né questo né i riverberi letterari che
ogni tanto si intravedono (per esempio l’idea del ragazzino bianco che discende
il Mississippi assieme a un nero adulto, che Gary K. Wolfe su Locus ha
giustamente ricollegato a Twain e al suo Huckleberry Finn) riescono a salvare un
romanzo tutto sommato quasi privo di anima.
Aggiunto: April 22nd 2004 Recensore: Mirko Tavosanis Voto: Hits: 1393 Lingua: italian
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