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Ballard, James G., L''allegra compagnia d
(The Unlimited Dream Company, ’79),
"Vintage" n. 4, ed. Fanucci, 2007,
traduzione di Luca Briasco, 16,00 €, 256 pagg.,
edizione originale (Jonathan Cape: 4.95 £, 223 pagg.)
Uno dei romanzi più immaginifici di Ballard, viene finalmente tradotto anche qua da noi.
Un uomo, apparentemente uno squilibrato mentale, dai suoi stessi racconti della sua vita, ruba un Cessna, che, però, prende fuoco e precipita dopo poco.
Precipita in una cittadina nei sobborghi di Londra, lungo il Tamigi.
Ed è là che si svolgerà tutto il racconto. Altamente immaginifico, come ho detto. Ciò che lo caratterizza maggiormente è infatti il suo rimanere sempre sospeso fra la Realtà condivisa e il sogno assolutamente impossibile che dice.
Il pilota pazzo, infatti, sembra essere rimasto per più di dieci minuti, nell’abitacolo del velivo precipitato in un laghetto; ma si ritrova a terra, circondato dagli abitanti di quel paesino, incerti se poter credere a ciò che hanno visto.
Da quel momento la figura del protagonista assume, col passar del tempo, un’impronta messianica sempre più marcata. Ha dei poteri eccezionali, ultraumani, che gli fanno far apparire vegetazioni rigogliose, animali di ogni tipo, che, in realtà sono emanazioni di se stesso, guarire i malati, volare e far volare chi glielo chieda. Ed incorporare in se ogni essere vivente, che va a rinvigorirlo.
E, in qualche modo, il suo arrivo là ha fatto si che, quel paesino, sia circondato come da un incantesimo, che impedisce di poterne uscire.
Tutto ciò, appunto, in un’atmosfera che si fa, via via, sempre più surreale. Alle normali esitazioni iniziali ad accettare ciò che stà avvenendo, man mano si sostituisce un’accettazione sognante, nella quale la razionalità deve soccombere dinanzi alle infinite prove concrete a cui si trova dinanzi.
Quell’aviatore folle stà, lentamente, portando quelle persone verso un Mondo Altro, che la sua nonmorte resurrezione ha spalancato: "…avrei potuto liberare la luce nascosta dietro la patina di realtà che ciascuno portava davanti a sé come uno scudo." (pag. 92); "…mondo reale che svelavo per gradi, aprendo le tende che avvolgevano Shepperton e il resto di quella realtà surrogata." (pag. 102); "…mi stavo spostando attraverso la soglia del mio corpo in un reame regolato da leggi spaziotemporali diverse." (pag. 168).
All’inizio anche lo stesso protagonista è incerto se ciò che gli stà accadendo sia reale o semplicemente frutto di una sua reale morte, o malattia: "Sospettavo che un grumo di sangue nel cervello potesse essere responsabile delle mie strane visioni e delle dislocazioni spaziotemporali." (pag. 108), ma poi arriverà addirittura ad un delirio di onnipotenza nel quale si identificherà con La deità: "Ero la prima creatura vivente che fosse sfuggita alla morte, trascendendo la mia natura finita per trasformarmi in un dio….. il dio unico, la divinità primaria della quale tutte le altre non erano che rozze anticipazioni, goffe metafore di me stesso." (pag. 202).
Ma, quando ormai sembrava che quel messia incredibile avrebbe potuto introiettare per nulla metaforicamente tutta quella gente, e acquistarne così la forza per fuggire da quel paese incantato, per andare ad inglobare la Vita stessa tutta, ecco che l’unico che era rimasto immune dalla sua affascinazione gli spara. Apparentemente uccidendolo.
Si ha, qui, una repentina svolta, nella trama, che dall’idillio precedente, nel quale l’incredulità aveva presto lasciato spazio ad una gioiosa accettazione di tutte quelle meraviglie, passa ad una sarabanda di morte e distruzione.
Il dio aveva tradito, il dio era morto. Non poteva essere, dio.
La rabbia distruttrice travolge tutta quella bellezza, ed il suo creatore stesso. Che, morente, ma non morto, subisce le ingiurie violente di quelli.
Ma, poi, giacente nella tomba che tre bambini handicappati gli avevano eretto, assorbe le energie vitali di ogni essere attorno, che gliele dona spontaneamente. E, ancora una volta, fugge alla morte.
E, veramente, porta a compimento quello che era il suo progetto originario: portare tutte quelle persone nel nuovo mondo che ciò che gli è capitato ha aperto. Ne è stata la chiave: "…stai attraversando lo spazio e il tempo da un’angolazione diversa rispetto a quella di tutti noi." (pag. 103). Quella sua strana potenza, lo sa, gli viene dagli strati più profondi dell’Essere, che sono stati da un tempo immemorabile: "…portavo ancora nel sangue il ricordo di quei mari e del tempo trascorso negli abissi." (pag. 111).
Quando la vita della cittadina stava cominciando a modificarsi radicalmente, il prete gli aveva simbolicamente lasciato la chiesa, dicendogli che la moralità del mondo nuovo al quale si stavano dirigendo non avrebbe potuto che essere profondamente differente, da quella di allora: "Ero… convinto che non esistesse alcun male, e che perfino gli impulsi più palesemente malvagi fossero solo rozzi tentativi di accettare le esigenze di un reame più vasto che prosperava dentro ciascuno di noi." (pag. 198).
Ma fa parte di quella china negativa che lo porterà a considerare di incorporare l’intera popolazione per fuggire dall’incantesimo di quel posto, dalla quale sarà allontanato proprio dalla sua seconda, possibile, morte.
Dunque un romanzo che davvero usa la narrazione in maniera assolutamente liberata da ogni pastoia di realismo, ma solamente per riuscire a poter dire cose che, altrimenti, non sarebbe stato possibile poter dire.
Il contrasto fra l’incredibile che man mano avviene e la realtà del luogo nel quale avviene è, come ho detto, decisamente l’elemento che più lo caratterizza. I miracoli avvengono fra le lavatrici esposte nel centro commerciale, in un normalissimo ambulatorio nel quale fino a qualche pagina prima si curavano normalissimi acciacchi. E spesso, in una stessa frase, si contrappongono gli elementi fantastici e realistici, che si rimarcano l’un l’altro.
Che cosa, in ultimo, Ballard abbia voluto dire, penso non sia… da pensarsi. È, penso, solamente una favola, qualcosa che sicuramente lo ha divertito scriovere, e che non può che divertire chiunque la legga.
Sicuramente la possibilità di poter andare in un luogo mentale ben differente, e migliore, del mondo per quello che ci viene proposto dalla società dei consumi. Con tutte i suoi falsi moralismi, e i desideri preconfezionali che ci vengono propinati.
Insomma, una lettura davvero entusiasmante, un’avventura della psiche, di quell’inner space di cui l’autore è teorico… e praticante.
Aggiunto: March 22nd 2008 Recensore: Marcello Bonati Voto: Link correlati: Ballard J. G. Hits: 1182 Lingua: italian
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