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Benford, Gregory, Città di stelle
(Beyond Infinity, 2004);
"Urania" n. 1512, ed. Mondadori, 2006;
edizione originale: (Warner Aspect), Usa, (Orbit), Uk;
traduzione di Vittorio Curtoni;
320 (302) pagg ., 3,60 €
"Un romanzo che ha il respiro dei capolavori cosmici di Stapledon.", si legge nel retrocopertina, ed è proprio così. E, nella "Postfazione", l’autore dice che, questo suo romanzo, potrebbe essere un esempio di "avventura trascendentale"; che completa il quadro.
Avventure che vanno ad abbracciare dimensioni immense, comunque; vuoi spaziali, o temporali, o, addirittura, dimensionali, ma immense. E, sempre, che determinano il destino, almeno, di un mondo, se non dell’intero Universo.
Certo, qui, Benford, è ben lontano dall’assoluta implausibilità di Stapledon, e imitatori; lui, che della plausibilità scentifica è forse uno dei migliori estensori.
Ne risulta, quindi, un affresco gustabilissimo, pieno di sorprese ad ogni pagina, che, a volte, è difficile seguire, per i continui rimandi alla Fisica, ma che, nel suo insieme, penso possa essere apprezzato da chiunque.
Della cornice nella quale si svolge, ci vengono date notizie ogni tanto; a pag. 36 scopriamo che la Terra non è più nella stessa parte della galassia: "…era stata deviata verso… un’altra stella, che si rifiutava di brillare nella notte.", alla 38 qualcosa di più dei Supra, esseri umani enormemente evoluti, per ingegneria genetica ed altro; essi hanno una: "…neocorteccia… avvolta attorno ai due cervelli animali… (il cervello rettile, primordiale, ed il nostro attuale)… possedeva una mente molto diversa, forgiata dopo quasi un miliardo d’anni d’ingegneria, tanto dall’evoluzione naturale che dagli interventi umani.". Si, perché siamo in un futuro… un po’ lontano.
Espediente che, come appunto in quei romanzi, dà la possibilità di inventarsi un po’ di tutti, senza rischio di implausibilità. In un miliardo di anni, ne possono succedere di tutte, no!?
A pag. 162 capiamo che l’Uomo, ormai praticamente immortale, è stato curato per lunghi anni da robot, mentre dormiva: "…il patrimonio di conoscenza dei rob aveva aiutato l’uomo a espanderse la propria intelligenza e assicurarsi l’immortalità a Sonomulia. Però, per far funzionare il mondo, i rob avevano bisogno di una biosfera povera, secca… così per oltre cento milioni di anni si erano impegnati a forgiare un grande deserto. Nel quale restava solo un’umanità paralizzata, impotente. Adesso i Supra cercavano di cambiare quello stato di cose, di invertire la direzione della storia."; il momento della Storia è, dunque, questo: un risvegliarsi dell’umanità da millenni di torpore, per tentare di ripopolare una Terra ridotta ad un deserto desolato costellato di macerie. Per mezzo di immani opere geologiche, e genetiche.
Ma, la storia che vi si racconta, è pura avventura. Con una giovane ragazza a protagonista, che, come in ogni buon romanzo di questo genere, diventerà di enorme importanza, appunto, per il destino del Mondo.
Mondo minacciato dal Maligno, una creatura quasi mitica, rispuntata dagli abissi spaziali dove era stata segregata i soliti molti millenni addietro; dalle caratteristiche decisamente inquietanti: "…aveva sterminato quasi tutte le civiltà galattiche… grazie agli enormi Talenti che gli venivano da una teoria definitiva dell’universo."; di lui si dice che "…fosse stato creato… per ottenere una comprensione finale dell’universo.". (pag. 196).
Avvincente, anche se con le difficoltà che ho detto, certo deve essere preso con ironia; la sospensione del giudizio, infatti, è messa a dura prova, da tutte queste grandiosità galattiche, questi propositi definitivi. Ma, se si riesce a stare al gioco, è senz’altro una lettura divertente.
Benford ha una grandiosa capacità di narrare, amore che viene detto in queste frasi: "Le persone erano le cose più complesse del mondo… sospettava che la civiltà umana fosse stata inventata per raccontare nuove storie… Ognuno ricordava gli altri perché ricordava storie. Sono le storie che fanno la persona." (pag. 13).
E, io, sospetto che Benford, sotto sotto, voglia far passare un messaggio anti-ingegneria genetica: "Goditi il tuo semplice io e non cercare di essere di più. Essere così, antica e veloce, è sufficiente. A volte anche noi desideriamo esserlo di nuovo." (pag. 291), dicono i Supra alla protagonista, che diventa così importante prioprio per il fatto di rimanere l’ultima rappresentante degli Originali, l’homo sapiens-sapiens. Ma non è molto importante.
Aggiunto: August 27th 2006 Recensore: Marcello Bonati Voto: Hits: 1251 Lingua: italian
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