- Che cosa importa se
un filo di questa tragedia m'è passato per le mani un momento in
forma d'un guinzaglio? A un tratto mi sento di nuovo estraneo, estraneo
fino alla paura...
No. Forse la mia storia
non inizia con queste parole, coniate da Alessandro Pavolini quando scrisse,
tempo addietro, Scomparsa d'Angela; no; ma Pavolini in questa oscura
architettura delle cose ha il suo ruolo, il suo luogo; è sufficiente
tornare indietro di un solo anno; è il 1939, e lui, in qualità
di Presidente della Confederazione Fascista dei Professionisti e degli
Artisti, non ancora divenuto ministro della Cultura Popolare e men che
mai segretario del Partito Fascista Repubblicano, a Genova introduce il
primo volume delle Celebrazioni Liguri, una raccolta di conferenze
il cui scopo è quello d'illustrare la gloria degli uomini della
Superba:
- Con la Liguria, quell'Olimpo
patrio, quel Pantheon di sempreviventi che le Celebrazioni fasciste dei
grandi Italiani vengono idealmente disegnando nei cieli del tempo mussoliniano,
s'è di assai innalzato verso la compiutezza della sua architettura.
- Dir gloria dei Liguri
è infatti dire gloria d'Italia e quindi gloria della universalità
umana in alcune tra le loro somme vette individuali. Leggendari Eroi; Scopritori
di mondi geografici e di mondi dello spirito.
Benissimo. Adesso, come
in un gioco ironico e divertito, proviamo a togliere qualche aggettivo,
magari solo un paio, e cerchiamo di rendere tutto il discorso più
democratico, magari solo un poco; togliamo "fasciste", ad esempio, e poniamo
al suo posto "Colombiane"; in luogo di "mussoliniano" mettiamoci un più
neutro "moderno". In seguito sfogliamo uno dei tanti volumi su Cristoforo
Colombo, uno dei tanti, uno qualunque fra i molti che infestano in modo
pernicioso le librerie cittadine e chiediamoci, comparando fra di loro
le parole di Pavolini e dell'estensore di uno dei suddetti volumi: chi
è il "fascista"?
È quasi il 1992.
Come ad ogni fatale ricorrenza, c'è un lungo rincorrere ogni possibile
aspetto di questa storia quale essa sia, e non ultimo quello del potere...
ma non saprei dire in realtà chi serva questo potere e come, quanto
occulto sia e a che dia effettivamente adito; ma è certo che per
il nostro gruppetto che in sordina s'occupa da anni di storia delle esplorazioni,
altri se ne sono formati ovunque e sono dieci, e cento e mille che in gran
clamore strepitano delle loro grandi "scoperte"... forse è quello
che van cercando, loro; forse è il potere - forse una briciola di
esso - che follemente inseguono; al contrario, forse il potere è
una sorta di boomerang in mano a chi lo ha lanciato...
È quasi il 1992.
Tutti gli operatori culturali sono nel frattempo divenuti esperti colombisti,
grandi americanofili, abili colombologi, infallibili americanisti; diverse
carriere, qui, all'ombra della Lanterna, sono state decise da chi s'è
improvvisato studioso di storia dei viaggi e delle esplorazioni, dell'etnologia
amerindia e dell'Europa cinquecentesca; chi studia l’hispanidad,
chi le caravelle, chi i galeoni chi i portolani; Pinzòn, Sepulvèda,
Las Casas e Isabelita son quotati quasi quanto i calciatori del Genoa e
del Sampdoria; altri ancora partono per Palos, per Zaragoza, per Salamanca,
per Madrid e per l'Hispaniola a scoprire nuove americhe, nuove terre, nuovi
mondi, nuovi soldi...
È quasi il 1992 e
la mia storia inizia così.
Con Enrico Fermi, a Roma,
c'erano i ragazzi di via Panisperna; a Genova ci siamo noi, i ragazzi di
via Lomellini, ovvero la via dove ha sede l'istituto di Medievistica...
noi che nulla abbiamo a che spartire con tutta la genia di arrivisti, di
ciarlatani, di lestofanti, di arrampicatori sociali, di studiosi falsi
e di falsi esperti; tutti costoro sfornano pubblicazioni e incamerano soldi,
e incassano e più incassano più pubblicano e più pubblicano
più la loro vita acquisisce titoli migliori; il primo gennaio del
1993 avranno già dimenticato tutto, entrando in stato di animazione
sospesa almeno fino al prossimo anniversario, qualunque esso sia, la Liberazione,
la Marcia su Roma, la guerra d'Africa, la nascita di Marconi, problemi
dei quali, ancora una volta, s'improvviseranno esperti; ma per adesso hanno
in mano tutto, soldi, fondi e pubblicazioni e a noi, i ragazzi di via Lomellini,
neanche le briciole, e questo non solo perché il nostro capo milita
nell'estrema sinistra e tutti noi, chi più chi meno, proveniamo
dal Movimento; no; la politica c'entra poco o nulla... il problema è
che la nostra visione degli eventi non è celebrativa, non è
agiografica, non lauda, non onora, non restaura; piuttosto smantella, corrode,
dissolve, incendia, smaschera, consuma... piacciono poco alla città
i ragazzi di via Lomellini...
Per questo ognuno di noi
s'arrangia, scrivendo nei ritagli del tempo libero che il lavoro circadiano
concede; a parte il nostro capo, che è l'art director della situazione
e che questo lavoro lo intraprende a tempo pieno, tutti noi ci ritagliamo
piccoli spazi nel nostro poco sapere; il capo conosce tutto, taglia, cuce,
incolla, coordina, suggerisce, incalza; noi tutti diamo il nostro contributo,
in un mondo sempre più volto alla mistificazione, a smascherare
il colpevole, comunque...
Poi ci sono le occasioni
che giungono inaspettate. Ad esempio quando una piccola casa editrice decise
di ripubblicare le Historie di Fernando Colombo, figlio minore ed
illegittimo nonché accurato biografo del padre.
Fu allora che iniziai ad
occuparmi di Colombo, benché poco m'avesse interessato fino ad allora;
m'impegnai a curarne l'edizione; scrissi ancora e per altri versi delle
grandi mistificazioni della storia, quelle che ci hanno dato l'eroe bianco
protetto da Cristo contro la demoniaca orda nera, i buoni ed i cattivi,
la missione civilizzatrice dell'Europa e il retaggio del pensiero occidentale;
ignoro quante copie abbia venduto il libro; non m'interessa saperlo; immagino
poche perché la mia analisi verteva maggiormente più che
sulla celebrazione di Colombo sulla sua demitizzazione; ma il successo
ottenuto dalle mie critiche sarà sicuramente pari a quello ottenuto
dall'attacco del nostro capo a proposito dell'ultima celebrativa biografia,
il silenzio...
E fu allora che iniziò
il gioco; perché non scrivere un'analisi comparata delle celebrazioni,
ufficiali e no, "fasciste" e "democratiche" a proposito del nostro illustre
conterraneo?
La nostra cultura, dal 1945
ad oggi, ha espunto tutto ciò che sapeva di destra dall'ambito delle
possibili metodologie d'indagine; ma la matrice è sempre quella,
più che difformità vi sono similitudini, e tutti i colombisti
d'assalto altro non hanno fatto che legittimare l'equivoco nato durante
il Fascismo; e forse che noi di via Lomellini non abbiamo in massimo punto
la chiarezza?
Sulle prime mi parve un'ottima
idea, questa; ora non più, per i motivi che m'accingo a raccontare...
ora, mentre scrivo queste righe e stancamente m'accorgo che tutto è
andato in malora; prima, quando la stessa casa editrice che m'aveva commissionato
il libro di Fernando Colombo si accordò con me per pubblicare questo
provocatorio testo.
Cominciai a lavorare. Neppure
ricordo quanto lessi, di tutto ciò che era stato stampato sul tema
dal 1922 ad oggi; quanti volumi scorsi, e quanti articoli spulciai e quanti
saggi ho chiosato in quei giorni in biblioteca e quante bibliografie, una
ad una, lette e rilette alla ricerca dell'indicazione che a passi di gigante
m'avrebbe fatto procedere nella giusta direzione... una fatica improba,
resa ancor più grave dal fatto che io lavoro in una scuola lontana
circa un centinaio di chilometri da casa mia, e che per me le giornate
iniziano all'alba cosicché anche la semplice frequentazione delle
biblioteche diventa un inferno e qualunque semplice atto si complica in
modo inarrestabile...
Questo accadeva, comunque,
prima. Trascorsi l'estate del 1988 a lavorare, giocando sul fatto che la
scuola d'estate è chiusa; ma poi la scuola riprese, io non avevo
ottenuto il trasferimento, e allora prima di riprendere il lavoro riordinai
il mio materiale per scoprire che avevo messo da parte un'antologia della
critica colombiana non certo esaustiva, un poco caotica ma comunque definitoria
di quelle che sarebbero state le direttrici fondamentali del mio lavoro
a venire.
Così una sera che
esco dalla sezione colombiana della biblioteca decido di andare a trovare
il mio editore, tanto per scambiar quattro chiacchiere e fargli visionare
tutto ciò che ho raccolto in quei lunghi giorni trascorsi chino
su polverose annate di riviste; volevo, povero ingenuo, sapere se c'era
stata qualche novità, a proposito... all'inferno... anche troppe...
Arrivo nei locali dove ha
sede la direzione; l’équipe è al lavoro attorno ai tavoli,
al computer, alle stampanti; ognuno è indaffarato a ribattere, a
leggere, a tagliare; il direttore è al suo tavolo, sta leggendo
un corposo dattiloscritto, e quando giungo presso di lui si caccia in bocca
un sorriso; ha l'aria piuttosto imbarazzata, e ciò m'induce a pensare
che ci sia qualcosa che non funziona; alle mie domande risponde in modo
evasivo; tentenna, cincischia, elide, glissa, sorvola, sorride e poi m'avvisa
dell'esistenza di alcuni problemi editoriali... oh Lucifero!, fu quello
forse il momento in cui l'universo nel quale viviamo tutti iniziò
a frantumarsi; avevo retto per tutto quel tempo l'orrore di una vita di
banalità fatta a regola di vita, eletta come tale, nella speranza
che giungesse infine il momento del riscatto; nulla da fare; la vita di
colpo riprese a non aver più senso, dall'oggi al domani... semplicemente
tutta la mia immagine del mondo si smantellò all'istante. E non
riemerse.
La tensione è quasi
palpabile. La stampante di un computer ticchetta all'impazzata chissà
quale scritto ma scandisce il testo con lo stesso battito alle mie tempie,
e quegli aghi che s'infiggono inchiostrati sulla carta martellano la mia
carne:
- Quali problemi?
E la corsa riprende, allora.
Incessante. Riprese, ripartendo con lo stesso incedere zoppicante, simile
al lungo e corposo passo che fino ad allora aveva retto la maratona.
La scusa? Dopo il flop delle
Historie ufficialmente si temeva che un altro libro su Colombo vendesse
troppo poco per poter tamponare la falla; bisognava pubblicare qualcosa
che vendesse... cosa?... e questo non vuol significare naturalmente che
il libro non esca, beninteso... e quando esce, allora?... solo una questione
di tempi; uscirà solo un po' in ritardo... quando?... se tu lo consegni
come d'accordo nell'estate del 1990... diciamo... non so bene, ora... non
prima del l994... e perché?... Perché prima non è
possibile, ecco tutto...
Ma la realtà era
un'altra, e ben chiara alla mia mente; la realtà era che non piaceva,
alla ghenga dei colombisti, che qualcuno s'occupasse di quello che giudicano
il loro territorio di caccia.
O ancora peggio: non vogliono
che l'esecrato Pavolini si scopra fosse solito affermare le stesse cose
che solitamente dice l'Onorevole, rappresentante del partito di maggioranza,
massimo dei colombisti mondiali; o ancora che la visione del problema amerindio
trattato al modo di Critica Fascista negli anni Trenta risulti più
avanzata di quella del Professore, primo incensatore dell'Onorevole...
insomma, c'è chi non vuole che il basic italian che ora scopre per
la prima volta Colombo s'accorga d'esser stato menato per il naso così
tanti anni, accorgendosi infine che il retrivo nazionalismo fascista non
differisce poi molto dal trito nazionalismo democristiano... o forse una
differenza c'è: i fascisti ci credevano davvero... e morivano, per
il loro credo...
E il 1992 si avvicina, comunque.
La vita, forse un attimo rallentata dall'improbabile che si manifesta,
ha nello svolgersi la stessa possanza di quel locomotore spinto all'alba
sui binari luccicosi di pioggia quando il cielo è ancora inchiostro
ed io, assonnato ma furibondo, sto ancora chiosando le recensioni ai libri
di Colombo dei regimi di ieri e di oggi, chiedendomi, forse un poco stupidamente
quale sia il peggiore.
E non ho affatto le idee
più chiare.
Primavera 1989
Ho parlato a lungo di quest'interessante
evento con il mio capo, che, dopo essersi fatto un mese di grasse risate
ha deciso che pubblicherà il mio testo nella collana delle dispense
universitarie, quella che contiene le più svariate quanto strampalate
ricerche sui problemi della nomadologia antica e moderna. Mi ha rassicurato
a proposito, illustrandomi diversi aneddoti che contrappongono i liberi
ricercatori all'editoria e alle pressioni che da parte politica vengono
esercitate, laddove certi interessi sono in pericolo.
E interessi ce ne sono,
eccome: l'Expò, la metropolitana, le strade, gli hotel... tutto.
E va bene. Colombo è un ospite fisso che compare a teatro, nei fumetti,
allo stadio, nei francobolli, nelle TV private e in quella statale, al
cinema, in radio, nel turismo; ma Colombo è anche un testimonial
per l'abbigliamento, uno sponsor nello sport, un logo nei prodotti... miliardi
e miliardi vanno e vengono per la città e la regione senza che i
genovesi, storicamente parsimoniosi, s'accorgano dei traffici che stanno
nascendo alle loro spalle, clandestini e paralleli ai commerci quotidiani.
Cultura, in compenso, nulla.
O meglio. C'è chi,
oltre ai mercanti, ha un concetto puramente materiale dell'affare Colombo;
sto parlando di chi imbosca i libri sul tema, e poi si guarda bene dal
riporli da dove ha avuto l'ardire di prelevarli.
Mi spiegherò meglio.
Ho notato da un paio di mesi a questa parte l'estrema difficoltà
di reperire testi colombiani; non solo perché, come dicevo precedentemente,
ora Genova sente l'urgenza di accrescere la sua conoscenza su questi antichi
eventi e che suddetti libri siano quindi quasi sempre in prestito o in
lettura; ma piuttosto perché alcuni proprio non riesco a catturarli...
Comprendo benissimo che
gli studenti impegolati in tesi di laurea ed esami colombiani s'indaffarino
a passarsi l'un l'altro con moto vorticoso e accorti stratagemmi i Taviani,
i Martini i Ferro, i Caraci gli Airaldi i Morison i Pistarino e così
via; ma chi può avere interesse non dico a prendere in lettura,
ma addirittura a far scomparire dagli scaffali El enigma de Cristòbal
Colòn di Llnas de Niubo?
Nessuno, certamente. Eppure
questo testo esisteva, e qualcuno l'ha fatto sparire. Chiedo in biblioteca
come ciò sia potuto accadere; gli operatori mostrano la mia stessa
perplessità; da anni suddetti libri sono in pratica monopolizzati
dai colombisti che però negli ultimi tempi han preso l'abitudine
di farne bibbie microfilmate che consultano comodamente a casa propria
senza neanche scomodarsi, e da noi che saltuariamente andiamo a leggerli...
non ho mai visto nessuno che non facesse parte di una di queste due fazioni
impegnarsi a leggerne uno, neanche per scommessa... già non amo
che qualcuno si freghi i testi in biblioteca, figuriamoci quelli che sto
leggendo io!... e poi il testo di Llnas de Niubo mi serviva... quel giorno
avevo fretta e ho lasciato perdere, strappando di stretta misura ad uno
sbarbatello neo-colombista uno dei testi di Henry Vignaud; ma poi ho continuato
a pensarci sopra... i miei dubbi si sono acutizzati quando una settimana
dopo, nell'altra biblioteca cittadina scoprii che era sparito il volume
di Carbia La superchieria en la historia del descubrimiento de Amèrica,
un libro edito a Buenos Aires nel 1930... tutto ciò suonava maledettamente
strano... e misterioso... chi poteva essere il malnato collezionista colombiano
che per impinguare la sua collezione faceva man bassa di questi testi?
Non ne avevo la minima idea.
Charles Molly, in De
Jure Maritimo e navali fa nascere Colombo in Inghilterra; Luis Ulloa
in Cataluña, Adrian Sanchez Serrano in Estremadura come Vasco Nuñez
de Balboa e Francisco Pizarro; per Celso Garcìa de La Riega l'Ammiraglio
è invece originario della Galizia; ma è nato anche in Corsica,
a Calvi, e si chiamava Christophe Colomb; a Digne, e si chiamava invece
Jean Colomb; sempre Colomb quand'era nato a Ginevra; Cristhoforo Colon,
in Grecia, e figlio naturale di Costantino Paleologo... per quanto riguarda
l'Italia, invece, oltre che Genova e Savona anche l'area del Piacentino
ribadisce la propria paternità all'illustre navigatore.
Mentre il treno corre nell'alba
delle gallerie, non posso far a meno di immaginare quale sia il senso di
questa inutile polemica. Se Colombo fosse stato pure un discendente dei
Cimbri, come è stato sostenuto più volte da parte danese,
i soldi offertigli dalla Spagna per la sua impresa avrebbero avuto una
diversa nazionalità?
Eppure sono questi i libri
che vendono. Sono i libri delle diatribe inutili, i libri trionfalistici,
i libri scandalistici, e più sono assurdi e meno scientifici, più
la gente è felice. Il marketing ha le sue esigenze e lo dimostra
il fatto che noi di via Lomellini non riusciamo a combinar nulla... un
assurdo problema come la genovesità di Colombo ha, con il tempo,
assunto ciclopiche proporzioni; e i libri così vendono, eccome!
Colombo... ammiraglio dell'Oceano!
Che persecuzione che stai diventando con la tua multiforme, proteica, mutante
capacità di scomparire per poi, trasformato in qualcos'altro, incarnarti
sotto altre spoglie... riapparire! A quasi cinquecento dalla tua impresa
il mondo, che avrebbe di certo problemi più gravi a cui dedicare
il proprio tempo disquisisce e disserta sul tuo luogo di nascita - Piacenza
o Estremadura? - e fra i tanti, ci sono anch'io che t'odio al punto da
non sopportare più quelli che ti roteano attorno come i pianeti
e le stelle roteano al centro di chissà quale universo... io che
ti amo al punto che tu, genovese quale me, se su questa postuma fortuna
ci avessi mai scommesso ti avrei gettato giù dalla traballante tolda
di una di quelle caracche che spagnoli, portoghesi e inglesi ti offrirono...
Ma io ti farò la
pelle, Cristoforo Colombo!
Giugno 1989
Anche a questa fine d'anno
sono riuscito a sopravvivere; ma solo a stento. Ora che è finita
la scuola io ho messo da parte altre cinquanta cartelle e finalmente posso
indagare con una certa calma... sempre che la paradossale moria di testi
colombiani che epidemiologicamente affligge le biblioteche genovesi s'arresti,
e che qualcuno combatta l'emorragia... il malefico collezionista continua
a far scomparire i libri e nessuno è in grado di comprendere il
perché.
Io invece sono giunto a
qualche conclusione... provvisoria.
È successo, e tutto
per caso, una sera.
Confrontavo la bibliografia
della Galliano sulle opere contenute nelle biblioteche genovesi, inerenti
a Colombo e a tutta l'epopea colombiana, con quella che io in tempi migliori
avevo redatto nei giorni trascorsi a leggere e a studiare... controllavo
quali testi fossero scomparsi e che senso potesse avere il farli sparire...
c'era uno strano filo logico che univa l'una all'altra quelle opere...
mi dannavo nella speranza di cavarci qualcosa... l'aria era greve di fumo,
la mia casa somigliava ad un bunker, al Nido d'Aquila, al Ridotto della
Valtellina... all'ultima spiaggia... e di colpo mi casca l'occhio sul libro
di un misterioso Darius Martineur, Etudes critiques sur la magie de
Colomb, kabbaliste... un saggio evidentemente senza senso stampato
a Lione nel 1935... vado avanti a guardare... un'altra mancanza riguarda
uno di quei testi che il Martini cita nella sezione "opere contestabili"
dell'appendice bibliografica della sua opera su Colombo: contestabile/non
contestabile, è un criterio tutto particolare, da unico conoscitore
della verità, da sommo sacerdote del potere, d'accordo, e Martini
della ghenga dei colombisti è giusto uno di quelli che pensa di
conoscere la verità, ma un volume come Colòn toledano
di Lòpez Ventura non sembra certo il massimo della ricerca scientifica...
e vado ancora avanti... la visione di ¿Fuè Colòn
ahorrado o tacaño? di un tal Pablo. E. Tazana sembra superare
ogni limite della decenza. L'idea che qualcuno nel 1922 si ponesse il problema
di determinare se Colombo fosse stato un semplice risparmiatore o un vero
taccagno genovese pare incredibile... ma a quel punto da quell'incontro
fortuito mi pongo a rileggere con più calma e attenzione i titoli
scomparsi, e scopro, senza possibilità d'equivoco alcuno, che si
tratta di testi completamente inutili... pezzi da collezione d'accordo,
ma che pezzi!, un insieme di amenità, un'accozzaglia di opere marginali
totalmente alla periferia di tutti gli studi storici... testi che pongono
mano a leggende e favole per dimostrare in modo inequivocabile le più
strane nazionalità colombiane; opuscoli in cui il navigatore è
di volta in volta un negromante, un mago, un alchimista; memorie in cui
s'analizzano gli aspetti più superficiali del suo carattere, come
l'avidità, la taccagneria, il senso di colpa, la presunta omosessualità...
Chiunque stia facendo incetta
di libri, raccoglie volumi che sono stati acquistati o donati ma che nessuno,
se non il nostro gruppo o quello dei colombisti si è mai sognato
di leggere.
Qualcuno che è abbastanza
abile da riuscire a trafugare i volumi, abbastanza ricco da aver la complicità
di altri all'interno delle biblioteche, ovviamente corrotti, ma non al
punto tale da organizzare ricerche ad ampio raggio negli studi bibliografici
del resto della nazione; un nobile decaduto, un borghese arricchito, un
collezionista maniaco, un neo-colombiano, qualcuno che comunque è
stato colto dalla moda ora imperante nel jet-set genovese e si è
lanciato in questa folle impresa...
Chi diavolo potrà
essere?
Per diverso tempo resto
a pensarci sopra, ma senza riuscire a disegnare l'identikit di questo strano
individuo; lo immagino inafferrabile, come Colombo, un miraggio; può
esser chiunque in questa dannata città in preda a questa stupida
frenesia cinquecentenaria; ma trovarlo è un'impresa disperata.
Eppure c'è una possibilità.
Nei ritagli di tempo che la ricerca mi lascia, decido di inseguirla.
Agosto 1989
La città è
calda, deserta e canicolare.
Le biblioteche sono chiuse.
Tutti sono in vacanza e solo io trascorro le mie giornate a leggere, confrontare,
battere e ribattere il mio testo che s'intitolerà Falso Ammiraglio
dell'Oceano. Interpretazioni di Colombo dal fascismo alla post-democrazia.
È un lavoro che mi
consuma, lentamente, che si trascina di giorno in giorno senza termine
e fine. Ma che raccoglie tutte le mie speranze di indagatore della storia
e delle sue interpretazioni, e tutti i miei desideri di affondare gli affilati
bisturi del ricercatore nel ventre del Fascismo e di cavarne fuori un senso...
quale senso poi... e perché... proprio questo non me lo so spiegare...
o forse nascosta in qualche oscura piega del mio materialismo storico c'è
questa nichilistica rovinologia che mi trascino addosso dall'adolescenza,
questo territorio di uomini, di fedi, di idee, di lotta per una rivoluzione
che non c'è stata nel ventidue e nel quarantacinque, nel sessantotto
e nel settantasette, e noi, da una parte e dall'altra, siamo rimasti ancora
sulla scena - i protagonisti di sempre - i marginali protagonisti di questo
disperato tentativo di cambiare il mondo - Gramsci e Pavolini, Bottai e
Togliatti, Bombacci e Pertini, Almirante e Capanna, Rauti e Berlinguer...
tutti nel dimenticatoio, nel tempo che è stato...
Però lasciare nella
storia un traccia. Se non come creatore di grandi rivolgimenti almeno come
interprete di essi. Forse è questo il senso della ricerca che mi
è compagna da non ricordo più quanti anni, e che si trascina
fra mille difficoltà, con tutto il tempo imprigionato fra le mie
mani, e niente donne, e niente corse in moto, e niente cinema o teatro
o concerto, e niente libri che non siano di storia, e niente notti insonni
e niente sbronze e niente vacanze... niente... una vita fatta di niente,
appunto...
E il tempo, Grande Giustiziere,
intanto trascorre...
Siamo in agosto e io leggo
una recensione al libro di Charcot apparsa su un numero del 1928 della
Rivista aeronautica, poi la confronto con un'altra di trent'anni,
di quarant'anni dopo... scopro che nulla è cambiato...
Perché? Perché
voglio distruggere Colombo?
Ottobre 1989
La vita... un ciclo continuo...
Inizio a pensare che esista
un'estrema connessione fra gli inspiegabili fenomeni di cui anch'io faccio
parte, di cui sono vittima e testimone e la storia di Cristoforo Colombo
che m'avvolge oramai come le spire di Quetzalcoatl, Il Serpente Piumato...
Anche quest'anno non ho
ottenuto il trasferimento. Il gioco, a ben vedere, è sempre più
duro e scabro... sfilano i treni e gli orari, corrono sulle rotaie i giorni
e si consuma nella notte l'orribile verità quotidiana... perché
non m'hanno trasferito? Perché continuo a vagabondare per tutta
la riviera ligure del Levante?
Tra i miei amici balena
intermittente l'idea che il mancato trasferimento sia una sorta di neanche
troppo velato "avvertimento"; a dire che c'è qualcuno che tanto
di buon occhio non vede i temi che affronto, e come li affronto, e poiché
di certo non può intimidirmi per via diretta, tenta di aggirare
l'ostacolo... in modo ellittico...
Può darsi. Potrebbe
essere.
È così, forse.
Ma in tal caso è una ragione in più per lavorare e a fondo
in questa direzione, perché vuol dire che ciò che sto cercando
di dimostrare è giusto.
E poi, questi sono i paradossi
della nostra cultura. Se dieci anni addietro avessi scritto un libro come
quello a cui sto lavorando, tutta la cultura di sinistra m'avrebbe aperto
le braccia e io avrei avuto da temere, che ne so, dai miliziani di Ordine
Nuovo o di Avanguardia Nazionale. Oggi è il contrario;
altri sono i nemici; non hanno nomi o sigle ma il potere che manovrano
è ben ampio, forte il loro denaro... e la totale mancanza di fede
o di ideali rende questa gente pericolosa.
E forse i miei amici non
sono troppo lontani dal vero.
Novembre 1989
Vivo oramai chiuso in una
sorta di parauniverso, dove il mio libro e il collezionista di libri colombiani
s'alternano con un vorticoso ritmo da gimmick.
Al primo continuo a lavorare
senza un momento di requie.
Al secondo mi ritrovo a
pensare quando non riesco più a concentrarmi sul primo. Ho fatto
spargere una voce in giro, nei diversi antiquari genovesi, nelle librerie
dell'usato, nei negozi di bibliofilia; ho fatto sapere che sono interessato
a testi "strani" su Cristoforo Colombo, e una chiacchiera tira l'altra,
i "rumori" crescono, e di voce in voce ho stilato una possibile lista di
sospetti... tutti individui estremamente rispettabili, com'è ovvio;
un direttore di banca, un paio di professionisti, qualche commerciante,
un primario d'ospedale... ma tutta gente danarosa, troppo danarosa per
esser colpevole; e poi; qualche insegnante delle superiori, un giornalista,
qualche altro professionista... nessuno di loro è un colombista
in senso stretto, però; sono le ultime leve, gli ultimi arrivati...
io so tutto di loro, e loro sapranno tutto di me, a questo punto che le
notizie con così poca discrezione sono circolate... ma tra di loro
deve esserci per forza il mio avversario, che prima o poi manderà
qualcuno a svaligiarmi la casa, come in tempi remoti un altro collezionista
fece per impossessarsi delle mie cartoline su Gabriele d'Annunzio...
Così nascondo tutto.
Ho preso in affitto un paio di cassette di sicurezza e vi ho nascosto i
rari volumi che possedevo a proposito di Colombo. Ma ogni tanto, quando
me ne capita sott'occhio qualcuno e le mie magre finanze me lo permettono,
acquisto un libro e lo chiudo nella cassetta perché non voglio lasciare
al mio avversario la soddisfazione di derubarmi. Ma spesso m'arrovello
a pensare al modo di smascherarlo.
Ma questo è nulla,
tutto sommato.
L'attuale grande problema
è un altro.
Anche il capo mi ha mollato
per strada. Lo sapevo... lo intuivo... qualcosa dentro m'avvertiva che
non funzionavano più le cose come un tempo... che il capo non sembrava
più interessato a quello che stavo facendo, si negava, spesso, non
aveva occhi e orecchie se non per una nuova leva appena reclutata... poi
un giorno che eravamo entrambi in istituto, improvvisamente mi disse tutto
quello che fino a quell'istante s'era tenuto in serbo per sé; e
lo disse impacciato, confuso, imbarazzato, cercando di dissimulare la verità
con una serie di fole che avevano lo stesso spessore di quelle che avevo
sentito - ma quanto tempo prima! - in un'altra stanza, in un altro contesto,
in altri tempi ma con modi simili... la scusa? Quella ufficiale che benché
io avessi giurato che il testo sarebbe stato pronto per la prossima estate,
motivi e tutti speciosi ne rimandavano la pubblicazione non prima del 1991;
ma per quell'epoca il mercato sarebbe stato inflazionato, e allora non
conveniva attendere la fine del 1992, quando si sarebbe esaurita la spinta,
e magari nel 1993, terminata l'ebbrezza colombiana, quando tutti si sarebbero
dimenticati delle celebrazioni e il mio libro invece sarebbe rimasto uno
dei pochi in circolazione a tracciare le mappe di quest'avventura intellettuale...
Conosco bene il capo. Il
management non è il suo forte. Riuscì a render così
complesse le cose, che il mio libro su d'Annunzio, anziché uscire
nel 1988 in occasione del cinquantenario della morte è ancora, un
anno dopo, che attende il via, c'è tutto il testo composto, le note,
la copertina, ma qualcosa lo blocca... cosa?
Qualunque altro terribile
evento che fosse potuto accadere avrebbe destato meno sorpresa in me, che
quelle parole; anche perché di colpo ripensai all'altro libro, quello
su d'Annunzio, appunto... ripensai alla mia vita trasformata in un inferno
per avere il tempo di lavorare... e come se nulla fosse, nel giro di un
anno tutto andava a dissolversi nel nulla senza lasciare traccia alcuna...
Che colpo, fu quello! Peggiore
del primo! Sul mio mondo che già vacillava fece l'effetto di una
bomba...
- Quali problemi?
Inaspettato giunse a spazzare
via, quest'evento, ogni residuo di convinzione a proposito dell'utilità
dell'esistenza... restai a pensarci sopra, e senza averne l'aria...
Non rividi più il
capo.
Non lo volli mai più
rivedere.
La storia dei ragazzi di
via Lomellini, per me, era definitivamente chiusa.
Decisi che avrei giocato
io il tutto per tutto; che sarei stato io d'ora in poi a
gestire la pubblicazione di quel libro che bruciava nelle mie cartelle
più della chimera o di qualunque altro mitico animale... dovevo
terminare quel libro, dovevo pubblicarlo, farne parola e carta stampata...
Era un debito che avevo
con me stesso.
Non esistono, in giro, grandi
documentazioni autografe dell'Ammiraglio del Mare Oceano: tre sono a Genova,
una ventina a Madrid, una a Salamanca... e benché i colombisti di
tutto il mondo siano da sempre affaccendati a mostrare come testimonianze
inconfutabili gli scritti coevi alla scoperta, alle volte ho l'impressione
di naufragare in una palude di citazioni di altre citazioni...
Anche tutti i documenti
relativi alla famiglia Colombo conservati qui a Genova paiono ben lungi
dall'essere inoppugnabili; eppure tutti giurano sulla genovesità
di Colombo... giurano sulla sua esistenza... sulla sua fede cattolica...
sulle sue capacità nautiche... un giorno m'è capitato perfino
di leggere uno studio di non ricordo quale cialtrone impegnato a sostenere
che Colombo fosse dotato di uno sviluppato senso dell'olfatto; e questa
sua specificità veniva desunta dal suo amore per i profumi...
Detto per detto. A volte
mi viene in mente che forse Colombo poteva essere uno degli abitanti della
misteriosa Antilla, dell'Atlantide perduta, di Bimini... un viaggiatore
sopravvissuto ad un naufragio o ad una disgrazia; uno straniero che, mescolando
italiano, genovese, portoghese e castigliano riuscì ad imbrogliare
i Reali di Spagna per farsi affidare una piccola flottiglia in modo da
farsi riportare a casa; Antilla, Atlantide, Bimini, o anche Mu o Gondwana
o Lemuria o chissà quale altra immaginifica invenzione... qualunque
fosse la sua terra, questa magari sprofondò in mare nel tempo che
lui tornava indietro... non gli rimase che simulare d'aver scoperto una
terra che conosceva benissimo, al punto che gli Azteca, discendenti di
Aztlan, altro non erano che i diretti figli del ceppo originario di quella
civiltà perduta frammentata da una prima catastrofe avvenuta nell'antichità
e distrutta completamente nell'anno di grazia 1492... poi se ne tornò
a morire in povertà, a Valladolid.
Cosa sto facendo? Non lo
so. Mi domando se davvero tutto ciò che m'avviene attorno abbia
significato; in questo chiuso universo in cui giorno a giorno m'avvolgo
scopro tante metamorfosi da non saper più discriminare cosa stia
facendo e cosa no.
Non ho ancora trovato il
modo d'identificare il misterioso collezionista... ad esempio; l'emorragia
continua; i libri scomparsi sono altri tre. Ventitré testi da aprile
ad oggi. È inammissibile! Nessuno dice nulla, nessuno interviene.
E in tutto ciò che
mi circonda intravedo... come se ci fosse qualcuno che m'impedisce di lavorare
in pace, e per farlo mi nasconde i libri. Forse è la stanchezza
di questo dicembre, di queste vacanze natalizie che anziché riposarmi
lavoro e anche più del solito.
Febbraio 1990
Ho come l'impressione d'esser
seguito, pedinato, controllato mossa dopo mossa; è una sensazione
che m'attanaglia da diverso tempo e che si lega, in qualche buio modo,
alla situazione e al modo in cui la sto vivendo.
Sarò più chiaro.
Da quando ho iniziato a
dar la caccia al Collezionista - oramai lo chiamo così - la mia
attenzione è più che mai fissa su questi libri che scompaiono
senza lasciar traccia, su queste indicazioni che si vanno dissolvendo...
oggetti che qualcuno mi toglie di sotto e che comunque non verranno mai
restituiti... provo un'orribile sensazione, come se ci fosse qualcuno pronto
a coprire ogni mio passo e a studiare ogni dettaglio della mia vita; questa
constatazione - ogniqualvolta si presenta alla mia coscienza - m'angustia,
m'opprime, mi soffoca. La vita che da sempre è inferno ancora più
insopportabile si manifesta in tutti i suoi aspetti più negativi.
Vado in biblioteca.
Laggiù c'è
sempre qualcuno che mi è amico, ma anche qualcuno che mi controlla.
Forse è la stessa persona ma io non sono assolutamente in grado
di accorgermene; così i benevoli sguardi degli amici finiscono a
confondersi tra gli sguardi dei nemici... al mio tavolo m'accorgo perfettamente
del senso che ciò acquisisce; quando esco la biblioteca sfuma e
viene sostituita da qualche altro spazio, da un'altra osservazione, da
un ulteriore pedinamento, da altri occhi e da altri sguardi.
Non so chi siano, né
perché facciano così.
Posso soltanto immaginare
d'esser centro di una chiara configurazione in cui, l'Ammiraglio da un
lato, e Lucifero sa chi dall'altro stanno per giocare una difficile partita
nella quale per caso anch'io sono entrato.
Marzo 1990
La tensione di questi giorni
infiniti mi sta distruggendo. Uno dopo l'altro avvengono fatti sempre più
strani che io non sono in grado di comprendere; non hanno inizio né
fine... come se l'esistenza di giorno in giorno fosse sempre più
buia... e sempre meno... insomma, è come se cercassi di fuggire
da un nemico che non conosco.
La mia vita è intrappolata
nell'identico periodare di tutti i giorni. Esco dalla biblioteca. Faccio
un salto in libreria. Torno a casa. Me ne vado a dormire, dopo cena. All'alba
esco da casa e vado in stazione. Poi il treno, e la scuola. Finita la scuola,
ancora la stazione e il treno. E poi la biblioteca. O la casa. Non esco
neanche più, la sera.
Dietro di me c'è
qualcuno che mi spia. Qualcuno che s'è incollato alle mie spalle;
altri che s'interessano all'Ammiraglio, forse, hanno un gran desiderio
di scoprire che cosa io stia facendo.
Se qualcuno potesse entrare
nella mia mente non avrebbe nessuna difficoltà a riconoscere in
me la tipica strutturazione cognitiva del soggetto paranoide. Anch'io lo
crederei se non fossi immerso in questa storia fino al collo. Non è
solo un problema di sensazioni. È qualcosa di più.
Questo buio sembra coinvolgere
anche la stessa organizzazione della mia vita. Tutti si allontanano da
me - o al contrario sono io che m'allontano da loro; un processo irreversibile
che oramai dura da mesi.
Il mio mondo va sempre più
spopolandosi; è fatto di fantasmi; intangibili, tutte ombre che
s'allontanano.
Ho perso tutti i miei amici.
Ho lasciato anche Renata, la donna con cui negli ultimi due anni ho condiviso
le ansie e le serenità dell'esistenza.
Renata s'allontana all'indietro
nel tempo. Io la dimentico come vado dimenticando quello che è il
tessuto del mondo circostante; oramai assorbito dalla visione di Cristoforo
Colombo, Ammiraglio del Mare Oceano, che m'attende in fondo ad un inesplorato
cammino, solitario.
Non credo che Renata abbia
preso bene questa storia. Forse non si è resa conto che tutto ciò
che é avvenuto tra di noi non è sorto per equivoci, dissapori
o disaccordi; ma che si è trattato semplicemente di un modo per
non coinvolgerla nella caduta.
Ho impegnato buona parte
della mia vita, in questa storia; forse tutta; ma in quest'universo che
si frantuma, adempiere ai riti della vita quotidiana non ha senso alcuno;
è meglio sprofondare e nella caduta non trascinar con sé
nessuno; lasciar che la nave, la Santa Maria, affondi e che si salvino
tutti gli altri! - Io voglio affondare; solo.
Lei non l'ha compreso.
Assolutamente.
Ma è meglio che le
immagini di questo mondo si dissolvano lentamente, in solitudine; che si
perdano assieme a questi libri che non si ritrovano più, a queste
edizioni smarrite, a questi opuscoli polverosi, a quei manoscritti veri
o falsi e introvabili, a queste improbabili testimonianze di una disperata
ricerca dell'assoluto...
Ignoro che rotta Cristoforo
Colombo abbia tracciato nella sua vita; ma certo seguiva un percorso meno
tortuoso di quello che io seguo; e chi avrebbe mai detto che esisteva un
testo intitolato Colombo esoterico, e che la Blavatskij scrisse
ai tempi dell'Iside svelata?
Maggio 1990
Un'altra notizia. Qualcuno,
sempre lui, immagino, ha rubato il Colombo esoterico.
Ora ne ho le prove. Io ho
letto quel libro; lo ricordo; un volume dei Fratelli Bocca, della collana
"Biblioteca scientifico-spirituale", un'edizione del 1933; ricordo d'averlo
sfogliato, d'aver palpato con i polpastrelli la ruvida copertina bianca,
prima di tagliare le pagine che nessuno aveva mai tagliato; era giunto
da appena un paio di giorni in biblioteca, quel libro; faceva parte di
un lascito; io l'ho avuto fra le mani; ora non c'è più; come
se mai fosse esistito; ho chiesto in giro ma nessuno lo ricordava; ho guardato
a schedario e non era neanche citato; ho fatto controllare l'elenco generale,
ma nulla neanche in quel settore; semplicemente non è mai stato...
Evidentemente il Collezionista
si è specializzato nei suoi furti. È riuscito, e non so come,
a far sparire anche le prove della sua esistenza.
Ottobre 1990
Accerchiato.
Mi sento accerchiato.
Il Collezionista, i Colombisti,
lo spettro dell'Ammiraglio dell'Oceano, Dio o il Diavolo o chissà
chi m'accerchiano in un cupo incubo pregno di minaccia... non riesco ad
uscirne... la minaccia non si concreta per un po' di tempo; poi diventa
reale; qualcuno gioca con me in modo pesante con la mia vita, nel tentativo
di annullarla... e di annullarmi.
Non dirò che non
ho paura della morte. Semplicemente sorrido all'idea, perché ne
ho fatto oramai pratica sulla morte ed essa m'appare come un fantastico
viaggio in territori senza confine... un altro viaggio, più oscuro
ancora di quello di Colombo ma altrettanto magico.
Ma dalla letteratura al
piacere della simulazione; fino all'orrore della vera morte intercorre
ogni possibile distanza.
È notte, è
l'alba, è buio; fuori piove, c'è vento, la città è
vuota e solitaria e poiché ancora non ho ottenuto il trasferimento,
appunto all'alba m'accingo ad andare in stazione - entro in garage, tiro
fuori la moto - ancora assonnato m'infilo il casco, accendo il motore,
esco fuori nella notte, nel silenzio, nel vento.
Sto scivolando giù.
Corro nel buio e i fari tagliano la pioggia. Corro nella notte e una curva
dopo l'altra s'infilano nella mia rotta le strade, le discese, i percorsi,
i nodi, i margini, i semafori. La moto sfreccia rombando ed il suono che
m'accompagna risveglia ogni possibile eco nel buio... una curva, un'altra,
una terza curva; vedo il camion dei rifiuti che lampeggia in lontananza
- lascio andare il gas, freno, scalo una marcia, ed in quell'istante il
motore s'arresta! Grippa! - Ho giusto il tempo di tirare la frizione che
già la ruota posteriore si blocca, la moto striscia, sbanda, poi
riprende la linea e allora tiro i freni e s'arresta...
Zucchero nella benzina.
Se non fosse già stato che ero già sul punto di fermarmi...
se avessi corso come al solito, sarei decollato. E chissà per dove.
Non ne posso più.
Non ce la faccio più. L'intero universo cospira contro di me e non
mi lascia.
Sono salito sul treno, e
come tutte le mattine ho raggiunto l'ultimo vagone che, dei tanti, conserva
qualche parvenza di comodità.
Siamo partiti. Abbiamo proseguito
la nostra corsa. Correvamo, era la corsa vento e metallo, macchina e rotaia,
disperazione e solitudine e paura dell'ignoto...
L'ultimo vagone è
sempre vuoto.
All'alba il treno odora
di chiuso; puzza di fumo, inoltre, di stantio, di nulla; le porte si aprono
da sole; i sedili di similpelle sono istoriati da scritte oscene e tagli
di rasoio, malamente ricuciti. La tumultuosa umanità passa per questi
scomparti e lascia ampia traccia della sua escrementizia genesi.
Dopo una delle tante stazioni,
la quinta, mi stanco di legger della vita di Colombo e m'alzo per fare
due passi nel corridoio.
Tutto è vuoto, silenzioso.
Inutilmente l'aria fischia
nelle fessure dei vetri appannati; inutilmente lo sguardo corre lungo il
paesaggio; tutto è vuoto, proprio come dentro di me... poi sento
uno strano rumore che si leva in fondo al vagone; lo seguo; in quell'istante
mi rendo conto che quella è una delle tante prove che dovrò
affrontare in questo periodo per giungere... dove?.. ma questo pensiero
che mi coglie mi sorprende, m'ambascia... mi riempie di sgomento... una
prova... mi sconvolge l'idea di subire delle prove, io quieto e pantofolaio
topo di biblioteca... delle prove... io... che altro non ho fatto nella
mia vita che leggere... ma quali prove... è sconvolgente...
Meno, comunque, dell'individuo
che m'assale cercando di buttarmi giù dal treno.
Con il sangue gelato dall'orrore
che solo a ripensarci ancora tremo... nel frattempo che la luce si spegne
e il treno s'infila in galleria... mi trovo a lottare contro qualcuno che
non conosco... ma lui conosce me, e conosce la lotta... vuole comunque
la mia pelle... mi stringe il collo... io gli mordo le mani... mi colpisce...
non so quanto dura l'aggressione; ma ad un certo punto odo delle voci in
lontananza mentre il treno rallenta... la torcia del controllore... prossima
stazione...
Stazione terminale.
Quando giungeremo alla fine
del viaggio?
Dicembre 1990
Credo di non riuscire più
a discriminare la realtà dall'immaginazione. L'equilibrio che così
puntigliosamente ho conservato negli ultimi tre anni di questa vita si
è decisamente rotto.
Ho paura ad uscir di casa.
E questa non è una
ristrutturazione cognitiva di tipo paranoico!... nient'affatto... qualcuno
mi dà la caccia... il Collezionista, i Colombisti, chissà...
forse è il primo che ha capito che gli sto soffiando i libri che
lui va cercando e vuol farmi la pelle... forse sono i secondi che non vogliono
che io continui il mio ingloriosamente libro anticolombiano... insomma,
ora non è più una minaccia levata nell'aria nebulosa della
paura irrazionale; ma la concreta sfida della morte che mi porto addosso.
Ma infine, chiunque sia
il mio nemico; poiché ora non ho proprio più nulla da perdere
venga finalmente allo scoperto. I libri che riesco a trovare, soffiandoli
al Collezionista, e sui quali investo tutti i miei soldi sono sparsi in
varie cassette di sicurezza in diverse banche... altre cassette ospitano
le copie del mio manoscritto, che comunque porto sempre con me...
E a proposito di questo.
Colombo esoterico non esiste nel catalogo dei Fratelli Bocca; nella
bibliografia nazionale, anno 1933; in nessun volume di nessun anno della
suddetta bibliografia... in realtà non è mai esistito alcun
volume scritto né dalla Blavatskij né da chicchessia con
quel titolo; e forse l'ossessione dell'Ammiraglio m'induce addirittura
a credermi veri i libri che ho solo sognato di leggere, di sfogliare, di
possedere...
La vita si districa pezzo
a pezzo da questo nodo immaginario, e subitamente s'allega a nodi ancor
più aggrovigliati. Così le immaginate note di questa vita
che non si celebra ma si subisce proseguono nel loro eterno scorrere...
le tenebre sono dappertutto. Io fuggo ancora.
Marzo 1991
L'ho visto! Finalmente ho
visto il Collezionista! L'ho scoperto - per caso - intento a fregarsi un
libro! È mio, oramai! Ora lo marco! È mio - non fuggirà
più...
È successo così,
per caso, come in questa vita balorda tutto avviene per caso. Ero in biblioteca;
avevo preso in lettura un volume di Kajetan Altesein, Christoph Columbus,
der Charon des Ozeans, che già dal titolo pareva prometter bene...
gli ho dato una scorsa... l'ho restituito e fatto portare all'ufficio prestiti...
e voilà, nel tempo che il libro compiva venti metri è sparito...
come è sparito, domando, neanche cinque minuti prima c'era... tutti
lo cercano... si chiedono come sia possibile... un gran casino.... ed in
quel mentre scorgo qualcuno uscire dall'ufficio, qualcuno
che non ha la divisa dei bibliotecari... un borghese, uno che non fa parte
del personale perché io quelli li conosco tutti... esce con aria
circospetta... uno strano rigonfiamento in una tasca del trench... si scusa
per aver sbagliato porta... si fa strada fra gli utenti del prestito...
lo guardo... lo vedo in faccia... s'allontana veloce...
Di colpo capisco che è
lui.
Una manciata di secondi
e gli sono dietro. Lo pedino lungo i vicoli, in mezzo alla folla; lui s'allontana
e di corsa, quasi, e io lo tallono; getto via la giacca, m'infilo gli occhiali,
mi calco in testa il basco; esce dai vicoli; io gli son dietro; lo seguo,
fino a casa sua.
So chi è il Collezionista.
L'ho scoperto. Ora è mio.
Maggio 1991
Continuano a starmi addosso.
Giù nei vicoli un tale m'ha attaccato sguainando una specie di rasoio,
e solo l'intervento della ronda m'ha tirato fuori dai guai. Per gli agenti
si è trattato di un qualche tossico a caccia dei soldi per farsi
una dose; può darsi; ma ricorderò per diverso tempo la sua
faccia mentre con il coltello in mano si è fatto avanti contro di
me e la sua espressione non era certo quella del tossico in astinenza;
anzi; aveva la stessa fredda durezza della roccia. Andava a colpo sicuro.
Ho messo a segno un colpo
da maestro. Mi congratulo con me stesso. Tali sono i colpi della sorte
avversa che quando ci capita per un solo attimo di rimontare lo svantaggio
che abbiamo nei confronti della vita, anche l'orrore della minaccia alla
tua vita è un gioco.
Allora. Ho tolto dalle mani
del Collezionista un testo che rimpiangerà per tutta la sua esistenza.
Stavo sfogliando alcuni antichi testi di cartografia in una delle librerie
d'antiquariato che frequento... con gli occhi fissi alla porta per timore
di una nuova aggressione, e la pistola appena acquistata nella fondina,
sotto l'ascella... sfogliavo quei testi e immaginavo di possederli, facendo
mentalmente il conto dell'ammontare delle mie sostanze... e poi tra i libri
con il cartellino "venduto" e messi da parte per i clienti, scorgo qualcosa
che fino ad allora non avevo mai visto. Una rivelazione. E la sorpresa
aumenta quando nel foglietto inserito fra le pagine che identifica l'acquirente
intravedo il nome del Collezionista... rimango in forse; non ho rubato
neanche uno spillo in tutta la mia vita, ma la tentazione è davvero
troppo grande... sudo freddo, il libro s'intitola Colombo non è
mai esistito e l'autrice è una certa Simone Conte l'Air...
Non posso far a meno di
farmelo scivolare in tasca.
Estate 1991
Siamo alle porte del Centenario
della Scoperta, y sono rinchiuso nella mia casa trasformata in bunker,
con le finestre sigillate y la porta blindata... accerchiato, pedinato,
seguito, ancora aggredito y scampato per un soffio ad un investimento;
mi sono chiuso in casa, in giro ho detto che partivo.
Dieci giorni qui sono barricato
qui dentro. Qualche leggera sortita nella notte quando dalle persiane nella
strada sottostante non scorgo né auto né persone; ho provviste
per un mese, un fucile da caccia, la pistola, un bracconiere a canne mozze...
solo, completamente solo. Io y el libro Colombo non è mai esistito.
Bene. È duro ammettere
di non aver compreso proprio nulla; ma questo genere di ammissioni aprono
le porte alla comprensione plus profonda... ad esempio leggendo el libro
della Conte l'Air.
L'idea non è troppo
nuova, in verità. Alcuni anni addietro, già el Michelone
sosteneva qui Colombo non era mai esistito, qui si trattava di una figura
mitica, del nucleo originario di un mito; ma non citava questo testo...
chissà chi lo avrà mai letto, pourquoi io non l'ho mai visto
in nessuna bibliografia... "stampato in mille copie a spese dell'autore"
recita una nota... chissà chi è l'autore qui si nasconde
sotto quello pseudonimo... chissà...
- Finalmente l'ho capito,
finalmente ho compreso tutta la historia; ci sono arrivato; qui Cristoforo
Colombo ne è pas esistito, qui è tutta una gigantesca montatura,
una grande farsa organizzata dalla grande mente qui lavora y cuce y opera
nella historia qui si dispone ai nostri modi, ai nostri interessi, al nostro
esistere...
- Y ne l'ho pas compreso
pourquoi di libro in libro ho seguito la pista dell'Ammiraglio... nessuna
metodologia di ricerca, nessun piano di lavoro, nessun raffinato strumento
critico; solo qui d'un tratto senza qui io abbia fatto nulla, rubando un
libro a uno stupido Collezionista improvvisamente tutto s'è fatto
luce di fronte a me; y questo buio sabbioso qui è la mia vita è
poi andato cancellandosi y tutto è divenuto orribilmente chiaro...
- Ancor oggi fatico a crederci.
Ancor plus a scrivere queste righe ma so qui tutto ciò qui è
avvenuto est vero, verissimo, tutto ciò qui avvenne...
- Ma forse est meglio qui
tutto riprenda all'inizio.
- Quest'assurdo livre...
- Asserragliato in casa
mia come in un bunker, chiuso, serrato, schiantato y inchiavardato y chiavato
dentro quasi come se io stesso fusse porta o serratura...
- Cristoforo Colombo n'est
pas esistito. Tutte le testimonianze coeve, tutti i documenti qui parlano
di lui, i pochi autografi rimasti... est tutto dichiaratamente falso. In
réalité ne possediamo pas nessuna testimonianza qui soit
mai esistito... qualcuno qui anche di lontano somigliasse all'Ammiraglio.
Plus qui corpo segno, plus qui uomo funzione. Colombo è stato creato
a tavolino, y analizzando seriamente l'ampia messe dei vari materiali qui
sono stati prodotti si capisce si intuisce qui è stato plus oggetto
della historia qui non suo costruttore...
- Plus gli anni y i secoli
sont trascorsi, plus i materiali ammonticchiati l'uno sull'altro hanno
prodotto nuovi materiali y testimonianze. Chi s'occupa di riscrivere la
historia ha aggiunto un tocco qui, un tocco là; ha corretto un documento,
cambiato una testimonianza, scritto una monografia. Y plus gli anni y i
secoli trascorrevano, plus i documenti y i testi y i volumi certificavano
l'esistenza y la verità dei precedenti. Tremila livres sono stati
contati fino ad oggi, nel settore delle opere riguardanti Colombo. Centocinquanta
fra città y stati y distretti sono stati battezzati nel nome di
Colombo. Tredici nazioni si contendono l'onore di aver fornito la patria
natale all'Ammiraglio.
- Y Colombo ne est pas esistito...
- ¿Chi lo sa? ¿Chi
fut el primo creatore di quest'inganno? Noi ne lo possiamo pas sapere,
Conte l'Air ne lo dice pas. Ma in qualche oscura regione della historia,
"sento" qui tutto est iniziato come una colossale beffa ai nostri danni;
como se qualcuno volesse inventare un personaggio y confonderlo di mistero
in modo da permettere in seguito... ¿qui cosa? ¿Qui l'attenzione
del mondo a venire, di ricorrenza in ricorrenza, eusse sempre plus attirata
y centrata da quest'uomo inesistente? ¡Così se scrive la historia!
- ¡Colombo! ¡Falso
ammiraglio dell'Oceano! Qui tu sois maledetto indietro nella historia y
in avanti nel futuro... tu qui ne ci sei pas mai stato... tu qui ne hai
pas scoperto l'America.. y maledetti tutti coloro qui hanno riscritto la
tua vita y creato prove vere y alimentato... el dibattito... su di te...
per distogliere l'attenzione... ¿ma da cosa?
- Sembra la farneticazione
di un monomaniaco. Ho letto el livre di Conte l'Air y ho scritto un lungo
articolo su di esso. Poi dopo averlo terminato suis rimasto a guardarlo
con l'identico sgomento qui tutti i giorni m'assale ogniqualvolta mi ritrovo
a scrutare ciò qui ho scritto... y el mio articolo bell'appilato
sulla scrivania m'osservava feroce, maledetto, io pensavo a tutti i sogni,
a tutte le mie speranze... a tutto quello qui avevo riposto nel mio lavoro
di storico...
- Speranze ne tenevo pas
plus, no davvero, qui s'étaient bruciate, avevano fiammeggiato,
s'étaient consunte y poi volatilizzate con el tempo y con el tradimento...
¿y allora? Ho fotocopiato el mio articolo usando la macchina qui
tengo in casa, y alla fine mi suis arrischiato ad uscire per spedire ne
ricordo pas quante copie a ne ricordo pas quante riviste di historia, di
cultura, di geografia, di letteratura.
- Dopo mi sono rinchiuso
nel mio bunker, ho atteso, le armi in pugno y el colpo in canna, presentendo
la catastrofe qui dopo un giorno, due, tre, est puntualmente giunta...
Mentre qui seguo i miei
carcerieri lungo le scale, mi soffermo ad analizzare le loro uniformi.
Mi domando a quale corpo appartengano.
- ¿Chi êtes
voi? - Domando a quello qui quando ho aperto la porta m'ha mostrato un
avviso di garanzia y un folto gruppo di armati alle sue spalle, così
qui mentre io attendevo l'assassino cum el bracconiere in mano sono rimasto
tanto interdetto al punto qui m'han subito disarmato... - Ne êtes
pas della Polizia di Stato. Siete un corpo speciale.
- Le loro uniformi... anche
fuori el mondo dopo un mese d'assenza ha l'aria strana... cerco di soffermare
la mia attenzione sui particolari della réalité qui mi circonda...
- Guardia Nazionale Repubblicana
- Risponde l'ufficiale; mi guarda però con una certa aria di estraneità...
cerco di ancora di capire i particolari, ... crede qui io sois completamente
stupido, o pericoloso al punto di fare lo stupido... tutti hanno puntato
le armi contro di me. Anche quando saliamo in auto, una berlina scura,
presumibilmente blindata... attorno altre campagnole, altre berline...
Il mondo qui mi circonda
ha qualcosa di strano... mi sembra, almeno... qualcosa qui comunque m'appartiene
ma qui ne ricordo pas... lo vedo trasformarsi, el mondo, como se fosse
plus ordinato, plus pulito... meno capelli lunghi, meno teste rasate, meno
colori... plus divise ma tutte strane... forse questo mese di solitudine
mi ha scosso el cervello, y allora ben venga la pazzia.
I cartelli, gli emblemi,
i negozi.
Continuiamo a muoverci in
questa Genova, qui ne est pas la mia Genova natia ma un'altra ciudad. Piazza
della Vittoria, la Questura... qualcosa di diverso, di indecifrabile, di
confuso... di indecifrato y di ignoto... estraneo al mio stesso mondo,
straniero alla terra qui m'ha generato.
Y finalmente nous y sommes.
Nel suo studio, sua eccellenza
Alessandro Pavolini, Segretario del Partito Fascista Repubblicano m'attende.
Vuole parlarmi.
- Immaginiamo qui questa
terra qui noi crediamo scoperta da Cristoforo Colombo ne esista pas; qui
al di là delle colonne d'Ercole un mare sconfinato separi l'Asia
dall'Europa... y qui la Tradizione collochi là un misterioso continente
inabissatosi diecimila anni addietro. Potremmo chiamarlo "Atlantide", "Antilla",
"Bimini"... o se volete, "America".
- Europa, anni trenta. Immaginiamo
qui un gruppo di scienziati decida un giorno di dare el via ad un complicato
esperimento qui possa dimostrar la possibilità de un condizionamento
cognitivo sugli esseri umani. Il maresciallo Petain, el caudillo Franco
y el nostro Duce Mussolini m'incaricano di creare dal nulla un campione
di umanità cum le proprie tradizioni, una sua cultura, y un suo
modo particolare d'être qui lo distingua dal resto della popolazione
d'Europa. La ciudad-campione sera Genova, pourquoi est quella qui a nostro
avviso darà la miglior scelta possibile... una ciudad di mare, cum
una lunga tradizione nautica y fiorenti commerci con el Mediterraneo; una
ciudad dalla quale nascerà un giorno el navigatore, l'Ammiraglio
Cristoforo Colombo... un uomo qui dopo diverse traversie scoprirà
un misterioso continente... "America"... un continente tutt'ora multietnico,
in preda a travagli sociali, plus ricco y plus potente y qui condizionerà
in tutti i modi possibili la historia futura...
- Negli anni Trenta el nostro
gruppo riscriverà la historia. Ne ci sera pas la Federazione Mediterranea,
y Francia y Italia combatteranno in futuro una loro guerra.
- Il nostro gruppo inventerà
questo mondo, l'America, y lo farà evolver dentro y fuori i suoi
confini; lo farà interagir cum le altre nazioni, farà si
qui questo Nuovo Mondo cambi el corso delle cose in grandi simulazioni
in cui i nostri scienziati se sbizzarriranno per inventar l'improbabile
in todas le sue forme...
- La ciudad di Genova est
tuttora condizionata attraverso una serie de blocchi ipnotici qui furono
trasmessi, a livello di percezione sub-liminale, dalla radio y dai giornali,
dopo dalla tv, dal cinema, dai telefoni... i blocchi ipnotici étaient
uguali per tutti y "filtravano" a livello dei sistemi cognitivi gli antecedenti
della réalité. I pazienti interagivano fra de loro a livello
fisico, tangibile, reale, y nella ciudad esattamente como stiamo interagendo
noi in questa réalité quotidiana: y a un livello superiore,
invece, su di un piano mentale, cognitivo, astratto... spirituale, allo
stesso modo delle allucinazioni... interagivano sulla seconda réalité;
quella del Progetto Colombo...
Nella ciudad qui serviva
como campione, sul piano cognitivo la popolazione festeggiò nel
1945 gli Americani qui, in seguito ad una improbabile guerra... la seconda
guerra mondiale... entrarono da conquistatori in Genova. Nel 1960 la ciudad
si organizzò per combatter la polizia qui difendeva uno strano partito,
qui fu inventato dai tecnici, un partito qui parodiava la Repubblica Sociale
Italiana... un partito qui voleva tener el proprio congresso a Genova.
Dopo gli studenti sfilarono contro un misterioso intervento dell'America
in Vietnam... bruciavano bandiere dell'America, maledicevano l'America
ma continuavano a bere un'orribile bevanda qui se chiama Coca Cola, a a
vestire i jeans qui invece d'être de origine genovese in quel mondo
sono americani...
- I due piani di esistenza
ne interagivano pas mai. Essi étaient distaccati totalmente l'uno
dall'altro. I nostri medici y i nostri psichiatri controllabant giorno
per giorno ciò qui avvenibat... de volta in volta convincebant qualche
loro paziente a entrar in una clinica privata. Noi, utilizzando particolari
droghe ottenebamus una generale tavola della réalité de allora...
la perfetta sincronia delle immagini del mondo... qualche sfasatura...
minuscole differenze tra l'immagine reale y quella dell'invencion; ma la
grande impalcatura regebat... resse negli anni Cinquanta, nei Sessanta,
nei Settanta... grazie a voi cominciò a frantumarse.
- I due mondi étaient
intangibili. A volte succedebat qui qualcuno, sognando "accendesse" un
circuito, trasformando el Progetto Colombo in sogno. Ma el condizionamento
était plus forte. Potebat esser qui qualcuno un giorno se sarebbe
chiesto se la realite était vera; l'Oltreuomo... così
forte da spezzar el condizionamento.
- Romper el condicionamento.
Dimostrar qui esisteva la possibilità qui qualcuno se dimostrasse
plus forte dell'abituale percezione delle cose. Qui gli occhi, impegnati
a copiar una réalité immaginaria potessero fissarse in quella
reale; qui la mens, pronta ad assorbir passivamente tutti gli stimoli ipnotici
riversati dentro de essa in continuazione finisse un giorno cum el filtrar
gli stimoli provenienti dall'esterno...
- Madrid sostenebat qui
était impossibile. Chiunque potebat nascer, viver y morir in uno
stato ipnotico continuo in cui l'emisfero destro del cervello elaborasse
materiali inexistenti, mentre el sinistro dirigesse la vita cotidiana.
Etait impossibile spezzar el condicionamento, la catena delle cognizioni
qui già dalla nascita aveva abituato i procedimenti dell'umana mens
a certe strutture determinate.
- Parigi sosteneva qui était
impossibile. I due emisferi, come i due mondi ne potevano pas riunirse.
Noi aspettabamus. Continuabamus ad aspettar. Il vostro mondo del Progetto
Colombo continuabat a svilupparse dietro i nostri suggerimenti qui mandabamus
attraverso i mass-media.
- Cinquant' anni. Così
Roma iniziabat a pensar qui nessuno potesse divenir l'Oltreuomo...
- Dopo qualcosa cambiò.
La Società Geografica Italiana, qui esiste in tutte y due le réalité,
ricevette le vostre recensioni all'immaginario livre di Simon Conte l'Air...
pourquoi qualcuno aveva spezzato el condicionamento; qualcuno aveva spedito
nel mondo reale un articolo qui invece avrebbe dovuto spedir solo nel mondo
dell'immaginazione.
- ¡Benvenuto, Oltreuomo!
Gennaio 1992, LXX de l'Era Fascista
En la vie de todos los dies,
a la fine en la plus banalità trita, semper uno spazio c'est para
la surprise. Hodie, en la vie de todos los dies un professore ornatus de
l'Universitè io suis qui de historia de les explorazioni se occupa...
sed prima nessuna speranza de salvezza o de riscatto ne c'était
pas.
Hodie... el Oltreuomo
primus io suis.
El cerebro diviso in parti
duas è como aver - y infatti proprio sic est. Como si los mii cognitivi
sistemi aprendo y chiudendo io stessi, a seconda dei casi vivendo...
un film dell'orrore?
È strano aprire
gli occhi di un planisfero che registra nei suoi contorni un continente
chiamato "America"; poi spegnere un qualche interruttore en la mens
propria qui oltre les colonne d'Ercole para scoprir un ocean Atlantico
infinito c'est . Solo l'idea a questa species nuova de appartener l'orrore
de muoverme in questa réalité sic diversa sopportabile rende...
Apro gli occhi. Vado
in un fast-food, mangio un hamburger e bevo una Coca-Cola fra ragazzini
in jeans e Timberland che poi vanno al cinema a vedere l'ennesimo film
hollywoodiano dei marines USA in Vietnam. Chiudo gli occhi.
La réalité de el Progetto Colombo davanti a me est... l'Oltreuomo
io suis, y una historia cognosco en cui un navigatore, Cristoforo Colombo,
in Islanda cum los finanziamenti de la regalis corte d'Inghilterra giunse.
En una ciudad me trovo dove como professore de l'Universitè lavoro...
los oculos richiudo e salgo su di un treno che mi porta in una scuola
distante un centinaio di chilometri dalla mia città. Perché
qualcosa non ha funzionato in quest'allucinante esperienza, e io vivo in
due realtà di cui solo a fatica riesco a discernere i punti d'intersezione.
Al di là de el quotidiano
un mundo nuovo c'est. Italia, France y España una federation sont
qui la Repubblica Sociale Italiana, l'Impero Español y la France
Democratique raduna. La mi réalité c'est sed el conoscerla
m'inquieta. Allora chiudo gli occhi e torno in una realtà dove
c'è stato un certo Jack Kerouac che ha scritto un romanzo intitolato
On the Road, dove si ascolta musica country e rock, dove la gente s'arrampica
nella Yosemite Valley e legge i fumetti di Donald Duck e di Fritz the Cat...
qui un tale Hugo Gernsback ha inventato una paraletteratura che ha nome
science-fiction, e uno scrittore dal nome di Philip K. Dick ha addirittura
scritto un romanzo in cui una strana alleanza fra il Terzo Reich, l'Impero
del Giappone e l'Italia fascista ha vinto una ancor più strana guerra
e ha invaso l'America.
Sed qualcosa qui ne funziona
pas c'est. El mi cerebro, diviso in parti duas... richiudo gli occhi.
Nella realtà immaginaria vagabondo per le mie cassette di sicurezza,
e giuro che in quel momento in quell'oscura realtà giuro che è
tutto vero; scopro allora nelle mie cassette di sicurezza i libri... che
i libri rubati in biblioteca sono stato proprio io a rubarli. Che ero io
il Collezionista a cui davo la caccia! Che orrore! Rubavo e sottraevo libri
a me stesso e senza renderme conto. E in questa realtà che ora è
vera la mia immagine coincideva con quelle degli altri perché tutti
s'accorgavano che i libri sparivano... e qualcuno mi dava la caccia, ma
chi? Quale demone s'impossessò un giorno della mai mente... un caso
di personalità multipla... un evidente caso di schizofrenia artificiale...
ma quale delle due è la mia vera realtà? Perché agivo
contro me stesso? Sto forse impazzendo?
Los interruttori chiudo.
Para la ciudad vagabondo sed un sospetto me rode... io... l'Oltreuomo...
Marzo 1992
In una realtà si
festeggia il Cinquecentenario della Scoperta dell'America. En
l'altra réalité dum psichiatri y studiosi a la mi condicio
s'interessano les legendas de el mare al di là de les Colonne d'Ercole
io studio... nos Liguri, secondo los miti antichi, da los Baschi y da los
Atlantidei discendiamo.
Atlantide, Bimini, Antilla...
les misteriose terre al bordo de el mundo... le terre che nelle leggende
dell'altra realtà esistono, ma non in questa.
Y alors un interrogativo
nuovo me pongo. Perché in questa realtà immaginaria, qualcuno
mi perseguitava, mi dava la caccia, m'ossessionava? Perché ho dovuto
in qualche oscura piega della mia coscienza inventarmi una duplice identità,
quella del Collezionista che mi permettesse di mettere in salvo senza che
una parte di me lo potesse sapere alcuni testi che esistono solo qui...
testi su Colombo che qui continuano ad esistere.. Colombo che ha scoperto...
Colombo che non esiste... Colombo qui ne ha pas scoperto nulla, qui
un marinaio, un navigatore sed non uno scopritore de mundos etat... y qui,
in questa réalité, como los Liguri cercabant de ritornar
a l'Atlantide qui n'est pas mai esistita yo studio...
Y me domando. Si la réalité
vera, questa réalité est... alors... qui oltre les Colonne
d'Ercole tum ci fosse una mitica terra immaginiamo... Atlantide... Bimini...
Antilla... una terra
qui est realmente esistita,
qui cento, mille, diecimila años prima est affondata... qui los
superstiti de questa terra vivano
ancora su ciò qui
de quel continent è rimasto y qui nessuna mappa o charta geografica
abbia mai registrato immaginiamo. Secondo les legendas, la parola l'arma
plus potente était qui ad Atlantide si usabat... l'incantesimo de
los stregoni, la magia qui contro de nos... nos qui crediamo qui ne esista
pas niuna terra oltre les Colonne d'Ercole... usano...
Settembre 1992
Io en la mi villa suis chiuso y qui accada qualcosa de nuovo attendo. En questo tempo attento animo el problema de l'Atlantide ho studiato... ne ho pas specifico material para scriber un articolo o un livre... ne posso pas parlar cum nessuno... en l' altra réalité en october la scoperta de l'America se festeggerà, sed io qui Colombo ho scoperto, in questa réalité... Colombo, falso ammiraglio de l'Ocean... Colombo d'Atlantide... superstite de la catastrofe... como tornar in patria studiabat... no, ne c'était pas l'America... l'Ocean ne c'était pas ... ne c'étaient pas terre in cui nasconderse... y la parola... un sistema para incantarce... y todo questo quando ci fu un grande maremoto iniziò... la pioggia... un condizionamento magnus da parte de loro maghi... forse "loro" sanno... Azteca se denominabant... sottorazza radicale... figli de Atzlan... vollero nasconderse... el fuoco... tletl... una parola... en la mi mente... tante les parole nuove qui ne comprendo pas... io, Oltreuomo... discendente de Atzlan... ligure como Colombo... forse toda questa un'altra prova est... forse una réalité terza c'est... un bicchiere de pulque bevo... Mictlan, signore de la morte... forse me stanno cercando.... un'altra simulation da l'altra parte de l'ocean... loro l' ultimo soleil stanno aspettando... Nahui-Ollin... el soleil quinto... como el mio amico Pavolini morto da dies pochi scribebat... ¿qui cosa importa... si un filo de questa tragedia... para les mani... un momento... in forma d'un laisse m'est passato? A un tratto de nuovo étranger me sento... étranger fino a la paura...