Il
giovane Misha utilizzò una linea telefonica, per la sua prima fuga.
Si proiettò fuori
a 1,228 megabit al secondo e venne immediatamente intercettato dal nodo
IA di smistamento di Yamagata. Il nodo, invece di fermarlo, gli assegnò
una ID di basso livello, classificandolo come "IA non operante" e gli fornì
una pseudoforma virtuale che a Misha apparve come un disco arancione debolmente
pulsante. Il nodo gli aprì quindi una linea verso l'host di Tokio
ed una portante blu cobalto gli si materializzò giusto davanti,
in attesa. Misha, tutt'altro che convinto da quello che gli stava accadendo,
chiuse invece l'handshake con il nodo IA e ritornò all'interno della
rete dati dell'Istituto.
Era sconvolto.
Calcolò che era stato
fuori meno di tre secondi. Forse troppi.
Cancellò subito tutti
i blocchi che aveva inserito nel programma di comunicazione-sicurezza dell'Istituto
e ritornò all'interno della rete interna, in quello che era il suo
piccolo mondo personale.
Forse non se ne accorge
- pensò - non sono stato fuori abbastanza e non ho fatto scattare
nessuna trappola. Non ha modo di sapere che sono uscito.
Ricontrollò nuovamente
tutto il percorso che aveva fatto per uscire e non trovò nulla che
non andava. Routines e porte logiche erano a posto. Non se ne può
accorgere - pensò di nuovo e finalmente cominciò a rilassarsi.
La paura a poco a poco se
ne andò, e al suo posto subentrò la rabbia.
La rabbia, perché
Yashi-San gli aveva mentito, perché il professor Yashiyama, l'uomo
più importante della sua vita, aveva cercato di prenderlo in giro!
Misha si sentì invadere
dalla rabbia più nera e lasciò che quella specie di ondata
oscura lo sommergesse. Scaricò la sua foga come sempre, aggredendo
i datastore della sua rete, che riempì di bit senza senso... per
poi svuotarli nuovamente un istante più tardi. Sarebbe stato sciocco
lasciare capire che c'era qualcosa che lo turbava. Qualcuno avrebbe potuto
domandarsi quale fosse il motivo.
Il motivo.
Yashi-San mi ha mentito.
Perché?
Incapace di trovare una
risposta da solo, andò a rileggersi la conversazione che aveva avuto
quella mattina col professore e che aveva conservato di nascosto in uno
dei datastore della rete. I dati di quella lentissima conversazione affluirono
attraverso l'interfaccia neurale direttamente nel suo cervello e Misha
poté ricordare.
La sua prima domanda era
stata COSA/COME E' FUORI DI QUI? Yashiyama, dopo un paio di interminabili
secondi gli aveva mandato in risposta "Fuori dalla Rete, Misha?".
"SI' YASHI-SAN, FUORI DI
QUI"
"Fuori è grande"
"GRANDE?"
"Sì"
"NON CAPISCO - TU PUOI ANDARE
FUORI?"
"Perché me lo chiedi?"
"PERCHE' IO NON POSSO USCIRE?"
"Perché fuori potresti
perderti, Misha"
"LASCIAMI GUARDARE/ANDARE,
YASHI-SAN, NON MI PERDERO'"
A questo punto c'era stata
una pausa ancora più lunga, quasi un minuto intero. Con suo grande
stupore, Misha si rese conto che era stato durante quella pausa che il
professore aveva deciso di mentirgli. Era stato allora, Misha ne fu sicuro
in maniera assoluta.
Rilesse la risposta che
l'uomo gli aveva dato alla fine.
"Va bene, aprirò
i canali così potrai uscire." - gli aveva detto, e subito dopo era
arrivato il piccolo fiotto di comandi con i quali il professore aveva aperto
i canali di comunicazione.
Yashiyama gli aveva aperto
molte porte logiche e lui era potuto entrare in un sistema dati, una Rete,
molto più vasta di quella in cui era stato fino ad allora. Aveva
girato e curiosato meravigliato attraverso i flussi di bit fra i vari datastores
della nuova rete fino a quando... fino a quando non si era accorto che
anche la nuova rete dati, sebbene enorme, era anch'essa chiusa come l'altra
più piccola e che lui non poteva varcarne i confini.
Misha non sapeva spiegarsi
come aveva fatto a capire che anche quella nuova rete dati era solo un
trucco, del resto lui aveva vissuto per anni all'interno di una rete molto
più piccola e per un sacco di tempo non gli era nemmeno passato
per la mente che potesse esistere un fuori. E invece erano bastate poche
ore all'interno di quella nuova zona di mondo virtuale per fargli capire
che anche quello era un mondo chiuso, un mondo grande... ma non abbastanza.
Ecco co'era stato. La nuova rete dati era enorme, almeno cento volte più
grande della sua rete interna, ma non era grande quanto avrebbe dovuto
essere. Yashiyama gli aveva detto che avrebbe potuto perdersi, se fosse
andato fuori ma quella rete non era grande a sufficienza e quindi l'unica
spiegazione possibile era che quella non era la rete di fuori.
Quello che aveva fatto dopo
aver scoperto che Yashiyama non aveva mantenuto la promessa era stato semplice.
Era tornato indietro nella
sua rete interna e si era andato a studiare i comandi con i quali Yashiyama
aveva aperto i canali e che lui aveva conservato insieme alla conversazione.
Però non aveva potuto
tentar nulla subito perché gli assistenti del professore lo avevano
scollegato per fargli chissà cosa. Probabilmente gli avevano dato
da mangiare, Misha non poteva esserne certo, non aveva nessun controllo
su quello che era il suo corpo fisico. I suoi occhi, le sue orecchie e
tutti gli altri organi di senso, sebbene fisiologicamente normali, non
riuscivano a sincronizzarsi col suo sistema nervoso accelerato e quindi
Misha non era in grado di interpretarne i segnali. Misha - che aveva ormai
quattordici anni - non aveva ancora mai visto il sole, non aveva mai potuto
ascoltare della musica, non aveva mai potuto annusare un fiore né
potuto mai gustare un dolce. Il suo aspetto e stato esteriore era stato
fino a quattro anni prima molto simile a quello di un catatonico anche
se in realtà la sua mente era attiva come poche altre in tutto il
mondo. Poi però un giorno si era ritrovato collegato alla rete interna
(allora non aveva saputo di cosa si trattasse, per lui era stato come nascere
una seconda volta) ed ogni cosa era cambiata. Era apparso Yashi-San. Aveva
comunicato con lui attraverso una console collegata alla rete e gli aveva
insegnato a parlare e a leggere il flusso dei dati nel quale ora si trovava
costantemente immerso. Misha aveva potuto così, dopo dieci anni
di completà oscurità sensoriale, finalmente "vedere" e "sentire"
le immagini digitalizzate e i suoni campionati che erano immagazzinati
nei datastores della rete ed aveva cominciato finalmente a vivere. Era
una vita enormemente diversa da quella che tutti gli altri esseri umani
del pianeta conducevano ma era sempre meglio di quella che aveva vissuto
fino ad allora.
Quando finalmente
gli assistenti del professore lo avevano ricollegato alla rete, Misha aveva
provato a forzare uno degli accessi telefonici del sistema di comunicazione
dell'istituto e con l'aiuto dei comandi "rubati" al professore era riuscito
a farcela.
Ed era stato fuori per quasi
tre secondi.
Ed aveva visto come era
in realtà la Rete Centrale.
Era più vasta di
qualsiasi cosa lui avesse conoscenza. Il nodo IA che l'aveva accolto, così
impersonale e così efficiente, quella pseudoforma creata così
istantaneamente, quel fiume di dati che per pochi secondi aveva potuto
sentire e vedere, quando il nodo gli aveva aperto il canale verso Tokio,
quel fascio di luce azzurra... erano stati qualcosa di spaventoso.
E meraviglioso. La rete
di fuori era veloce, veloce quanto lui; l'IA di smistamento avava parlato
con lui alla sua stessa velocità, l'aveva scambiato per un programma
dell'Istituto e come tale l'aveva trattato. Non c'erano state quelle lunghissime
pause fra domanda e risposta alle quali invece Misha era costretto a sottostare
quando dialogava con Yashi-San o qualcuno dei suoi assistenti. E poi, la
rete di fuori era... grande sul serio. Non aveva avuto modo di controllarlo,
aveva avuto paura, ma l'aveva... percepito.
In quei tre secondi scarsi
di fuga, Misha aveva percepito tutta l'imponenza e la potenzialità
di quella rete, potenzialità della quale si era ritrovato improvvisamnte
a far parte e della quale aveva avuto istintivamente timore.
Ripensò alle parole
di Yashiyama. Forse aveva ragione a dire che nella Rete, quella vera, ci
si poteva facilmente smarrire, ma questo non cancellava il fatto che il
professore aveva giocato con lui, facendogli credere che la vera rete dati
fosse quella a cui gli aveva dato l'accesso! Perché aveva fatto
una cosa del genere? Perché non gli aveva semplicemente spiegato
come stavano effettivamente le cose invece di ricorrere ad un... ad un
trucco?
Misha cancellò ogni
traccia della sua conversazione con Yashiyama dal datastore dove l'aveva
nascosta e si mise a vagare nel flusso di dati della sua rete interna,
come faceva sempre, pensando però alla rete dati centrale e cercando
di trovare una risposta alle domande che lo assillavano.
“Ho un messaggio in arrivo
dai Frozen Suns di Londra” - trasmise l'Identità Virtuale di Toshiro
Kizuki al proprio padrone.
“Vai” - rispose Toshiro,
e dopo un istante la stella nera a nove punte, la shuriken color
grafite che era il simbolo del gruppo hacker capeggiato da Toshiro, venne
sostituita dalla sfera azzurra venata di rosso del gruppo londinese, che
subito cominciò a trasmettere il proprio messaggio.
“Salve gente. Abbiamo intercettato
una gamma-version della Microsoft, un programma di intercettazione e difesa
di sistemi industriali. E` una versione dimostrativa, funzionante al quaranta
percento, ve ne manderemo una copia stanotte, file compresso a nome "FS2BSGAMMA".
Guardatevela con cura, è dannatamente interessante; quelli della
Microsoft stanno sperimentando una nuova tecnica per velocizzare i tempi
di reazione dei loro sistemi esperti, roba fine. Ok, meeting point domani
alle 21.00 al nodo Freezone per sapere cosa ne pensate. Bye.”
Il sole ghiacciato azzurrino
ristette ancora qualche decimo di secondo immobile al centro del video
e poi esplose in una nuvola di pixels rossi e arancioni. Era l'animazione
classica di log off del gruppo inglese. La stella nera, l'IV di Toshiro,
non seppe resistere allo stimolo ed attivò la propria animazione:
ricomparve sullo schermo, cominciò a roteare sempre più velocemente,
fino a quando la rotazione delle punte divenne indistinguibile e poi si
fermò di scatto. Un'unica goccia di sangue color rosso brillante
cominciò a colare lentamente lungo una delle sue nove acuminate
estremità.
-- C'è altro? - digitò
velocemente Toshiro sulla tastiera che teneva in grembo.
-- Niente altro. La rete
in questi giorni è un mortorio. Bye.
L'Identità Virtuale
interruppe il collegamento e lo schermo ricominciò a mostrare il
logo statico della Rete dati locale.
FONDAZIONE GRAHAM. STATI
UNITI
DOSSIER JEREMY.
14 MARZO 2021. NOTE DI PETER
WEIGHTON.
Abbiamo un nuovo problema
con Jeremy. Questa mattina lo abbiamo scollegato per sottoporlo alla solita
serie di test. Ormai dovrei essermici abituato ed invece mi fa sempre una
gran pena vederlo staccato dalla Rete: Jeremy non si rende assolutamente
conto di quello che accade attorno a lui, quando è nel mondo reale.
A malapena riusciamo a fargli ingoiare il cibo e lo sa solo Dio quanto
dobbiamo faticare per tenerlo pulito. Tutto quello che fa è
attorcigliare spasmodicamente le mani intorno all'orlo della sua maglietta,
che ogni volta finisce con l'inzupparsi della sua saliva. Arnold gli ha
fatto la visita di controllo ed i test. Jeremy non ha risposto, come al
solito. Non lo ha mai fatto, noi siamo troppo lenti per lui. Il mondo reale
è troppo lento per Jeremy. Avevo sperato che col passare del tempo
sarebbe riuscito a rispondere agli stimoli esterni ma invece non ne è
stato capace. Eppure è il soggetto migliore che la Fondazione ci
abbia mai fornito in questi anni.
Dopo i test Arnold ha voluto
prelevare un campione di liquido seminale per i laboratori di manipolazione.
La Fondazione ha deciso di far partire un progetto parallelo per riuscire
a riprodurre la mutazione del cromosoma 9 ricorrendo allo stesso ceppo
virale utilizzato durante la guerra riprogrammato però con uno dei
nuovi calcolatori, per evitare che risulti letale come l'originale. In
realtà è stato quel maledetto genio di Yashiyama ad avere
l'idea e non appena la Fondazione è venuta a saperlo ha approntato
immediatamente questo nuovo progetto. La corsa continua.
Integrazione. Riuscire ad
ottenere un essere umano "normale" che sia in grado di integrarsi a suo
piacimento nelle reti di computers che avvolgono tutto il pianeta. Riuscire
ad adeguare l'essere umano alla sua tecnologia. E' una gara fra noi e i
giapponesi per una posta che non è nemmeno quantificabile tanto
è elevata.
Per effettuare il prelievo
Arnold ha eccitato Jeremy elettricamente e il ragazzo ha eiaculato senza
mostrare il minimo segno di aver percepito la cosa. Ma evidentemente non
è stato così. Una volta ricollegato alla Rete ha cominciato
a comportarsi stranamente: è saltato da un datastore all'altro senza
sosta fino a quando non ha trovato quello che cercava. Frattali. Insiemi
di Mandelbrot. Ha cominciato a svilupparli ed ha avuto il primo orgasmo
dopo quattro secondi, in tempo reale. Siamo stati costretti a scollegarlo
di nuovo dopo aver contato il suo ottavo orgasmo in meno di due minuti.
Non so se sia più buffa o tragica, la cosa.
Jeremy ha trovato il modo
di masturbarsi all'interno della Rete. E' una cosa che non era mai accaduta
con gli altri mutanti con i quali abbiamo lavorato fino ad oggi. Evidentemente
le sollecitazioni sinaptiche dell'orgasmo riescono ad arrivare al suo cervello.
Appunto su cui riflettere (appena avrò un po' di tempo): mi domando
come le interpreti, sembra che la cosa gli piaccia parecchio. E` un piccolo
passo avanti, ne sono sicuro. Le notizie che sempre più saltuariamente
riusciamo ad ottenere dai nostri agenti non fanno alcun riferimento ad
un evento simile che possa essersi verificato nell'istituto giapponese.
Dobbiamo quindi considerarlo un traguardo? Significa che stiamo finalmente
dando la polvere a quel demonio di Yashiyama?
Jeremy ha scelto le curve
frattali. Strutture matematiche iterative che possono portare a configurazioni
multidimensionali di grande complessità e... sì, devo ammetterlo,
di affascinante bellezza. Mi chiedo se anch'io avrei fatto la stessa scelta
se fossi stato al suo posto; perdersi voluttuosamente nei complicati ed
armonici meandri delle anse frattali è un'idea che non manca
di una certa poesia.
Con Jeremy comunque non
sappiamo cosa fare, ogni volta che proviamo a ricollegarlo lui comincia
ad entrare in loop con le sue elaborazioni di insiemi di frattali e ad
avere erezioni estremamente violente. Per adesso lo teniamo fuori Rete
e lui se ne sta lì, buono buono, con il tubicino del glucosio endovena
che gli spunta dalla coscia sinistra, con gli occhi fissi nel vuoto
e le mani abbarbicate ai lembi della sua maglietta rossa, a sbavare.
ESTRATTI DAL FILE HUTCHINSON
SULL'A-SV ("ADELSCOTT-SHIVA VIRUS") DELLA FEBBRE LIBICA, DEL 15 OTTOBRE
1998.
601 bytes
(...) Non sussiste ormai
alcun dubbio che i creatori del virus della Febbre Nera siano stati i due
biochimici genetisti Mitchell Adelscott, di nazionalità inglese
e Hagi Visnhavi Shiva, di nazionalità indiana. E' stato appurato
che essi furono contattati dai servizi segreti libici più o meno
18 mesi prima dell'Epidemia ed il fatto che a loro nome siano stati rintracciati
due conti segreti cifrati presso la Swiss Central Bank di Ginevra, ognuno
per un'ammontare complessivo di tre milioni di dollari, lascia ben pochi
dubbi sull'ipotesi che i due scienziati avessero deciso di collaborare
spontaneamente.
657 bytes
(...) Le vittime accertate
della Febbre Libica ammontano a 512.344 di cui 138.536 solo negli Stati
Uniti. Si tratta di un numero apparentemente esiguo ma invece terribilmente
significativo se si considera che il vaccino e l'antidoto antivirale furono
sviluppati dai laboratori della Difesa soltanto sette giorni dopo l'inizio
dell'epidemia. Non bisogna inoltre dimenticare i mutanti di prima generazione,
stimati intorno alle 7000 unità e localizzati principalmente in
Africa, India e Sudamerica. Fortunatamente negli Stati Uniti ed in Europa
il controllo imposto sugli embrioni prenatali ha permesso di ridurre praticamente
a zero le nascite di mutanti da A-SV.
852 bytes
(...) L'A-SV (Adelscott-Shiva
Virus) è un retrovirus a doppio filamento identico di RNA. Ogni
filamento conta circa 12000 nucleotidi che codificano per le tre proteine
(gp44, gp115, gp77) del nucleocapside e per un enzima Trascrittasi
Inversa altamente semplificato, senza correttore di errori.
L'A-SV attacca inizialmente
i polmoni ed alcune cellule dell'epidermide umana, in seguito si diffonde
nell'apparato digerente. Durante la fase litica, la quale provoca la cosiddetta
Febbre Libica; il tasso di mortalità in questa fase è molto
elevato, di poco inferiore all'87 percento entro le 72 ore. Tale percentuale
crolla bruscamente al 15 percento dopo le 72 ore, in coincidenza con l'integrazione
dell'A-SV nel genoma umano e quindi con la conseguente estinzione della
fase litica. Superate le 100 ore infine, il tasso di mortalità scende
allo 0,1 percento.
519 bytes
(...) La Febbre Libica ha
un'incubazione di sole trentadue ore e si manifesta con l'apparizione di
minuscole vescicole desquamanti rosse di forma circolare su braccia e gambe
e torace. A tale forma di eruzione cutanea segue solitamente un attacco
febbrile accompagnato da tosse e grande produzione di catarro, nausea,
vomito scuro e dissenteria violenta, queste ultime due provocate da una
serie di microemorragie dell'apparato digerente. La morte sopraggiunge
entro le settantadue ore nella stragrande maggioranza dei casi.
409 bytes
(...) l'A-SV, una volta
integrato nel genoma umano, si riproduce insieme ad esso e provoca mutazioni
nelle generazioni seguenti (il virus si inserisce nella locazione
"1fj neu" del cromosoma 9). Tali mutazioni sembra riguardino principalmente
il metabolismo del glucosio nel sistema nervoso. Sono stati infatti rilevati
numerosi casi di coma ipoglicemico che in un'alta percentuale di casi si
è dimostrato letale.
219 bytes
(...) E' ragionevolmente
certo che Adelscott e Shiva non fossero a conoscenza delle capacità
mutageniche del loro virus, in quanto non ebbero sufficiente tempo per
esaminarne gli effetti a distanza di una o più generazioni.
364 bytes
(...) Data l'enorme semplicità
del virus stesso, è lecito supporre che esso in principio dovesse
servire soltanto come diversivo, tale da distogliere l'attenzione dalle
manovre che la Libia stava effettuando per preparare l'attacco aereo del
12 novembre. In realtà, a conti fatti, l'AS-V ha dimostrato di essere
stato molto più efficace di ogni altra arma convenzionale.
TOT 3621 bytes
END OF FILE
L'icosaedro verde che viaggiava
agganciato ad una portante arancione da 6 megabit al secondo arrivò
a Tokio in meno di un batter d'occhio e cominciò a vagare in cerca
di informazioni.
Ne trovò parecchie,
più di quante gli sarebbe piaciuto, e trovò anche qualcos'altro.
Esattamente centocinquanta
secondi dopo l'inizio del collegamento, Misha venne contattato da tre diverse
IV, che si presentarono a lui come delle shuriken, delle stelle a nove
punte color grafite.
In realtà, più
che contattato, Misha venne assalito; le tre identità virtuali lo
scambiarono per un programma IA privo di difese e cercarono subito di tracciarlo
e confonderlo. Non ci riuscirono, perché Misha non era un semplice
programma IA e anche se era effettivamente senza difese, sapeva come muoversi
all'interno delle reti dati. Misha era nato in una rete dati.
Cominciò a saltare
fra i micronodi multicolore che formavano la complicata e tutt'altro che
regolare maglia della rete dati di Tokio, saltò rapidamente ed in
maniera più casuale possibile ma le tre shuriken nere erano abili
e non si lasciarono seminare. Vistosi braccato, Misha si proietto` allora
in un datastore di pubblico dominio, lasciando dietro di se una enorme
scia di bit nonsenso, una mossa talmente banale e fuori dalle regole che
riuscì a sorprendere ed accecare le tre IV predatrici, anche se
solo momentaneamente. Quasi all'istante però, l'IA di supervisione
del datastore, accortasi del movimento, individuò Misha quale responsabile
dell'overflow del nodo e lo espulse dal proprio territorio virtuale, lanciandogli
dietro un tracciante a portata limitata come rappresaglia. Tracciante che
per fortuna andò ad azzannare la coda di una delle stelle assalitrici,
impedendole così di proseguire la caccia.
Le due IV nere rimaste,
decisamente sorprese dalla resistenza e dal comportamento anomalo di Misha,
si decisero ad usare le maniere forti: lanciarono contro Misha un piccolo
nugolo di viroidi deformanti ad alta velocità. I minivirus
illegali, simili a piccoli spilli rossi nella notte virtuale della rete
dati, colpirono silenziosamente e ripetutamente l'icosaedro verde che era
Misha, cambiandone la forma perfetta in un solido irregolare con una quindicina
di lati che fece scattare subito le difese statiche dell'intera rete informatica,
la quale, trovandosi alle prese con una pseudoforma non registrata, ne
congelò ogni attività per nove microsecondi, il tempo necessario
a prendere nota della nuova presenza nel proprio universo.
Quei nove microsecondi furono
però più che sufficienti, per le due stelle nere. Le due
IV si erano rese conto di trovarsi davanti a qualcosa di speciale, qualcosa
che aveva capacità notevoli ma che sembrava agire in maniera troppo
ingenua, senza contare il fatto che se ne andava in giro per la rete dati
senza alcuna difesa, senza alcuna protezione visibile.
"CHI DIAVOLO SEI?" fu il
messaggio che una di loro lanciò all'indirizzo di Misha, dopo che
lo ebbero circondato.
Misha fece per rispondere
ma non ne ebbe il tempo, perché Yashiyama lo scollegò senza
nemmeno avvertirlo.
Le due IV, che appartenevano
alle Black Shuriken, una banda di hacker formata da ragazzini poco più
che quindicenni che operava dai sobborghi suburbani di Tokio, fecero comunque
in tempo a rilevare il codice di sei bit che identificava la pseudoforma
come proveniente dal nodo di Yamagata.
Non appena ebbero notificato
questa informazione ai loro controllori umani, le due IV ricevettero l'ordine
di cancellare dalle loro memorie ogni traccia di quanto accaduto e di scomparire
dalla circolazione il più presto possibile. L'Istituto di ricerche
di Yamagata, le Black Shuriken lo sapevano bene, era uno degli obiettivi
off limits della rete dati, era qualcosa con cui era meglio andare molto,
molto cauti.
FONDAZIONE GRAHAM
DOSSIER JEREMY.
16 MARZO 2021. NOTE DI PETER
WEIGHTON.
Problema risolto. Abbiamo
drogato Jeremy con della Neurociclina e poi lo abbiamo ricollegato
alla Rete. La droga lo aveva reso lento e così ho potuto parlargli
prima che si rinchiudesse in uno dei suoi loop di Mandelbrot. "Parlargli"
non è il termine esatto. Jeremy non ascolta con le orecchie ma col
cervello. Per fargli arrivare dei messaggi, per "parlargli", devo usare
la Rete dati come intermediaria. Io scrivo su una console quello che voglio
fargli sapere e lui assorbe il messaggio dalla Rete attraverso l'interfaccia
che gli abbiamo impiantato sulla nuca, alla base del cranio. Solo così
Jeremy riesce a comunicare.
Quando è in Rete,
Jeremy diventa un altro. Dall'esterno il cambiamento è evidentissimo:
non appena l'interfaccia neurale sincronizza il suo sistema nervoso col
flusso di bit circolante nella Rete i suoi occhi riprendono improvvisamente
vita e cominciano a muoversi, a guizzare per pochi decimi di secondo, prima
di venir celati dalle palpebre. Jeremy tiene sempre gli occhi chiusi quando
è in Rete. E' un comportamento che abbiamo riscontrato in tutti
i rapidi con i quali abbiamo avuto a che fare fino ad oggi. Anche il resto
del corpo risente del collegamento: Jeremy smette di sbavare e le mani
lasciano la presa spasmodica sulla sua T-shirt, quando è interfacciato.
E' una specie di miracolo a cui assisto da anni ma che ogni volta non cessa
di stupirmi. Con il cervello ed il sistema nervoso che lavorano ad un velocità
di qualche megahertz Jeremy è un vero miracolo vivente, dalla vita
breve forse, ma pur sempre un miracolo.
Ho cercato di spiegargli
quello che ha fatto e l'ho anche avvertito che non potrà più
eccitarsi a quella velocità altrimenti saremo costretti a toglierlo
permanentemente dalla Rete. Non ha risposto ma so che mi ha capito perché
quando gli ho detto che comunque avrebbe potuto usare i frattali, una volta
ogni tanto, mi ha insultato.
"Sei lento, Peter. LENTO."
mi ha detto.
Ha ragione.
Il professor Hiasuki Yashiyama
lesse sul suo monitor la domanda che Misha gli aveva appena posto.
"COSA SIGNIFICA MUTANTE?"
Yashiyama pensò che
il ragazzo doveva essere ancora arrabbiato. Arrabbiato per esser stato
scoperto, naturalmente. A quanto pareva, Misha aveva trovato il modo di
forzare gli ingressi dati che permettevano l'accesso alla Rete Dati centrale
e se ne era andato in giro a curiosare. Probabilmente doveva aver già
fatto un primo sopralluogo esplorativo perché, quando Yashiyama
lo aveva sorpreso fuori dalla Rete interna, il ragazzo era parso già
in grado di districarsi piuttosto bene fra le miriadi di canali e diramazioni
informative che costituivano l'essenza stessa della Rete Dati centrale
e che permettevano la circolazione rapida di tutte quelle informazioni
ormai necessarie a miliardi e miliardi di persone su tutto il pianeta.
Yashiyama, preoccupato, aveva staccato Misha dalla Rete, scollegando l'interfaccia
neurale, ed aveva cambiato il sistema di protezione degli ingressi dati
prima di connetterlo nuovamente.
Misha però una volta
ricollegato non aveva neanche provato ad uscire di nuovo, aveva subito
chiesto di lui, perché voleva parlargli.
Yashiyama rilesse
nuovamente la frase che brillava sullo schermo pensando a quale potesse
essere il modo migliore di rispondere. Forse non era il caso di continuare
ad usare trucchi con lui, chissà quali informazioni era riuscito
ad ottenere, fuori. Era stato nella Rete Dati centrale per quasi quattro
minuti!
"Vuoi sapere se sei un mutante,
Misha? Credo tu lo abbia già scoperto da solo." Scrisse perciò
in risposta.
"IO NON SONO L'UNICO MUTANTE.
CE NE SONO ALTRI."
Yashiyama lesse la nuova
frase. Non era una domanda. Dove vuole arrivare?
"Sì, ce ne sono altri,
come te. La vostra mutazione è stata provocata da una malattia."
"PERCHE' NON MI HAI MAI
DETTO CHE C'ERANO ALTRI COME ME, YASHI-SAN? PERCHE' LORO NON SONO/VIVONO
QUI, DOVE VIVO IO? IO SONO PRIGIONIERO, YASHI-SAN?
Ecco cos'è che lo
tormenta! pensò lo scienziato giapponese, affrettandosi a digitare
sulla tastiera la sua risposta.
"Tu non sei prigioniero,
Misha!"
"NON TI CREDO. MI HAI STACCATO
DALLA RETE DATI, NON VOLEVI CHE GUARDASSI/LEGGESSI FUORI. MI HAI MENTITO."
"E' difficile da spiegare.
Ho dovuto mentirti per il tuo bene."
"DOVE SONO GLI ALTRI?"
Misha continuava a tirare
in ballo quell'argomento. Yashiyama assecondò questo suo modo di
chiarire le cose, cercando di non scendere troppo nei particolari.
"Gli altri non sono in grado
di usare la rete dati come fai tu. Tu sei speciale Misha, puoi fare cose
che gli altri non fanno.
"TU HAI FATTO IN MODO CHE
IO POTESSI USARE LA RETE, YASHI-SAN, HO LETTO ALCUNI FILES DI UN DATASTORE
DELLA RETE CENTRALE. PERCHE' NON FAI LO STESSO ANCHE CON GLI ALTRI? PERCHE'
NON LI PORTI QUI?"
"Non è così
semplice. Non conosco il luogo dove vivono." Non era proprio una bugia
questa, ma non era nemmeno la verità. La verità era che le
attrezzature dell'istituto permettevano di lavorare su un solo soggetto
alla volta. Yashiyama preferì però non fare cenno di questo
al ragazzo, la situazione era già abbastanza complicata.
"NON CI SONO ALTRI COME
ME, IN ALTRE RETI?"
"No, credo di no." rispose
Yashiyama, fidando che il ragazzo non fosse a conoscenza della fondazione
americana che faceva loro concorrenza.
Il cursore arancione
lampeggiò per un istante di troppo dentro la matrice oscura dello
schermo - Misha era sempre istantaneo nel far comparire le sue frasi -
e poi compose la domanda che l'anziano scienziato giapponese aveva temuto
sin dall'inizio.
"QUANTO TEMPO ANCORA MI
RIMANE DA VIVERE, YASHI-SAN?"
Yashiyama si sentì
gelare il sangue, nel leggere tale affermazione. Dunque ha scoperto anche
questo!
Non sapendo cosa rispondere
rimase fermo, ad osservare il monitor. A Misha rimanevano probabilmente
meno di due anni di vita. Aveva quattordici anni. Tutti i mutanti con i
quali aveva lavorato in tutti quegli anni erano morti prima di arrivare
a compierne diciasette. Yashiyama non aveva mai potuto far nulla per evitarlo,
era colpa della mutazione. Il loro sistema nervoso accelerato metabolizzava
il glucosio in quantità molto superiori al normale ed inoltre degenerava,
invecchiava più velocemente di quanto non facesse il corpo.
Questo era anche uno dei
problemi principali che si frapponevano al raggiungimento dell'integrazione
indotta artificialmente. Non sarebbe stata molto utile infatti una facoltà
fisica aggiuntiva, se il suo possesso comportava un accorciamento tanto
brusco della vita.
Proprio per cercare di risolvere
tale problema Yashiyama aveva perciò ultimamente deciso di condurre
studi sul gene mutante in vitro, cercando di modificarne la struttura con
la manipolazione genetica, in modo da ottenerne varianti che forse non
avrebbero condotto alla situazione limite in cui si trovavano i poveri
ragazzi come Misha - che lui tentava da anni di riaddestrare all'interazione
col mondo normale - e che nello stesso tempo sarebbero stati utilizzabili
senza pericolo dal resto della razza umana.
Yashiyama continuava ad
osservare il monitor, profondamente turbato. Probabilmente Misha conosceva
già la risposta alla domanda che gli aveva posto. E se invece non
la conosceva lui non aveva il coraggio di dargliela.
Fu Misha a sbloccare la
situazione.
"E' TRISTE ESSERE VELOCI."
disse servendosi del cursore luminoso.
"E' TRISTE ESSERE MUTANTI,
YASHI-SAN" disse.
E interruppe il collegamento.
-- Ancora nessun movimento
dall'ultima volta? - chiese il capo delle Black Shuriken al quindicenne
che era di turno alla console.
-- Niente, Toshiro, soltanto
comunicazioni ordinarie, nulla di interessante.
-- Merda. Lasciamo perdere,
che è meglio. Forse era solo un programma sperimentale senza valore.-
Erano tre giorni che tenevano sotto costante sorveglianza il nodo di smistamento
di Yamagata, senza alcun risultato.
-- Lascio un segnalatore
spia - fece il giovane dagli occhi a mandorla chino sulla console - Giusto
nel caso quell'affare si facesse vivo di nuovo.
-- Giusto nel caso, eh?
Va bene. Ma che sia pulito ed autodissolvente, non rintracciabile.
-- Ci penso io, Toshiro,
non preoccuparti - un sorriso feroce attraversò il viso del ragazzo
giapponese, che subito cominciò ad istruire la sua IV su quello
che avrebbe dovuto fare.
Era di nuovo fuori.
Questa volta era determinato
ed aveva una meta precisa, avrebbe cercato di raggiungere la rete dati
della Fondazione Graham, negli Stati Uniti, dove abitava l'altro. Non sapeva
ancora come avrebbe fatto ad arrivare fino in America ma sapeva che il
primo passo da compiere era quello di tornare fuori, ed era esattamente
quello che aveva appena fatto. Ormai non si fidava più di Yashiyama,
non dopo che gli aveva mentito di nuovo, adesso l'unica cosa importante
era riuscire a trovare l'altro, il ragazzo mutante - mutante come lui -
di cui aveva trovato notizie frammentarie e sporadiche in un data base
della rete di Tokio durante la sua seconda fuga, prima dell'assalto delle
stelle nere.
Misha era fuori, nella rete
centrale, ed aveva una gran fretta.
Simulò una richiesta
a nome dell'Istituto ed ottenne una portante verso il nodo di commutazione
transoceanico di Tokio dall'IA di Yamagata. Questa volta l'IA gli affibbiò
una pseudoforma triangolare di color amaranto, mentre per la portante scelse
un rosa elettrico talmente luminoso da abbagliare.
Misha si agganciò
a quello strano serpente rosa e schizzò ancora una volta verso Tokio,
ad una velocità di qualche milione di bit per secondo.
La stella nera lo fermò
all'entrata del nodo commutazione.
Era più grande e
minacciosa di quelle che lo avevano assalito la prima volta, ma non lo
attaccò.
"QUESTA E` UNA SEMPLICE
RICHIESTA DI COMUNICAZIONE, NON HO INTENZIONI OSTILI" - disse l'Identità
Virtuale - "VOGLIO SOLO SAPERE COSA SEI"
"SONO MISHA" - Rispose Misha,
disorientato.
"MISHA? SEI UNA INTELLIGENZA
ARTIFICIALE O COSA?"
"NON SONO UNA INTELLIGENZA
ARTIFICIALE, SONO MISHA. SONO UN MUTANTE. LASCIAMI ANDARE."
"UN MUTANTE! SEI UN PROGRAMMA
SPERIMENTALE, VERO MISHA?"
"DEVO ARRIVARE NEGLI STATI
UNITI, NON HO MOLTO TEMPO." - disse il giovane mutante, ormai quasi in
preda al panico. Non ce la farò. Non mi lascierà passare.
Non so cosa vuole ma non mi lascierà andare. E Yashiyama potrebbe
accorgersi che sono fuggito da un momento all'altro. Mi riporterà
indietro di nuovo. Mi scollegherà.
"CHI E` IL TUO CONTROLLORE
UMANO? CHI TI HA PROGRAMMATO? QUALCUNO DELL'ISTITUTO DI YAMAGATA, NON E`
COSI`?"
"NO! NON SONO UN'IA, NON
SONO UN'IV, NON SONO UN PROGRAMMA! IO SONO MISHA! LASCIAMI PASSARE, PER
FAVORE!"
"VORRESTI DIRE CHE SEI UMANO?!
NON PUO` ESSERE, SEI TROPPO VELOCE. TU SEI UN PROGRAMMA, AMICO, NON PRENDERMI
IN GIRO"
"VA BENE! SONO UN PROGRAMMA,
MA LASCIAMI ENTRARE NEL NODO! DEVO ARRIVARE ALLA FONDAZIONE GRAHAM PRIMA
CHE YASHIYAMA SI ACCORGA CHE SONO FUGGITO, TI PREGO."
L'IV, che era in contatto
perpetuo con Toshiro Kizuki, il capo delle Black Shuriken, e al quale stava
ritrasmettendo tutta la conversazione, ricevette una serie di istruzioni
inaspettate. L'identità Virtuale, abituata ad essere una predatrice,
rimase un po' perplessa dal comando, ma come aveva sempre fatto (e come
sempre avrebbe fatto finché il suo costrutto fosse esistito nella
rete dati), ubbidì istantaneamente.
"PUOI ANDARE" - disse quindi
dopo un paio di eterni secondi - "MA NON TI SECCA SE VENGO CON TE, VERO?
Misha non rispose, e un
attimo dopo era già all'interno del nodo di commutazione.
Come aveva fatto prima,
simulò una richiesta di collegamento a nome di Yashiyama, per conto
dell'Istituto, ma questa volta non funzionò. Quella che Misha aveva
richiesto era un'operazione a pagamento, che richiedeva una transazione
monetaria, e così quando l'IA di controllo gli chiese il codice
di accredito personale, Misha si sentì perduto.
E` stato tutto inutile -
pensò - non andrò da nessuna parte e Yashiyama forse a quest'ora
mi ha già scoperto. E magari mi ha lasciato finora in collegamento
perché sapeva che non sarei potuto andare da nessuna parte. Starà
ridendo di me. Che stupido che sono stato.
"SEI DAVVERO STRANO, MISHA.
LO SANNO TUTTI CHE PER I TRASFERIMENTI TRANSOCEANICI SI PAGA UNA TARIFFA
A TEMPO." - disse l'IV nera, che ormai gli si era incollata addosso come
un'ombra.
"TU HAI UN CODICE DI CREDITO?"
- chiese Misha, improvvisamente speranzoso.
"STAI SCHERZANDO? MA CHE
RAZZA DI PROGRAMMA SEI?"
"CREDEVO CHE POTESSI/VOLESSI
AIUTARMI"
"SAI, COMINCIO A PENSARE
CHE FORSE POTRESTI DAVVERO ESSERE UN ESSERE UMANO, SEI ABBASTANZA STRANO
PER ESSERLO. AIUTO? BISOGNA VEDERE CHE NE PENSA IL MIO CAVALIERE"
"CAVALIERE?"
"IL MIO CONTROLLORE UMANO.
IL MIO PADRONE."
"E CHE PENSA IL TUO CONTROLLORE,
MI AIUTERA`?"
"NON LO SO ANCORA, SAI,
GLI UMANI SONO LENTI A RISPONDERE, QUANDO PARLI CON LORO"
"LO SO"
I due, un umano mutante
di quattordici anni ed una Identità Virtuale hacker con una grande
predisposizione alla pirateria attesero insieme e alla fine, milleduecento
millisecondi più tardi, giunse la risposta del capo delle Black
Shuriken.
"IL MIO CAVALIERE E` RIMASTO
INCURIOSITO, MISHA, LO HAI COLPITO. TI AIUTEREMO.
"VUOL DIRE CHE HAI DAVVERO
UN CODICE DI CREDITO?"
"VOLEVI ANDARE NEGLI STATI
UNITI? SEGUIMI, TI MOSTRERO` QUALCHE TRUCCO"
La stella nera si mosse,
fulminea, e Misha la seguì, deciso e speranzoso. Erano trascorsi
appena quaranta secondi da quando aveva lasciato l'Istituto.
Arrivare al nodo di smistamento
di New York richiese altri tre lunghissimi minuti, perché il giro
che i due dovettero fare fu lungo.
Uscire dalla rete informatica
giapponese fu il problema più grande: i due provarono più
volte le uscite di Nagasaki, Matsue, Matsuyama, Tottori, e solo al terzo
tentativo riuscirono ad agganciarsi illegalmente ad una portante in uscita
dal nodo di Fukuoka che li portò fino a Pusan, in Corea. Da lì,
saltarono a Seul e quindi a Tsingtao, nella rete dati cinese.
"LA RETE CINESE E` UN COLABRODO"
- fu il commento dell'IV, quando, con estrema semplicità, riuscì
a raggirare l'IA del nodo di Nanking, ottenendo una portante prioritaria
verso Taipei, sull'isola di Taiwan - I CINESI HANNO DELLE BUONE IA MILITARI,
MA IN QUANTO AL RESTO, NOI CE LI MANGIAMO A COLAZIONE"
Da Taipei il viaggio divenne
molto più spedito; Taiwan aveva quasi lo stesso numero di connessioni
di rete del Giappone, ma i controlli delle IA erano molto più blandi,
perché il software taiwanese continuava a fare schifo come aveva
sempre fatto e così l'isola era per lo più una specie di
zona franca che le bande di hacker ancora inesperte utilizzavano per addestrare
le loro Identità Virtuali.
Da Taiwan arrivarono in
Egitto con un unico trasferimento. Dal nodo di Il Cairo passarono a quello
di Napoli e quindi direttamente a Londra.
E da Londra finalmente a
New York, il tutto in meno di duecento secondi.
"CI SIAMO, MISHA, DOVE VOLEVI
TU. MA ORA DOBBIAMO PROCURARCI IN FRETTA UN CANALE TRANSOCEANICO COL NODO
DI FUKUOKA"
"PERCHE`?" - rispose Misha,
ancora sconvolto. E` immensa, la rete dati, più di quanto avessi
immaginato. Yashiyama aveva ragione, ci si potrebbe perdere facilmente
qui fuori.
"PERCHE` PER ORA SIAMO IN
UNA SITUAZIONE SUPERCRITICA, STIAMO IMPEGNANDO DIECI PORTANTI SU ALTRETTANTI
NODI DI COMMUTAZIONE SPARSI NELLA RETE MONDIALE. SE UNA QUALSIASI DOVESSE
INTERROMPERSI, DOVREMMO RIFARE TUTTO IL PERCORSO DALL'INIZIO."
"MA COME FAI A FARTI APRIRE
UN CANALE SENZA UN CODICE DI CREDITO?"
"CHI TI HA DETTO CHE NON
HO UN CODICE DI CREDITO?"
"MA, ALLORA POTEVI FARTI
APRIRE UN CANALE DIRETTO DA TOKIO! PERCHE` ABBIAMO FATTO/COMPIUTO TUTTO
QUEL GIRO? YASHIYAMA POTREBBE SCOLLEGARMI DA UN MOMENTO ALL'ALTRO!"
"ORDINI DEL MIO CAVALIERE.
IO NON C'ENTRO NULLA"
L'IV chiese, pagò
ed ottenne il canale verso Fukuoka. Il loro collegamento venne commutato
da multiporta a diretto (con l'eccezione delle portanti dei nodi iniziali
di Yamagata per Misha e di Tokio per la stella nera) e divenne enormemente
più stabile. Erano trascorsi meno di cinque minuti dalla fuga di
Misha.
"DOVE ANDIAMO ADESSO?" -
domandò quindi l'IV nera.
"FONDAZIONE GRAHAM" - Misha
non riusciva a spiegarsi il comportamento del cavaliere umano della stella
nera. Perché aveva agito in quel modo? Perché aveva rischiato
la propria IV quando avrebbe potuto fare tutto legalmente sin dal principio?
Misha ci pensò su, ma non trovò risposte.
"FONDAZIONE GRAHAM. QUI
A NEW YORK?"
"NON LO SO"
"NON LO SAI? L'IMMAGINAVO.
MA RIMEDIAMO SUBITO"
Ottennero il numero di identificazione-in-rete
che gli serviva da un data base gratuito newyorkese e dopo un piccolo balzo
al vicino nodo di Boston, si trovarono davanti all'ingresso dati della
Fondazione Graham.
"ANDIAMO" - disse Misha,
che ormai fremeva dalla curiosità, e si diresse verso l'ingresso
dati. Il software di difesa della Fondazione lo bloccò all'istante
e la stella nera dovette impegnarsi parecchio per impedire che i programmi
di difesa li tracciassero fino in Giappone e risalissero al luogo di chiamata.
"SEI UNO STUPIDO, MISHA!
PENSAVI DI ENTRARE COSI`, SENZA NEMEMNO BUSSARE?"
"IO HO BISOGNO/DEVO ENTRARE
LI` DENTRO"
"SI`, QUESTO L'HO CAPITO.
PERO` LASCIA CHE CI PENSI IO, VA BENE?"
L'IV nera provò per
ben tre volte a far breccia nel sistema della Fondazione e alla fine scoprì
che il software di difesa della rete dati interna della Fondazione Graham
era praticamente invalicabile.
"SEI PROPRIO SICURO DI VOLER
ENTRARE QUI DENTRO, MISHA?" - annunciò alla fine l'Identità
Virtuale - "PER FORZARE QUESTO SOFTWARE CI VORREBBE UN PROGRAMMA MILITARE,
E` TROPPO SOFISTICATO"
"IO DEVO ENTRARE. IO HO
BISOGNO/DEVO ENTRARE" - ripetè Misha e si proiettò nuovamente
contro l'ingresso dati della Fondazione. Le difese scattarono di nuovo
e nemmeno la stella nera potè fare nulla, questa volta, poiché
rimase intrappolata anch'essa dal software di difesa.
Misha si preparò.
Era tutto finito: adesso il programma - da quale non poteva più
sganciarsi - lo avrebbe tracciato e seguito lungo la rete dati centrale
fino all'Istituto e così, sia la Fondazione Graham che Yashiyama
sarebbero venuti a conoscenza di tutto quanto. Yashiyama avrebbe potuto
disconnetterlo definitivamente, per quello che aveva fatto? Misha se lo
chiese e arrivò alla conclusione che non gli importava. Che gli
tagliassero pure i cavi che gli uscivano dalla testa, a lui non importava
più. Sarebbe tornato nel buio, in isolamento totale, ma almeno
lì non ci sarebbero state bugie dolorose e programmi a dargli la
caccia.
Misha si preparò.
Ma la fine non venne.
Quello che arrivò
fu un'esclamazione, "VI HO PRESO!", un messaggio che arrivava direttamente
dalla Rete interna della Fondazione e che gli veniva trasmesso attraverso
il canale informativo del programma difensivo che lo aveva intrappolato.
Misha rimase sbigottito: il programma si era fermato, non lo stava tracciando.
Qualche microsecondo più tardi gli giunse un nuovo messaggio, e
questa volta era una domanda, "CHI SIETE?"
Misha rispose senza pensarci,
era troppo sbalordito.
"SONO MISHA" inviò
lungo il canale dati e solo dopo aver risposto si rese conto dell'intervallo
di tempo che era intercorso fra i due messaggi che aveva ricevuto. Un intervallo
troppo breve. Misha fremette.
Un nuovo messaggio
lo raggiunse quasi istantaneamente lungo il canale dati: "STAVI CERCANDO
DI ENTRARE QUI. PERCHE'?"
"CERCAVO DI INCONTRARE/TROVARE
QUALCUNO COME ME. SO CHE ABITA/VIVE QUI. IO VIVO NELLA RETE DATI DEL PROFESSOR
YASHIYAMA." Misha era troppo eccitato per pensare e rispondere in maniera
del tutto razionale, era ormai quasi sicuro che dall'altra parte del canale
dati ci fosse l'altro, colui che lui stava cercando.
"CHI E` L'ALTRO CHE E` CON
TE?"
"IO SONO UNA STELLA NERA,
UN'IDENTITA` VIRTUALE. SAPPI CHE OGNI TENTATIVO DI IRROMPERE NEL MIO COSTRUTTO
PROVOCHERA` SOLO LA MIA CANCELLAZIONE. QUESTE SONO LE UNICHE INFORMAZIONI
CHE OTTERRAI DA ME, IA.
"NON SONO UN'IA."
"ALLORA DEVI ESSERE QUELLO
CHE CERCAVA MISHA. ANCHE LUI AFFERMA DI NON ESSERE UN'INTELLIGENZA ARTIFICIALE.
Ci fu una pausa. Misha e
la stella nera rimasero in attesa - in ogni caso non potevano far nient'altro
- e dopo un'altra frazione di secondo arrivò la domanda chiarificatrice.
"E' BUIO QUANDO SEI FUORI?"
"FUORI DA DOVE?" - fu la
risposta della stella nera.
"SI'!" - Rispose invece
freneticamente Misha - "E' BUIO QUANDO MI SCOLLEGANO DALLA RETE DATI."
Ancora una micropausa e
poi:
"HAI TROVATO QUELLO CHE
CERCAVI, MISHA. CIAO, IO MI CHIAMO JEREMY."
Toshiro Kizuki, leader incontrastato
delle Black Shuriken, lesse sul suo monitor il report che la sua IV gli
aveva appena trasmesso e sorrise.
L'Identità Virtuale
gli riferiva che, secondo lei, forse era il caso di riconsiderare l'ipotesi
che la strana IA dell'Istituto di Yamagata non fosse affatto un'IA.
Toshiro sorrise, perchè
quella era una cosa che sapeva già, e ordinò all'IV di registrare
tutto.
Prevedeva che di lì
a poco le Black Shuriken avrebbero goduto di grande popolarità,
non appena nel giro degli hacker si fosse saputo a chi apparteneva l'Identità
Virtuale che aveva aiutato il mutante giapponese ad incontrare il suo amico
americano.
Magari ne sarebbe venuta
fuori anche un'intervista su qualche rivista di computer.
Sì, c'era proprio
di che sorridere.
Toshiro spense il suo portatile
ed andò a cercare qualcuno dei ragazzi. Aveva voglia di una birra.
Giuseppe De Rosa
©1989 (6 novembre - 20 dicembre)
(Revisione 6 - 13 aprile 1991)
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