La Santa Marguerita uscì
dai Cunicoli del Verme avvolta in un bozzolo di Tela di Ragno.
Quando si trovò a
contatto con la sottile e micidiale pellicola energetica del cunicolo,
il bozzolo esplose di luce, emettendo un gran numero di radiazioni anche
nei campi dell'ultravioletto, X e gamma. Come ogni volta però, riuscì
a proteggere lo scafo ed il suo prezioso contenuto di armi e uomini.
Con tutta probabilità
il fuoco d'artificio elettromagnetico generato dal bozzolo sarebbe stato
immediatamente individuato dalle sonde di ricognizione della
flotta nemica, ma questo era il prezzo da pagare per poter uscire indenni
dai cunicoli ultrarelativistici che permettevano di saltare a piacimento
fra le stelle, ed entrambe le flotte, quella Terrestre e quella Koresita,
avevano ormai da tempo deciso che era un prezzo più che accettabile
da sostenere, dal momento che era ovvio che sarebbero stati proprio i Cunicoli,
a lungo andare, a decretare la vittoria dell'uno o dell'altro schieramento.
Non appena al sicuro nel
più familiare spazio relativistico, la Santa Marguerita provvide
a dissimulare il proprio arrivo: un certo numero di microfilatori, piccoli
gioielli tecnologici dal diametro inferiore ai due millimetri, vennero
proiettati verso il Cunicolo, ad angolazione e velocità casuali;
le emissioni dei loro bozzoli al momento dell'annichilazione contro il
cunicolo avrebbero così dissimulato il passaggio della nave, inducendo
il nemico a credere di aver rilevato la distruzione di uno sciame di meteoriti
vaganti invece dell'ingresso di una nave da battaglia. Questo almeno in
teoria. Poiché infatti anche gli avversari utilizzavano la stessa
tecnica di mascheramento, la reale efficacia di tale manovra diveniva di
volta in volta sempre più dubbia.
Conclusa la manovra di mascheramento,
con i motori al plasma tenuti al massimo regime e completamente schermati,
la Santa Marguerita fece rotta velocemente verso la stazione militare koresita
orbitante attorno al pianeta Thianatis.
La sonda di ricognizione
Koresita che per prima rilevò l'emissione a largo spettro della
Santa Marguerita si trovava a due soli secondi-luce di distanza dal punto
di ingresso lungo il Cunicolo e subito mise in atto la sua procedura di
riscontro.
Lanciò un bozzolo
di circa dieci centimetri di diametro all'interno dei Cunicoli del Verme
e rimase in attesa.
La sfera uscì venti
secondi più tardi nello stesso punto in cui era uscito l'incrociatore
terrestre e cominciò ad annusare in giro. Trovò immediatamente
la traccia di calore lasciata dai pur schermati motori a plasma della nave
e ne calcolò la rotta, poi inviò un messaggio radiolaser
alla sonda madre, la quale, finalmente, inviò a sua volta un messaggio
laser alla stazione Koresita.
E così, dopo circa
un minuto dall'ingresso della Santa Marguerita, i koresiti della stazione
di Thianatis seppero che una nave da guerra terrestre si stava dirigendo
verso di loro.
Due intercettori leggeri
vennero mandati incontro al nemico terrestre mentre la stazione si preparava
all'assalto, modificando parzialmente la propria struttura in modo da offrire
il minor numero di bersagli vitali possibili alle armi nemiche. Le sezioni
stagne vennero sigillate ed escluse dal sistema di mantenimento centrale:
erano in grado autosostenersi e persino di muoversi indipendentemente ed
allontanarsi dal corpo della stazione. Gli avamposti disseminati sul pianeta
ricevettero l'ordine di sospendere i lavori di scavo e di stare all'erta.
Vennero sospesi i voli degli shuttle da carico e gli otto cargo minerari
che erano attraccati ai docks della stazione orbitale ricevettero l'ordine
di sganciarsi ed allontanarsi alla massima velocità verso la salvezza
dei Cunicoli.
Dopo otto minuti, quando
la Santa Marguerita era quasi giunta in contatto con i primi intercettori,
sulla stazione Koresita ogni batteria di laser e ogni postazione di difesa
era perfettamente operativa e pronta alla battaglia.
-- È ora di svegliare
i ragazzi - disse il capitano Yuri Bramilisov mentre la sua nave si avvicinava
silenziosa verso l'obiettivo designato. Thianatis era un'enorme palla di
roccia che orbitava attorno ad una bizzosa gigante rossa giusto ai margini
della sfera di controllo Koresita. Il planetoide era sterile e assolutamente
inadatto alla vita a causa dell'elevata instabilità del suo sole.
Però era molto, molto ricco di minerali. Ne era talmente ricco da
giustificare un'intera stazione militare a sua protezione. E una missione
contro di essa.
Le mani guantate del tenente
Gentayn, ricoperte dai complicati disegni impressi nel polimero fotoreattivo,
si mossero veloci al di sopra del lettore luminoso che aveva davanti a
sè e un istante più tardi uno schema a scacchiera, formato
da dieci file di dieci caselle, si solidificò virtualmente davanti
ai suoi occhi. Una scacchiera identica si materializzò sull'olopiastra
della console del capitano Bramilisov, quindi ambedue i costrutti lampeggiarono
un paio di volte e si stabilizzarono.
Le cento cellette di entrambi
gli schemi erano accese e risplendevano di luce verde; il tenente operatore
lanciò un'occhiata all'immagine dell'olopiastra del capitano, annuì
fra sé e poi mosse nuovamente le mani al di sopra dello scanner luminoso.
-- Tutti svegli e in ascolto,
signore, può procedere quando vuole.
Il capitano annuì
e rimase qualche istante ad osservare lo schema che aveva davanti, quindi
si decise a parlare.
-- Ben svegliati ragazzi.
-- Salve, capitano Bramilisov.
La voce parve giungere dal centro del costrutto olografico che il capitano
aveva di fronte ed il tono era cordiale ma impersonale. Una delle cellette,
la sesta della terza fila, cominciò a lampeggiare di luce rossa.
Il tenente operatore scambiò un'occhiata col suo comandante e poi
mosse le dita sul lettore. La cella 6-C si spense: il suo occupante non
aveva riconosciuto la voce del capitano della Santa Marguerita ed il suo
sistema di supporto era stato perciò disattivato, per precauzione.
-- Siamo vicini al nostro
obiettivo - continuò tranquillo il capitano Bramilisov - e questa
è la ragione principale per la quale siete stati risvegliati, anche
se in realtà mancano diversi minuti al contatto vero e proprio.
Però non è solo questo il motivo che mi ha spinto a disturbare
il vostro sonno tranquillo. Nonostante sappia bene che ognuno di voi è
stato accuratamente istruito su quello che dovrà fare una volta
che saremo entrati in contatto con la flottiglia di difesa Koresita, ho
pensato che non sarebbe stato inutile spendere qualche minuto scambiando
qualche parola con voi, sempre che siate d'accordo.
-- È un piacere per
noi poter parlare con lei, capitano. - rispose la voce impersonale del
modulo vocale dell'elaboratore dopo aver analizzato le risposte dei novantanove
occupanti della scacchiera ed averle trovate perfettamente omologhe ed
omogenee. Nessuna cella cambiò colore e Bramilisov proseguì
il suo sondaggio.
-- Bene - disse - Sapete
tutti, ragazzi, che questa sarà una missione senza ritorno. Nessuno
di voi sopravviverà all'imminente scontro con la stazione koresita
e la sua flotta di difesa... e questa è una cosa che mi rattrista
molto. Ognuno di voi conosce a perfezione i punti deboli delle navi nemiche
e della stazione orbitale che ci accingiamo ad attaccare e distruggere.
Ognuno di voi è armato in maniera tale da poter provocare il maggior
numero di danni al nemico. - fece una pausa, come volevano le procedure
standard - Mi domando se questo sia giusto. In fondo, anche i Koresiti
sono esseri senzienti ed intelligenti. Non vi sembra ingiusto il fatto
che dobbiate sacrificare le vostre vite solo per distruggere altre vite?
La risposta non si fece
attendere troppo. Però sulla scacchiera cominciarono a lampeggiare
di rosso altre quattro cellette, mentre la voce impersonale rispondeva:
-- Vale la pena di morire,
se il sacrificio può giovare alla vittoria della razza umana.
Bramilisov, sorpreso, fece
nuovamente cenno al tenente Gentayn di disattivare le celle anomale. Mentre
le quattro luci lampeggianti diventavano grigie, disse:
-- Sì, è così.
Sono contento che condividiate questo punto di vista. Sono fiero di voi,
ragazzi.
-- Grazie, signore!
-- Sono sicuro che darete
del filo da torcere ai nostri nemici. Voglio che sappiate che la Santa
Marguerita è stata orgogliosa di aver trasportato dei guerrieri
coraggiosi e risoluti come voi.
-- Grazie, capitano!
-- Capitano, siamo in prossimità
dell'obiettivo - disse improvvisamente uno degli ufficiali pilota - ho
il segnale di due intercettori nemici a dodicimila chilometri, in avvicinamento.
-- Bene - rispose Bramilisov
rivolgendo nuovamente l'attenzione allo schema a scacchiera davanti a sè
- ragazzi ci siamo. Adesso gli faremo vedere cosa sappiamo fare.
-- SI!!
-- Li farete fuori tutti,
lo so, perché voi siete i più forti.
-- SI!!
-- Voi siete i più
abili!
-- SI!!
-- Voi siete i più
pericolosi! Voi siete i guerrieri della Santa Marguerita! I migliori
dello spazio!
-- SI! SI! SI! SI!
-- Bene!! Adesso è
tempo che vi saluti. Ognuno di noi ha un compito di cui occuparsi. Che
tutti voi possiate andare a bersaglio.
-- Grazie Capitano Bramilisov!
Il tenente Gentayn interruppe
il collegamento audio e dopo un paio di secondi i due costrutti olografici
a scacchiera scomparvero.
Bramilisov sospirò,
poco soddisfatto di come era andato il controllo. Addirittura cinque malfunzionamenti!
-- Quanto tempo abbiamo,
prima del contatto? - domandò
-- I due intercettori sono
a diecimila chilometri punto sette, signore.
Bramilisov fece un rapido
calcolo mentale, e poi decise:
-- Tenente Hanek, quali
sono state le risposte degli ultimi quattro segnalati?
-- Come signore? - Hanek
si voltò stupito a guardare il capitano.
-- Ho chiesto quali risposte
hanno dato gli ultimi quattro, prima che li scollegasse.
-- Oh, sì, subito
- il tenente consultò le registrazioni elettroniche - alla sua domanda
di riscontro "Non vi sembra ingiusto il fatto che dobbiate sacrificare
le vostre vite solo per distruggere altre vite?" il 4-J e il 6-B sono rimasti
in silenzio, il 7-G ha risposto "Sa Capitano, questa è una cosa
che mi sono chiesto anch'io" mentre il 9-A ha detto "Be', ora che mi ci
fa pensare, signore, credo proprio che sia come dice lei: non ha senso
morire solo per uccidere".
-- Bene, vediamo se
riusciamo a recuperarne almeno uno, 5 malfunzionamenti su cento sono troppi,
per quello che costano. Tenente Gentayn, risvegli e mi colleghi con il
7-G.
Il tenente operatore scambiò
un'occhiata preoccupata con il suo collega Hanek. Non si giocava con le
IA difettose; ognuno dei cento missili dotati a bordo della Santa
Marguerita era armato con una testata a plasma di potenza sufficiente a
vaporizzare l'intera nave e poiché il controllo sul sistema di detonazione,
sebbene protetto da diverse impenetrabili routines di sicurezza, era pur
sempre affidato alla volontà dell'IA pilota, nel caso di avaria
o cedimento del condizionamento suicida la cosa più saggia da fare
era scollegare l'IA dal supporto vitale e "rimandarla a dormire". Non che
ci fosse davvero pericolo, non era mai accaduto nessun incidente, o per
lo meno ciò asserivano le statistiche ufficiali - ma era consuetudine
che le IA segnalate durante il controllo venissero lasciate disattivate
fino al ritorno alla base.
Perché, come si diceva
in giro, "non si può mai dire cosa è capace di combinare
una IA".
-- Può parlare, capitano.
- disse il tenente Gentayn dopo aver ripristinato il collegamento, non
senza lasciar trapelare la propria preoccupazione dal tono della voce.
Bramilisov si concentrò.
L'IA 7-G era stata "riaddormentata" subito dopo la domanda di riscontro
finale, dopo aver risposto "Sa Capitano, questa è una cosa che mi
sono chiesto anch'io", perciò il discorso doveva esser ripreso da
quel punto.
-- E a quali conclusioni
sei giunto figliolo? - chiese con tono interessato, fissando l'astratta
immagine-simulacro che il tenente operatore aveva fatto comparire sull'olopiastra
nel frattempo.
-- Nessuna conclusione,
capitano. Solo una sensazione.
-- Una sensazione?
-- Credo di non poter esser
in grado di arrivare ad una conclusione definitiva. So che quello che facciamo
è giusto, capitano, ma... non riesco a trovare un perché,
nella mia memoria.
Bramilisov fece cenno al
tenente operatore di stare pronto a scollegare l'IA ad un suo segnale.
Il tenente Gentayn allungò le mani guantate sul lettore laser e
rimase con lo sguardo fisso sul suo capitano, in fremente attesa. Si accorse
di stare sudando, ma non mosse le mani dal lettore.
-- Capitano, i due intercettori
sono adesso a ottomila chilometri - segnalò nuovamente l'ufficiale
pilota e Bramilisov fece segno di aver capito con una mano. Poi disse,
sempre rivolto all'IA difettosa:
-- Siamo in guerra, ragazzo
mio, questo è il perché.
-- Lo so. Solo che non riesco
a ricordare il motivo.
-- Il motivo della guerra?
Che importanza ha il motivo? L'importante è che tu sia convinto
di essere nel giusto.
-- Io "so" di essere nel
giusto, capitano. Ma ugualmente mi piacerebbe poter ricordare il motivo
per cui dovrò morire.
Bramilisov riflettè
indeciso su cosa fare, se dare l'ordine di scollegamento o continuare a
rischiare. Anche se le statistiche militari ufficiali negavano la possibilità
di un incidente causato da un missile ribelle, le storie fantasiose che
circolavano fra gli equipaggi lasciavano intendere esattamente il contrario.
-- Hai paura di morire,
figliolo? - chiese infine.
-- No, capitano Bramilisov.
Anzi, sa una cosa? Credo di esser stato creato apposta per morire. No.
Non è esatto. Credo di esser stato creato per uccidere.
-- E la cosa ti turba? -
Bramilisov si accorse all'improvviso di essere affascinato dai discorsi
di quel missile bizzoso.
-- No. Ma non mi basta.
Bramilisov rimase perplesso.
- Capisco - disse poi, e fece un cenno col capo al tenente pilota, chiedendo
l'aggiornamento della situazione.
-- Riceviamo un messaggio
dai due intercettori, signore. Ordinano di allontanarci. Distanza
settemila chilometri. Altri sei segnali rilevati a dodicimila chilometri.
-- Figliolo, ci sono due
intercettori Koresiti che in questo momento si stanno dirigendo a tutta
velocità verso di noi. Sanno che non hanno quasi nessuna possibilità
di fermarci, e sanno che molto probabilmente moriranno in questo loro disperato
tentativo. Eppure sono là fuori... e il solo fatto di esserci sembra
bastargli, come motivo.
Questa volta fu l'IA a rimanere
in silenzio per qualche secondo, mentre tutti gli occhi degli ufficiali
presenti sul ponte erano puntati su Bramilisov.
-- Sì, capitano Bramilisov.
- rispose infine l'IA 7-G - Ho capito quello che intende.
-- Bene. Combatterai, allora?
-- Certo, signore. Lasci
che sia io ad intercettare quei due nemici.
-- Intercettori a cinquemila
chilometri punto quattro, signore. - disse il tenente pilota.
-- Va bene, figliolo. Mi
fiderò di te. - disse Bramilisov e segnalò di interrompere
il collegamento audio.
Il tenente Gentayn eseguì
l'ordine ancora più rapidamente del solito, l'avvicinarsi del nemico
lo aveva reso automaticamente più rapido nei movimenti, uno dei
risultati del lungo addestramento militare. Il tenente Hanek, alzando la
testa dalla sua console si azzardò a domandare:
-- Non avrà intenzione
di utilizzarlo, vero signore? Le sue risposte sono state tutte al di fuori
degli schemi di sicurezza previsti dalla Marina.
-- E invece sì, tenente.
Lo mandi contro gli intercettori koresiti insieme ad uno degli altri missili.
Funzionerà a dovere, glielo garantisco. - rispose sorridendo Bramilisov.
Il missile a plasma 7-G venne
lanciato quando ancora il nemico distava quasi quattromila chilometri dalla
Santa Marguerita. Mentre avanzava verso il suo obiettivo, con un'accelerazione
che nessun essere umano avrebbe mai potuto sopportare, ripensò a
quanto era accaduto poco prima, al suo strano colloquio con il capitano
Bramilisov. Si sentiva strano, deciso e allo stesso tempo triste. Corresse
la propria rotta di una frazione di grado, allineandosi nuovamente con
il segnale costituito dai motori di uno dei due intercettori che aveva
scelto come suo bersaglio definitivo. Si mise in contatto con il compagno
che insieme a lui era stato lanciato contro il nemico koresita, ma in risposta
ottenne solo una serie di esclamazioni euforiche. Il suo compagno era felice,
stava andando a fare ciò per cui era stato creato, stava per distruggere
il nemico, ed era contento di farlo. L'IA 7-G invidiò l'intensità
con cui il suo compagno pareva assaporare quegli ultimi attimi, ma non
gli riuscì in alcun modo di imitarlo. Corresse nuovamente la rotta
in risposta alle manovre evasive e alle bordate laser di sbarramento della
piccola astronave su cui puntava.
E finalmente si rese conto
di non essere affatto felice per quello che stava per fare. Fu come una
mazzata, per la sua coscienza elettronica, ma ugualmente continuò
ad andare avanti.
Qualche millisecondo prima
di attivare il detonatore della propria testata, L'IA 7-G inviò
due messaggi radio, uno alla Santa Marguerita, l'altro all'intercettore
Koresita.
Il primo era indirizzato
al capitano Bramilisov. Diceva: "Sa capitano? Quella sensazione permane,
dopotutto. Ma non ho altra scelta. Se non lo facessi la mia stessa esistenza
andrebbe sprecata."
Il secondo era molto più
breve.
"Perdonatemi", diceva.
In una zona di spazio attorno
al pianeta Thianatis che di lì a poco sarebbe divenuta un agguerrito
campo di battaglia, il missile a plasma della nave terrestre Santa Marguerita
identificato con la sigla 7-G giunse a bersaglio, chiuse gli occhi che
non aveva e sparì in un'estasi di fuoco.
Giuseppe De Rosa
©1991 (28 agosto - 21 settembre)
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