Intervista a Giuseppe De Rosa Emiliano Farinella |
![]() |
IntercoM: Al centro dei tuoi racconti ci sono sempre idee forti. Qual è il tuo rapporto con le “idee”? Giuseppe
De Rosa: Più che idee direi che il mio rapporto è
con le “storie”. Per me era, è importante avere una storia da raccontare
ed il fatto che alla base delle storie ci siano idee – più o meno
forti – è sempre stato una premessa naturale. Una storia non vale
la pena di essere raccontata se non si basa su qualcosa, anche solo uno
spunto, in grado di meravigliare o stupire. Ed il primo a doversi stupire
sono io, ovviamente. Da un certo punto di vista questo è limitante,
perché impedisce la costruzione di una “carriera” basata sul mestiere,
sul semplice “saper scrivere”. Un buon scrittore dovrebbe saper fare entrambe
le cose: saper scrivere a comando e saper inventare buone storie.
IntercoM: Qual è l’idea per un tuo racconto che ti ha dato più soddisfazioni? GDR:
Alla luce di quanto detto prima, confesso che praticamente tutte le idee
dei miei racconti mi hanno lasciato abbastanza soddisfatto. Una alla quale
sono particolarmente affezionato è l’idea alla base di un racconto
che non ho mai portato a termine. La storia avrebbe dovuto parlare di un
gruppo di persone in grado di “vedere” brandelli di futuro durante alcune
involontarie e dolorosissime crisi “fisiche”. Che succede se uno di questi
“vede” la propria morte? Come idea non è il non plus ultra, ma l’atmosfera
di contorno ed il rapporto fra queste persone “diverse” avrebbe prodotto
una storia... probabilmente buona. Peccato sia morta a metà strada...
IntercoM: Come valuti il rapporto degli scrittori di fantascienza con le idee delle loro opere? Per chi scrive fantascienza quanto deve essere peculiare e significativo questo rapporto rispetto allo scrittore mainstream? GDR:
Questa è una bella domanda e un tempo avrei argomentato parecchio
su di essa, scagliandomi contro molta della produzione di SF “made in Italy”.
Per molti anni – anzi diciamo che è sempre stato così – il
modo di fare SF in Italia è stato condizionato da quella che è
possibile definire “Preparazione Umanistica” degli autori. Il che poi sta
a denotare la mancanza quasi assoluta di conoscenze scientifiche solide
su cui poter appoggiarsi nella creazione delle storie. Nei paesi anglosassoni
oltre la metà (forse i tre quarti) degli autori di SF è anche
uno scienziato o comunque svolge attività che hanno a che
fare con la scienza. In Italia... forse i tre quarti degli autori era laureato
in lettere o impiegato statale/bancario. Dico “era” perché adesso
le cose cominciano un po’ a cambiare, si comincia a vedere in giro qualche
ingegnere...
IntercoM: ...a proposito quale genere di idea è per te importante all’interno di un’opera di fantascienza? GDR:
Un’idea intrigante supportabile con cognizioni scientifico/tecnologiche
plausibili (cosa che è sempre mancata ai writers italiani, purtroppo
decisamente più “umanisti”), oppure una storia priva di fondamento
scientifico ma in grado di “agganciare il lettore” come se fosse tale.
Negli USA fanno dei corsi per insegnare agli scrittori come fare a scrivere
in modo da tener “attento” il lettore...
IntercoM:
Le tue storie sembrano seguire un percorso preciso in un crescendo di elegante
distacco sempre più rasente al cinismo. Un percorso che segue da
vicino quello di certa fantascienza che potremmo identificare nell’old
cyberpunk e suoi antesignani.
GDR:
Il cinismo è sempre stato - per scelta – la mia filosofia, il mio
“metodo di vita” (il cinismo riesce a proteggerti meglio dalle batoste
della vita) e questo forse si risente nelle mie storie. Forse è
per questo che ai tempi mi trovai perfettamente a mio agio nella brodaglia
acida cyberpunk Gibsoniana della seconda metà degli anni ’80. Non
so bene spiegare perché il cyberpunk ebbe tanto successo nel mondo
della SF; di certo rappresentava un momento di rottura, era l’onda che
molti aspettavano, l’onda che avrebbe dovuto ripulire ed innovare un genere
che si stava progressivamente appiattendo. Ondate del genere a quanto pare
si succedono con una cadenza ventennale... dovremmo essere a poca distanza
dalla prossima. Il cyberpunk ha portato il cinismo nella SF? Diciamo piuttosto
che ha portato il disincanto, la consapevolezza che ormai i meccanismi
che regolano le nostre esistenze sono regolati (magari non consapevolmente,
non è necessario sposare la teoria del complotto a tutti i costi)
da “sovrastrutture” economico/finanziare talmente estese e irraggiungibili
da avere quasi una vita propria. I cyberpunk non facevano altro che rendere
i protagonisti delle loro storie consapevoli di ciò. E una volta
resi consapevoli, il cinismo era spesso l’unica arma per sopravvivere.
Gli eroi cyberpunk sono dei perdenti anche quando vincono, perché
nel gioco in cui sono coinvolti ci sono sempre ordini di grandezza differenti
e quasi sempre essi giocano al livello più basso.
IntercoM:
Alla fine di questo percorso la fantascienza ha continuato, per strade
sostanzialmente differenti in sensibilità anche se le etichette
ci si attarda sempre a cambiarle.
GDR:
Detto con molta semplicità? Ho finito le storie da raccontare.
IntercoM: Del cyberpunk adesso cosa è rimasto? E cosa ti aspetti adesso dalla fantascienza? GDR:
del cyberpunk per me è rimasto l’environment, quella mistura di
ipertecnologia sfrenata che da “oggetto” delle storie si è
trasformata in “ambientazione”. Per me non si può più scrivere
fantascienza decente senza tener conto di nanotecnologia, implantistica,
informatica sporca; ma queste componenti adesso devono venir trattate alla
stessa stregua della psicologia dei personaggi, della caratterizzazione.
Sono nuovi schemi, nuovi paletti all'interno dei quali devono venir inventate
le nuove storie.
IntercoM:
Si attendono grandi cambiamenti. L’informatica sta cambiando il mondo,
come ha influito sul corso della fantascienza finora?
GDR:
Zero. Non conosco la risposta a queste domande. Ultimamente la realtà
si sta muovendo più velocemente di quanto non sapesse fare un tempo
la SF e sembra che sia sempre più difficile “anticipare”, a meno
di non spostarsi su campi ancora fuori portata. Persino le varie storie
(parecchie, a dire il vero) ambientate su Marte che sono state prodotte
negli ultimi anni mi sembrano troppo “vicine”, ormai.
IntercoM: Produzione e fruizione della fantascienza come cambieranno nell’era dei media? GDR:
Addio subito alle fanzine, innanzitutto. Almeno a quelle cartacee. A proposito,
ne esistono ancora? I libri terranno ancora per un po’, ma quelli di pura
fiction (ovvero romanzi e racconti, e non solo di SF) saranno i primi a
cedere il passo ai file scaricabili via internet e leggibili sui palmari.
Gli alberi tireranno un respiro di sollievo... La produzione ne risentirà
in modo notevole? In linea teorica i costi di produzione dovrebbero scendere
di parecchio grazie alla rete e questo potrebbe significare un maggior
numero di opere date alle “stampe”. In pratica mi aspetto il contrario,
con meno autori appoggiati dalle case editrici ma con uno sterminato sottobosco
di autori che pubblicano autonomamente in rete... e che nessuno leggerà.
IntercoM: La percezione della fantascienza nel pubblico è notevolmente cambiata negli ultimi anni. Cosa è successo? GDR:
In che senso?
IntercoM: La SF è entrata massicciamente nella comunicazione. Le campagne pubblicitarie sono colonizzate da icone fantascientifiche. Cosa rende la fantascienza uno strumento così felice per la comunicazione? GDR:
Altra bella domanda. Sappiamo tutti che il maggior numero di “blockbuster”
cinematografici sono opere di SF, vero? Beh, sembra che la SF abbia una
buona “resa” visiva, nel senso che è facile produrre “immagini”
che siano gradevoli da guardare se non devi attenerti alla realtà...
e siccome la pubblicità non cerca altro se non adularti stuzzicando
i tuoi sensi... il gioco è fatto. Fantasy, SF... basta scegliere
a secondo del prodotto da pubblicizzare.
IntercoM:
Le immagini fantascientifiche sembrano garantire un buon successo, al cinema
è un grande momento per la fantascienza, non sempre qualitativamente,
ma sicuramente per la quantità.
GDR:
Bisogna vedere se parliamo di effetti speciali o di storie di SF. Il cinema
degli ultimi anni sforna immagini “meravigliose” a getto continuo, a seconda
dei nuovi software di rendering e animazione. Qualcuno inventa un software
che permette di simulare la sabbia ed ecco che ti fanno la Mummia,
simuli l’acqua e ti fanno Abyss, simuli il fuoco e ti fanno... Indipendence
Day. E’ uno spettacolo fenomenale e divertente, ma molto spesso le
storie dietro gli effetti speciali sono... stronzate belle e buone. Ma
all’industria del cinema questo non interessa, l’importante è stupire
e divertire e incassare il più possibile. E’ giusto che sia così,
dal loro punto di vista.
IntercoM: Il fruitore della fantascienza cinematografica è molto diverso dal lettore di fantascienza. I due gruppi sono in avvicinamento? GDR:
No, direi di no. Per leggere ci vuole tempo e attenzione. Un film richiede
al massimo un paio d’ore. I due mondi non sono compatibili, dal punto di
vista della fruizione. Poi magari ci sono contaminazioni e contaminati,
ma parlare di avvicinamento fra i due mondi...
IntercoM:
Qualche domanda sulla fantascienza italiana.
GDR:
Dopo aver fatto la classica gavetta, avevo finito col conoscere un po’
di gente del fandom e devo dire che in generale i rapporti erano buoni
o discreti con tutti. Si può dire che facevo parte di quella corrente
del fandom che considerava IntercoM il punto di riferimento a cui
guardare. Per fortuna sono entrato nel fandom dopo il periodo estremista
ma gli schieramenti politici erano ancora ben visibili... e IntercoM
stava dal lato rosso del campo. Ma persino il famigerato De Turris si è
comportato sempre in maniera molto corretta e altamente professionale (era
l’editor della sezione SF di L’Eternauta) nei miei riguardi. Forse
allora non aveva idea che fossi amico di Sturm, Santoni e gli altri...
eh eh eh.
IntercoM: Cosa ha comunicato di innovativo questa SF al pubblico per scuoterlo dalla sua storica disattenzione nei confronti degli italiani fino a ottenere questo clamoroso successo? GDR:
Nessuna novità, quanto piuttosto finalmente l’uso professionale
di strumenti editoriali e di generi letterari.
IntercoM: Internet sta cambiando le carte in tavola nel mondo fantascientifico? GDR:
Ricordo che qualche anno fa leggevo con avidità le notizie sul Cosmo
Informatore (che arrivava a malapena tre/quattro volte l’anno) riguardanti
gli autori stranieri: cosa facevano, a cosa stavano lavorando, etc.
IntercoM: L'ondata New Age e millennarista sta investendo anche la fantascienza. Come la vedi? GDR:
Ti confesso una cosa: per molto tempo – assai prima che cominciassero a
circolare tutte queste idee sui poteri dei cristalli e sulle energie positive
– ho ascoltato quella che allora si chiama musica New Age e dalla quale
sono partite molte delle nuove tendenze e filosofie. Quella musica era
estremamente rilassante e piacevole e la utilizzavo come “rumore bianco”
quando mi mettevo a scrivere al computer, perché azzerava i rumori
esterni e nello stesso tempo “fluiva” senza che dovessi prestarle attenzione.
Non so, basta questo per dire che sono stato un adepto della New Age? Scherzi
a parte, l’ondata New Age non mi ha spostato di un millimetro ma devo dire
che vedo con simpatia chi prende a regola di vita una filosofia basata
sulla tolleranza di tutte le altre filosofie (o religioni che dir si voglia)
e sulla rinuncia a prevalere sulle altre, all’autoaffermazione.
IntercoM:
C'è un'aria strana. La gente ha paura di capire, preoccupata di
perdere il fascino che esercita l'ignoto.
GDR:
Chi ha detto che la SF sta perdendo il suo fascino? Se non sbaglio il trend
è positivo, non negativo! E’ vero, la questione del gap esiste,
ma forse lo avverte solo chi ha un’idea – seppur vaga – del livello al
quale è arrivata la realtà. Leggevo qualche tempo fa un articolo
divulgativo su internet a proposito di un nuovo sistema di crittografia
basato sulle proprietà quantistiche dei fotoni. Sembrava pura SF,
e invece quelli hanno già i prototipi funzionanti!! Se oggi qualcuno
scrivesse un racconto su questo argomento il 99,99% dei lettori penserebbe
che è tutta pura invenzione... il gap si rimpicciolisce solo se
sai cosa e dove guardare.
IntercoM:
Capire la fantascienza, cercare della SF informata e documentata basata
su personaggi credibili e "umani", su un mondo fisico coerente e sincero
che non remi contro la conoscenza della natura, sono un modo per valorizzare
e dar maggior credibilità alla fantascienza?
GDR:
Altro terreno minato, questo della “trasmissione culturale”! Sono assolutamente
contrario all’idea che uno scrittore di SF debba trasmettere, insegnare,
qualcosa.
IntercoM: In ultimo: cosa ti aspetti dal futuro? GDR:
In generale: un tempo di meraviglie continue, tali da provocare davvero
il “future shock” toffleriano. Stare dietro all’evoluzione tecnologica
dei prossimi 5/10 anni sarà cosa davvero ardua.
Emiliano Farinella ©2000 |
![]() |