Mi chiamo Gabriel Icarus e sono un narratore. Nel mondo parallelo
di Licht nessuno però troverà mai una sintostoria con il
mio nome: là dentro io non esisto. Dentro Licht a muoversi è
Madama-la-morte,
il mio doppio sintetico.
Madama pensa storie
e intreccia i personaggi sul motore-ipotesi di Bardo. Primo livello: causa/effetto.
Secondo livello: evoluzione. Ancora più sotto, il Grado Zero, il
sogno di ogni narratore: la vita, il destino, chiamatelo come volete. Madama
è "il poeta", la propensione a raccontare. Puttana merda, la classe
non è acqua. Lei ti fa drimmare e tu non distingui più
la differenza tra la storia e la realtà.
Vedi per esempio "Kraken",
una scorciatoia verso nuove realtà. Tre mesi per scriverlo. Una
scheggia: abissi marini che sembrano una piazza di De Chirico passata al
frullatore, un buio pesto da farti bestemmiare, un tesoro da recuperare.
La discesa è lenta, la ricerca difficile. Il tesoro è un
costrutto software che blocca l'avanzata del Caos e salva la comunità.
Il Caos, il mondo-sotto-il-mondo,
o se volete Licht-n: un mito, un incubo, forse solo una delle
tante cazzate di Villaggio.
L'immersione dentro "Kraken"
è un'esperienza. Trovi il tesoro e quando stai per portarlo in superficie
ecco che escono fuori i Kraken. Puttana merda! Urli, i Kraken!
Mostri orribili che escono dal fondo marino, dalle caverne oscure delle
tue paure ataviche. La sintostoria usa la piattaforma del motore-ipotesi
di Bardo ed è uno stiletto che ti entra nel cervello fino all'ippocampo.
Ti morde il cranio con i suoi denti aguzzi e scarica dentro bordate di
adrenalina.
"E' meglio di una scopata!"
ha urlato Coa Limone quando gliel'ho fatto provare. "E' come se il tuo
navigator abbia sniffato crack".
Il paragone mi sembra azzardato,
ma può andare. Il fatto è che stavolta Bardo si è
superato: ha compresso dentro il motore-ipotesi dei file presi chissà
dove. "E… Se? E… Se?" continuano a schizzarmi. Su quelle ipotesi
ho costruito la sintostoria.
A vendere "Kraken" ho impiegato
due ore. Un avviso e alla mia mailbox si sono presentate diverse offerte.
La più interessante era quella della StarGame, gli Zingari:
tremila pezzi. Abbiamo chiuso a settemila.
Il giorno dopo "Kraken"
è andato sul loro parco giochi a StarGame.City. Recensioni
dei critici entusiaste, un milione di collegamenti in due ore. Ho calcolato
che per rifarsi dei miei settemila pezzi hanno impiegato ventitré
secondi. Insomma mi hanno dato le briciole. Allora ho provato a spillargli
qualche altro soldo, ma quelli non hanno voluto sentir ragioni. "Facci
causa" hanno risposto alla StarGame. Vale a dire: se vuoi ammazzarti…
Già perché
a Licht le cause si tengono a Law.City, il tribunale che applica
il diritto elettronico e lì vai solo in-chiaro: insomma devi rivelare
chi sei.
Regola Numero Uno: mai
rivelare chi sei. Regola Numero Due: mai rivelare chi sei ai gestori
se non vuoi trovarti con un coltello alla gola. La vita è dura:
questa è la regola Numero Zero. Tutto questo tre giorni fa.
Il Calipso bar è il centro del Villaggio. Qui si incrociano
le vite-senza-destini di una strana umanità: droga, software, spacciatori,
nulla che valga la pena raccontare. Poi ci sono i mud-lark, i senzaniente,
perennemente a frugare nella spazzatura informatica delle fogne delle BitCity.
Resistono un paio d'anni e si fottono il cervello con qualche sindrome
Virtix. Infine i narratori, la casta: quelli li riconosci dall’atteggiamento
schizzato e dagli occhi stralunati.
Proprio al Calipso-bar
ieri sera mi sono scoppiate le coronarie non appena è iniziata a
girare la voce che un giocatore è crepato mentre stava dentro "Kraken".
CoaLimone mi ha guardato
fisso senza dire nulla. Io ho finito di scolare la mia bumba e sono uscito.
Silenzioso come un'ombra me la sono filata nel mio merdoso appartamento,
e lì mi sono cliccato dentro per vedere cos'era avvenuto. Ho digitato
Stargame.City
e mi sono trovato nel mezzo di un casino: polizia, piattaforme digitali
News-TV, collegamenti pay-per-view. Ho capito di essere in un mare di guai.
Ali basse sono andato nel mio sito e nel box della posta ho trovato due
messaggi: uno era degli avvocati della StarGame che mi sta facendo
causa. L'altro della polizia: mi ha convocato per un interrogatorio. Massima
urgenza.
"Puttana merda" ho mormorato.
Madama-la-morte non è solo la mia coscienza proiettata dentro
Licht, lei è qualcosa di più: è come se lo spazio
virtuale di Licht avesse arricchito la mia personalità con nuovi
riflessi creativi e nuovi livelli.
"Madama è
l'avatar del poeta" ha detto Coa una volta e lei non è una che si
sprechi in complimenti.
Eccola che arriva. Schiva
uno dei molti blocchi-file abbandonati che volteggiano a Licht e si avvicina.
"Che ti è saltato in mente?" dice. "Vendere un gioco che non hai
nemmeno testato… hai deciso di stroncarti la carriera giovane?"
La guardo stallando sulle
sue ali nero lucente. "Cazzate Coa, sono solo cazzate. Lo sai che gioco
pulito".
"E allora? 'sto casino?"
Allargo le braccia come
a dire che ne so? "Qualcuno sta tentando di farmi le scarpe".
"Chi?"
Allontano con un calcio
un rifiuto software che si perde nel vuoto sintetico. Il gran numero di
dati inutilizzati che rimangono dentro Licht comincia ormai a diventare
un problema. "Non mi sono ancora dato una risposta.
"Beh… allora sbrigati. Prima
che sia troppo tardi".
C'è una strana aria al Villaggio oggi. Un paio di arabi fumano erba
e bevono birra seduti ai bordi di una fontana da troppo tempo senz'acqua.
La storia del giocatore
morto è veramente un bel disastro che non riesco a spiegarmi. Nel
mio cervello stanno frullando le ipotesi più strane su quell'incidente.
Una dice che si tratta è una guerra tra la StarGame e la
Stern:
io sto nel mezzo. Se questo è vero ora a volermi morto potrebbero
essere in due.
Gli arabi continuano a bere
birra e a discutere in una lingua spezzata che sembra il ritornello di
un pezzo rap. Si voltano intorno sospettosi. Tutti sanno che quel morto
è l'inizio di una guerra. Tutti sanno che quello sarà solo
il primo e nessuno vuole perdersi lo spettacolo.
Mastico nervoso una sigaretta
e guardo l'orologio. Xanu dovrebbe essere qui a momenti con quello che
gli ho chiesto. Con lui il problema non è mai cosa ti serve, è
solo quanti soldi hai. Così quando gli ho chiesto l'autopsia del
giocatore morto, ha sussurrato solo: "Tremila pezzi ed un paio d'ore".
II - Storie della città-di-sotto
Sta piovendo. Me ne sto rattrappito a rigirarmi tra le mani la memoria
con l'autopsia del giocatore. Ho quasi paura a far esplodere quell'archivio,
paura di cosa potrei trovarci dentro. Ingoio un paio di sorsate di bumba
e mi faccio coraggio: infilo il cubo nero nella fessura e con un dito avvio
la procedura.
Qualche schermata. La voce
patinata del patologo inizia a rimbombare sui muri mentre il centro della
stanza si trasforma in una sala d'obitorio con una temperatura gelida ed
un odore di formalina che toglie il respiro.
La testa del ragazzo è
stata aperta mettendo a nudo il cervello ormai necrotico che il dottore
continua a stuzzicare con degli elettrodi viola. Più che un'autopsia
mi sembra la scena di un film dell'orrore. La diagnosi però è
molto chiara, ed è una specie di condanna a morte: "Shock Emozionale",
vale a dire che il narratore ha esagerato con il drimming, non l'ha
testato. Così il giocatore non è più stato in grado
di riconoscere cos'era vero e cosa no.
Il resto è il solito
materiale: testimonianze di chi l'ha soccorso, il rapporto dei medici che
sono intervenuti. Sembra che il giocatore abbia continuato a gridare che
un "serpente alato" gli veniva addosso. Miti Incas, qualcosa del genere.
Visto da sotto il palazzo della Torre Nera sembra debba sgretolarsi da
un momento all'altro. La Torre Nera: gli stabilimenti della Schwarz
Electronic. Una volta qui dentro si assemblavano televisori ad alta definizione
e piattaforme digitali. Era una specie di città, enorme, organizzata.
Ogni mattina entravano centinaia di persone e la Torre Nera si animava
di vita.
Un bel giorno però
vedere
è passato di moda perché la gente ha iniziato a drimmare.
E allora niente più schermi o piattaforme digitali, solo interfacce
senso/rete. Gli svizzeri se ne sono andati di fretta e della Schwarz Electronic
non è rimasto molto: i muri, il tetto, il logo sull'entrata.
Dopo la chiusura Torre
Nera ha cessato di vivere. Non si trattava però di una vera
e propria morte, ma solo di una metamorfosi. Lentamente la gente ha iniziato
ad appropriarsi di quegli spazi e ad utilizzarli per gli scopi più
impensabili. Sotto il tetto si sono ficcati i mud-lark sempre in
cerca di qualche cavo con cui spararsi dentro Licht. La parte centrale
dell'edificio è stata invece occupata da un'umanità varia:
lingue e religioni diverse, fuggite da qualcosa o da qualcuno. Sacchetti
di plastica come valige, letti di cartone.
Più sotto s'è
istallato Il Labirinto, una specie di ipermercato delle dipendenze
dove è fondamentale sapersi muovere. "Non troppo veloce, non troppo
lento" ha detto un neoromantico e ha visto giusto. Il Labirinto
è la quintessenza avariata di Villaggio, ma forse è proprio
per questo che da qui vengono i migliori: ZonaRossa, Hakim "chiodo" Bothy,
Coa Limone, il sottoscritto. Ognuno di noi è stato abbastanza con
il culo sulla graticola per sapere cosa significa veramente drimmare.
La ragazza di guardia è
appoggiata al muro con una sigaretta rosa tra le labbra ed uno sguardo
allucinato perso nel vuoto. Quando sente i miei passi volta la testa e
mi fissa. "Credevo ne fossi fuori, Gabriel" prova ad accennare un sorriso
metallico.
"Gattospinoso" dico.
Una volta io e Gattospinoso eravamo amici: stessi percorsi, stessi risvegli.
Ci muovevamo solo nel momento che chiudevano gli ipermarket e la sorveglianza
portava via l'incasso. Un colpo alla settimana, ogni volta un quartiere
diverso: rapidi, precisi, senza pretendere troppo, quanto bastava per comprare
qualche incubo artificiale.
Poi quella sera un'idiota
volle fare l'eroe. Tirò fuori il pezzo ed iniziò a sparare.
Due colpi: uno mi prese di striscio al braccio, l'altro colpì il
ginocchio di Gattospinoso.
Sparai anch'io: bum…
bum… bum…
L'idiota cadde a terra in
una pozza di sangue mentre Gattospinoso urlava per il dolore dicendomi
di fuggire.
Scappai. L'idiota si salvò,
Gattospinoso no. Lo portarono via gonfiandolo di calci e pugni sul ginocchio
ferito. Si fece quattro anni: tre per la rapina, uno per non aver rivelato
il complice che aveva sparato. Se li fece tutti senza fiatare. Quando uscì
era cambiato: era passato alla roba pesante e sparava sempre per primo.
Mi aveva salvato il culo, ma non eravamo più amici. A volte gira
così.
Gattospinoso. "Casini?"
Dondolo la testa per annuire.
"Che mi dici di Kraken?"
Ci sediamo e lui mi porge
un tubicino pompasogni. Zoppica vistosamente. È il ricordo di una
vecchia amicizia.
"Chiacchiere…" bisbiglia.
"Quello che sanno tutti. Un giocatore crepato, la StarGame che si fa rodere…
Casini grossi comunque, troppo grossi anche per te, Gabriel".
Quasi a confermare le sue
parole Rosso entra nella stanza correndo. Ci voltiamo a guardarlo. "Avete
sentito?" dice. "Dicono che un altro giocatore sia crepato a Kraken".
Apro la bocca ed il tubicino
cade a terra. "Ma non lo avevano bloccato?"
- Forse qualcuno l'ha copiato
e vendeva accessi illegali. Insomma… non vorrei essere nei panni di Madama-la-morte
quando la beccheranno.
"Chi?" dico.
"Gli Zingari, la polizia.
Che differenza fa?"
Nessuna. Quando blccheranno
Madama
ci metteranno poco a risalire alla sorgente. Zingari o polizia tutto
finirà con un corpo nella spazzatura. Se avrò la gola tagliata
sarà stata la StarGame, con un colpo alla nuca la polizia.
Coa Limone continua a succhiare uno stecco di liquirizia che le ha annerito
gli angoli della bocca. Si avvicina poggiando la sua bumba sul tavolo.
"Cazzo Madama…" esordisce. "Quando ti ci metti li sai far bene i
casini".
"Ehi, maricon… nessun
casino…"
"Certo. Vallo a raccontare
ai due passerotti con il cervello liquefatto. Gli Zingari ti hanno messo
un paio di trinciabudella addosso. Nordafricani tosti, i soldati di Allah…
quelle stronzate. Mi dispiace dirtelo Madama, ma non hai molte speranze".
Falso, non ho nessuna speranza.
Posso solo cercare di non crepare da solo.
"Xanu mi ha detto che gli
hai chiesto l'autopsia del giocatore morto". Non approva il fatto che mi
sia rivolto a quel un figlio di puttana che proprio non ti puoi fidare.
"Almeno ne è valsa la pena?"
"Ipereccitazione. Non ha
saputo più distinguere la realtà dai sinto e gli sono
saltate le coronarie".
Coa Limone succhia una lunga
sorsata di bumba. "Più o meno il secondo deve essere crepato in
quella maniera. Sembra che abbia parlato di serpenti alati, uomini con
la testa di toro, ali di cera…"
Traumen, il sito di Vishna Paranhamuttu, si trova a Bomb@y.City,
il luogo dei templi. Una volta Bomb@y.City era solo un sintospazio
abbandonato perché le aziende erano andate in luoghi più
convenienti. Avevano cancellato gli archivi e lasciato solo le architetture
la cui demolizione costava troppo: milioni di byte di spazio liberi. La
gente se ne è impossessata adattandoli agli scopi più strani:
pornostar part-time, ecologisti radicali, nextager. Vishna era uno di questi:
aprì Traumen e fece un sacco di soldi.
L'entrata del tempio è
un obelisco rilucente sotto il quale c'è scritto Toccami.
Lampi veloci. Ti ritrovi dentro una stanza color pesca. Sulla parete in
fondo ci sono tre porte: "Membri", "Abbonamenti", "Visitatori". Nella stanza
dei visitatori puoi scaricarti il blocco dei "programmi meditativi". Sono
freeware
che agiscono sui neurotrasmettitori bloccando la produzione di serotonina,
il chiavistello che chiude il circuito dei sogni. Quando la serotonina
si blocca, la porta onirica si apre e ti ritrovi proiettato in qualche
incubo privato dove puoi fare tutto e il contrario di tutto. La cosa fa
il suo effetto.
La promessa a chi si abbona
a Traumen è trovare la pace interiore che porta al successo
e all'affermazione. Vishna ha venduto così migliaia di link a rampanti
di genere vario. Con i soldi si è comprato un vano al Residence
del Sol, un paradiso formato da villini dove non sei costretto a scoprire
i gusti sessuali del tuo vicino. Ogni vano è isolato e circondato
da giardini con siepi alte due metri che ti separano dal mondo.
Il prato e le siepi di Vishna
sono blu, un incrocio transgenetico olandese che dovrebbe indurre "calma
e distensione naturale". Suono alla porta e mi rendo conto che non c'è
proprio nulla di naturale in ciò che mi circonda: è come
bere un caffè con un retrogusto di plastica e pretendere di scoprire
l'aroma del Brasile.
Il giardino blu mi accoglie
con un vago odore d'incenso e una piccola sorgente che forma un corso d'acqua.
Sulle pietre che le fanno da argine si è depositato uno strato rosso
ed accanto un cartello mi avverte si tratta della riproduzione della fonte
sacra di Re Artù.
"Ciao Gabriel".
Mi volto e scopro Vishna
che mi sta fissando. Lo saluto con una mano. Lui fa un paio di passi e
viene a sedersi vicino. E' vestito completamente di bianco ed il suo volto
è così abbronzato che sembra un surfista californiano.
"Allora Gabriel" dice con
un tono di voce che farebbe perdere la pazienza ad un santo. "Come mai
sei qui? Forse è per via di quei due giocatori morti?"
Devo portarmelo scritto
in faccia che il sottoscritto c'entra qualcosa con quella storia.
"Cosa posso fare?" dice
e con una mano si tira indietro il ciuffo di capelli che è fuggito
alla coda legata dietro la nuca.
"Volevo solo sapere cosa
ne pensi".
Vishna assume la posizione
del loto e questo significa che ha intenzione di pontificare. "Il problema
è che ormai Licht ha perso il suo equilibrio e la sua carica creativa.
Troppe forze negative che pensano solo a fare soldi. Troppe urla. Tutto
ciò genera mostri".
"Fammi capire" lo interrompo.
"Stai dicendo che quei giocatori sarebbero crepati solo perché Licht
è diventato un supermercato?"
Vishna abbassa la testa.
"In un certo senso, Gabriel. Il consumo ha gettato miliardi di byte in
rete e tu pensi che la cosa potesse essere senza conseguenze? Fossi in
Madama
cercherei la causa di quelle morti nei buchi. E' là dentro che sta
avvenendo qualcosa di strano".
Puttana merda, i Buchi.
Era inevitabile che si finisse lì.
Tre anni fa un gruppo di ricercatori finanziati da un gruppo privato decise
di scoprire cosa c'era di vero sotto la leggenda del Caos. Tutti
parlavano dell'incubo-sotto-il-mondo, ma nessuno era mai riuscito a dimostrare
nulla.
Il primo passo era stato
programmare un software che scovasse le cadute di tensione dentro Licht.
Avevano
contattato molti creativi e perfino un paio di santoni di Bombay@City,
ma non avevano ottenuto risultati. Allora avevano iniziato ad archiviare
tutti i fenomeni "inspiegabili" che avvenivano dentro Licht: mud-lark
che flippavano, dati che si deterioravano, i rifiuti software in movimento
perenne. Tutto era finito in un archivio su cui lavoravano cercando una
relazione qualsiasi tra questi dati.
Dopo alcuni mesi erano riusciti
a sintetizzare un algoritmo di casualità che avevano chiamato Armonia.
Perché quella cosa avveniva lì in quel momento? Cosa avveniva
alla comunità se un mud-lark flippava? Che succedeva se davi
un calcio a un rifiuto software? Insomma avevano isolato questo algoritmo
e lo avevano fatto esplodere in rete.
Quello che era avvenuto
li aveva fatti rimanere a bocca aperta. Armonia aveva disegnato
una mappa su cui si erano evidenziati dei punti, dei buchi in cui la tensione
di Licht calava nonostante l'aspetto esteriore non mutasse. La sottile
crosta della razionalità si era spaccata e sotto era apparso il
nulla. Era apparso il Caos.
Un ricercatore si calato
in uno di questi Buchi e ci aveva rimesso la pelle. Il suo cuore
non aveva retto a chissà quale emozioni. Pochi istanti prima di
crepare aveva detto di trovarsi immerso in una dimensione onirica fatta
di visioni e desideri. Era tornato bambino. Era nato e morto.
Da quel giorno i Buchi
sono diventati il nuovo mito di Licht. Si tratti di qualche virus schizoide
o di passaggio verso il Caos, verso il mondo-sotto-il-mondo, forse
non riusciremo mai a dirlo, e magari le due cose non sono distinte. L'unica
cosa certa è che i Buchi sono delle zone che Licht ha autogenerato,
delle realtà che esplodono in determinate condizioni che nessuno
ha ancora capito quali siano. E nessuno può dire se i Buchi c'entrino
veramente con il perenne movimento dei rifiuti software in un'unica direzione
e con i mud-lark che si fottono il cervello.
III - Kraken
Stelle nel cielo. Poi buio. Acqua che sale. Profondità marine.
Freddo. Buio.
Il fondo. Le rocce scure.
Il flusso dei rifiuti software.
Forte, molto forte.
E poi…
Quelle strane costruzioni
diroccate…
Cosa sono? Chi le ha messe
lì?
Una città sommersa.
Atlantide?
Chi cazzo ha disegnato i resti di Atlantide dentro "Kraken"?
Un leggero sfarfallamento
sul fondo.
Perché un'ArcheoCity
in "Kraken"? Che c'entra? Mi aspettavo di trovare gli stage distrutti:
che qualcuno avesse programmato i resti di un mito questo proprio no. Qualcuno,
o qualcosa, mi viene da pensare. Chi tira i fili di questo stronzo
gioco? E Bardo? C'entra qualcosa?
Al Calipso-bar gira la voce che un altro mud-lark si sia
incollato
il cervello. Dicono che stava bevendo e ad un tratto si è messo
a urlare di mostri che escono dai ruderi di una vecchia città. E'
la città che ho visto? E' "Kraken"? Se è così fanno
tre e questa storia mi sta esplodendo in mano.
E' tutto molto confuso.
L'unica cosa chiara è che la StarGame si è liberata
della mia sintostoria lasciandola vagare dentro Licht e chiunque voglia
rompersi il culo ora è libero di farlo. Non è legale, chiaro,
non avrebbe potuto farlo: ma voglio vederlo quello chi va a dirlo agli
Zingari.
Coa sbuca da un angolo silenziosa
come un giaguaro. Mi poggia la mano sulla spalla facendomi fare un salto.
"Calma fratello" sussurra porgendomi una bumba
Mi accendo una sigaretta
nervosa e le allungo il pacchetto. E' difficile pensare a lei come una
donna: i capelli quasi a zero, il fisico androgino, le dita annerite dalla
nicotina. Normalmente due narratori non hanno mai una storia: faccio fatica
però a pensare a me e Coa come due persone normali. Forse è
per questo che ci abbiamo provato. E’ durata due mesi, ma ne è valsa
la pena lo stesso. Ecco perché Coa sa che Madama e Gabriel
sono la stessa cosa.
"Sono stato là dentro"
dico.
Lei mi guarda con un'espressione
meravigliata. "Dentro Kraken? Ti sei giocato il cervello?"
"L'unica speranza che ho
è quella di capire cos'è successo".
Si volta intorno come per
controllare che tutta sia calmo. "E cosa hai trovato?"
"I ruderi di una vecchia
città. Ho subito pensato che si trattasse di Atlantide, non chiedermi
perché".
"Atlantide?"
"La civiltà primordiale.
Atlantide era una specie di paradiso perduto dove abitavano i figli del
dio Posidone".
"Ed allora?"
"Madama non ha scritto
niente del genere. Forse il motore di Bardo ha fuso e si è messo
a ipotizzare costruzioni. Devo capire, e in fretta, prima che qualcuno
mi faccia saltare il cranio".
Coa fa un gesto con la mano
quasi mi avesse letto nel cervello. "Bardo non si è più visto
in giro da quando è iniziata questa storia".
"Devo trovarlo e parlarci.
Lui è l'unico che può dare una spiegazioni a quelle morti".
"Non lo so Gabriel" dice
alzandosi. Tira fuori dei soldi dalla tasca della tuta strappata e me li
porge. "I Cubi. Dicono che stia lì". Mi saluta con un bacio sulle
labbra in onore ai vecchi tempi. I Cubi, certo. Un casino.
Più o meno funziona così: ogni narratore ha la sua
macchina-ipotesi. Gli spiega la storia che vuole raccontare, e dopo qualche
giorno ha la base su cui intrecciare la narrazione. Madama-la-morte
ha sempre lavorato con Bardo. Lui riesce a capire al volo ciò che
voglio, assembla algoritmi di casualità servendosi dei materiali
che trova in rete. Una sorta di mago.
Quando mi ha dato la macchina-ipotesi
per "Kraken" ha detto che si trattava di qualcosa che non avevo mai visto.
Con il suo linguaggio spezzato ha balbettato di aver preso i blocchi-file
in una sezione di Licht che nessuno ha ancora esplorato. Puttana merda,
solo ora mi rendo conto che avrebbe potuto trattarsi di un Buco.
Continuo a rasentare i muri
grigi guardandomi intorno. I Cubi. Milioni di metri cubi di cemento armato
con la gente ficcata dentro. Bardo ha deciso di venire qui, e il perché
lo sa solo lui. Io spero solo di trovarlo presto perché è
da quando sono entrato che i Pacuta, la baby-gang di zona, mi stanno
tenendo d'occhio. Li ho visti sui tetti diroccati e poi dietro le carcasse
delle auto arrugginite.
Quando decidono di uscire
allo scoperto, il capo ha in mano un cannone più grosso di lui:
me lo punta alla fronte e fa segno di indietreggiare. "Allora?" si limita
a dire.
Immagino che il solo fatto
di essere venuto qui basti per farsi ammazzare.
"Allora cosa?" rispondo.
"Cosa cazzo ci fa qui un
narratore?"
Vogliono spiegazioni che
in qualche modo dovrò dargli. "Sto cercando Bardo. Ho sentito in
giro che sta qui".
"E perché lo stai
cercando?"
Mi accendo una sigaretta
e simulo una calma che non ho. "Hai presente una questione personale?"
dico.
Suppongo di non essere stato
molto convincente, perché quello alza la pistola e me la poggia
sulla fronte. Sento il metallo freddo a contatto contro al mia pelle. "C'è
stato un casino con il suo motore-ipotesi. Credo che siamo tutti e due
in un mare di merda".
Lui mi guarda , poi abbassa
la pistola. "Ehi… ragazzi… vi presento un mito, Madama-la-morte…".
Bardo è disteso sul letto, gli occhi incavati nelle orbite ed il
naso che continua a pisciare sangue. Non è un bello spettacolo a
vedersi.
"Credo che non ci sia nulla
da fare. Era dentro Licht quando è avvenuto. Qualche lampo,
poi ha iniziato a balbettare, a perdere sangue dal naso e dalle orecchie."
Gli stingo le mani tremanti,
ma lui non sembra neanche accorgersene. Catatonico, continua ad articolare
qualcosa con le labbra secche.
"Cosa sta dicendo?"
"Da quando è ridotto
in quello stato continua a parlare di mostri, del Caos e soprattutto della
porta di Stonebury".
"Ha detto qualche altra
cosa?"
"Urlava Kraken e
poi escono dal Caos… dalla porta…".
Certo. Deve aver flippato
mentre era dentro "Kraken". Del resto il gioco è proprio questo:
prendere la chiave e chiudere una porta per fermare l'avanzata del Caos.
La porta di Stonebury?
Mentre programmavo "Kraken" abbiamo discusso con Bardo sull’opportunità
di inserire ruderi di architettura celtica negli stage. Madama sosteneva
che non fossero abbastanza barocchi, lui invece ribatteva che erano fondamentali.
Fondamentali per cosa? mi domando ora.
C'era qualcosa di diverso
nella narrazione questa volta e Madama se ne era resa conto subito.
Mentre scriveva "Kraken" si era accorta che le architetture erano diventate
delle icone. Angoli, porte, mura: tutto lasciava ipotizzare storie e personaggi
paralleli che si relazionavano tra loro. Questo era già avvenuto
in passato, ma stavolta era qualcosa di più profondo, più
coinvolgente, quasi che il motore-ipotesi di Bardo fosse così potente
da delineare fenotipi. Non so come spiegarlo, ma l'impressione che si aveva
era di un'entità dotata di vita propria: "Kraken" non era solo una
sintostoria, era qualcosa di più. Aveva una propria intelligenza.
Era una narrazione il cui soggetto era la narrazione stessa.
Già, puttana merda.
E solo ora mi rendo conto che tutto girava intorno alla porta di Stonebury.
Ho conosciuto Coa molto tempo fa, un pomeriggio d'estate. Stavo facendo
delle ricerche per una sintostoria e così ero andato all'Essenza,
l'unico posto dove ormai è possibile consultare libri, un tratto
distintivo dei narratori. Coa era lì che girava per gli scaffali.
Ho capito subito che veniva dal Villaggio e l'ho invitata per un caffè
sul lungolago. Non era una scusa per scopare: volevo solo bere un caffè
e parlare con qualcuno. Invece bevemmo il caffè, rompemmo inavvertitamente
un bicchiere, e scopammo senza rancore mentre le luci blu di Villaggio
si accendevano sulla nostra notte senza sogni.
Sono passati anni e le cose
non è che siano cambiate molto. Continuo a venire all'Essenza
per scrivere sintostorie e a bere caffè sulle panchine del lungolago.
Coa non viene più, ma insomma mica muore nessuno.
Libri. Sulla scrivania c'è
una pila di libri. Il segreto di Stonehenge, Culti e miti celtici…
Stonebury: così si chiama un villaggio nel Galles. Prende il nome
da un circolo di pietre che in origine doveva essere simile al più
celebre tempio di Stonehenge. Di Stonebury ormai è rimasto solo
qualche masso in un prato verde, ma la caratteristica del tempio è
ancora intatta: due pietre che generano un campo magnetico e che per questo
sono state chiamate la "Porta del Sole".
Il circolo di pietre aveva
infatti un'entrata: i sacerdoti celti entravano dal viale per questa porta
formata da due massi. L’atto significava perciò rigenerarsi, nascere
a nuova vita. Non a caso Stonebury era stato costruito in modo che il sole
si allineasse tra la Porta e centro proprio il giorno del equinozio di
primavera, la stagione della rinascita.
Almeno questo è ciò
che sostiene la setta degli "Adoratori del Sole". Bardo è uno di
loro e mi ha piazzato una riproduzione della Porta nella mia narrazione.
Puttana merda, sono solo cazzate, ma tutto questo casino è nato
lì. Ed in qualche modo è lì che andrà risolto.
IV - Il mondo dopo la fine del mondo
"Kraken" si è arricchito di nuove costruzioni e sintetici. C'è
una torre che suppongo sia quella di Babele, poi il Minotauro, Cerbero,
le sirene di Ulisse.
Istintivamente mi tornano
in mente le parole di tutti quelli che sono crepati qua dentro. Animali,
mostri, fantasmi: ognuno ha visto ciò di cui aveva più terrore,
il motore-ipotesi di Bardo si è incuneato nella parte più
interna del cervello, nel rettile, e ha portato in superficie gli istinti
peggiori.
Viste da vicino le rovine
di Atlantide non fanno più tanta paura e sembrano desolatamente
vuote. La morte deve essere qualcosa del genere. Inizio a voltarmi intorno
mentre mi ripeto che questo è solo un gioco, un maledettissimo gioco.
Ciò che vedo è solo programmazione, stringhe alfanumeriche,
sequenze di zero e uno.
Sarà pure così,
ma quella specie di drago marino uscito dagli inferi inesplorati della
mia mente sembra vero. Chiudo gli occhi: non sarà un drago a mettermi
paura, non adesso.
Quando li riapro lontano
vedo la Porta del Sole. Mi avvicino fiutando l'aria. Il flusso dei blocchi-file
si è fatto più intenso. Miliardi di informazioni inutilizzate
sembrano riversarsi attraverso quei due massi e sparire. Sto cercando una
spiegazione razionale, un filo logico che leghi prima e dopo, spazio e
tempo, ma non riesco a trovarlo. Non esiste un prima o un dopo: qui tutto
è mentre.
Continuo ad avvicinarmi.
Il flusso dei relitti è diventato fortissimo. Vengono attirati da
una forza sconosciuta che li costringe a passare attraverso quella Porta.
Mi unisco a loro lasciandomi andare e nel momento che attraverso la Porta,
l'avatar di Madama sfarfalla lievemente. E' come se prendessi coscienza
del Caos, del mondo dopo la fine del mondo.
La prima cosa che mi colpisce è la Luce. E' un bagliore forte,
accecante che costringe a stringere gli occhi.
Mi piego a terra e strisciando
carponi cerco un angolo buio dove riposare la vista. La Luce mi impedisce
di pensare, mi obbliga ad associazioni casuali. E' totale, assoluta, talmente
intensa che non riesco ad individuare la sorgente.
Sempre tenendo gli occhi
serrati mi metto in posizione fetale cercando di concentrami. Il rumore
che mi circonda è il rombo di una cascata, ma dieci volte più
coinvolgente. Sono i blocchi-file, una corrente magmatica che esplode nel
Caos
passando dalla Porta del Sole. Energia allo stato puro. Se Bardo è
venuto quaggiù a prendere i file per costruire il suo motore-ipotesi,
che qualcuno crepasse era il minimo.
La vista inizia ad abituarsi.
Mi volto intorno e finalmente riesco ad individuare l'origine del bagliore.
E' un fuoco immenso, una specie di fornace in cui vanno a gettarsi i blocchi-file
che sono entrati nel Caos. Passano attraverso la Luce e vengono plasmati
in qualcosa di nuovo come creta nelle mani di un esperto modellatore.
Il grande Programmatore.
La Luce, l'Origine.
Dunque è questo il centro, il motore di tutte le cose? Il Grado
Zero, quello che ogni narratore sogna di raggiungere?
Sono chiuso, rannicchiato
su me stesso. Le gambe al petto, i pugni chiusi. Urlo. Apro gli occhi rendendomi
conto del mio continuo, assurdo mutare. Sullo stomaco è spuntato
il cordone ombelicale. Un istante dopo invece sono solo uno scheletro di
zero e uno: di Madama non è rimasto che una stringa di caratteri
alfanumerici. La vicinanza con la Luce ha annientato il simulacro: non
poteva che essere così nel luogo dove si è digitalizzata
l'anima.
Continuo a nascere e a morire
nel mezzo di immagini confuse e sfocate. Ricordi.
Quelle panchine sul lungolago…
"Il caffè con molto
latte" dice Coa.
Io che mi accendo una sigaretta…
Un bicchiere che cade a terra rompendosi in mille pezzi…
Ancora più vicino
alla Luce, e ancora più confuso. Sto per lasciarmi andare.
"Molto latte nel caffè…"
Cosa ci sarà dentro
la Luce? Cosa si proverà nel toccarla? Suppongo che scoprirlo significhi
in qualche maniera trasformarsi. In cosa?
"Significa morire Gabriel".
Una voce. Mi volto. E’ Coa,
mi ha seguito.
"Vuoi morire Gabriel?"
Mi fa un cenno. Lentamente
mi dirigo verso di lei, la prendo per mano e ci dirigiamo verso la Porta
del Sole.
No, penso. Non voglio morire.
Voglio uscire da qui.
Io sono Gabriel Icarus,
narratore. Io ho visto. Racconterò.