nome: Franz KriegLa guardia alzò lo sguardo fissandomi. "La sua età virtuale, Herr Krieg?"
professione: pubblicitario
luogo di nascita: Berlino
data di nascita: 2 febbraio 317 (post-Ford)
età reale: 34 anni
età virtuale: ???????????????
"Guten Tag, Herr Krieg. Come sta? Dicono
che a Tempus abbiamo sconfitto la morte, ma non è così!
Nein!"
Richard Wahr era il responsabile delle
relazione esterne della Morch Corporation. Mi accolse con un fantastico
sorriso stampato sulle labbra: sembrava l’immagine della felicità.
Avrà avuto vent'anni, capelli biondo platinato, iridi viola e smalto
nero alle unghie.
"O meglio, non del tutto vero" continuò.
"Gli incidenti sono il nostro problema, Herr Krieg. Gli incidenti e i suicidi."
Ci sedemmo su un divano mentre una
segretaria entrava portandoci caffè e dolcetti. Tirai fuori dalla
mia borsa fuori un blocco per prendere appunti.
"Continuano ad esserci troppe morti
per cause accidentali, e ragazzi giovani per giunta. Centinaia di sinto-anni
che vanno in fumo ogni settimana. Una fortuna."
"L'Index è un brevetto
Morch?" Chiesi. Morivo dalla voglia di saperne di più, perciò
era meglio arrivare subito al punto.
"Certo, ma il trattamento è
alla portata di tutti. Basta avere un donatore, oppure molto denaro" sorseggiò
il caffè, poi disse: "Il che è praticamente la stessa cosa."
"Se ho capito bene voi prelevate quella
che avete chiamato "aura vitale" dal donatore e tramite il trattamento
Index-young
lo impiantate sul corpo del ricevente."
"Ja… funziona più o meno così"
rispose compiaciuto.
"Così il corpo del ricevente
ringiovanisce mentre il donatore si ritrova immediatamente più vecchio."
"Doch… giusto".
Dio mio, pensai, l'immortalità.
Qui si vende l'immortalità.
Wahr passò circa mezza giornata
a spiegarmi come funzionava tecnicamente il travaso dell’aura vitale da
un corpo all'altro. Mi fece vedere le fotografie delle prime persone che
si erano sottoposte al trattamento Index-young e le immagini degli
stabilimenti che lavorano l'aura vitale. Alla fine riuscii a liberarmi
di lui per un paio d'ore ed uscii a fare un giro per strada.
Tempus faceva l'effetto di
un calcio in piena faccia. Ero abituato ad un mondo dove la differenza
tra le persone si riduceva al numero di auto possedute. Il mio mestiere
era sempre stato convincerle a comprare una marca di preservativi piuttosto
che un'altra. Qui invece per la prima volta vedevo barboni che si accalcavano
sotto la pensilina dei supermercati a chiedere l'elemosina. Ero affascianato
e sbalordito al tempo stesso.
Continuavo a camminare senza meta
filmando con la mia handycam. C'erano dei vecchi che facevano la fila agli
uffici di collocamento. Mi lasciai attraversare dalla miriade di idiomi
che solcavano l'aria. E vidi gente correre, urlare, il traffico impazzire,
due vecchi che barcollavano distrutti dalla droga. Non avevo mai visto
cose del genere nel Vecchio Mondo: chissà cos'altro dovevo aspettarmi.
Tempus non ti lasciava un attimo
di respiro e appena voltavi l'angolo ti trovavi di fronte a qualche sorpresa.
Il cadavere quasi disseccato al bordo della strada, per esempio, circondato
dalla polizia e da curiosi. Mi avvicinai: più che un corpo sembrava
una mummia: qualcuno doveva averlo sequestrato e "invecchiato". Mi spiegarono
che così veniva chiamato il reato di chi rapisce una persona sottraendogli
l'aura vitale. Mi spiegarono anche che quello era il crimine peggiore che
si poteva commettere a Tempus.
Joth McCarthy, ingegnere della Morch
Inc.. Intorno a lui Tempus viveva nervosamente.
Per un paio di giorni lui ed il suo
staff continuarono a portarmi in giro nei vari stabilimenti. Conobbi molti
dirigenti, tutti rigorosamente giovani: non ebbi però il coraggio
di domandare quanta parte di quella giovinezza era stata comprata al mercato
dell'aura vitale.
"Il processo è molto semplice"
disse McCarthy. Sul suo volto c'era lo stesso sorriso che avevo visto addosso
a Richard Wahr. "Sei povero? Vendi la tua aura vitale. Qualche anno della
tua vita ad uno dei nostri centri e sei a posto per sempre.
Mi passò una cartellina colorata.
Era un opuscolo con prezzi e prestazioni.
"I nostri operatori quotano l'aura
vitale in borsa. Puoi fare molti soldi con la tua vita: nei periodi in
cui non c'è crisi economica e tutti hanno un lavoro con un mese
puoi comprarti una casa, con un anno aprire un'azienda. Non è mai
troppo tardi: l'ultimo momento della tua vita potrebbe essere quello buono."
Sorrisi. Semplice e feroce, pensai.
Semplicemente feroce.
Uscii di nuovo in strada. Per un pomeriggio
intero assaporai i colori di Tempus così diversi dal Vecchio
Mondo. Fiutai i gas di scarico che spargevano in aria adrenalina e rabbia
e voglia di farcela. E, per la prima volta dopo molto tempo, mi resi conto
di essere vivo. Decisi che Tempus era il mondo delle opportunità,
che qui tutto era possibile.
Come per esempio risolvere il problema
dell'affollamento nelle carceri. A Tempus semplicemente non esistevano
perché la punizione consisteva nel sottrarre aura vitale ai condannati
sottoponendoli ad un trattamento Index-young forzato. Che fine facesse
quell'aura vitale nessuno seppe dirmelo, ma l'aspetto fin troppo giovanile
di giudici e giurati era eloquente.
Tornai al mio albergo e all'angolo
della strada trovai una decina di persone sulla sessantina che stavano
giocando a pallone. Poco più avanti McCarthy mi aspettava sulla
porta.
"Allora? Cosa le sembra del nostro
mondo? Cosa ne pensa?"
"Qui ogni cosa va combattuta con i
denti" dissi stringendogli la mano. "Tutto è movimento, correre,
smog, urla, voci. E' eccitante."
I sessantenni continuavano a giocare.
Solo ora mi accorsi che erano sporchi, la barba lunga, le unghie nere.
Barboni, probabilmente.
"Allora? Pensa di chiedere la cittadinanza
a Tempus?" mi domandò.
Feci una smorfia con la bocca: sinceramente
ancora non lo sapevo. Mi voltai di nuovo verso il prato: un vecchietto
senza denti scartò sulla destra e buttò il pallone avanti
a lui. Marcò due avversari e si involò scricchiolando verso
la porta fatta con due sassi. Stava per tirare quando un avversario lo
stese tranvandolo da dietro. Uno scontro tremendo. Il vecchietto senza
denti rotolò a terra. Oddio s'è rotto, pensai. Lo vidi infatti
che si rialzava massaggiandosi il ginocchio, poi si mise a piangere. Lo
seguii con la bocca mezza aperta mentre se ne andava urlando che lo avrebbe
raccontato a suo padre.
McCarthy scoppiò a ridere ed
io mi voltai a guardarlo.
"Non è niente" disse. "Sono
solo bambini…"
Bambini poveri, mi sarebbe
venuto da specificare. Ero un pubblicitario e la "meraviglia" era il mio
mestiere: questo però era troppo anche per me.
Era sera. Mi ritrovai seduto ad un
tavolo del bar dell'albergo. Ero quasi ubriaco e stavo pensando che una
volta i poveri erano pazzi. Qui a Tempus erano diventati anche vecchi.
Un ragazzo si avvicinò alle
mie spalle. "Buonasera" disse sedendosi al tavolo accanto al mio.
"Buonasera" risposi.
"Lei è Franz Krieg, il pubblicitario
del Vecchio Mondo, non è vero?"
Annuii.
"Mi chiamo Lee Perhaps e sono il proprietario
dell'albergo. Ho visto molte delle sue campagne pubblicitarie. Negli ultimi
giorni si è parlato di lei in giro."
La testa mi girava ed avevo la vista
appannata dall'alcol. Riuscii a capire che si stava avvicinando con la
sedia. "Bene signor Perhaps. Quanti anni ha?"
Lui rise. "Ecco una domanda che un
abitante di Tempus non farebbe mai. Qui ognuno ha l'età che
può permettersi Herr Krieg. E se sei povero puoi comprarti la ricchezza
vendendo il tuo tempo."
"Tutti felici, dunque…"
"Certo che no, non è così
semplice. Devi sapere come far fruttare il denaro. Investire, speculare.
Se vendi la tua aura vitale hai in cambio denaro, ma il denaro poi finisce
e tu sei più povero perché sei più vecchio."
"Quanti anni ha signor Perhaps?" domandai
di nuovo.
Lui mise una mano in tasca, tirò
fuori una fotografia e me la porse. Mentre la guardavo sentii qualcosa
che si muoveva dentro di me. Era orrore? In quella cazzo di foto c'era
Lee Perhaps: o meglio Lee Perhaps da vecchio.
"Io ho trentatré anni" ne dimostrava
diciotto. "Quando scattai quella foto ne avevo ventisette" ed aveva l'aspetto
di un settantenne.
Tempus non era. Tempus
sembrava.
"Certo, ventisette anni, ma avevo
venduto quasi tutto il mio futuro per sopravvivere. Ho scoperto sulla mia
pelle che quando sei povero neanche la vita ti appartiene."
Una bella scoperta, non c'era che
dire. Mi alzai per andarmene a dormire. Probabilmente alle mie spalle Perhaps
si era stampato uno di quei fantastici sorrisi finti che avevo già
visto in faccia a Wahr e a McCarthy.
La mattina dopo mi alzai con un terribile
mal di testa. Andai allo specchio e scoprii che la mia pelle stava diventando
lentamente blu. A Tempus questo doveva essere il colore della sconfitta.
Mi vestii, feci la valigia, poi mi
diressi verso il posto di controllo del Gate da dove ero arrivato. Quando
arrivai i medici mi fecero accomodare in una stanzetta. Riempii un formulario
in cui rinunciavo per sempre a chiedere la cittadinanza a Tempus.
Scusate, pensai, ma proprio non ce la faccio.
Mi sottoposero al trattamento disintossicante
e la mia pelle tornò lentamente al suo colore naturale. Salutai,
riprendendo la mia valigia e mi incamminai verso l'imbarco che mi avrebbe
riportato al Vecchio Mondo.
Mi voltai intorno: eravamo in pochi
ad andarcene. Non riuscivo a capire se eravamo dei pazzi perché
abbiamo capito troppo poco o dei saggi perché abbiamo capito troppo.
Il corridoio era lungo. In un angolo
notai due vecchietti che stavano scherzando invece di lavorare: si stavano
schizzando vernice imbrattandosi con i pennelli.
Mi avvicinai. Stavano cancellando
una scritta sul muro. C'era scritto: "Quando la merda avrà valore,
i poveri nasceranno senza culo". Pensai che tutto sommato non avevano torto.