LIBRI
Greg Bear, / SLANT
Philip K. Dick, LUOMO DAI DENTI TUTTI UGUALI
Robert Silverberg, GLI ANNI ALIENI
a cura di Mark Abrahams, LA SCIENZA IMPOSSIBILE
a cura di Franco Forte e
Ubik, I MONDI DI DELOS
Dan Simmons, LA CADUTA DI ENDYMION
Greg Egan, PERMUTATION CITY
a cura
di Alice K. Turner, LA FANTASCIENZA DI PLAYBOY
Valerio
Evangelisti, METALLO URLANTE
Connie Willis, IL FATTORE INVISIBILE
FUMETTI
OLTRE IL TEMPO E LO SPAZIO - IL
DIVORATORE DI MONDI, Nathan Never 97 - 98
LA VENDETTA DI SELENA,
Nathan Never 99
Greg Bear |
/ SLANT |
(/ Slant,
1997) Milano, Editrice Nord, 1998 (pagine 480, L. 26.000, traduzione di Gianluigi Zuddas) |
Bello e con poche concessioni alla spettacolarità questo
romanzo che è il seguito di La regina
degli angeli, apparso sempre per lEditrice Nord. La
nanotecnologia diventa finalmente protagonista in questa
ponderosa storia da leggere con cura, in cui non sempre i
personaggi fanno ciò che possiamo aspettarci da loro: i cattivi
NON fanno una fine atroce, le spiegazioni del mistero non sono
dettagliate e a prova di americano (fruitore poco smaliziato),
anzi il percorso è disseminato di indizi che poi il lettore deve
rielaborare. Forse il risultato potrebbe rivelarsi piuttosto
indigesto per litaliano medio, dal palato piuttosto grezzo:
peccato, perché il romanzo è una miniera di idee e di coerenza
narrativa. Mary Choy, la protagonista del precedente "Queen
of Angels" che si è trasferita al corpo di polizia di
Seattle (il grunge colpisce anche in sf?), alterna la voce
narrante con altri co-protagonisti, fra i quali Martin Burke che
già conosciamo. La vicenda prende lavvio da un omicidio
plurimo, ma invece di continuare sulla traccia della detective
story segue il filone della teoria del complotto, piuttosto
popolare oltre oceano da Pynchon in poi: una congiura di
aristocratici conservatori rischia di smantellare alla base i
fondamenti della società del XXII secolo, costruita sulla
terapia mentale e sulla stabilità psicofisica, ottenuta anche
grazie a un continuo monitoraggio mediante bio-nano-tecnologie.
Il profilo dei personaggi è sempre estremamente ricco malgrado
non si scada in uno psicologismo daccatto. Un
"Bravo!" a Greg Bear.
Franco Ricciardiello
Philip K. Dick |
LUOMO DAI DENTI TUTTI UGUALI |
(The
Man Whose Teeth Were All Exactly Alike, 1960) Milano, Fanucci, 1999 (pagine 315, L. 16.000, traduzione di Vittorio Curtoni) |
In questo romanzo mainstream di Dick del 1960, pubblicato
postumo nel 1984, non troviamo molte delle caratteristiche che
siamo soliti trovare nei romanzi SF del Nostro.
Di questi rimane solamente quel risentimento di fondo che li
pervadeva, che qui risulta molto più marcato.
Come nota giustamente Dario Voltolini nella postfazione
"Scontri", la narrazione procede lenta, senza quei picchi
che contraddistinguono la narrativa SF: "Il cristallo dei
rapporti agonistici fra le varie parti in gioco...ruota
lentamente. Non ci sono accelerazioni nella corsa verso il buio,
così come (meglio: quindi) non ci sono
rallentamenti." (pag.313).
Il pessimismo di fondo di Dick si esplica in questo romanzo con
maggiore virulenza rispetto ai suoi romanzi di SF, dove viene
invece alleggerito da mirabolanti invenzioni e trovate,
che lo stemperano alquanto: "...la possibilità
dellorrore alla fine diventerà in un modo o
nellaltro la realtà dellorrore....lorrore è
una caratteristica del futuro,del luogo in cui tutti stiamo
andando." (idem).
Solo in un'occasione Dick accenna alla fantascienza e lo fa per
sottolineare il disprezzo da parte delle persone comuni, che
dovette sopportare per il fatto di essere uno scrittore di SF:
"Lanno prima,come scherzo del club, Dombrosio aveva
preparato maschere e costumi da invasori spaziali, persino un
disco volante che Timmons aveva trasportato col camion a
Drakes Landing. Di notte avevamo scaricato in mezzo a un
pascolo i costumi e le maschere, armati delle pistole spaziali
comperate al drugstore, in quattro avevamo salito i gradini
esterni della casa dove si radunavano gli ufologi.
(...)
Ma io nutro solo disprezzo per quei fanatici dei dischi
volanti" (pag.82).
In un certo senso si potrebbe considerare SF anche questo
romanzo: ha il suo bravo novum, anche abbastanza
originale; vi si immagina, infatti, che luomo di
Neanderthal sia giunto fino a noi attraverso i secoli
("Allora negli uomini del giorno doggi potrebbe
esserci sangue Neanderthal." (pag.85)), ma questa idea regge
da sé fino ad un certo punto, poi subentra la sospensione del
giudizio, fra unipotesi razionale ed una fantastica.
In un certo senso si ha una sorta di ribaltamento: se solitamente
nel reale si viene ad inserire unipotesi fantastica,
ponendo il/i protagonisti nella sospensione del giudizio (così
come il lettore), qui accade, appunto, linverso.
Da un punto di vista psicologico, è molto evidente che qui Dick
ha riversato molto del suo risentimento nei confronti di tutte
quelle persone che, per un verso o per laltro, lo
irridevano:""Si può capire dai denti che tipo di
retroterra abbia una persona. Se hanno denti storti, nessuno se
ne accorge, e tanto meno si pensa di spendere migliaia di dollari
per raddrizzarli." (pag.141). Il tema di fondo, infatti,
è quello del razzismo, così fortemente vissuto negli States.
In questo romanzo si trova anche la tematica della precarietà
dei rapporti di coppia, sentiti con tutta l'importanza che
hanno effettivamente, ma non vissuti bene, pienamente.
Per quanto riguarda lo strano titolo, deriva semplicemente da un
riferimento alla dentatura dei Neanderthal, alquanto differente
dalla nostra: "I denti sono un tutto unico,
indifferenziato...I denti sono tutti esattamente uguali!"
(pag.186).
Al momento le opere del Nostro che rimangono ancora da tradurre
restano veramente poche, anche in ragione dellannunciata
uscita di In Milton Lumky Territory
per i tipi della Feltrinelli.
Marcello Bonati
Robert Silverberg |
GLI ANNI ALIENI |
(The Alien
Years, 1998) Milano, Mondadori, Urania 1360 - 1362, 1999 (pagine 510, ogni volume L. 5.900, traduzione di Cecilia Scerbanenco) |
Ecco la traduzione dellultimo romanzo di Silverberg che
non delude, ma rimane di quellottima qualità alla quale il
buon Robert ci ha ormai da anni abituati.
Ed è, basilarmente, uninnovativa ripresa del tema
iper-classico dellinvasione aliena.
In estrema sintesi, infatti, narra dellarrivo di alieni che
sono talmente tanto alieni da assoggettare, sconvolgere e
sottomettere lUmanità, senza mai, neppure rivolgersi ad
essa in un qualsivoglia modo.
Per poi andarsene via come se ne andrebbero degli Dèi, in
unepopea che si estende nel tempo per una cinquantina
danni.
Silverberg ci racconta, in questo scenario, una storia intensa,
struggente, di amori, passioni, odi, di Resistenza e
rassegnazione, che riesce a toccare assai spesso quelle fatidiche
corde riposte del nostro animo.
Nonostante le cinquecento e più pagine la sua storia rimane
sempre compatta, mantiene la stessa intensità,
raggiungendo un risultato assolutamente non banale.
Verso la fine, nellottavo capitolo, Silverberg si svela in
una veste decisamente insolita, quella di scrittore cyberpunk,
che ci porta in una lunga e ben condotta scena di navigazione
nelle lande elettroniche del cyberspazio.
Il romanzo mantiene questa sua compattezza nonostante derivi
dall'unione di più racconti separati e in alcuni casi già editi
(come ad esempio "Bellezza nella notte" (Beauty in the
Night), "Il racconto del venditore di indulgenze" (The
Pardoners Tale)).
Marcello Bonati
a cura di Mark Abrahams |
LA SCIENZA IMPOSSIBILE - il meglio degli "Annals of Improbable Research" |
(The Best
of Annals of Improbable Research (AIR), 1998) Milano, Garzanti, 1999 (pagine 378, L. 32.000, traduzione di Sylvie Coyaud) |
"Proprietà endocriniche della tiotimolina
risublimata", pseudo-articolo semiserio scritto da Isaac
Asimov nel 1948 per illustrare le proprietà chimiche ed il
comportamento di una sostanza inventata, è un esempio di
articolo che si potrebbe leggere su AIR.
AIR (Annales of Improbable
Research, Annali della ricerca improbabile; per i più
curiosi, è reperibile in internet alindirizzo http://www.improbable.com
dove ci si può iscrivere al supplemento mensile gratuito mini-AIR) è una originale rivista
statunitense, fondata e diretta da Mark Abrahams a partire dal
1991, come ideale prosecuzione del Journal
of Irreproducible Results codiretto da Abrahams e da
Alexander Kohn, che pubblica divertenti articoli, speculazioni,
curiosità che mostrano il lato giocoso e divertente della
scienza.
Questo volume raccoglie il meglio dei suoi primi cinque anni di
esistenza: su AIR potete
leggere articoli in cui il metodo scientifico viene applicato per
studiare fenomeni assurdi (nel libro viene riportata una ricerca
tesa a verificare il comportamento aerodinamico delle patatine
Pringles di vari aromi e delle loro imitazioni: effettuati vari
lanci dello stesso tipo di patatina, i risultati ottenuti sono
raccolti e posti su grafici che permettono il confronto tra i
diversi tipi), articoli in cui il metodo e la terminologia
scientifica sono applicati a situazioni palesemente errate (come
larticolo in cui i camion articolati vengono descritti e
studiati come se fossero una nuova specie di insetti; o
lanalisi del dinosauro di peluche Barney, personaggio
televisivo statunitense che viene studiato come se fosse un
essere vivente), resoconti di ricerche scientifiche assurde o
divertenti effettuate realmente (come larticolo sullo
scienziato giapponese che sezionando delle rocce ha scoperto i
fossili di specie estinte di ominidi, cavalli, draghi delle
dimensioni di 10-15 millimetri; o lo studio che ha dimostrato
linutilità dellelettroshock nella cura del morso di
serpente a sonagli, in cui lelettroshock con cui la persona
colpita è stata "curata" si è rivelato più dannoso
del morso stesso), divertenti dissertazioni sulla scienza e sul
suo mondo (larticolo Come scrivere un articolo
scientifico o Come attirare lattenzione...) e
ancora lo stato di iniziative divertenti atte a mostrare il lato
caloroso, buffo, giocoso dellambiente scientifico (come i
premi Ig Nobel, che si pongono in antitesi al più
ufficiale Nobel, per decorare ricerche scientifiche con un
risvolto curioso o divertente; o il Progetto ARIosi 2000,
rassegna di tutti gli usi del numero 2000 in aggiunta al nome di
un prodotto, uniniziativa che viene spiegato così:
"Quellafferrarsi collettivo al 2000 è uno dei più
giganti specchi per le allodole del mondo...").
La lettura di questo volume dovrebbe risultare particolarmente
piacevole allappassionato di fantascienza per lo stretto
legame con la scienza tipico della narrativa di questo genere
letterario. Le speculazioni scientifiche degli scrittori di
fantascienza (come ad esempio la descrizione di forme di vita
aliene non esistenti, le inventate applicazioni della realtà
virtuale, dellinformatica, di estremi concetti scientifici
per lesplorazione spaziale), parallelamente a quanto si
propone AIR, non fanno altro
che mostrare la duttilità e la versatilità della scienza,
contribuendo ad avvicinare al suo mondo chi di primo acchito lo
considera troppo serioso o inaccessibile.
Marco Mocchi
"Annals of Improbable
Research" (AIR)
è una rivista statunitense che si occupa di scienza da un punto
di vista molto particolare: mette alla berlina metodologie e
ricerche, obiettivi e figure di ricercatori. Tuttaltro che
anti-scientifica, AIR
è una pubblicazione satirica che insegna a ridere della scienza,
ma con spirito costruttivo: ci dice ad esempio il curatore che
larticolo "Storia naturale del camion
articolato", in cui il TIR viene visto come una forma di
vita, è risultato in grado di scatenare la curiosità di giovani
studenti altrimenti apatici nei confronti delle materie
scientifiche. La raccolta riporta articoli autentici apparsi
sulla stampa specializzata, sugli argomenti più improbabili
(leggere per credere Trasmissione della gonorrea da bambola
gonfiabile o Inefficacia dellelettroshock per
curare il morso di serpente a sonagli o meglio ancora
lirresistibile Il laboratorio dei fossili Okamura),
come pure pezzi composti appositamente a scopo satirico, alcuni
dei quali irresistibili: Formaggio a fusione laser e Effetti
terapeutici del bacino sulla bua, o lo straordinario La
tassonomia di Barney. Si respira in generale, più una
discutibile atmosfera goliardica che risulterebbe troppo
amerikana, un amore viscerale per la scienza, che si esprime in
un forma epistemologicamente innocua ma molto interessante se in
grado di stimolare linteresse di chi considera la scienza
una disciplina intellettuale arida. Ad ogni modo, chiunque si
interessa di ricerca scientifica e perché no, di
fantascienza dovrebbe fare un giro da queste parti. Per
prova, affacciatevi al sito di AIR:
www.improb.com e www.improbable.com.
E tutto ciò, badare bene, malgrado ledizione italiana sia
poco curata. Lesempio del titolo è macroscopico: un
assurdo "La scienza impossibile"
in copertina, e il più corretto "La
scienza improbabile" nel frontespizio della pagina
interna. Seguono varie imprecisioni, come i nomi dei quark,
tradotti "a senso".
Franco Ricciardiello
A cura di Franco Forte e Ubik |
I MONDI DI DELOS - Nuovo Millennio n° 1 |
Milano, Garden Editoriale, 1999 (pagine 288, L. 8.900) |
Lattuale panorama delle pubblicazioni da edicola
dedicate alla fantascienza è abbastanza desolato: trascurando i
fumetti (tra i quali vogliamo comunque citare Nathan Never della Bonelli e
PK della Disney), al
monopolio delle testate Mondadori - Urania, Urania Classici e
Millemondi (testate che dopo il cambio di formato e una crisi
iniziale, sembrano attraversare un buon momento per quanto
riguarda la qualità delle proposte) - si affiancano solo la
troppo specializzata Rivista di Star
Trek e qualche sporadica iniziativa (come i libri
supplemento alla rivista Avvenimenti).
Da qualche mese si è aggiunta a questi titoli una nuova collana,
Nuovo Millennio curata da
Ubik (suggestivo pseudonimo dietro al quale probabilmente si cela
Franco Forte), che si vuole affiancare alle collane già
esistenti puntando "con forza e convinzione sul prodotto
nazionale", su quella narrativa fantastica italiana per la
quale gli appassionati lamentano poca attenzione: coerentemente
con tale dichiarazione di intenti la collana viene inaugurata da
unantologia di racconti di autori nostrani tratti dalla
rivista telematica Delos.
In questo primo numero viene fatta un po di confusione
sullimpostazione che avrà la collana stessa.
Nellintroduzione leggiamo: "Nasce una nuova collana da
edicola dedicata alla fantascienza. O meglio, alla narrativa del
fantastico in generale, dalla fantascienza classica
allhorror allheroic fantasy"; confusione che si
manifesta anche in questa antologia, che è sottotitolata "i
migliori racconti di fantascienza pubblicati in Internet",
ma presenta, come specificato sia nellintroduzione al
volume che nelle brevi prefazioni ai racconti, racconti di
fantascienza classica, racconti horror o con atmosfere noir e
più in generale fantastici. E vero che fantasy, horror,
fantascienza... sono tutti sottogeneri della narrativa del
fantastico, ma restano comunque generi ben distinti, con i propri
canoni e le proprie strutture: è bene ricordarlo anche quando ci
si trova davanti a racconti o opere ai limiti dei generi e di
difficile classificazione. Nuovo
Millennio è comunque al primo numero: speriamo allora
che con le prossime uscite questa collana riesca a definire in
modo più chiaro i propri intenti e il proprio campo
dazione.
Indipendentemente dal genere di appartenenza, i racconti
presentati sono comunque tutti di un buon livello qualitativo: in
unantologia così eterogenea è inevitabile la presenza di
"alti e bassi", (dipendenti magari dalla sensibilità
del singolo lettore), ma la sensazione generale è che, pur
mancando punte di eccellenza e piccoli capolavori, ci si trovi di
fronte ad una buona narrativa, sia per quanto riguarda la forma
estetica che per il contenuto.
Sul mio podio personale salgono a parimerito quattro racconti:
"Lacio Drom" di Francesco Grasso, che con il suo stile
lucido esplora il delicato tema della tolleranza (con un
originale parallelo Rom - mutanti); "Monoguerra" di
Milena Debenedetti, che racchiude in poche pagine molti temi
della fantascienza classica legandoli in modo originale e
personale nel racconto che "osa" di più
dellintera antologia; "Il cimitero degli
elefanti" di Mauro Franzin, racconto surreale in cui
lautore costruisce latmosfera più suggestiva
dellantologia con un prosa molto personale e "Seconda
giustificazione: la macchina", complesso e profondo racconto
di Enrica Zunic, con una moltitudine di significati.
Uno dei criteri di scelta dei curatori è stato probabilmente la
narrazione scanzonata e ironica, protagonista di molti racconti:
"Libero come un uccello" di Federico Gattini, che
ripercorre una particolare situazione dei tempi doro dei
Beatles; "Splatter" di Roberto Beccalli, feroce satira
sulle conseguenze disastrose dei palinsesti televisivi a cui
siamo abituati; "Ma come si può uccidere così un
amore", racconto del 1982 di Lanfranco Fabriani che viene
qui riproposto (insieme ad altri due racconti non recenti,
"Fiori di cartapesta" di Remo Guerrini e "Dove
muore lAstragalo" di Livio Horrakh); "Giuro"
di Andrea Colombo, divertente horror che dimostra quanto
terribile può essere un bambino e "LApocalisse può
attendere" che ci mostra il lato sarcastico di un Vittorio
Curtoni di fine millennio.
In contrapposizione a questa ci sono le cupe atmosfere cyberpunk
di "Beethoven Blues" di Pier Luigi Ubezio, "Yogurt
Trip Girl" i Giovanni Polesello, "Violet Blu" di
Alberto Cola; loriginale e arabeggiante "Povero
Angelo" di Luca Masali; le atmosfere tristi di "Fiori
di cartapesta" di Remo Guerrini, "Nelson, nel
bianco" di Enrico Fovanna, "Dove muore
lAstragalo" di Livio Horrakh e "Le ultime notti
di Joe Smalto allo specchio"; la densa atmosfera sospesa di
"Elmo Superotto Autovox", bel racconto di Giovanni
Burgio e la surreale vicenda di "Una rotta per
Asintote" di Antonio Piras.
Dalle statistiche in calce alla breve storia di Delos (di Luigi Pachì e Silvio
Sosio) che chiude il volume, sappiamo che questi 19 racconti sono
stati selezionati tra i 94 pubblicati da Delos
nei primi 43 numeri (sarebbe stato interessante sapere il numero
di pubblicazione di ogni racconto per poter valutare
levoluzione dei gusti dei lettori e dei criteri di scelta
per la pubblicazione in rete) a testimonianza del buon lavoro
fatto da Luigi Pachì e Silvio Sosio, che hanno costruito e
portato avanti con determinazione questa fanzine che, acquistando
credibilità di numero in numero, ha contribuito ad aumentare la
vitalità della narrativa fantastica italiana e di Franco Forte
che - con laiuto in un secondo tempo di Emiliano Farinella
- ha saputo far fruttare al meglio gli autori più promettenti.
Il secondo numero di Nuovo Millennio,
contenente un romanzo a quattro mani e alcuni racconti di Luigi
Pachì e Franco Forte, annunciato erroneamente per giugno,
dovrebbe arrivare nelle edicole a fine settembre: speriamo che
questa iniziativa, che si appoggia alla piccola Garden
Editoriale, non debba essere costretta ad un precoce silenzio per
questioni economiche, come è già successo in passato per molte,
troppe, altre meritevoli riviste di fantascienza.
Marco Mocchi
Dan Simmons |
IL RISVEGLIO DI ENDYMION |
(The Rise of Endymion, 1997) Milano, Mondadori, 1999 (pagine 694, L. 35.000, traduzione di Gaetano Luigi Staffilano) |
Il risveglio di
Endymion è l'ultimo dei romanzi
che compongono il ciclo
di Hyperion (1), ha vinto il
premio Locus '98, giungendo anche in finale all'Hugo '98; è
stato anche segnalato dal "Washington Post Book World".
E, ancora una volta, risulta essere davvero un'opera molto buona.
Principalmente, vi si narra del diffondersi dell'epidemia
"Aenea", che porterà, alla distruzione della Pax,
evoluzione (?) della Chiesa Cattolica nel futuro estremamente
remoto in cui è ambientato il ciclo, e all'instaurarsi di un qualcosa
di completamente diverso: "...il passo seguente in ciò che
siamo.Ciò che possiamo essere." (pag.172)
Aenea, come ricorderete, è una sorta di Messia, nata dall'unione
fra Umano e TecnoNucleo, un qualcosa di derivante dalle reti
cibernetiche odierne: "
ciò che fanno i
messia
stendono un ponte fra mondi diversi. Epoche diverse.
Forniscono il legame fra due concetti inconciliabili."
(Idem).
In sintesi, Aenea contrappone il suo messaggio d'amore alla
Chiesa, divenuta ormai completamente succube del TecnoNucleo,
avendo affiancato al mistero della Resurrezione la pratica del
crucimorfo, che riporta effettivamente in vita dopo la morte, ma
che in realtà fornisce energia ad esso; con l'aggiunta, non
trascurabile, del fatto che: "Con l'immortalità artificiale
c'è maggiore ristagno, fisico e culturale." (pag.465).
Il messaggio di Aeneamescola scienza ed una visione mistica
vicina a quella buddista; non a caso, infatti, gran parte della
narrazione si svolga su di un pianeta sul quale è proprio questa
religione a prevalere: "
nell'universo l'amore è una
forza reale pari alle altre, reale come l'elettromagnetismo o i
legami nucleari deboli.
(
)
"Il Vuoto che lega"
è sempre sotto e sopra la
superficie dei nostri pensieri e dei nostri sensi, invisibile ma
presente come il respiro della persona amata al nostro fianco
nella notte.La sua reale ma inaccessibile presenza nel nostro
universo è una delle prime cause che hanno indotto l'uomo a
elaborare il mito e la religione, che hanno dato impulso alla
nostra fede cieca e testarda nei poteri extrasensoriali, nella
telepatia e nella precognizione, nei demoni e nei semidei, nella
risurrezione e nell'incarnazione, negli spettri e nei messia e in
tante altre categorie di stronzate quasi ma non del tutto
soddisfacenti.
(
)
Tutti
i libri sacri mentono non perché vogliano mentire o
perché non trovino l'espressione giusta, ma per la loro stessa
natura di essere tradotti in parole
(
)
Il Buddha capì che potevamo percepire il Vuoto che lega zittendo
il frastuono di ogni giorno." (pag.398-400).
Senza stare a dirvi altro della trama, che risulta comunque
decisamente avvincente e straordinariamente ricca di colpi di
scena e trovate che riescono a tenere ben desta l'attenzione,
sottolineo, invece, alcune caratteristiche che sono balzate alla
mia attenzione; un paio di volte, nel descrivere delle scene che
si svolgono su Marte, usa un'espressione, "bradburie",
per indicare un tipo di coltivazione; evidente l'omaggio al
grande Ray Bradbury; e, decisamente di molto più peso, il fatto
che l'intera narrazione sia costellata da battute dal sapore
innovativo, di quel mai sentito che è assai raro trovare,
nella letteratura d'oggi: "
"Pascal.Un uomo
atterito dal "silenzio eterno di questi spazi
infiniti""
"Soffriva di agorafobia spirituale."" (pag.171), e
"Non credo che mi sia caduta davvero la mascella, ma ho
proprio questa impressione." (pag.329),due esempi.
Ho poi rilevato una piccola incongruenza nella trama: nel 16°
capitolo, all'arrivo di Endymion su di un pianeta sul quale si
reincontrerà con Aenea dopo un lungo viaggio, c'è una ragazza
ad accoglierlo, che gli dice, in risposta ad una sua domanda
sulle sorti del suo androide: "È partito ieri per il nostro
viaggio quindicinale al mercato Phari a fare
provviste
Dovrebbe essere di ritorno stasera
"
(pag.311); mentre nel capitolo precedente, che narra di
avvenimenti successivi, proprio all'inizio dice: "Mentre mi
trovo con A. Bettik (l'androide, n.d.a.) ... sulla cornice del
mercato Phari, giunge la notizia: alla fine, navi della Pax e
soldati sono giunti anche qui
" (pag.285), e poi, nella
prima riga del successivo: "La sera in cui A.Bettik e io
portiamo la notizia dell'arrivo della Pax
" (pag.328).
È davvero difficile riuscire a non mettere neanche una piccola
incongruenza!!! (Soprattutto quando la narrazione è così ampia
e complessa).
Poi, dobbiamo notare lo stile di Simmons, come al solito
veramente ottimo, con una notevolissima capacità di descrizione,
di bravura nel saper esprimere i sentimenti dei personaggi,
dell'incredibile fantasia di Simmons nel creare ambienti
di stupefacente bellezza ed alienità, nei quali riesce a
far muovere i personaggi con sconcertante naturalezza, e in
grado, sovente, di giungere a punti di lirismo davvero ottimi; e
di come la trama sia costellata da disquisizioni filosofiche di
non poca consistenza, ma sempre portate con la leggerezza di cui
necessitano per poter stare in un romanzo.
Per finire, mi pare siano rilevanti le parole che Simmons mette
in bocca al poeta Martin Sileno, proprio verso la fine, che ci
dicono qualcosa di ciò che egli intende per il suo mestiere:
"È questo
ciò che fanno gli scrittori, gli artisti, i
creatori. Ascoltano il Vuoto e cercano di udire i pensieri dei
morti. Sentire il loro dolore. Il dolore dei vivi, anche."
(pag.679).
(1) Ricordiamo, per amor di completezza, gli
altri titoli: Hyperion (Hyperion, 1989), premio Hugo '90, ed. Interno
giallo, 1991; La
caduta di Hyperion (The Fall
of Hyperion, 1990), ed. Interno giallo, 1992, ed Endymion (Endymion, 1995), finalista al premio Locus
'97, ed. Mondadori, 1997 (potete trovare le recensioni di questi
romanzi a questo indirizzo: http://www.intercom.publinet.it/Simmons.htm)
Marcello Bonati
Greg Egan |
PERMUTATION CITY |
(Permutaion
City, 1994) Milano, ShaKe Editore, 1999 |
Laustraliano Greg Egan è forse il più tipico
rappresentante della hard science fiction degli anni
Novanta. Come nel precedente Quarantine
("La terra moltiplicata", ed. Nord), il suo
procedimento narrativo è quello di prendere una teoria
scientifica ancora poco conosciuta, meglio ancora se
allavanguardia (la meccanica quantistica) oppure una
tecnologia "in" (la realtà virtuale), sviscerare a
fondo le possibilità narrative che offre, infine portarla alle
estreme conseguenze nel progredire della trama, fino al punto di
disorientare il lettore che si trova completamente attratto in un
territorio speculativo in cui tutte le specificità sono dettate
dallautore. Il novum di Egan è così preponderante
nella costruzione letteraria da disintegrare completamente la
realtà fenomenica: in Quarantine
si recuperava una" zona dombra" nella teoria dei
molteplici universi, dalla quale Egan faceva derivare
lazzardo di una possibilità di movimento fisico in un atout
atemporale, fino a che la premessa solidamente scientifica della
trama scompariva e la vicenda ruotava intorno alle possibilità
offerte da questo particolare; con Permutation
City accade più o meno lo stesso: la scoperta
della fattibilità di impiegare gli "automi cellulari"
(simulazioni del comportamento di organismi viventi effettuate su
un calcolatore elettronico) per contenere programmi di evoluzione
biologica, correlata con la capacità di "polverizzare"
la dislocazione temporale del programma di calcolo in quello che
si rivela uno sterminato universo virtuale, comporta la
possibilità di una vita eterna per quegli umani che hanno
duplicato una copia elettronica di se stessi. Questo per quanto
riguarda lintroduzione, ovvero tutta la prima parte,
ambientata nel nostro universo: perché nellintera seconda
parte Egan cambia registro, e ci proietta nel suo universo
virtuale, del quale siamo obbligati ad accettare le regole in
base alla nota sospensione dellincredulità. A questo punto
siamo ormai vincolati a seguire Egan ovunque: ad esempio, nel
brusco cambiamento di rotta, che da una riflessione tecnica sulle
possibilità della vita virtuale sposta la trama verso la
realizzazione pratica del suo progetto. Peccato che
narrativamente la conversione non regga, e il lettore si trova
davanti un altro romanzo. Una volta sospesa lincredulità,
si trova costretto ad accettare di tutto: per esempio la
dissoluzione di una parte di questo universo solo perché la
forma di vita aliena virtuale che vi si è sviluppata non crede
allesistenza dei creatori umani. Oppure una quantità di
corollari "logici" che alla fine risultano non solo
scarsamente plausibili, ma persino immotivati nella logica
narrativa. Ne risulta, è vero, una visione potente,
impressionante, davvero interessante per lo sviluppo della
science fiction in futuro: in una parola, una capacità di rigore
logico assolutamente senza uguali fra gli scrittori di oggi: ma
tutto ciò a discapito del medesimo rigore nella trama, per non
parlare della scarsa credibilità nelle motivazioni dei
personaggi.
Franco Ricciardiello
a cura di Alice K. Turner |
LA FANTASCIENZA DI PLAYBOY - parte prima |
(The Playboy Book of
Science Fiction, 1998) Milano, Mondadori, Urania n. 1368, 1999 (pagine 250, L. 5.900, traduzione di Vittorio Curtoni) |
La mancanza di una traccia tematica spesso rende le antologie
di racconti abbastanza disomogenee, rendendo la lettura confusa e
lasciando il lettore perplesso. E per molti versi questo è anche
il maggior difetto di questa antologia (di cui uscirà in ottobre
una seconda parte con altri autori), nonostante il titolo reciti
che tutti i lavori presenti sono stati pubblicati dalla rivista Playboy.
Gli autori sono quasi tutti pilastri indiscussi della
letteratura della fantascienza, a prescindere dai gusti personali
del lettore che ne può amare più uno che un altro. Lunico
flebile filo che lega i racconti, è che sono tutti scritti prima
dellavvento del cyberpunk sulla scena mondiale e
quasi tutti intorno alla metà degli anni 60, inizi anni
70.
I migliori, secondo il mio parere, sono i racconti di Ursula
LeGuin, con il racconto Nove vite,
già edito sullantologia Luomo
duplicato edita dalla Nord e curata da
Piergiorgio Nicolazzini, James Ballard (e già sento i sorrisini
ironici di chi mi conosce e sa che è il mio scrittore preferito)
con Lastronauta morto,
scritto in perfetto stile New wave, Arthur C. Clarke
(nonostante non labbia mai amato alla follia) con Il
transito della Terra, un racconto ineccepibile sotto il punto
di vista scientifico e Tutti gli uccelli
tornano al nido, di Harlan Ellison.
Tutti gli altri forniscono prove meno convincenti (Bradbury,
Sheckley, Vonnegut), o addirittura incolori, come nel caso di
Norman Spinrad. Gli altri autori che completano lantologia
sono Damon Knight, Doris Lessing e Larry Niven.
Dodici racconti e dodici autori che, nonostante tutto, danno
loccasione di immergersi in una fantascienza che appare
oggi un po datata, superata dallo sviluppo tecnologico e
scientifico ma che mantiene intatti tutti i pregi che ogni
appassionato di tale genere non può non riconoscergli. Perché,
in qualsiasi modo la pensiamo, è la madre della letteratura di
fantascienza odierna.
Roberto Sturm
Valerio Evangelisti |
METALLO URLANTE |
Milano, Einaudi Tascabili Vertigo, 1998 (pagine 215, L. 15.000) |
Che Valerio Evangelisti sia stata la spinta propulsiva che ha
rinvigorito la fantascienza italiana, dopo decenni di
sonnecchiamento di editori e lettori verso il genere, penso sia
difficile da smentire. Il suo ciclo di Eymerich, sei romanzi
pubblicati dalla Mondadori in rapida successione, visti i dati di
vendite assolutamente superiori alla media del settore, ne sono
una prova incontestabile.
Anche le sue iniziative portate avanti sia con la Mondadori
(lantologia di racconti Tutti i
denti del mostro sono perfetti) e altre con case
editrici minori hanno sostenuto questo processo di rinnovamento e
successo della letteratura di fantascienza in Italia.
Metallo urlante, la sua prova dopo i sei romanzi con
protagonista linquisitore Eymerich, è una conferma delle
doti di un narratore forse più che uno scrittore che riesce, con
uno stile essenziale e senza la ricerca di inutili virtuosismi
fini a se stessi, a tenere il lettore attaccato letteralmente al
testo. Il libro, sospeso tra raccolta di racconti e romanzo, i
cui titoli sono ispirati direttamente al rock heavy metal, è un
viaggio verso lassurdo, verso un orrore che diventa sempre
più concreto, palpabile. Il metallo che si sostituisce alla
carne, come nella migliore tradizione cyberpunk anche se
il libro di Evangelisti non è affatto cyberpunk. Metallo
che si sostituisce alla carne come metafora non troppo celata di
una umanità che va verso la perdita di emozioni e sentimenti.
Luomo che va verso la macchina anziché il contrario.
Venom, Pantera, Sepultura e Metallica
sono quattro racconti che proseguono la migliore tradizione
di Evangelisti. Quattro racconti assolutamente da leggere.
Roberto Sturm
Connie Willis |
IL FATTORE INVISIBILE |
(Bellwether, 1996) Milano, Mondadori, Urania n. 1370, 1999 (pagine 230, L. 5.900) |
Questo Romanzo di Connie Willis è, secondo me, uno dei più
importanti tra tutti quelli della scrittrice. Fino a Il fattore invisibile, infatti la
sua produzione può essere catalogata come fantascienza
sociologica o psicologica, in quanto la narrazione è tutta
incentrata sui sentimenti dei personaggi e sull'analisi di quelle
implicazioni sociali o umane che l'aspetto scientifico può
avere. Un esempio lampante può essere il romanzo L'anno del contagio, un viaggio nel tempo
verso l'Inghilterra della peste nera che si basa essenzialmente
sulla psicologia dei personaggi di fronte al flagello
dell'infezione mentre gli aspetti tecnici rimangono in sottofondo
e, in ultima analisi, si riducono ad una riflessione sul come
risolvere e ridurre al minimo i problemi che il viaggiatore si
trova ad affrontare emergendo dal futuro in una società per
molti versi aliena. Certo, ci trovavamo di fronte ad un grosso
passo avanti sull'accuratezza scientifica del viaggio
temporale: fino ad allora nessuno si era preoccupato di
analizzare i problemi che doveva fronteggiare il navigatore o
aveva presentato viaggi imprecisi. Ma questi sono problemi
tecnici e non tecnologici.
Con Il fattore invisibile,
invece, Connie Willis fa il gran salto ed inizia a scrivere
fantascienza che può benissimo venir catalogata come hard SF.
Questo cambiamento è più evidente se poniamo a confronto due
romanzi, uno precedente e uno successivo a questo romanzo che
hanno lo stesso tema, il viaggio nel tempo.
De L'anno del contagio si è già
fatto cenno, successivo a Il fattore
invisibile è To say nothing of
the dog: i due romanzi, oltre ad aver in comune il fatto
di aver vinto il premio Hugo, fanno parte della stessa società
in cui è stata scoperta la macchina del tempo e hanno come
protagonisti due viaggiatori temporali (molte figure secondarie
sono comuni). Il secondo, pur essendo un romanzo umoristico,
presenta una grossa riflessione scientifica sul viaggio temporale
e tra le giustificazioni e le spiegazioni che adotta usa la
meccanica quantistica rifacendosi a studi scientifici 'seri'.
Il fattore invisibile, dunque
è un turning point nella narrativa di Willis (il
corrispondente nel campo della narrativa breve è Al Rialto, un racconto che ha molte
cose in comune con il romanzo).
Il romanzo fa parte di quel genere che è molto apprezzato dalla
scrittrice (e che ha fatto la sua fortuna nel campo dei racconti)
e che può essere definito come la commedia leggera:
La novità, in questo caso è l'introduzione di riflessioni
sulla teoria del caos, una teoria che finisce con il diventare
l'elemento catalizzatore del romanzo stesso e la chiave di
lettura di fenomeni sociali come, appunto, le mode (l'argomento
di studio della protagonista).
Il risultato è una cosa sorprendente: un romanzo di hard sf che
fa ridere a crepapelle; che io sappia è il primo caso, il
secondo è To say nothing of the dog.
Che abbia inventato un nuovo genere: la light hard sf?
Danilo Santoni
Soggetto e
sceneggiatura: Stefano Vietti Disegni: Paolo di Clemente (n° 97), Giancarlo Olivares (n°98) |
OLTRE
IL TEMPO E LO SPAZIO - IL DIVORATORE DI MONDI Nathan Never 97 - 98 |
Milano,
Sergio Bonelli Editore, 1999 pagg. 98, L. 3.500 |
Questa volta ci troviamo di fronte a una "storia
doppia" dellAgente Alfa; in particolare le basi per
questa avventura sono state gettare ne "Il segreto di
Babilonia", NN n° 91. Per chi non lo avesse letto faccio un
brevissimo riassunto: Nathan e Legs indagavano sulla scomparsa di
un importante archeologo e scoprivano che alcuni dottori di un
grande ospedale facevano sparire i corpi di pazienti moribondi;
essi offrivano le anime dei moribondi ai "Venerabili",
dei mostri alieni adorati fin dai tempi della civiltà
babilonese. Gli Agenti Alfa arrivarono a seguire gli adepti della
setta babilonese fino allaltro capo delluniverso
grazie ad una sorta di "stargate", ma non riuscirono
né a incastrare i dottori, né a scoprire il nascondiglio dei
"vampiri di anime".
Passiamo adesso alla nostra storia: essa si apre con Branko,
primo mutato a entrare nei ranghi dellAgenzia Alfa, che
torna dal corso di addestramento. Lui, Nathan e Legs si recano a
casa di Hadija, attuale compagna di Nathan, e scoprono che ha
appena catturato due donne che volevano rapirla.
Il motivo del tentato rapimento viene poi spiegato dal mandante
stesso, giunto alla villa di Hadija tramite teletrasporto: il
vecchio Aron, primo sacerdote della Setta di adoratori dei
Venerabili voleva obbligare Nathan a collaborare con lui nella
lotta che di lì a poco sarebbe iniziata, una lotta per la
sopravvivenza della Terra. Aron narra infatti di come i
Venerabili siano alieni tuttaltro che malvagi, di come essi
abbiano favorito durante il corso degli anni il crescere della
civiltà umana e di come abbiano sempre difeso la Terra dai
malvagi Shra, fino a costo della loro stessa vita.
Adesso lultimo degli Shra si sta dirigendo verso la Terra
con lintenzione (e il potere) di distruggerla e
lunica via di scampo sembra essere risvegliare
lultimo dei Venerabili, che dorme in ibernazione al polo.
Segue linevitabile risveglio del "Venerabile" e
lancor più inevitabile vittoria degli eroi contro lo Shra.
Unici altri fatti da rilevare nella storia sono un inquietante
discorso fra Reiser e Sigmund, che lascia intendere che
lAgenzia Alfa sia implicata in non meglio precisati
traffici di tecnologia (ma verosimilmente ne sapremo di più nei
prossimi numeri) e un viaggio di Nathan in un non precisato punto
del continuum spazio temporale nel quale vede il Nautilus
navigare nello spazio (il Nautilus è lastronave che NN
comanderà nel futuro infestato dai tecnodroidi).
Dopo questo riassunto della trama (come al solito ridotto
allessenziale per non rivelare troppi particolari),
passiamo a qualche approfondimento. Prima di far ciò però
voglio mettere in chiaro una cosa, che potrebbe influenzare
quanto segue: questa storia non mi è piaciuta affatto, vuoi per
il finale realmente scontato e frettoloso, vuoi per alcuni
aspetti realmente poco fantascientifici e molto mistici
. E
pensare che i disegni, sia della prima che soprattutto della
seconda parte sono realmente ben fatti!
Prima cosa da notare è la dubbia morale di Aron e dei suoi
seguaci che non esitano neanche un istante a offrire le loro
anime (e quelle dei moribondi sottratti dallospedale) come
nutrimento per i Venerabili; quello che fa più scalpore però è
la troppa indifferenza di Nathan e soci di fronte a questi
fatti
è vero che non esitano a far notare il loro
disappunto, ma in altri casi gli agenti alfa si sono sempre
battuti in maniera più energica per le loro idee.
Altra cosa, che personalmente proprio non mi va più giù, è il
solito riferimento grafico ad Alien; intendiamoci, la nemesi di
Sigourney Weaver ha un design decisamente ben fatto, ma sarebbe
ora di cambiare, di tirare fuori qualcosa di innovativo (come lo
è stato Alien anni fa).
Da notare infine il finale della storia che, oltre ad essere
scontato, risulta decisamente frettoloso: Shra e Agenti Alfa
combattono per tantissimo tempo e alla fine la lotta si esaurisce
con due tavole.
Per chiudere vorrei infine ribadire come questa storia è
decisamente poco fantascientifica. Alieni (che poi si scoprono
non tanto alieni) che divorano le anime degli uomini e discepoli
di babilonia che si sono celati per millenni al resto del mondo
secondo me hanno ben poco di fantascientifico. Fosse stato Martin
Mystere il protagonista della storia probabilmente nessuno
avrebbe avuto da ridire, ma con Nathan Never questavventura
non "cazzecca" niente.
Giovanni Delibra
Soggetto e
sceneggiatura: Antonio Serra Disegni: Roberto De Angelis |
LA VENDETTA DI SELENE - Nathan Never 99 |
Milano,
Sergio Bonelli Editore, 1999 pagg. 98, L. 3.500 |
Squillino le trombe, rullino i tamburi: questo albo è
sensazionale! Qui sono sicuro che nessuno può smentirmi: nel
giro di un paio di giorni, nonostante fossimo sotto Ferragosto,
il newsgroup di NN è esploso di commenti come non era mai
successo prima.
Ma perché tanto parlar bene di questo numero?
Partiamo dalle tavole dove De Angelis ha superato se stesso: le
inquadrature sono studiate nel minimo dettaglio, i primi piani
sono espressivi, gli sfondi soprattutto nella parte
centrale sono decisamente ben fatti, luso dei retini
è decisamente buono (anche se magari poteva usarne di più).
Passiamo ora al soggetto: non posso dire nulla della trama in
quanto rovinerei troppi colpi di scena. Dico solo che qui
si risolvono le seguenti situazioni: quella di Selena e del suo
rapporto con Judy Fryan, quella di Gabriel e della Fratellanza
Ombra e infine quella di Ann, la figlia di Nathan.
Solo questultima farebbe correre in edicola qualsiasi
lettore di NN quindi
..
A livello di sceneggiatura non cè nulla di negativo da
rilevare se non il fatto che magari la questione è stata chiusa
in troppe poche pagine (una storia doppia sarebbe stata a mio
avviso più consona).
Andiamo quindi a spendere qualche byte sui temi trattati: innanzi
tutto la storia dovrebbe in qualche modo spezzare un paradosso
temporale che gli sceneggiatori di NN avevano creato qualche
tempo addietro. Come spesso accade infatti a giocare col tempo e
i viaggi da un punto allaltro del continuum si finisce per
ingarbugliare troppo la matassa creando dei paradossi (come è
possibile che Caio sia il padre di suo nonno?) di difficile
soluzione.
Altro argomento tipicamente fantascientifico trattato è quello
del "paradosso dei gemelli" derivante dalla teoria
della relatività. Star Trek o Alien lo hanno spazzato via come
se nulla fosse, qui invece gli sceneggiatori sembrano convinti ad
affrontarlo in futuro.
La storia poi parla ancora dei Tecnodroidi, degli esseri creati
"non si sa(peva) come" dagli uomini che sono in parte
organici e in parte tecnologici come i Borg di Star Trek.
Va infine fatto un accenno ai poteri psichici di Ann e Gabriel;
qualcuno potrebbe non trovare i poteri mentali troppo
fantascientifici, ma secondo me telepatia, telecinesi e affini
rientrano perfettamente nei canoni della fantascienza.
Volete che aggiunga un giudizio? Mi sembra superfluo dopo le lodi
che ho tessuto finora, no?
Giovanni Delibra