SU
VITTORIO CURTONI
a cura di Emiliano Farinella
Franco Clun,
scrittore
Nato a San Pietro in Cerro, Piacenza. Decano della fantascienza italiana,
dichiara ostinatamente d’appartenere alla terza o quarta generazione di
scrittori italiani, ma trent’anni di militanza nell’ambiente ne denunciano
impietosamente l’età (classe 1949).
Più pelo sulla parte inferiore della testa che su quella superiore,
decisamente glabbro sulla lingua; alcuni sostengono che valga tanto quanto
pesa, e Vittorio Curtoni raccoglie circa novanta chili in un corpo che
dovrebbe pesarne settanta. Certo i cibi e l’alcool (altrimenti detto Trebbianino),
che consuma in considerevoli quantità, hanno avuto influenza nel
determinare la situazione, ma bisogna aggiungere che a renderlo decisamente
sovrappeso sono le dimensioni del cervello e del cuore.
Il primo fa di lui un uomo dalla personalità forte, anticonformista,
accentratrice e tendenzialmente megalomane.
Il secondo, soprattutto quando si parla di amici, gli fa scrivere fregnacce
melense e commoventi, lo rende sentimentale, disponibile e prodigo di consigli
per gli sventurati scrittori che s’azzardano a domandare.
In narrativa lo stile sobrio, colto, prende il posto dell’abominevole
e mieloso romanticume. Niente alienucci che vengon dalla campagna, nessuna
quiete dopo la tempesta (magnetica?), bensì avventure interiori,
cerebrali narrate in modo essenziale e limpido. Il solipsista della fantascienza
italiana è viscerale, sincero e ruspante; a torto o a ragione, dice
quello che pensa e chiama le cose con il loro nome, infischiandosene delle
conseguenze.
Un tipico esempio di schizofrenia letteraria.
L’ex direttore della rivista più eccitante del panorama fantascientifico
italiano, ha una lingua svelta, tagliente e, come il buon Isaac Asimov,
non ama spostarsi, né viaggiare (raro esemplare di italiano senza
autovettura), quindi la sede delle mitiche CurtoniCon è sempre la
stessa: casa sua. Gli va però riconosciuta l’abilità diabolica
di organizzare incontri che rivaleggiano, per numero e peso degli intervenuti,
con le convention nazionali.
Molti, io fra loro, continuano a frequentare le CurtoniCon con una
certezza e una speranza: la certezza di poter ascoltare un sacco di cose
che non sapevano e che interessava loro ascoltare, e la speranza che cordialità
e intelligenza siano contagiose (non lo sono).
Ernesto Vegetti,
storico della fantascienza italiana
Con Curtoni (che di solito chiamo Vic) ho avuto a lungo un rapporto
strano. Irritato dalle sue prese di posizione (estreme, in accordo con
il suo carattere) politiche e affascinato dalle sue scelte fantascientifiche
come curatore.
Ho avuto poche occasioni di incontrarlo prima del suo rientro nel mondo
del fandom attivo all'Italcon di Courmayeur (la volta precedente era stato
a Milano, in una riunione dell'esecutivo della World SF, agli inizi degli
anni '80, dove Vic aveva accettato di svolgere le funzioni di segretario.
In quell'occasione si era parlato essenzialmente della comune passione
per i PC).
Come autore l'ho riscoperto, con piacere, recentemente in Retrofuturo
(evidentemente l'aspetto "politico" aveva a suo tempo annebbiato il mio
giudizio).
È uno dei migliori traduttori (e non solo di fantascienza) presenti
sul mercato e so quanta cura metta per rendere al meglio il pensiero dell'autore.
Saggista sempre brillante, profondo quando necessario, sempre arguto
il suo capolavoro rimane, per il momento, la sua autobiografia fantascientifica
(sempre in Retrofuturo), che è anche una storia obbiettiva
(per quanto possa essere obbiettiva una storia scritta da un uomo di parte)
se pure vista da una angolazione particolare, quella del curatore di una
serie di collane e riviste.
Certamente, nei prossimi 50 anni, possiamo aspettarci ancora molto
da Curtoni.
Nota: Curtoni non mi ha pagato.
Valerio Evangelisti,
scrittore di fantascienza
È fantascienza quella di Curtoni? Sì, ma trattata dalla
parte dell’uomo, cioè con un angolo visuale antitetico a quello
prevalente nel genere, specie quando di matrice anglosassone. Non credo,
contrariamente a quanto pensa l’autore, che si tratti di una visione fondante
una fantascienza "italiana" dai suoi specifici tratti. Quando Curtoni si
è trovato, nel brillantissimo saggio Le frontiere dell’ignoto
(1977), a ricercare i lineamenti di una possibile "scuola" italiana nelle
opere dei suoi colleghi, ha finito per pronunciare moltissime condanne
e solo un pugno di assoluzioni (di cui un paio riservate a qualche carneade
dei primordi, ripescato per probabile nostalgia). Il fatto è che
né tra i predecessori di Curtoni, né tra i suoi presunti
continuatori, se ne trova uno solo che gli stia veramente alla pari. Né
come rigore stilistico, né come capacità di sintesi, né
come abilità introspettiva, né come respiro intellettuale.
Curtoni non si colloca in nessuna scuola perché quella scrittura
così particolare, viscerale e lucidissima, sottile eppure appassionata,
appartiene unicamente a lui. O a coloro che si sono accostati al difficile
tema dell’alienazione immergendovisi con ttale coraggio fino alla perdita
di pudore. Ma nel campo della fantascienza, italiana e non, questi sono
stati pochissimi.
(dall’introduzione a Retrofuturo , pagg. 13-14)
Maurizio Manzieri,
illustratore
E’ risaputo come gli Stati Uniti siano la nazione delle"fads", dei
capricci passeggeri . Proprio ora si va diffondendo in questo paese la
moda di assegnare a piazze ed edifici di un certo prestigio il nome di
personaggi che vanno distinguendosi nel campo dello scibile umano: tra
questi si annoverano, guarda caso, anche alcune personalità note
nel campo della fantascienza. Se in Italia questa tendenza di commemorare
persone viventi dovesse prendere piede - attualmente immagino sia scaramanticamente
impedita dalla connotazione vagamente nefasta -, proporrei subito di varare
almeno un viale Curtoni, che so, magari in Segrate, storica patria della
Mondadori, in segno di rispettoso omaggio al poliedrico mito vivente, al
Catalyst', all'uomo generatore di sogni ed eccezionali convention caserecce.
Nonostante le difficoltà oggettive che presenta l’affermazione
popolare del genere fantastico in Italia, è importante ricordare
come Vittorio Curtoni appartenga a quel magnifico gruppo di stacanovisti
che ha contribuito, e contribuisce tutt'ora, con spirito critico e vulcanico
alla formazione di un¹intera generazione di giovani e professionisti,
alla creazione della nuova scuola di persone oggi impegnata nell¹ardua
missione di studiare e diffondere la letteratura dell'immaginario in ogni
sua forma.
Per citare soltanto un esempio delle sue encomiabili gesta, il nostro
Vittorio è stato alla guida di splendide riviste come Robot. Pensate
sia forse facile essere alla guida di una rivista in grado di suscitare
nel lettore una sensazione di "sense of wonder" ad ogni pagina? Se mi fermo
un attimo a riflettere, mi vedo ragazzo mentre correvo in edicola carico
di aspettative, desideroso di leggere il sommario di ogni nuovo numero,
di assaporarne ogni pagina... Quando Robot ha interrotto le pubblicazioni,
ho letto riga per riga l'affranto, stizzoso editoriale di Vic e una morsa
mi ha stretto il cuore. Accade sempre così quando si esaurisce l'energia
positronica di un incantesimo...
Abbiamo così in Italia un professionista serio, coraggioso,
senza peli sulla lingua, che, nonostante le sue molteplici attività,
ci parla raccontandoci aneddoti meravigliosi e pagine di vita vissuta.
Forse non tutti sanno che esiste in rete una biografia di Curtoni aggiornata
in tempo reale talmente dettagliata da far invidia ai tomi dell'indimenticabile
Isaac Asimov. Leggendola è impossibile non meravigliarsi di tutte
le iniziative di cui il nostro curatore/traduttore/sognatore si rende promotore.
Odo alcune esclamazioni meravigliate: una biografia? Quale biografia?
Mi riferisco indubbiamente alla mailing list di fantascienza, alla quale
è possibile accedere previo una semplicissima iscrizione presso
il sito di www.fantascienza.com
. Se non vi siete ancora abbonati a questa lista, è il momento di
farlo adesso; in futuro potreste pentirvi per non avere vissuto in diretta
i magici momenti di questo singolare cenacolo letterario! Il nostro Vittorio
è sempre lì, presente, come un nume tutelare, come Hal 9000,
regalando a piene mani frammenti illuminanti di vita vissuta e consigli
arguti ai neofiti... e per chi si fosse perso le puntate precedenti, consiglio
anche di leggere le sue rubriche "Memories of Green" pubblicate sulla webzine
Delos, e...
...beh, in qualità di amico di Vic, sapete che potrei andare
avanti per ore...
Maurizio Carità,
esperto di cinema, ideatore della rassegna di cinema fantascientifico Alienazioni
Vittorio Curtoni è stato definito da molti uno
dei cardini della fantascienza in Italia. Condivido, ma aggiungerei un'osservazione:
Vittorio è fantascienza.
Ugualmente, Vittorio e' una persona.
Alle convention, durante gli incontri, nelle sue vesti
di editore/scrittore/recensore e via dicendo, ciò che brilla in
lui è in primo luogo la sua umanità, per la quale non puoi
fare a meno di notare la sua presenza. Curtoni e' in grado di affascinare
tanto gli appassionati del genere quanto chi non si sia mai accostato ad
esso. E' questa la pietra filosofale del divulgatore per eccellenza: affascinare
persone lontane da certe esperienze, portarle a considerare senza pregiudizio
qualcosa cui non si avvicinerebbero mai. Nel fare ciò non lo sentiremo
mai pontificare sulla base della propria, sterminata esperienza; non sarebbe
nel suo stile. Magari il discorso partirà dai tortelli di zucca.
Ad ogni modo, inesorabilmente e inconsapevolmente, la fantascienza si insinuerà
sotto pelle. Non con mira divulgativa ma istintivamente, perché
Vittorio si è formato alla fantascienza e ha fatto suo cò'
che la rende materia nobile: l'approccio non preconcetto a persone e situazioni,
un'arte difficile che lui padroneggia con maestria.
Vittorio Catani,
scrittore di fantascienza e giornalista
Desidero soffermarmi su un aspetto particolare che caratterizzò,
negli anni Settanta, la presenza di Vittorio Curtoni quale curatore e direttore
di collane e riviste di fantascienza.
Egli fece parte della redazione di "Galassia" (con Gianni Montanari)
dal 1970 al 1973, e diresse "Robot" dall’aprile 1976 all’ottobre 1978:
momenti-chiave, riteniamo, per la sf italiana. In essi infatti si creò
l’humus per un modo di intendere e fare la sf che Curtoni fece fortemente
suo e diffuse con energia, a volte con veemenza.
Per strano che possa apparire, alla sf – narrativa giovane, ambiziosa
e spesso controcorrente – raramente è stato concesso di estrinsecare
tutte le potenzialità e aperture al nuovo. Il Nostro ha invece ha
sempre amato sperimentare. La gestione di "Galassia" (con l’apporto di
Montanari, dicevamo) lo dimostra in modo incontrovertibile. Furono proposti
nomi nuovi (Delany, Zelazny, Moorcock, Lafferty, Malzberg, Disch e altri),
ma anche molti autori italiani. E nomi nuovi significava soprattutto: gente
che scriveva in modo diverso, che poneva un’attenzione inedita al linguaggio
(inedita almeno per quanto ha solitamente riguardato la sf), autori che
amavano la ricerca linguistica e contenutistica. A volte i risultati narrativi
erano inferiori alle intenzioni, ma questo contava poco: "sperimentare"
era già, di per sé, una qualità positiva. D’altronde
si era negli anni in cui l’ondata del Sessantotto, i ‘figli dei fiori’,
l’esplosione della musica rock, avevano portato anche in Italia un vento
fresco di aspettative, un desiderio di rompere tradizioni ingessate, fermenti.
Negli stessi italiani pubblicati su "Galassia", o in buona parte d’essi,
si percepivano fremiti nuovi. Si pensi alla scrittura personalissima di
opere quali Come ladro di notte di Miglieruolo, Nel nome dell’uomo
di Montanari, e Dove stiamo volando dello stesso Curtoni (di questa
opera, chi vi scrive propone alcuni estratti sulla rivista telematica "Delos",
nel numero di ottobre 1999). Tali caratteristiche erano presenti anche
in molti racconti delle numerose antologie italiane pubblicate da "Galassia".
Su "Robot", la voglia curtoniana di trasgredire gli schemi "scoppiò",
in particolare, con la quasi programmatica assunzione di una chiara coloritura
politica – di sinistra – della rivista (ma ciò non divenne mai metro
di valutazione qualitativo della narrativa). Negli anni Settanta era emerso
in tutto il mondo ‘giovane’ occidentale una tensione utopica mai più
ritrovata, con conseguente fioritura di elaborazioni teoriche e pratiche:
inevitabile che ciò si ripercuotesse in bene o in male anche nella
narrativa di sf, e nelle discussioni sulla sf stessa (benché l’ambiente
fantascientifico italiano abbia sempre visto come fumo negli occhi qualunque
cosa concernesse il "politico"). Le pagine di "Robot" si fecero con coraggio
portavoce di queste valenze.
Gli anni Ottanta avrebbero calato una sorta di saracinesca su un certo
modo di fare e di intendere non solo la sf, ma la stessa narrativa, e la
politica e tutto il resto (si sarebbe in parte riemersi con gli anni ’90);
si affermarono lo yuppismo, l’edonismo reaganiano, il Maurizio Costanzo
Show e altre delizie. In differente ambito si affacciò il "postmoderno".
E covava il cyberpunk... Ma questa è un’altra storia.
a cura di Emiliano Farinella
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