cyberpunk: un
ritorno al mito
introduzione
Con i nostri assi a posto,
appare ancor più logico piazzare il personaggio neuromantico tra
l'ironico e il divino. L'argomento più favorevole a questa posizione
è lo stesso suggerimento di Frye che l'ironia torna in modo ciclico
al mito. Io ho suggerito questa posizione e ho mostrato dove potrebbe adattarsi,
ora è essenziale mostrare come il cyberpunk raggiunge questo ritorno
al mito. Il cyberpunk suggerisce molto di più di semplici cenni
o ammiccamenti al mito; gli elementi mitici sono prevalenti nel cyberpunk
e dimostrano una mitologia interamente nuova. La presenza di elementi scientifici
può confondere la cosa: come afferma James Prothero, "in qualche
modo presumiamo che la nostra civiltà scientifica ci ha posti oltre
la necessità o il bisogno di una mitologia" (32). Questo non è
certo il caso. Piuttosto che distruggere il mito, "la scienza e la tecnologia
sono diventate la nostre teleologia distintiva" (F7) dice Georgy in un
articolo si un quotidiano. Fry ci dice nell'Anatomia della critica
che la fantascienza ha una tendenza implicita al mito. Prothero concorda
con tale idea affermando che "la fantascienza e il fantasy sono forme odierne
di mitologia" (33). Perfino Jacques Ellul predisse nel 1954 un tale fenomeno:
Niente appartiene più
al regno degli dei o del soprannaturale. L'individuo che vive nell'ambiente
tecnico sa molto bene che non c'è da nessuna parte niente di spirituale.
Ma l'uomo non può vivere senza il sacro. Per questo trasferisce
il suo senso del sacro proprio sulla cosa che ha distrutto il suo oggetto
precedente: sulla tecnologia stessa... non c'è obiezione su una
religione tecnica. (143-45)
Le parole di Ellul parlano di
una religione tecnologica proprio reale; si adattano ugualmente bene a
un genere tecnologico di fiction, particolarmente ad uno che sia basato
sulla realtà com'è il cyberpunk. Mentre Ellul prediceva una
religione tecnologica di questo tipo, con molti timori e con una maggiore
apprensione, la mitologia affrontata dalla narrativa cyberpunk non è
temuta dai cyberpunk. E' molto meglio di una società senza mitologia,
come Bill Moyers e Joseph Campbell dicevano in The Power of Mith:
Moyers: Cosa accade quando
una società non abbraccia più una mitologia potente?
Campbell: Quello che ci
ritroviamo in mano. Se si vuole scoprire cosa significa avere una società
senza nessun rituale, si legga il New York Times.
Moyers: E che si trova?
Campbell: Le notizie del
giorno, inclusi atti distruttivi e violenti di giovani che non sanno come
comportarsi in una società civile. (Campbell 8)
Questa mancanza di speranze
e di dei è ciò che molti temono rappresenti la narrativa
cyberpunk. Non è, comunque la mancanza di dei che è portata
dal cyberpunk, ma una nuova mitologia di speranza. Attraverso l'aspetto
della scienza del cyberpunk, ai punk del mondo viene dato un nuovo mito,
una nuova speranza, come ha detto Pat Cadigan nella nostra intervista:
Mikel Jr: Pensi che abbiamo
perso i nostri miti per colpa della scienza?
Cadigan: Oh, santo cielo,
no. I nostri miti sono come il rovescio della scienza. La scienza è
ciò che ci differenzia dagli animali. I miti (e altri tipi di arte)
sono il modo in cui ci sforziamo di raggiungere il divino. (intervista)
Il cyberpunk ci offre questa
opportunità di raggiungere il divino perché ci offre una
nuova mitologia. Easterbrook parla di un "mythos cyberpunk" (379) e cita
William Gibson mentre parla in una intervista (380) di una "mitologia dei
computer". Easterbrook continua a parlare delle "celebrate congetture sul
cambiamento tecnologico" di Gibson, dicendo che sono il prodotto di una
"aperta mitologizzazione", creando qualcosa che poi descrive come "un mythos
di superficie" (381).
Ho parlato in precedenza
della presenza delle intelligenze artificiali del ciberspazio e del fatto
che queste intelligenze artificiali fossero viste dai personaggi cyberpunk
come divinità proprio reali. Non si tratta di un semplice caso di
sbaglio di identità. Se guardiamo al cyberpunk attraverso gli occhi
della mitologia e poniamo la letteratura cyberpunk nello schema delle cose
di Frye, le parole di Easterbrook suonano più vere che mai. Il cyberpunk
realmente inizia ad assomigliare ad un nuovo mondo mitologico. La tecnologia
non cancella il mondo del mito e della magia, lo altera. Abbiamo tutti
gli elementi chiave di un nuovo mito: ci sono gli dei nel paradiso del
'cyberspazio' rappresentati dalle IA; gli agenti degli dei, simili a preti
e profeti, come Case in Neuromante, che sono necessari affinche
le IA svolgano i loro compiti nel reame inferiore; mostri del voodoo e
di altre mitologie che riaffiorano come 'fantasmi' e 'zombi' (McHale 170);
"morti che si manifestano ai vivi" (McHale 171) mentre personaggi morti
trovano una nuova vita nel cyberspazio; un senso di 'trascendenza', un
modo di viaggiare verso il cielo e unirsi agli dei, sfuggendo all'inferno;
perfino una nuova 'moralità virtuale', basata sulla credenza che
se fai le cose giuste per/alle persone giuste, il successo è assicurato.
Le ultime due cose, credo
siano le chiavi per la nuova mitologia che viene suggerita dalla letteratura
cyberpunk. Attraverso il cyberpunk, come ho menzionato in precedenza, appare
quasi sempre un tema di trascendenza. I personaggi nella narrativa cyberpunk
cercano continuamente di sfuggire dai loro corpi umani e questa fuga costituisce
uno dei 'vantaggi' della nuova mitologia. La fuga è attraverso un
computer collegato al cervello, permettendo ai personaggi cyberpunk di
trascendere il corpo. Proprio come i monaci buddisti cercano di raggiungere
il Nirvana trascendendo dall'io, così cercano di fare alcuni neuromantici
per fuggire; per essi è un'esperienza religiosa, una possibilità
di raggiungere un'unione con l'universo e di ottenere l'immortalità.
Sia gironzolando per il cyberspazio come un'entità senza corpo e
eterea che allacciandosi gli arti protesici più nuovi, i neuromantici
desiderano diventare parte della mitologia attorno a loro. Dopotutto la
loro "tecnologia potrebbe avere un potenziale maggiore per la trascendenza
di quanto non lo facciano (loro)" (Grant 47), e così si agganciano
freneticamente ai loro cyberdeck e ai loro ciber-arti, cercando trascendenza
e speranza. Questo merita attenzione: se la religione dei neuromantici
è fallita e Dio è morto, cosa rimane al personaggio cyberpunk,
se rimane qualcosa? C'è forse un barlume di speranza in quello che
i critici hanno definito un mondo disperato?
Petra di Greg Bear
è un racconto su ciò che rimane dopo la grande morte di Dio,
'Mortdieu'. In questo mondo post apocalittico, i resti di quella che una
volta era la società umana vivono in chiese e cattedrali in rovina.
In questo brano il personaggio principale, che è lui stesso una
fusione di pietra a forma d'uomo e carne, parla con ciò che è
rimasto di Dio:
Scosse la testa lentamente.
"Tu mi sembri una creatura abbastanza saggia. Tu sai di Mortdieu."
"Sì."
"Allora dovresti sapere
io ho a malapena la forza di tenere insieme me stesso e di curarmi, figurarsi
se dovessi occuparmi di quelli là fuori." fece un gesto oltre i
muri...
Ero sbalordito. Mi sedetti
pesantemente sul pavimento di pietra e il Cristo mi sfiorò la testa
mentre passava. "Torna al tuo nascondiglio e vivi meglio che puoi" disse.
"La nostra ora è passata." (172-173)
Vivendo in un mondo dove la
supposta illusione dell'esistenza di Dio è stata dimostrata falsa
da Nietzsche, le idee del personaggio cyberpunk in merito a moralità
e fede scompaiono, diventano illusorie, intangibili e inutili. Dove potrebbe
trovare il neuromantico la sua fede in un mondo, come quello di Greg Bear,
dove perfino il Cristo è incapace a fare qualcosa? Come dice Joseph
Campbell nel parlare dell'impatto della scienza sul mito,
Con la loro perdita [dei
miti] ne consegue incertezza e con l'incertezza lo squilibrio, poichè
la vita, come sia Nietzsche che Ibsen sapevano, richiede illusioni che
sorreggono l'esistenza, e laddove queste vengono fugate, non c'è
più niente di sicuro a cui aggrapparsi, nessuna legge morale, nessun
punto fermo. (Myths 10)
L'unico mezzo per la trascendenza
che rimane è attraverso il nuovo dio, la tecnologia. E si guardi
a ciò che la tecnologia può fare per i personaggi cyberpunk:
possono allungare la vita; sostituire cuore e polmoni con organi artificiali;
distruggere malattie; comunicare istanteanemente con chiunque, dovunque,
sia sul pianeta che fuori, attraverso il cyberspazio; viaggiare a migliaia
di chilometri all'ora nelle navi spaziali attraverso il sistema solare.
I neuromantici hanno anche il potere, se solo lo volessero, di distruggere
il creato con una bomba atomica o con armi peggiori. Quello che il cyberpunk
rappresenta è il trasferimento di questo potere massiccio ai punk,
alla gente senza mito.
E questi punk lo stanno letteralmente
'divorando', rendendolo parte di se stessi. Con il potenziale di diventare
un übermensch, superando i limiti del corpo umano verso qualcosa di
più grande, perché mai uno di questi punk dovrebbe rifiutare
l'occasione. Dopotutto, "se non controlli la tecnologia, ti controlla lei"
(Elmer-Dewitt 65), ed è meglio prendere il controllo della macchina
che finire controllato da lei, un esempio può essere il film Terminator,
in cui "i computer sono ormai i padroni e l'umanità lo schiavo"
(Rushing 70).
I punk nella narrativa cyberpunk
desiderano essere una 'macchina', ma è una macchina personale, con
libero arbitrio, non una parte di una 'macchina' burocratica governativa.
Si prenda per esempio il racconto di Marc Laidlaw, 400 Boys, in
cui una banda parla di un incontro con una banda tecnologicamente più
avanzata. Un membro si riferisce al nemico usando il termine "ragazzi",
un altro non è d'accordo, dicendo che sono "dei" (59). Con la tecnologia
anche i ragazzi possono essere visti come dei, qualcosa oltre l'umano.
Rucker ci dice, comparando le idee cyberpunk col mondo reale, che "stiamo
diventando cyborg. La nostra tecnologia sta diventando più piccola
e più vicina a noi e presto si fonderà a noi" (66). Donna
Haraway dice che "per la fine del ventesimo secolo, il nostro tempo, un
tempo mitico, siamo tutte chimere, ibridi teorizzati e fabbricati di macchina
e organismo, in parole povere siamo cyborg" (Haraway 150). Comunque, essere
un cyborg non significa il semplice possedere un corpo migliore, significa
diventare parte di un mito. E come ci dice Ellul,
Gli strumenti odierni permettono
all'uomo di conquistare... La vittoria odierna appartiene agli attrezzi...
L'individuo obbedisce e non ha più una vittoria propria. Non può
avere accesso ai suoi apparenti trionfi tranne che diventando lui stesso
l'oggetto della tecnica e la prole dell'unione di uomo e macchina. (146)
definizione
del nuovo mito
Se i cyberpunk vogliono essere parte
di questo nuovo mito, che sia esso nella realtà o nella narrativa
cyberpunk, con esattezza di che cosa devono essere parte? Cos'è
un mito e come gli permette la trascendenza? I miti, in sostanza, sono
"storie su come avvennero le cose" (McArthur 675), o "storie... come mezzi
di interpretazione di eventi naturali nello sforzo di rendere concreta
e particolare una percezione speciale degli esseri umani o una visione
cosmica" (Holman 317). Frye differenzia i miti che trattano con gli dei
e il romance che ha la tendenza a "trasporre il mito in una direzione
umana" (178).
Per la letteratura cyberpunk, o neuromance,
la trasposizione avverrà nella direzione opposta, verso il mondo
divino scoperto nel cyberspazio e lontano dal regno puramente umano. Il
cyberpunk non è la storia di come le cose avvennero, ma di cosa
stanno diventando (un tema visto nella citazione d'apertura a questo saggio).
E' una storia dell'uomo che diventa divino attraverso le sue interazioni
con le macchine. Se, come dice Frye, la letteratura mitica racconta storie
di dei e si allontana dal mito verso storie romantiche che riguardano gli
umani (250), allora la letteratura neuromantica tratta di uomini che si
indirizzano verso il mito. Il Cyberpunk è un nuovo mito-in-transizione,
sulla fusione e sull'intreccio delle differenze tra dio, uomo e macchina.
In Rock On di Pat Cadigan, il personaggio centrale può collegarsi
ad un computer, suonando musica attraverso la propria mente. In questo
brano fa esattamente questa cosa:
In principio, pensai, e l'effetto
eco era stupendo. In principio... principio... principio...
In principio il sintopeccatore non
era umano...
Era un crimine, ma tutto quello che
potevo fare era prenderli e scuoterli. Dei del rock nelle mani di una sintopeccatrice
arrabbiata. (71-72)
Il personaggio di Cadigan usa una fusione
di strumenti musicali e computer per sfumare le distinzioni tra uomo, macchina
e dio e alla fine della storia non si è più sicuri se il
personaggio principale sia un 'peccatore', un 'synner' (dalla parola synthesizer,
sintetizzatore e sinner, peccatore), o un dio. I neuromantici trovano
il loro potere da questa fusione con la macchina, li porta in viaggio verso
la divinità. Permette la nascita dei loro miti e la loro evoluzione.
"Perché mai i nostri corpi dovrebbero terminare con la pelle?" (Haraway
178) è la penultima dichiarazione cyberpunk. Haraway continua parlando
della cancellazione positiva del genere e di altri segni dell'umanità:
Suggerirei che i cyborg hanno molto
più a che vedere con la rigenerazione... Siamo stati tutti feriti,
profondamente. Ci occorre rigenerazione, non rinascita, e le possibilità
per la nostra ricostruzione includono il sogno utopico della speranza in
un mondo mostruoso senza generi... Preferisco essere un cyborg che una
dea. (181)
Sebbene Haraway non cerchi la divinità
attraverso una natura da cyborg, la chiave di questa affermazione (e senza
dubbio di tutto il suo Manifesto for Cyborgs) sta nel fatto che
essere un cyborg, essere un dio e essere un umano sono cose differenti.
Il cyberpunk, dopotutto, è una strada verso la divinità,
non la divinità in se stessa. Haraway sembra suggerire la possibilità
di divinità, anche se la rifiuta per se. La letteratura cyberpunk
offre una possibilità a trascendere la forma umana attraverso una
'rigenerazione' per mezzo della tecnologia piuttosto che una 'rinascita'
puramente spirituale, e questa trascendenza è una parte maggiore
del mito che sta diventando. Frye pone Adamo in cima alla ruota della fortuna,
col destino degli dei quasi a portata di mano. Laddove Adamo fallisce a
raggiungere la divinità, e cade, il neuromantico della narrativa
cyberpunk non fallisce, può diventare proprio un dio.
moralità
virtuale
Ma che ne sarà della moralità?
Se avremo nuovi dei nella narrativa cyberpunk, non dovremmo aspettarci
anche una nuova moralità e anche una nuova serie di regole? Anche
se la moralità umana è cancellata dalla tecnologia, una nuova
forma di moralità si crea al posto della vecchia, una 'moralità
virtuale' basata sulla premessa che devi fare ciò che ti rende più
forte. L'espediente non è la visione più popolare, particolarmente
quando implica l'urtare gli altri per ottenere ciò che vuoi, ma
appare come la nuova moralità nella narrativa e nella società
cyberpunk. La pubblicità della Nike, su MTV una rete che tende molto
al cyberpunk, ci dice "Just do it," ('fallo"), senza minimamente dirci
a chi lo stiamo facendo. Questioni di punizioni per colpe sono state buttate
dalla finestra insieme a Dio e mentre si formano i nuovi dei, così
si formano gli ego e le personalità individuali, ognuno con la propria
moralità. Questi esempi dalla nostra società forniscono una
visione vivida di ciò che sta dicendo il cyberpunk. Come di Campbell
del mito tra i giovani nella società attuale nel suo Power of
Mith:
Li fanno da soli. E' per questo cha
abbiamo graffiti per tutta la città. Questi ragazzi hanno le proprie
bande e le proprie iniziazioni e la propria moralità, e stanno facendo
il meglio che possono. Ma sono pericolosi perché le loro leggi non
sono quelle della città. (8)
Nel bene o nel male, il messaggio predicato
dalla letteratura cyberpunk è di una moralità individuale.
Lo scrittore cyberpunk Rudy Rucker si lamenta del fatto che Luce virtuale
di
Gibson presenti personaggi che sono degli 'abili santarellini' e che siano
"presentati come morali"; non crede in loro perché li vede avocare
apertamente una qualche specie di moralità. Rucker non crede in
gente che parli di moralità, preferendo gente che semplicemente
"sia morale" per se stessa (E-mail). Senza dubbio possiamo veramente credere
nelle decisioni morali di un borseggiatore e di un assassino mercenario,
i personaggi principali di quel romanzo? Questi discorsi su una moralità
utilitaristica e immorale sembrerebbero supportare la concezione che ho
menzionato precedentemente, la convinzione che la letteratura cyberpunk
sia disperata e deprimente. Io di sicuro non appoggio questa convinzione.
Bene e male sono una questione di moralità
tradizionali e il cyberpunk esiste in un regno oltre la moralità
tradizionale, al di là del bene e del male stessi. La filosofia
di Nietzsche in Al di là del bene e del male di sicuro qui
è appropriata:
Qui c'è il il posto per quella
famosa opposizione tra bene e male; nel male i propri sentimenti proiettano
potenza e pericolosità, un certo terrore, sottigliezza, e forza...
secondo la moralità dello schiavo, coloro che sono 'cattivi' ispirano
così paura; secondo la moralità del padrone sono proprio
quelli che sono 'buoni' che ispirano, e desiderano ispirare, paura... (207)
Qui Nietzsche parla di due modi di guardare
al bene e al male: moralità del padrone e moralità dello
schiavo, e molti assumono che parteggi per la moralità del padrone.
Non è questo il caso, come afferma chiaramente il titolo del libro.
Nietzsche, e i cyberpunk, crede nello spostarsi oltre il regno della moralità
tradizionale e così oltre le distinzioni di bene e di male. Di sicuro
è una prospettiva terrificante se si guarda a come gente come Hitler
possa disinterpretare questa filosofia, sforzandosi di spazzare via le
razze 'inferiori'. Mentre la letteratura cyberpunk tratta questi argomenti
non appoggia il genocidio. Al di là del bene e del male non significa
al di là dell'umanità, dopotutto Nietzsche stesso ci dice
che "qualsiasi cosa sia fatta dall'amore avviene al di là del bene
e del male" (Nietzsche, Al di là... 90)
La letteratura cyberpunk appoggia la
convinzione che attraverso la macchina gli esseri umani hanno l'opportunità
di sfuggire al mondo della moralità. La cosa suggerisce che attraverso
questa fuga in una moralità più soggettiva, personale e virtuale,
i personaggi cyberpunk possono diventare dei. Parte della paura per questa
convinzione ha a che vedere con il fatto che siamo repulsi e attratti dalle
possibilità di diventare dei cyborg allo stesso tempo. L'esempio
migliore di un tale paradosso è evidente in Frankenstein: A Modern
Prometheus di Shelley. Nel romanzo, citato da molti come tra le principali
influenze sulle teoria e sulla scrittura cyberpunk, il dottor Frankenstein
riesce a creare la vita attraverso dei mezzi tecnici. La creatura, l'"essere
creato tecnologicamente" risultante (Rushing 62), è più forte,
più intelligente e superiore sotto tutti gli altri aspetti nei confronti
dell'uomo che l'ha creato. Come spiegano Rushing e Frentz:
...il complesso di Frankenstein riassume
il mito greco della creazione: come Prometeo il dottor Frankenstein entra
nel territorio proibito per rubare la conoscenza agli dei, partecipa all'abbattimento
del vecchio ordine, diventa un maestro di tecnica [tecnologia] e viene
punito per la sua trasgressione... molti critici riconoscono che queste
storie distopiche non solo sono basate sul mito, ma hanno raggiunto loro
stesse lo status di mito e di archetipo... (62)
Questa descrizione si adatta bene sia
a figure archetipe come Adamo e Lucifero, che ai personaggi cyberpunk;
Adamo mangia la mela e viene punito, Lucifero desidera la divinità
e cade dal cielo. La differenza tra questi personaggi e quelli cyberpunk
sta nel fatto che nel caso dei neuromantici non c'è punizione per
la trasgressione. Il cyberpunk può essere "fondamentalmente ambivalente
riguardo al crollo delle distinzioni tra umano e macchina" (Csicsery-Ronay
191), ma questa attitudine ambivalente non ferma i personaggi cyberpunk
dal maneggiare con la tecnologia. Possono essere coscienti dei pericoli,
ma li ignorano. Le ripercussioni morali per l'uso della tecnologia sono
andate e così il creatore e l'utilizzatore possono entrambi nella
letteratura cyberpunk gongolarsi per i risultati; il mostro non distruggerà
più il creatore e l'uomo non sarà più punito da Dio
per aver mangiato dall'albero della conoscenza. Le creazioni cyberpunk,
così come gli androidi replicanti di Blade Runner di Ridley
Scott, possono sentirsi liberi di richiedere il proprio posto nel cielo,
tra gli angeli e gli dei (Rushing 67), senza temere un giudizio morale.
Con la possibilità di trascendenza nella divinità e con la
mancanza di punizione per qualsiasi colpa supposta, i cyberpunk hanno una
strada aperta per il cielo. Questo non è certo la visione depressiva
e disperata che molti critici applicano alla letteratura cyberpunk.
cyberpunk:
tutto tranne la disperazione
Il cyberpunk è di sicuro valido,
tratta di argomenti veramente reali; si adatta bene nello schema della
storia letteraria di Frye, e risponde anche a domande a cui lo schema non
riesce a rispondere. Suggerisce un ritorno dal mondo disperato e ironico
in cui viviamo in un tempo più mitico e di speranza. Che cosa ci
dice, comunque, su ciò che verrà? Alla fine di Miths to
Live By Joseph Campbell chiede, "Qual'è, o quale sarà,
la nuova mitologia?" Risponde alla domanda come segue:
E'... la vecchia, sempiterna, perenne
mitologia, nel suo 'senso soggettivo', poeticamente rinnovata in termini
che non sono di un passato ricordato o di un futuro proiettato, ma di ora:
indirizzata, cioè, non alla adulazione della 'gente', ma al risveglio
degli individui nella conoscenza di se stessi... ognuno per la sua strada
unico con tutti e senza orizzonti. (266)
Cancellando le tendenze morali oggettive
ed entrando in un mondo soggettivo e individuale, il personaggio cyberpunk
trascende gli orizzonti limitativi insieme ai pregiudizi che limitano l'umanità.
Haraway suggerisce che cancellando la distinzione uomo/donna si avrà
un beneficio per tutti (178), si immagini se altre distinzioni venissero
cancellate assieme alla nozione di bene e male: pregiudizi razziali, quelli
legati all'età, quelli religiosi, etc. I cyberpunk non desiderano
altro che liberarsi di tutte le idee obiettive e scadute e delle morali
limitative rimaste da dei ormai morti. Sponsler suggerisce che i cyberpunk
si trovano
alla deriva in un mondo in cui non
c'è alcun significato, nessuna sicurezza, nessun affetto e nessun
legame comune... tranne quelli che loro stessi creano in maniera tenue.
[Sono] antifondamentali e scettici verso l'autorità... e affascinati
dal modo in cui la tecnologia e gli oggetti materiali modellino la coscienza
e moderino il comportamento... (627)
I cyberpunk si rifiutano di abbandonare;
piuttosto che accettare dei morti e moralità defunte, ne creano
di nuovi e di individuali. C'è molto da dire in merito alla libertà
dalla restrizione e dai pregiudizi, anche se rende il mondo cyberpunk un
po' più pericoloso. Dopotutto, con la tecnologia a competere con
le nuove sfide, le opportunità offerte ai neuromantici nella letteratura
cyberpunk superano di molto i pericoli.
Con la speranza in un nuovo paradiso
alla distanza, i rischi sono molto più accettabili di una esistenza
continuata in un inferno proprio reale. Piuttosto che morire prendono il
consiglio di Nietzsche ed evolvono in qualcosa di più forte di più
übermensch. Nel suo saggio Cybernetic Deconstrutions: Cyberpunk
and Postmodernism, Veronica Hollinger asserisce che "la condizione
postmoderna ha richiesto che si modifichi il tropo originale della SF dell'ansia
tecnologica - l'immagine di un'umanità decaduta e controllata da
una tecnologia sfuggita di mano... noi e le nostre tecnologie 'interfacciamo'
per produrre ciò che è diventata una mutua evoluzione" (218).
Questo è precisamente ciò che i cyberpunk raggiungono.
Gli scrittori cyberpunk, posti di fronte
a visioni future orrifiche come 1984 di Orwell, in cui la libertà
viene ceduta alla 'macchina' stato, si ribellano. Attraverso la loro rivolta
hanno offerto la tecnologia a coloro che si trovavano maggiormente esposti
al pericolo di venir soggiogati dal sistema, i punk. Il neuromantico è
nato dalla fusione di tecnologia e punk, e con lui è nata una nuova
speranza per l'umanità. I cittadini cyberpunk non si accontentano
più di essere schiavi; come dice Lucifero, "Meglio regnare all'inferno
che servire in paradiso" (Milton I: 263). Possono trasformare l'inferno
in un posto migliore o sfuggirne, creando un nuovo paradiso nelle loro
menti, facendo "un paradiso dell'inferno" (I:255); di sicuro non c'è
niente di miserabile o di deprimente in tutto ciò. I critici sono
corretti nel temere il mondo senza dio e disperato del cyberpunk, ma ciò
che falliscono nel fare è di riconoscere la trascendenza del personaggio
cyberpunk attraverso la tecnologia. Dio può anche essere morto nel
mondo cyberpunk, ma la Sua morte lascia al neuromantico una strada verso
il cielo. Come dice Nietzsche in Così Parlò Zatathustra:
Prima Dio! Ma ora questo dio è
morto. Voi uomini più alti, questo era il vostro maggiore pericolo.
E' dal fatto che giace nella sua tomba che voi siete stati resusciati.
Solo ora il grande meriggio arriva; solo ora l'uomo più alto diventa
- signore... Dio è morto: ora vogliamo che l'übermensh viva.
(398-9)
In The Machine in the Garden Leo
Marx suggerisce che "la macchina porta il mito" (164) e che "la potenza
della macchina realizza un'antica profezia mitica" (201). Laddove Satana
cadde dal cielo, il neuromantico vola in alto verso stelle di silicio e
nel nuovo paradiso del cyberspazio, e così completa il ciclo di
letteratura e storia che Frye suggerisce. La moralità e la società
non sono state all'altezza del personaggio cyberpunk e con la tecnologia
e l'anarchia egli fa di tutto per costruirsi il proprio mito e la propria
religione; che siano di libertà, potere ed individualità.
This world rejects me
This world threw me away
This world never gave me a chance:
This world's gonna have to pay.
Well I don't believe in your institutions
I did what you wanted me to.
I'm like the cancer in your system
I've got a little surprise for you.
Something inside of me has opened
up its eyes.
Why did you put it there, did you
not realize.
This thing inside of me, it screams
the loudest sound.
Sometimes I think I could...
I'm gonna burn this whole world down.
(Reznor, Trent. nine inch nails. "Burn")