cyberpunk: un ritorno al mito

introduzione

Con i nostri assi a posto, appare ancor più logico piazzare il personaggio neuromantico tra l'ironico e il divino. L'argomento più favorevole a questa posizione è lo stesso suggerimento di Frye che l'ironia torna in modo ciclico al mito. Io ho suggerito questa posizione e ho mostrato dove potrebbe adattarsi, ora è essenziale mostrare come il cyberpunk raggiunge questo ritorno al mito. Il cyberpunk suggerisce molto di più di semplici cenni o ammiccamenti al mito; gli elementi mitici sono prevalenti nel cyberpunk e dimostrano una mitologia interamente nuova. La presenza di elementi scientifici può confondere la cosa: come afferma James Prothero, "in qualche modo presumiamo che la nostra civiltà scientifica ci ha posti oltre la necessità o il bisogno di una mitologia" (32). Questo non è certo il caso. Piuttosto che distruggere il mito, "la scienza e la tecnologia sono diventate la nostre teleologia distintiva" (F7) dice Georgy in un articolo si un quotidiano. Fry ci dice nell'Anatomia della critica che la fantascienza ha una tendenza implicita al mito. Prothero concorda con tale idea affermando che "la fantascienza e il fantasy sono forme odierne di mitologia" (33). Perfino Jacques Ellul predisse nel 1954 un tale fenomeno:

Niente appartiene più al regno degli dei o del soprannaturale. L'individuo che vive nell'ambiente tecnico sa molto bene che non c'è da nessuna parte niente di spirituale. Ma l'uomo non può vivere senza il sacro. Per questo trasferisce il suo senso del sacro proprio sulla cosa che ha distrutto il suo oggetto precedente: sulla tecnologia stessa... non c'è obiezione su una religione tecnica. (143-45) Le parole di Ellul parlano di una religione tecnologica proprio reale; si adattano ugualmente bene a un genere tecnologico di fiction, particolarmente ad uno che sia basato sulla realtà com'è il cyberpunk. Mentre Ellul prediceva una religione tecnologica di questo tipo, con molti timori e con una maggiore apprensione, la mitologia affrontata dalla narrativa cyberpunk non è temuta dai cyberpunk. E' molto meglio di una società senza mitologia, come Bill Moyers e Joseph Campbell dicevano in The Power of Mith: Moyers: Cosa accade quando una società non abbraccia più una mitologia potente?
Campbell: Quello che ci ritroviamo in mano. Se si vuole scoprire cosa significa avere una società senza nessun rituale, si legga il New York Times.
Moyers: E che si trova?
Campbell: Le notizie del giorno, inclusi atti distruttivi e violenti di giovani che non sanno come comportarsi in una società civile. (Campbell 8)
Questa mancanza di speranze e di dei è ciò che molti temono rappresenti la narrativa cyberpunk. Non è, comunque la mancanza di dei che è portata dal cyberpunk, ma una nuova mitologia di speranza. Attraverso l'aspetto della scienza del cyberpunk, ai punk del mondo viene dato un nuovo mito, una nuova speranza, come ha detto Pat Cadigan nella nostra intervista: Mikel Jr: Pensi che abbiamo perso i nostri miti per colpa della scienza?
Cadigan: Oh, santo cielo, no. I nostri miti sono come il rovescio della scienza. La scienza è ciò che ci differenzia dagli animali. I miti (e altri tipi di arte) sono il modo in cui ci sforziamo di raggiungere il divino. (intervista)
Il cyberpunk ci offre questa opportunità di raggiungere il divino perché ci offre una nuova mitologia. Easterbrook parla di un "mythos cyberpunk" (379) e cita William Gibson mentre parla in una intervista (380) di una "mitologia dei computer". Easterbrook continua a parlare delle "celebrate congetture sul cambiamento tecnologico" di Gibson, dicendo che sono il prodotto di una "aperta mitologizzazione", creando qualcosa che poi descrive come "un mythos di superficie" (381).

Ho parlato in precedenza della presenza delle intelligenze artificiali del ciberspazio e del fatto che queste intelligenze artificiali fossero viste dai personaggi cyberpunk come divinità proprio reali. Non si tratta di un semplice caso di sbaglio di identità. Se guardiamo al cyberpunk attraverso gli occhi della mitologia e poniamo la letteratura cyberpunk nello schema delle cose di Frye, le parole di Easterbrook suonano più vere che mai. Il cyberpunk realmente inizia ad assomigliare ad un nuovo mondo mitologico. La tecnologia non cancella il mondo del mito e della magia, lo altera. Abbiamo tutti gli elementi chiave di un nuovo mito: ci sono gli dei nel paradiso del 'cyberspazio' rappresentati dalle IA; gli agenti degli dei, simili a preti e profeti, come Case in Neuromante, che sono necessari affinche le IA svolgano i loro compiti nel reame inferiore; mostri del voodoo e di altre mitologie che riaffiorano come 'fantasmi' e 'zombi' (McHale 170); "morti che si manifestano ai vivi" (McHale 171) mentre personaggi morti trovano una nuova vita nel cyberspazio; un senso di 'trascendenza', un modo di viaggiare verso il cielo e unirsi agli dei, sfuggendo all'inferno; perfino una nuova 'moralità virtuale', basata sulla credenza che se fai le cose giuste per/alle persone giuste, il successo è assicurato.

Le ultime due cose, credo siano le chiavi per la nuova mitologia che viene suggerita dalla letteratura cyberpunk. Attraverso il cyberpunk, come ho menzionato in precedenza, appare quasi sempre un tema di trascendenza. I personaggi nella narrativa cyberpunk cercano continuamente di sfuggire dai loro corpi umani e questa fuga costituisce uno dei 'vantaggi' della nuova mitologia. La fuga è attraverso un computer collegato al cervello, permettendo ai personaggi cyberpunk di trascendere il corpo. Proprio come i monaci buddisti cercano di raggiungere il Nirvana trascendendo dall'io, così cercano di fare alcuni neuromantici per fuggire; per essi è un'esperienza religiosa, una possibilità di raggiungere un'unione con l'universo e di ottenere l'immortalità. Sia gironzolando per il cyberspazio come un'entità senza corpo e eterea che allacciandosi gli arti protesici più nuovi, i neuromantici desiderano diventare parte della mitologia attorno a loro. Dopotutto la loro "tecnologia potrebbe avere un potenziale maggiore per la trascendenza di quanto non lo facciano (loro)" (Grant 47), e così si agganciano freneticamente ai loro cyberdeck e ai loro ciber-arti, cercando trascendenza e speranza. Questo merita attenzione: se la religione dei neuromantici è fallita e Dio è morto, cosa rimane al personaggio cyberpunk, se rimane qualcosa? C'è forse un barlume di speranza in quello che i critici hanno definito un mondo disperato?

Petra di Greg Bear è un racconto su ciò che rimane dopo la grande morte di Dio, 'Mortdieu'. In questo mondo post apocalittico, i resti di quella che una volta era la società umana vivono in chiese e cattedrali in rovina. In questo brano il personaggio principale, che è lui stesso una fusione di pietra a forma d'uomo e carne, parla con ciò che è rimasto di Dio:

Scosse la testa lentamente. "Tu mi sembri una creatura abbastanza saggia. Tu sai di Mortdieu."
"Sì."
"Allora dovresti sapere io ho a malapena la forza di tenere insieme me stesso e di curarmi, figurarsi se dovessi occuparmi di quelli là fuori." fece un gesto oltre i muri...
Ero sbalordito. Mi sedetti pesantemente sul pavimento di pietra e il Cristo mi sfiorò la testa mentre passava. "Torna al tuo nascondiglio e vivi meglio che puoi" disse. "La nostra ora è passata." (172-173)
Vivendo in un mondo dove la supposta illusione dell'esistenza di Dio è stata dimostrata falsa da Nietzsche, le idee del personaggio cyberpunk in merito a moralità e fede scompaiono, diventano illusorie, intangibili e inutili. Dove potrebbe trovare il neuromantico la sua fede in un mondo, come quello di Greg Bear, dove perfino il Cristo è incapace a fare qualcosa? Come dice Joseph Campbell nel parlare dell'impatto della scienza sul mito, Con la loro perdita [dei miti] ne consegue incertezza e con l'incertezza lo squilibrio, poichè la vita, come sia Nietzsche che Ibsen sapevano, richiede illusioni che sorreggono l'esistenza, e laddove queste vengono fugate, non c'è più niente di sicuro a cui aggrapparsi, nessuna legge morale, nessun punto fermo. (Myths 10) L'unico mezzo per la trascendenza che rimane è attraverso il nuovo dio, la tecnologia. E si guardi a ciò che la tecnologia può fare per i personaggi cyberpunk: possono allungare la vita; sostituire cuore e polmoni con organi artificiali; distruggere malattie; comunicare istanteanemente con chiunque, dovunque, sia sul pianeta che fuori, attraverso il cyberspazio; viaggiare a migliaia di chilometri all'ora nelle navi spaziali attraverso il sistema solare. I neuromantici hanno anche il potere, se solo lo volessero, di distruggere il creato con una bomba atomica o con armi peggiori. Quello che il cyberpunk rappresenta è il trasferimento di questo potere massiccio ai punk, alla gente senza mito.

E questi punk lo stanno letteralmente 'divorando', rendendolo parte di se stessi. Con il potenziale di diventare un übermensch, superando i limiti del corpo umano verso qualcosa di più grande, perché mai uno di questi punk dovrebbe rifiutare l'occasione. Dopotutto, "se non controlli la tecnologia, ti controlla lei" (Elmer-Dewitt 65), ed è meglio prendere il controllo della macchina che finire controllato da lei, un esempio può essere il film Terminator, in cui "i computer sono ormai i padroni e l'umanità lo schiavo" (Rushing 70).

I punk nella narrativa cyberpunk desiderano essere una 'macchina', ma è una macchina personale, con libero arbitrio, non una parte di una 'macchina' burocratica governativa. Si prenda per esempio il racconto di Marc Laidlaw, 400 Boys, in cui una banda parla di un incontro con una banda tecnologicamente più avanzata. Un membro si riferisce al nemico usando il termine "ragazzi", un altro non è d'accordo, dicendo che sono "dei" (59). Con la tecnologia anche i ragazzi possono essere visti come dei, qualcosa oltre l'umano. Rucker ci dice, comparando le idee cyberpunk col mondo reale, che "stiamo diventando cyborg. La nostra tecnologia sta diventando più piccola e più vicina a noi e presto si fonderà a noi" (66). Donna Haraway dice che "per la fine del ventesimo secolo, il nostro tempo, un tempo mitico, siamo tutte chimere, ibridi teorizzati e fabbricati di macchina e organismo, in parole povere siamo cyborg" (Haraway 150). Comunque, essere un cyborg non significa il semplice possedere un corpo migliore, significa diventare parte di un mito. E come ci dice Ellul,

Gli strumenti odierni permettono all'uomo di conquistare... La vittoria odierna appartiene agli attrezzi... L'individuo obbedisce e non ha più una vittoria propria. Non può avere accesso ai suoi apparenti trionfi tranne che diventando lui stesso l'oggetto della tecnica e la prole dell'unione di uomo e macchina. (146) definizione del nuovo mito

Se i cyberpunk vogliono essere parte di questo nuovo mito, che sia esso nella realtà o nella narrativa cyberpunk, con esattezza di che cosa devono essere parte? Cos'è un mito e come gli permette la trascendenza? I miti, in sostanza, sono "storie su come avvennero le cose" (McArthur 675), o "storie... come mezzi di interpretazione di eventi naturali nello sforzo di rendere concreta e particolare una percezione speciale degli esseri umani o una visione cosmica" (Holman 317). Frye differenzia i miti che trattano con gli dei e il romance che ha la tendenza a "trasporre il mito in una direzione umana" (178).

Per la letteratura cyberpunk, o neuromance, la trasposizione avverrà nella direzione opposta, verso il mondo divino scoperto nel cyberspazio e lontano dal regno puramente umano. Il cyberpunk non è la storia di come le cose avvennero, ma di cosa stanno diventando (un tema visto nella citazione d'apertura a questo saggio). E' una storia dell'uomo che diventa divino attraverso le sue interazioni con le macchine. Se, come dice Frye, la letteratura mitica racconta storie di dei e si allontana dal mito verso storie romantiche che riguardano gli umani (250), allora la letteratura neuromantica tratta di uomini che si indirizzano verso il mito. Il Cyberpunk è un nuovo mito-in-transizione, sulla fusione e sull'intreccio delle differenze tra dio, uomo e macchina. In Rock On di Pat Cadigan, il personaggio centrale può collegarsi ad un computer, suonando musica attraverso la propria mente. In questo brano fa esattamente questa cosa:

In principio, pensai, e l'effetto eco era stupendo. In principio... principio... principio...
In principio il sintopeccatore non era umano...
Era un crimine, ma tutto quello che potevo fare era prenderli e scuoterli. Dei del rock nelle mani di una sintopeccatrice arrabbiata. (71-72)
Il personaggio di Cadigan usa una fusione di strumenti musicali e computer per sfumare le distinzioni tra uomo, macchina e dio e alla fine della storia non si è più sicuri se il personaggio principale sia un 'peccatore', un 'synner' (dalla parola synthesizer, sintetizzatore e sinner, peccatore), o un dio. I neuromantici trovano il loro potere da questa fusione con la macchina, li porta in viaggio verso la divinità. Permette la nascita dei loro miti e la loro evoluzione. "Perché mai i nostri corpi dovrebbero terminare con la pelle?" (Haraway 178) è la penultima dichiarazione cyberpunk. Haraway continua parlando della cancellazione positiva del genere e di altri segni dell'umanità: Suggerirei che i cyborg hanno molto più a che vedere con la rigenerazione... Siamo stati tutti feriti, profondamente. Ci occorre rigenerazione, non rinascita, e le possibilità per la nostra ricostruzione includono il sogno utopico della speranza in un mondo mostruoso senza generi... Preferisco essere un cyborg che una dea. (181) Sebbene Haraway non cerchi la divinità attraverso una natura da cyborg, la chiave di questa affermazione (e senza dubbio di tutto il suo Manifesto for Cyborgs) sta nel fatto che essere un cyborg, essere un dio e essere un umano sono cose differenti. Il cyberpunk, dopotutto, è una strada verso la divinità, non la divinità in se stessa. Haraway sembra suggerire la possibilità di divinità, anche se la rifiuta per se. La letteratura cyberpunk offre una possibilità a trascendere la forma umana attraverso una 'rigenerazione' per mezzo della tecnologia piuttosto che una 'rinascita' puramente spirituale, e questa trascendenza è una parte maggiore del mito che sta diventando. Frye pone Adamo in cima alla ruota della fortuna, col destino degli dei quasi a portata di mano. Laddove Adamo fallisce a raggiungere la divinità, e cade, il neuromantico della narrativa cyberpunk non fallisce, può diventare proprio un dio.

moralità virtuale

Ma che ne sarà della moralità? Se avremo nuovi dei nella narrativa cyberpunk, non dovremmo aspettarci anche una nuova moralità e anche una nuova serie di regole? Anche se la moralità umana è cancellata dalla tecnologia, una nuova forma di moralità si crea al posto della vecchia, una 'moralità virtuale' basata sulla premessa che devi fare ciò che ti rende più forte. L'espediente non è la visione più popolare, particolarmente quando implica l'urtare gli altri per ottenere ciò che vuoi, ma appare come la nuova moralità nella narrativa e nella società cyberpunk. La pubblicità della Nike, su MTV una rete che tende molto al cyberpunk, ci dice "Just do it," ('fallo"), senza minimamente dirci a chi lo stiamo facendo. Questioni di punizioni per colpe sono state buttate dalla finestra insieme a Dio e mentre si formano i nuovi dei, così si formano gli ego e le personalità individuali, ognuno con la propria moralità. Questi esempi dalla nostra società forniscono una visione vivida di ciò che sta dicendo il cyberpunk. Come di Campbell del mito tra i giovani nella società attuale nel suo Power of Mith:

Li fanno da soli. E' per questo cha abbiamo graffiti per tutta la città. Questi ragazzi hanno le proprie bande e le proprie iniziazioni e la propria moralità, e stanno facendo il meglio che possono. Ma sono pericolosi perché le loro leggi non sono quelle della città. (8) Nel bene o nel male, il messaggio predicato dalla letteratura cyberpunk è di una moralità individuale. Lo scrittore cyberpunk Rudy Rucker si lamenta del fatto che Luce virtuale di Gibson presenti personaggi che sono degli 'abili santarellini' e che siano "presentati come morali"; non crede in loro perché li vede avocare apertamente una qualche specie di moralità. Rucker non crede in gente che parli di moralità, preferendo gente che semplicemente "sia morale" per se stessa (E-mail). Senza dubbio possiamo veramente credere nelle decisioni morali di un borseggiatore e di un assassino mercenario, i personaggi principali di quel romanzo? Questi discorsi su una moralità utilitaristica e immorale sembrerebbero supportare la concezione che ho menzionato precedentemente, la convinzione che la letteratura cyberpunk sia disperata e deprimente. Io di sicuro non appoggio questa convinzione.

Bene e male sono una questione di moralità tradizionali e il cyberpunk esiste in un regno oltre la moralità tradizionale, al di là del bene e del male stessi. La filosofia di Nietzsche in Al di là del bene e del male di sicuro qui è appropriata:

Qui c'è il il posto per quella famosa opposizione tra bene e male; nel male i propri sentimenti proiettano potenza e pericolosità, un certo terrore, sottigliezza, e forza... secondo la moralità dello schiavo, coloro che sono 'cattivi' ispirano così paura; secondo la moralità del padrone sono proprio quelli che sono 'buoni' che ispirano, e desiderano ispirare, paura... (207) Qui Nietzsche parla di due modi di guardare al bene e al male: moralità del padrone e moralità dello schiavo, e molti assumono che parteggi per la moralità del padrone. Non è questo il caso, come afferma chiaramente il titolo del libro. Nietzsche, e i cyberpunk, crede nello spostarsi oltre il regno della moralità tradizionale e così oltre le distinzioni di bene e di male. Di sicuro è una prospettiva terrificante se si guarda a come gente come Hitler possa disinterpretare questa filosofia, sforzandosi di spazzare via le razze 'inferiori'. Mentre la letteratura cyberpunk tratta questi argomenti non appoggia il genocidio. Al di là del bene e del male non significa al di là dell'umanità, dopotutto Nietzsche stesso ci dice che "qualsiasi cosa sia fatta dall'amore avviene al di là del bene e del male" (Nietzsche, Al di là... 90)

La letteratura cyberpunk appoggia la convinzione che attraverso la macchina gli esseri umani hanno l'opportunità di sfuggire al mondo della moralità. La cosa suggerisce che attraverso questa fuga in una moralità più soggettiva, personale e virtuale, i personaggi cyberpunk possono diventare dei. Parte della paura per questa convinzione ha a che vedere con il fatto che siamo repulsi e attratti dalle possibilità di diventare dei cyborg allo stesso tempo. L'esempio migliore di un tale paradosso è evidente in Frankenstein: A Modern Prometheus di Shelley. Nel romanzo, citato da molti come tra le principali influenze sulle teoria e sulla scrittura cyberpunk, il dottor Frankenstein riesce a creare la vita attraverso dei mezzi tecnici. La creatura, l'"essere creato tecnologicamente" risultante (Rushing 62), è più forte, più intelligente e superiore sotto tutti gli altri aspetti nei confronti dell'uomo che l'ha creato. Come spiegano Rushing e Frentz:

...il complesso di Frankenstein riassume il mito greco della creazione: come Prometeo il dottor Frankenstein entra nel territorio proibito per rubare la conoscenza agli dei, partecipa all'abbattimento del vecchio ordine, diventa un maestro di tecnica [tecnologia] e viene punito per la sua trasgressione... molti critici riconoscono che queste storie distopiche non solo sono basate sul mito, ma hanno raggiunto loro stesse lo status di mito e di archetipo... (62) Questa descrizione si adatta bene sia a figure archetipe come Adamo e Lucifero, che ai personaggi cyberpunk; Adamo mangia la mela e viene punito, Lucifero desidera la divinità e cade dal cielo. La differenza tra questi personaggi e quelli cyberpunk sta nel fatto che nel caso dei neuromantici non c'è punizione per la trasgressione. Il cyberpunk può essere "fondamentalmente ambivalente riguardo al crollo delle distinzioni tra umano e macchina" (Csicsery-Ronay 191), ma questa attitudine ambivalente non ferma i personaggi cyberpunk dal maneggiare con la tecnologia. Possono essere coscienti dei pericoli, ma li ignorano. Le ripercussioni morali per l'uso della tecnologia sono andate e così il creatore e l'utilizzatore possono entrambi nella letteratura cyberpunk gongolarsi per i risultati; il mostro non distruggerà più il creatore e l'uomo non sarà più punito da Dio per aver mangiato dall'albero della conoscenza. Le creazioni cyberpunk, così come gli androidi replicanti di Blade Runner di Ridley Scott, possono sentirsi liberi di richiedere il proprio posto nel cielo, tra gli angeli e gli dei (Rushing 67), senza temere un giudizio morale. Con la possibilità di trascendenza nella divinità e con la mancanza di punizione per qualsiasi colpa supposta, i cyberpunk hanno una strada aperta per il cielo. Questo non è certo la visione depressiva e disperata che molti critici applicano alla letteratura cyberpunk.

cyberpunk: tutto tranne la disperazione

Il cyberpunk è di sicuro valido, tratta di argomenti veramente reali; si adatta bene nello schema della storia letteraria di Frye, e risponde anche a domande a cui lo schema non riesce a rispondere. Suggerisce un ritorno dal mondo disperato e ironico in cui viviamo in un tempo più mitico e di speranza. Che cosa ci dice, comunque, su ciò che verrà? Alla fine di Miths to Live By Joseph Campbell chiede, "Qual'è, o quale sarà, la nuova mitologia?" Risponde alla domanda come segue:

E'... la vecchia, sempiterna, perenne mitologia, nel suo 'senso soggettivo', poeticamente rinnovata in termini che non sono di un passato ricordato o di un futuro proiettato, ma di ora: indirizzata, cioè, non alla adulazione della 'gente', ma al risveglio degli individui nella conoscenza di se stessi... ognuno per la sua strada unico con tutti e senza orizzonti. (266) Cancellando le tendenze morali oggettive ed entrando in un mondo soggettivo e individuale, il personaggio cyberpunk trascende gli orizzonti limitativi insieme ai pregiudizi che limitano l'umanità. Haraway suggerisce che cancellando la distinzione uomo/donna si avrà un beneficio per tutti (178), si immagini se altre distinzioni venissero cancellate assieme alla nozione di bene e male: pregiudizi razziali, quelli legati all'età, quelli religiosi, etc. I cyberpunk non desiderano altro che liberarsi di tutte le idee obiettive e scadute e delle morali limitative rimaste da dei ormai morti. Sponsler suggerisce che i cyberpunk si trovano alla deriva in un mondo in cui non c'è alcun significato, nessuna sicurezza, nessun affetto e nessun legame comune... tranne quelli che loro stessi creano in maniera tenue. [Sono] antifondamentali e scettici verso l'autorità... e affascinati dal modo in cui la tecnologia e gli oggetti materiali modellino la coscienza e moderino il comportamento... (627) I cyberpunk si rifiutano di abbandonare; piuttosto che accettare dei morti e moralità defunte, ne creano di nuovi e di individuali. C'è molto da dire in merito alla libertà dalla restrizione e dai pregiudizi, anche se rende il mondo cyberpunk un po' più pericoloso. Dopotutto, con la tecnologia a competere con le nuove sfide, le opportunità offerte ai neuromantici nella letteratura cyberpunk superano di molto i pericoli.

Con la speranza in un nuovo paradiso alla distanza, i rischi sono molto più accettabili di una esistenza continuata in un inferno proprio reale. Piuttosto che morire prendono il consiglio di Nietzsche ed evolvono in qualcosa di più forte di più übermensch. Nel suo saggio Cybernetic Deconstrutions: Cyberpunk and Postmodernism, Veronica Hollinger asserisce che "la condizione postmoderna ha richiesto che si modifichi il tropo originale della SF dell'ansia tecnologica - l'immagine di un'umanità decaduta e controllata da una tecnologia sfuggita di mano... noi e le nostre tecnologie 'interfacciamo' per produrre ciò che è diventata una mutua evoluzione" (218). Questo è precisamente ciò che i cyberpunk raggiungono.

Gli scrittori cyberpunk, posti di fronte a visioni future orrifiche come 1984 di Orwell, in cui la libertà viene ceduta alla 'macchina' stato, si ribellano. Attraverso la loro rivolta hanno offerto la tecnologia a coloro che si trovavano maggiormente esposti al pericolo di venir soggiogati dal sistema, i punk. Il neuromantico è nato dalla fusione di tecnologia e punk, e con lui è nata una nuova speranza per l'umanità. I cittadini cyberpunk non si accontentano più di essere schiavi; come dice Lucifero, "Meglio regnare all'inferno che servire in paradiso" (Milton I: 263). Possono trasformare l'inferno in un posto migliore o sfuggirne, creando un nuovo paradiso nelle loro menti, facendo "un paradiso dell'inferno" (I:255); di sicuro non c'è niente di miserabile o di deprimente in tutto ciò. I critici sono corretti nel temere il mondo senza dio e disperato del cyberpunk, ma ciò che falliscono nel fare è di riconoscere la trascendenza del personaggio cyberpunk attraverso la tecnologia. Dio può anche essere morto nel mondo cyberpunk, ma la Sua morte lascia al neuromantico una strada verso il cielo. Come dice Nietzsche in Così Parlò Zatathustra:

Prima Dio! Ma ora questo dio è morto. Voi uomini più alti, questo era il vostro maggiore pericolo. E' dal fatto che giace nella sua tomba che voi siete stati resusciati. Solo ora il grande meriggio arriva; solo ora l'uomo più alto diventa - signore... Dio è morto: ora vogliamo che l'übermensh viva. (398-9) In The Machine in the Garden Leo Marx suggerisce che "la macchina porta il mito" (164) e che "la potenza della macchina realizza un'antica profezia mitica" (201). Laddove Satana cadde dal cielo, il neuromantico vola in alto verso stelle di silicio e nel nuovo paradiso del cyberspazio, e così completa il ciclo di letteratura e storia che Frye suggerisce. La moralità e la società non sono state all'altezza del personaggio cyberpunk e con la tecnologia e l'anarchia egli fa di tutto per costruirsi il proprio mito e la propria religione; che siano di libertà, potere ed individualità.
 
 

This world rejects me
This world threw me away
This world never gave me a chance:
This world's gonna have to pay.
Well I don't believe in your institutions
I did what you wanted me to.
I'm like the cancer in your system
I've got a little surprise for you.
Something inside of me has opened up its eyes.
Why did you put it there, did you not realize.
This thing inside of me, it screams the loudest sound.
Sometimes I think I could...
I'm gonna burn this whole world down.

(Reznor, Trent. nine inch nails. "Burn")







indice
introduzione
nel definire 
il cyberpunk
cyberpunk 
e la Teoria della Letteratura
di Frye
cyberpunk: 
un ritorno al mito
opere citate