25.12.1997
Cara Sonia (questo nome ti
va a pennello: suona dolce come le tue lettere), buona Natale, visto che
gli umani usano festeggiare questo giorno, e da quanto capisco, tu sei
ancora molto legata alle convenzioni che ti appartenevano prima della tua
gloriosa trasformazione in uno di noi. A proposito di convenzioni, devo
confessare che ho avuto qualche difficoltà a leggere la tua lettera:
l'insolita tendenza ad eliminare punti e virgole mi ha spiazzato fin dall'inizio,
anche se solo ora ho il coraggio di dirtelo. Non potresti fare un sforzo?
Butta dentro qualche virgola qua e là, tanto per farmi piacere.
Capisco che il tuo stile sarà molto meno alternativo (e i critici
soffriranno atrocemente), ma io, grazie a dio, non sono un critico: quindi
rilassati, che non sei tenuta a fare belle figura.
Comunque sia, hai ragione,
si fa fatica a diventare supereroi, ma è una strada senza ritorno.
Dovrai abituarti all'idea di essere una solitaria senza amici e parenti,
come si conviene a chi si diversifica dalla massa. Cara mia, questa vita
è dura, ma mi sembri abbastanza determinata da riuscire a sopportarla.
Conosco gente che non ha saputo resistere al silenzio e ha ceduto alle
lusinghe della stampa. Alcuni di noi si sono lasciati trasformare in fenomeni
da baraccone, personaggi presentati in televisione con il più fragile
pretesto e indotti a fare la figura dei cretini solo per far parlare di
loro. Non ho bisogno di farti esempi: già saprai. Perciò
il mio primo consiglio è: evita i giornalisti come la peste. Sono
pericolosi.
E per oggi non vorrei aggiungere
altre lezioni di vita: essere didattica mi fa sentire più vecchia
di quanto io non sia.
A questo proposito, vorrei
chiederti una cosa che spero non ti offenda: ti prego di non ricordarmi
mai la mia età. So bene che sono trascorsi vent'anni dal mio raid
al supermercato dei lipidi, i paradiso dei ciccioni involontari, distrutti
dalle insensate proposte alimentari delle multinazionali del burro e della
margarina: è stato un pomeriggio epico, me lo ricordo bene. Quella
sera, mi concessi persino un brindisi con un dito di champagne, che pagai
caramente con un mese di rigidissima dieta. Mi piace ripensare a quei tempi
eroici, non mi piace ricordare che sono passati vent'anni. Tu sei giovane,
e non puoi capire cosa significhi sentire il peso degli anni sulle spalle.
Per me poi, che non ho mai sopportato neanche il peso della mia ciccia,
il tempo che passa e si deposita sulle mio ossa trasparenti (senza peraltro
appesantirle e consentirmi di liberarmi di questa ingombrnte ancora) è
davvero una croce.
Ora, certo, mi fa piacere
essere stata il modello al quale ti ispiravi da piccolina. Non pensare
però che io fossi il modello di purezza che sembro. La mia anima
non è immacolata come il mio esile corpo. Anch'io ho divorato i
miei bei bigné, a suo tempo; anch'io sogno di tanto in tanto di
scaraventarmi su torte SaintHonoré appena sfornata. Con gli anni
e con 'esperienza si impara a controllarsi: l'importante è che ci
sia la volontà di farlo. Quando si vuole davvero qualcosa, la si
fa: ne so qualcosa io, che di crociate contro gli agenti dell'ingrasso
ne ho condotte davvero parecchie. Perciò non disperare: è
la voce dell'esperienza che ti parla, e di un'esperienza, devo confessare,
ben stagionata. Sono vecchia, molto vecchia: perciò dovrai sempre
portarmi rispetto, anche quando scoprirai che non sono quello che sembro.